KENYA

località: nairobi, masai mara, nakuru, amboseli, tsavo west, tsavo est, watamu, malindi
stato: kenya (ke)

Data inizio viaggio: lunedì 10 gennaio 2000
Data fine viaggio: sabato 22 gennaio 2000

Partito da casa mia all'1 di notte del 10 Gennaio. Sono con un amico e veniamo accompagnati fino alla stazione da un conoscente che paghiamo per il suo servizio taxi. Cion il treno arriviamo a Roma Termini dove cambiamo per l'aereoporto di Fiumicino. Qui, dopo aver effettuato il check in incontriamo una coppia di amici della penisola sorrentina con cui affronteremo il viaggio insieme. Alle ore 11,30, in ritardo di più di mezz'ora, l'aereo della Kenya Airways decolla per Nairobi dove atterriamo all'aereoporto Jomo Kenyatta intorno alle 19,00.

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Arrivo a Nairobi

lunedì 10 gennaio 2000

Atterrati all'aereoporto internazionale Jomo Kenyatta di Nairobi, dopo il disbrigo delle pratiche doganali incontriamo il tour operatore di Watamu con cui abbiamo prenotato il safari dall'Italia. Ci vengono presentati la guida parlante italiano e l'autista. Il fuoristrada con cui affronteremo il tour è una grossa Land Rover, robusta, spaziosa ma che offre poca visibilità davanti. Per fortuna il tetto è apribile e da lì potremo osservare la natura dei Parchi. La guida parla un italiano piuttosto incerto ed è assolutamente impreparato sugli animali ma è anche vero che questo tour è costato decisamente meno di quanto avremmo speso con un agenzia italiana. Il safari inizierà solo domani, per stasera è previsto un pernotto in un campo tendato di Nairobi. Contrariamente a quanto ci aspettavamo però l'Upper Hill non è affatto un campo tendato ma un campeggio dotato di tende militari e qualche capanna di legno che qui chiamano banda. Ci auguriamo che questo tipo di sistemazione molto spartana sia solo per stasera nell'attesa di iniziare il tour. Ceniamo nella locanda del campeggio con una pizza la cui cottura chiede più di un ora, per fortuna avevamo mangiato abbastanza discretamente sul volo. L'Upprer Hill è una struttura frequentata soprattutto da viaggiatori zaino in spalla e qui incontriamo un italiano che sta partecipando a un tour overland in autobus rinforzato che partito dal medio oriente raggiungerà Città del Capo in Sudafrica. Andiamo a coricarci con l'ausilio della torcia che ho portato da casa, mi sarà utile anche durante la notte per andare allo stabile dove si trova il bagno in comune. Visto la situazione evitiamo sia la doccia che di metterci il pigiama. Io dormo in una banda con il mio compaesano, la coppia di amici in una tenda militare. Per fortuna non manca la zanzariera anche se bucata in più parti quindi quasi inutile.

Masai Mara

martedì 11 gennaio 2000

Sveglia alle prime luci dell'alba e poi via, senza neanche fare colazione, verso la Rift Valley. Nairobi è ubicata su un altopiano che domina la Rift Valley, una lunga frattura della Terra che inizia sul Mar Morto in Medio Oriente e finisce in Mozambico. Vediamo la Valle da un punto panoramico prima di scendere giù dall'altopiano. Domina il paesaggio il profilo del vulcano Longonot di cui si intravede il cratere. Scesi nella valle ci dirigiamo a Narok dove sostiamo per qualche minuto, poi proseguiamo per il Masai Mara. Da Narok inizia il nostro percorso su strada sterrata e piena di buche che a fatica alcuni ragazzi dotati di pala tentano di ricoprire con ghiaia in cambio di qualche soldo che gli autisti gli allungano dal finestrino. Per fortuna il nostro fuoristrada è robusto e le buche sono abbastanza attutite dagli ammortizzatori. Lungo la strada per la Riserva vediamo le prime giraffe, qualche disorientato gnu e alcuni villaggi Masai. Giunti all'ingresso della Riserva il nostro mezzo è attorniato da donne Masai che cercano di venderci i loro manufatti come statuine e maschere. Qui per acquistare è necessaria una lunga trattativa, i Masai partono sempre da un prezzo molto alto, spetta a noi equilibrarlo con un offerta al ribasso e in genere si trova un accordo favorevole ad entrambi. Subito dopo l'ingresso alla Riserva ci fermiamo per la visita di un villaggio Masai. I capi villaggio ci chiedono 10 Euro a testa, la guida ci spiega che servono per mantenere la scuola e il centro medico. Il villaggio è circondato da un recinto circolare di rami di acacie intrecciati che serve da protezione contro gli animali feroci. All'interno del recinto si trovano numerose piccole capanne le cui pareti sono fatte di sterco di animali. Una sola piccola fessura permette alla luce di entrare. Entriamo in una di queste capanne da un ingresso angusto, ad accoglierci è il padrone di casa che ci parla delle sue mogli e delle prove di coraggio che un Masai deve affrontare per diventare un Moran, cioè un guerriero. Le prove di coraggio sono facilmente visibili osservando questo popolo, i lobi delle orecchie sono tagliati e ciondolano mostrando variopinte decorazioni, ad alcuni mancano i denti davanti come e, ma questo non è ovviamente visibile, gli uomini sono circoncisi. Tutte mutilazioni fatte senza anestetici per dimostrare il valore e lo sprezzo del dolore di uomini e donne. Vi sono molti bambini nel villaggio che ignari delle volontarie torture che la loro cultura gli impone giocano all'ombra di uno dei pochi alberi. Sono come tutti i bambini del Mondo, li prendo per mano e ci faccio un girotondo, uno di loro mi viene anche in braccio. Gli adulti ci mostrano come riescono ad accendere il fuoco strofinando energicamente un pezzo di legno con una pietra poi ci offrono la loro danza collettiva basata sui salti, colui che riesce a proiettarsi più in alto è il più forte e in talune occasioni ha il privilegio di poter scegliere per primo tra le donne del villaggio. Lasciamo i Masai e andiamo al Sentrim Camp dove sono previsti due pernotti. Qui veniamo accolti dal personale che intona in nostro onore l'allegra canzoncina riservata ai turisti, "Jambo Bwuana", ritmata percuotendo quel che si trovano in mano. Non è proprio il Campo Tendato che avevamo programmato ma la struttura non è male. La nostra tenda è grande più di una normale camera d'albergo, è appoggiata su una struttura permanente in pietra e ha un ampio bagno con doccia. I letti sono grandi e dotati di soffice biancheria. Ci informano che l'energia elettrica fornita da un generatore è limitata e che le prese sono attive solo per poche ore. Riposti i nostri bagagli andiamo a pranzo nella grossa capanna che ospita il ristorante. La struttura è priva di pareti e si affaccia su una radura in cui è posta la piscina. Siamo in pochi ospiti e pranziamo a buffet. Non che manchi la varietà ma se si escludono gli alimenti che a queste latitudini potrebbero far male rimane ben poco da scegliere. Finito di mangiare e dopo un breve riposo in tenda partiamo per il nostro primo game drive nella riserva e primi avvistamenti. Visitiamo una zona di dolci colline dove avvistiamo gazzelle, topi, kudu, impala, zebre e bufali. I nostri grandi avvistamenti della giornata saranno però un leone accovacciato tra il bush, un leopardo che vediamo in lontananza e un ghepardo con il suo cucciolo appostato vicino ad un albero su cui ha messo al sicuro una preda. Per chi di noi si immaginava il Masai Mara come uno zoo sicuramente sarà rimasto deluso ma se si considera realisticamente che questi animali vivono in assoluta libertà su un area di più di 1500 kmq allora si può anche comprendere perchè gli avvistamenti sono difficili. Questa è comunque una delle più belle riserve africane, il prolungamento in Kenya dell'altro celebre Parco, il Serengenti. Rientriamo al Camp per un breve riposo in tenda, una giovane cameriera Masai, bella ma priva dei due denti frontali, sistema i letti ricoprendoli con la zanzariera. A cena oltre al buffet servono anche pasta e pizza espresse. La pizza in particolare viene cotta su un particolare attrezzo metallico dove arde il carbone ed è possibile scegliere il condimento preferito. Tutto nel Camp è in stile safari, l'ambiente è interessante, la luce soffusa. Dopo questa piacevole giornata ci ritiriamo nelle nostre tende.

Masai Mara

mercoledì 12 gennaio 2000

Durante la notte ha piovuto e ci siamo dovuti coprire bene perchè pur essendo in prossimità dell'equatore il Masai Mara è alto e c'è una forte escursione termica tra la notte e il giorno. Dopo colazione affrontiamo il game drive raggiungendo le ampie savane della Riserva dove vediamo il più classico dei paesaggi africani, distese di praterie e ogni tanto qualche raro albero. Non è il periodo della grande migrazione ma gli animali non mancano. Il nostro autista è collegato via radio ai suoi colleghi che lo avvisano dell'avvistamento di una famiglia di leoni su una strada secondaria dove ci precipitiamo. In effetti sono in molti, una ventina tra cuccioli e adulti che non sembrano disturbati dalla presenza di numerose vetture da safari che li attorniano per fotografarli. Non saranno questi gli unici leoni della giornata, dopo poco ci ritroviamo a stretto contatto con una leonessa accovacciata all'ombra di un acacia, da qui lentamente si sposta per accudire al suo gruppo di cuccioli mimetizzati da un cespuglio riparato da un albero. Poco più avanti un grosso leone dotato di folta criniera passeggia indisturbato nella savana e, trovata un po d'ombra si accovaccia al suolo. In effetti sono le femmine a cacciare mentre i maschi controllano il territorio. Una leonessa si è appostata per la caccia ma nonostante che ci fermiamo per vederla in azione non passa dalla zona nessuna preda. Eppure la Riserva è piena di antilopi, gazzelle, Kudu, impala, topi, bufali africani e antilopi d'acqua, li vediamo ovunque ma non in quella zona. In fondo in fondo siamo soddisfatti che non ci sia una preda in giro perchè mi sarebbe dispiaciuto non poco vedere la morte in diretta di uno di questi animali. Vediamo anche i primi elefanti del nostro viaggio poi raggiunte le rive del fiume Mara avvistiamo dall'alto delle sue sponde un gruppo di ippopotami. Questi mastodontici animali sono in parte a crogiolarsi al sole sulla riva opposta del fiume e in parte in acqua. Non molto lontano da loro c'è un grosso coccodrillo. Nonostante questa Riserva sia celebre per i numerosi leoni l'animale più facilmente avvistabile è la zebra, ne vediamo ovunque. Completamente assenti gli gnu che nel periodo della grande migrazione punteggiano in massa queste savane. Pranziamo a pic nic sotto un acacia in un paesaggio magnifico, la classica savana dell'immaginario collettivo. Stendiamo una coperta sul prato e mangiamo quello che ci hanno preparato al Camp. Non troppo lontano da noi c'è una leonessa sorniona ma siamo nei pressi del fuoristrada dove in caso di pericolo riusciremmo a salire al volo. Rientriamo quindi al nostro Campo Tendato giusto in tempo per evitare un fortissimo nubifragio equatoriale. Piove incessantemente e la nostra tenda sembra trattenere a stento le forti raffiche di vento. E' piacevole anche questo, fa parte degli imprevisti di un viaggio basato sull'avventura calcolata. Verso sera viene la ragazza Masai che ha cura di rifarci i letti e posizionare la zanzariera, ci fa capire esplicitamente che gradirebbe anche le nostre attenzioni sessuali, ci limitiamo a un adeguata mancia e ad un complimento. Approfittando di una breve tregua dalla pioggia andiamo al ristorante per la cena quindi ci ritiriamo nella nostra tenda per il pernotto. E' stata una giornata intensa, il Masai Mara oltre che per i suoi animali ci ha affascinato per i paesaggi da cartolina. Mentre ci addormentiamo ricomincia sa piovere violentemente.

Dal Masai Mara al Nakuru

giovedì 13 gennaio 2000

Ci svegliamo con il sole, andiamo al ristorante per la colazione e partiamo per il lungo trasferimento a Nakuru. La prima parte del percorso si sviluppa sulla strada sterrata piena di buche percorsa due giorni prima e che conduce fino a Narok, dove sostiamo. Poi la strada diventa asfaltata ma comunque brutta, in molti tratti manca l'asfaltatura, in altri sono presenti buche abissali. Sinceramente era più agevole la strada sterrata. Verso l'altopiano di Nairobi deviamo per una strada che percorriamo per la prima volta e in ottime condizioni, a queste latitudini non abbiamo alcuna difficoltà a definirla un autostrada anche se si viaggia a doppio senso di marcia. Da questo nastro di asfalto vediamo in lontananza il lago Naivasha e il più piccolo Elmenteita poi giungiamo nella città di Nakuru. Ci aspettavamo come da programma di alloggiare in un Lodge e invece ci ritroviamo in un comune Hotel in una anonima zona della Città. L'esterno dell'albergo, la hall e il ristorante appaiono di buon livello ma le camere sono anguste e fatiscenti inoltre nel plesso sono in corso dei lavori. Siamo gli unici clienti del ristorante e per la prima e unica volta nel corso di questo viaggio ci offrono un pasto a la carte. Nonostante questo resta la solita difficoltà nel conciliare il gusto per il buon cibo con la protezione per il nostro stomaco perchè una diarrea da queste parti è prevedibile ma inauspicabile. Nonostante la camera di questo hotel sia l'unica di questo viaggio dotata di televisione è di una tristezza disarmante al punto che anzichè andarci a riposare preferiamo partire subito per il game drive. Entriamo nel vicino Lake Nakuru National Park dove, nonostante una giornata grigia, siamo accolti dall'abbondante e spettacolare avifauna che popola il lago. A farla da padrona su questo specchio d'acqua salata sono soprattutto pellicani e fenicotteri rosa. Per l'esattezza questo è il luogo al Mondo con la maggiore concentrazione di fenicotteri rosa, i quali ricoprono parte della superficie del lago. Se l'acqua è dominio degli uccelli, le rive sono frequentate da una delle più importanti colonie di rinoceronti bianchi al Mondo. Queste mastodontiche bestie, che in realtà bianche non sono, brucano l'erba intorno al Nakuru per niente disturbate dai fuoristrada turistici. Da un altura è possibile godere di una visione d'insieme del lago mentre sulle strade sterrate che lo circondano ci si trova a tu per tu con gruppi nutriti di babbuini verdi che incuranti del nostro passaggio occupano la carreggiata della strada, Nel lago avvistiamo un ippopotamo mentre tra la vegetazione passeggiano le giraffe di una varietà diversa dalle numerose viste al Masai Mara, queste sono della razza Rothshild e lo si nota dal diverso disegno della pelle. Prima di lasciare il Parco notiamo anche le onnipresenti zebre che in Kenya sono comuni come da noi i cavalli. Mentre stiamo per uscire una guardiaparco ci informa che non molto lontano da lì sta gironzolando un leone solitario per cui ci rigiriamo per andarlo a fotografare in tutta tranquillità. Usciamo poi dal Parco e torniamo in Hotel dove sorprendentemente scopriamo che nel frattempo è arrivata una nutrita comitiva di tedeschi,
Ceniamo, questa volta a buffet e ci ritiriamo in camera visto che domani mattina ci aspetta la più lunga tappa del nostro viaggio. Intanto uno dei miei compagni ha telefonato al nostro tour operatore per lamentarsi della scarsa qualità dell'hotel, grazie a questa chiamata otterremo ottime sistemazioni nei giorni successivi ed un escursione gratuita al mare, meglio che nulla!

Amboseli

venerdì 14 gennaio 2000

Ci alziamo che è ancora buio, facciamo colazione in una sala ristorante deserta e partiamo alle prime luci dell'alba per il trasferimento più lungo del nostro tour in Kenya. Passiamo nuovamente vicino ai laghi Elmenteita e Naivasha poi lasciamo la Rift Valley e saliamo sull'altopiano di Nairobi. Oltre per la lunghezza il tragitto di oggi ci preoccupa perchè siamo costretti a passare dal caotico centro di Nairobi. In effetti nella Capitale troviamo il disordinato traffico automobilistico per cui è nota, per fortuna il nostro autista è un vero professionista, non si fà intimorire e riesce a farsi strada tra le fila di vetture. Pare che qui non ci sia un gran rispetto del codice della strada e i cartelli stradali sono un optional trascurabile. Per fortuna sia la strada per arrivare a Nairobi che quella diretta a sud sono di buona qualità e dopo la Capitale il traffico è ridotto al minimo. A Namanga ci fermiamo per i bisogni fisiologici, gli "autogrill" kenyoti sono grossi capannoni fatiscenti, intonacati a calce, all'interno dei quali un percorso obbligato per raggiungere i bagni ti costringe a passare davanti a numerosi banchetti di souvenir artigianali. I prezzi di questa mercanzia nonostante lunghe trattative sono sempre esagerati rispetto al livello economico locale. I bagni spesso non sono altro che una fossa che disperde gli escrementi direttamente al suolo. Secondo la nostra guida, tra l'altro recente, da Namanga avremmo dovuto percorrere una difficile strada sterrata ma per fortuna nell'ultimo anno è stata asfaltata e arrivare all'Amboseli risulterà una passeggiata inaspettata. Attraversiamo un piccolo tratto del Parco e subito ci rendiamo conto che qui i padroni sono gli elefanti, in numero decisamente importante. Se ne vedono branchi ovunque anche se noi ci fermiamo incuriositi da una famiglia di struzzi. Purtroppo nonostante la bella giornata il Kilimangiaro è completamente avvolto dalla foschia. Usciamo dal Parco e subito dopo arriviamo alla nostra sistemazione, il caratteristico Kibo Camp. Il Campo Tendato è molto bello, c'è pieno di turisti e una caratteristica ambientazione in stile safari. La tenda che ci viene assegnata non è grande come quella del Masai Mara ma decorosa e accogliente, c'è la doccia con l'acqua calda fornita da un impianto solare e la luce elettrica che però è attiva per poche ore dopo di chè abbiamo una candela a disposizione. I letti sono piccoli ma comodi e forniti di regolare zanzariera. Dopo il pranzo a buffet in una grande capanna in stile africano iniziamo il game drive a cui due dei miei compagni rinunciano per troppo caldo. Giunti a sud e lontani dagli altopiani il caldo equatoriale si fa sentire. Con il fuoristrada esploriamo l'Amboseli imbattendoci in numerosi elefanti ma anche in cercopitechi verdi, babbuini, bufali, antilopi d'acqua, zebre, gazzelle, giraffe masai e gnu. Come negli altri parchi vediamo due animali che sfuggono al nostro passaggio per cui è impossibile inquadrarli con le nostre attrezzature fotografiche: la iena ed i facoceri. Le pozze presenti nel Parco sono l'habitat di vari uccelli acquatici e di ippopotami. Purtroppo continua a nascondersi il principale motivo della nostra presenza all'Amboseli, il Kilimangiaro. Un'altra delusione è dovuta al fatto che avremmo voluto effettuare la mattina seguente il safari in mongolfiera ma i posti sono limitati e restiamo fuori. Uscendo dal Parco veniamo attorniati dai soliti venditori Masai presenti anche in questa zona. Rientrati al Camp ci godiamo l'atmosfera serale del Kibo fatta di luci soffuse, lanterne e fuochi. Dopo cena ci sediamo insieme ad altri turisti intorno ad un fuoco delimitato da un cerchio di grosse pietre. Un gruppo di Masai ci offre la sua danza accompagnata da cantilene e i suoi racconti, purtroppo in inglese. I Masai non sono l'unica delle 42 tribù del Kenya ad aver mantenuto le loro ataviche tradizioni ma sono quella più nota perchè la loro collocazione è in un area fortemente frequentata dai turisti. Intorno al fuoco facciamo conoscenza con un ex modella americana che ha lavorato anche in Italia per una rivista di moda e che è in Africa per un progetto umanitario. Assistiamo anche ad effusioni amorose tra un attempata italiana e un giovanissimo kenyota, ne avevamo sentito parlare di questo tipo di prostituzione maschile che coinvolge nostre connazionali ma trovarcisi di fronte fa un certo effetto. E' stata una giornata piacevole, andiamo in tenda prima che stacchino la luce. Prima di rientrare un cameriere è venuto a spruzzare la nostra tenda con del DTT, le precauzioni contro la malaria sono sempre ben accette. Scambio due parole con questo ragazzo mentre osservo la notte della savana seduto su una sedia del terrazzino della mia tenda. Gli chiedo se domani vedremo il Kilimangiaro, mi risponde che durante la notte ci sarà una magia e le nuvole spariranno, speriamo abbia ragione.

Amboseli e Tsavo West

sabato 15 gennaio 2000

Ci alziamo alle prime luci dell'alba e quando apriamo la cerniera della nostra tenda ci appare il grandioso spettacolo del Kilimangiaro finalmente sgombro dalle nuvole. Il cameriere ieri sera aveva ragione, stanotte come per magia quasi tutta la foschia è sparita. Partiamo subito per il game drive e questa volta il nostro gruppo è al completo. Riusciamo a vedere la più classica immagine dell'Africa, un branco di elefanti alle pendici della grande montagna. Il Kilimangiaro che qui all'Amboseli dà il meglio di sè si trova al di là del confine, in Tanzania. E' la montagna più alta dell'intero continente e con i suoi quasi 6000 metri anche la vetta più alta del Mondo tra quelle isolate, cioè tra quelle che non fanno parte di una catena montuosa. Rientriamo al Kibo Camp giusto il tempo per consumare la colazione poi ripartiamo per lo Tsavo West. Per il trasferimento useremo una scorciatoia, una strada sterrata dove si sono verificati frequenti atti di banditismo e per questo motivo saremo accompagnati da un militare armato di mitragliatrice che carichiamo sul noistro fuoristrada in un villkaggio al confine con la Tanzania. Durante il percorso godiamo di ottime visioni del Kilimangiaro il cui profilo nel frattempo è diventato nitidissimo, ora la montagna si mostra in tutta la sua imponenza. La particolarità di questo celebre monte stà nella sua cima innevata perennemente nonostante che siamo poco a sud dell'equatore. Il militare che ci accompagna è in borghese per non destare sospetti. Attraversiamo un area di giovani colate laviche che ricoprono di nero ampie superfici segno di eruzioni geologicamente recenti. Lo strano ambiente completamente privo di vegetazione di Shetani mi ricorda quello che vidi molti anni fà nel mio viaggio in Islanda. Del resto da qui si vedono le vicine Chyulu Hills che non sono altro che colline vulcaniche. Entriamo nello Tsavo West e salutiamo il militare che ci ha scortato. Sostiamo poi a Mzima Spring dove scendiamo dal nostro mezzo per una breve passeggiata in una foresta ripariale accompagnati da un guardiaparco armato. Le Mzima sono sorgenti anomale, in pratica è il punto in cui le acque provenienti dal Kilimangiaro emergono in superficie formando due laghetti separati da una striscia di terra sotto la quale scorre un torrente sotterraneo. Quando si cammina tra un laghetto e l'altro si sente la terra vibrare sotto i piedi per il passaggio dell'acqua. Nei laghetti vivono numerosi pesci d'acqua dolce e qualche ippopopotamo. Una curiosa struttura con finestre di vetro permette di vedere il fondale del lago come fossimo in un sommergibile. Torniamo al nostro mezzo e riprendiamo la strada sterrata che tra sali e scendi ci conduce allo Ngulia Lodge per il pranzo. Il Lodge è molto bello, ha un grande ristorante senza pareti che si affaccia sul bush e una piscìna posta su una terrazza naturale a dominio della savana sottostante. Il Lodge è infatti ubicato su una delle colline di Ngulia. La camera è discreta e la finestra si affaccia su una pozza dove si abbeverano gli elefanti. Nel pomeriggio i miei compagni sono stanchi e scoraggiati dal caldo, solo io parto per il game drive previsto. Lo Tsavo West presenta una fitta vegetazione per cui è difficile individuare gli animali ma mi portano al Ryno Sanctuary, una riserva protetta dove si trovano diversi rinoceronti neri. Purtroppo, probabilmente per l'eccessivo caldo, non riesco a vedere neanche un rinoceronte e anche gli altri animali avvistabili si riducono a pochi esemplari di zebre e antilopi. Il paesaggio è invece interessante, in certi tratti ricorda il Far West americano, sembra quasi di essere in Arizona. Rientrato al Lodge mi ricongiungo con i miei compagni sulla veranda nei pressi del ristorante dove in molti sono in attesa dell'arrivo di un ghepardo. Il personale del Lodge ha posto su un trespolo di legno un pezzo di carne e ogni sera un ghepardo viene a mangiarselo. Aspettiamo con pazienza dalle ore 18,00 ma il felino sembra disertare l'appuntamento. Alla vicina pozza vengono invece un paio di elefanti. è buio ma c'è un faro ad illuminare la scena. Quando tutti pensiamo al forfait del ghepardo e ci rechiamo al ristorante per la cena ecco arrivare l'animale che catalizza tutta l'attenzione sulle sue gesta. E' uno spettacolo anche il solo vederlo mangiare, salire su quel trespolo e contorcersi elegantemente come saprebbe fare solo un acrobata per ingurgitare quel pezzo di carne. Quando il ghepardo è sazio e se ne va tocca a noi cenare. Non ci resta che ritirarci nelle nostre camere e archiviare un'altra giornata intensa iniziata alle falde del Kilimangiaro e finita vicino alle fauci del ghepardo.

Tsavo Est

domenica 16 gennaio 2000

Al risveglio facciamo colazione nel ristorante dello Ngulia Lodge poi iniziamo il nostro trasferimento allo Tsavo Est. Lo Tsavo è il Parco più grande del Kenya e uno dei più vasti dell'Africa, è diviso amministrativamente in due, il West dove siamo in questo momento e l'Est dove ci dirigiamo. Usciti dal West percorriamo un tratto della principale arteria stradale del Kenya che collega le due città più importanti del Paese, la Capitale Nairobi con il porto di Mombasa. Entriamo allo Tsavo Est dal Manyani Gate e vediamo quasi subito la Mudanda Rock che molti definiscono simile al monolito che si trova al centro del deserto australiano ma io non riesco a vedere alcuna somiglianza. A differenza dell'ondulato e cespuglioso West, l'Est è piatto e presenta una scarsa vegetazione, l'elemento che subito salta agli occhi è la terra rossissima. Contrariamente a quanto pensavo qui si vedono vari animali di diverse specie e ci capita di avvistare subito dei leoni. Arriviamo per pranzo al Voi Wildlife Lodge, assolutamente la migliore sistemazione del nostro viaggio in Kenya. E' un Lodge di lusso con una veranda che si affaccia su un laghetto dove vengono ad abbeverarsi numerosi animali, soprattutto elefanti. C'è anche una ricca avifauna che frequenta regolarmente queste acque. Il Lodge è dotato di un grande ristorante, due piscine, una palestra, sauna, sala massaggi e un ponte che termina con un gazebo palafitticolo affacciato sul lago. Anche la cucina a buffet è decisamente più buona e più varia rispetto a quella trovata dalle altre parti. La camera è spaziosa ed elegante, una parete completamente vetrata si affaccia sul laghetto e offre la continua visione degli animali che si abbeverano. Dopo pranzo ci soffermiamo ad osservare dalla terrazza del Lodge i numerosi elefanti che vanno e vengono al laghetto. Non siamo soli, c'è anche un gruppo di Piombino con cui facciamo conoscenza. Il Game Drive del pomeriggio lo effettuo con solo uno dei miei compagni e tre turisti stranieri che sono rimasti appiedati per un guasto al loro mezzo e che hanno chiesto un passaggio alla nostra guida. Tra l'altro dovendo andare a prenderli ho modo di vedere anche il piccolo Lion Hill Lodge ubicato su un colle da cui si domina la savana sottostante. Con loro torniamo a vedere i leoni già avvistati in mattinata e incontriamo altri animali già visti nei giorni precedenti come zebre e antilopi. Questo Parco è però soprattutto il regno degli elefanti, ce ne sono tantissimi e si vedono branchi ovunque. Riaccompagnamo i nostri ospiti e anche la guida che dormirà allo Ndololo Camp poi rientriamo al nostro bellissimo Lodge a cinque stelle. La sera dopo cena assistiamo a un incredibile spettacolo dalla Veranda del Voi Wildlife. Nel silenzio della notte africana arriva ad abbeverarsi un enorme branco di bufali, sono tantissimi e la fila che ordinatamente entra in acqua sembra non finire mai. Uno spettacolo della natura inaspettato che da solo avrebbe meritato questo viaggio. Dopo questa splendida visione che ci ha fatto sembrare come dentro ad un documentario ci ritiriamo nella nostra camera per il pernotto.

Watamu

lunedì 17 gennaio 2000

Dopo la colazione prendiamo la strada per Watamu. Durante il tragitto nel Parco sono ancora molti gli animali che avvistiamo, compreso il solito gruppo di leoni che da tre giorni occupano sempre la stesso posto incuranti delle decine di mezzi turistici che si appostano per osservarli. Lo Tsavo Est è molto frequentato anche perchè è il più vicino alla costa e la maggior parte dei turisti che vengono in Kenya principalmente per il mare dedicano almeno un giorno ad un breve safari in questo Parco. Personalmente non considero lo Tsavo altrettanto bello come il Masai Mara ma è decisamente sufficiente per farsi un idea di un safari in Africa. All'uscita del Parco incontriamo una lunga colonna di mezzi turistici provenienti dalle località balneari che stanno per entrare, sono quasi tutti italiani. Andiamo sulle sponde del fiume Galana dove un coccodrillo abituato ai turisti e sollecitato da un locale si esibisce spalancandoci la bocca, ma qui sembra davvero di essere al circo. La strada per il mare passa per la Arabuku Sofoke Forest dove ci sono numerosi villaggi di capanne lungo la strada. Arrivati a Watamu raggiungiamo quella che sarà la nostra sistemazione per i prossimi 5 giorni, il Residence Ascot. Qui scaricati i bagagli ci salutano la guida e l'autista a cui lasciamo una mancia poi prendiamo posto nell'alloggio. Abbiamo affittato per 4 notti una villetta a schiera con veranda affacciata sulla piscina condominiale, soggiorno con angolo cottura e due camere con bagno. La casa a fianco è di proprietà delle persone di Piombino conosciute ieri al Voi Wildlife Lodge di Tsavo Est. Il Residence è un elegante struttura costruita da un lombardo di Lissone composta da numerosi appartamenti (e villette) che poi sono stati venduti a turisti italiani. Il proprietario si è tenuto il ristorante, il casino, il bar e gestisce gli affitti degli appartamenti venduti per conto dei proprietari. Il titolare del complesso è un uomo molto attivo ed è il referente a Watamu dell'Ambasciata Italiana di Nairobi. La piscina di fronte al nostro alloggio è circondata da brandine su cui prendere il sole e vi è anche una massaggiatrice a disposizione. Sistemate le nostre cose andiamo a fare un sopralluogo nella vicina spiaggia in una delle tre baie intorno a Watamu. Ci rendiamo subito conto che il problema più grosso sarà respingere l'assedio dei beach boy che tentano insistentemente di venderti di tutto. Per allontanare un sedicente profugo somalo che ci segue come un ombra siamo costretti a pagare ma la musica sostanzialmente non cambia, evitato uno se ne presenta un altro. Se poi si ha l'imprudenza di rivolgersi a uno di loro per un informazione è molto difficile poi toglierselo di torno. La spiaggia è di un bianco cangiante che senza occhiali infastidisce la vista, quando si calpesta la sabbia finissima cricca sotto i piedi ma purtroppo è disseminata di alghe. L'acqua è chiara e tiepida e la temperatura è simile a quella di un Agosto italiano. Verso sera andiamo ad assistere al rientro dei pescatori in un altra baia. Arrivano con le loro caratteristiche barche a vela stracariche di grossi pesci rossastri. Il fenomeno della marea qui è evidentissimo, quella che prima era un ampia spiaggia viene completamente ricoperta dalle acque, quella che era una strana collina a forma di fungo diventa un isola, il paesaggio muta continuamente. Rientrando al Residence incontriamo nei pressi di una fatiscente agenzia di viaggio un ragazzo che ci propone un'escursione per domani, gli daremo la risposta più tardi e sarà affermativa. Oggi abbiamo saltato il pranzo e ci concediamo una ricca cena al ristorante dell'Ascot. E' lo stesso proprietario a consigliarci un abbondante grigliata di pesce e crostacei accompagnata da patate al forno e da una focaccia sottile appena sfornata, tutto buonissimo. Facciamo un breve giro per il paese che è un povero villaggio di capanne di lamiera, qualche costruzione di corallo e alcuni ristoranti per turisti ma alle 22,00 sembra esserci il coprifuoco perchè siamo gli unici a passeggiare. Il centro di Watamu è in forte contrasto con le baie circostanti sulle cui rive si trovano i celebri villaggi all inclusive. Non ci resta che rientrare per il pernotto, stanotte dormiremo senza zanzariera perchè sembra che qui non ce ne sia bisogno.

Gedi, i Griama e Malindi

martedì 18 gennaio 2000

Consumiamo la colazione al Ristorante dell'Ascot dove siamo gli unici ospiti. A differenza dei Lodge dei giorni scorsi dove si mangiava a buffet qui la prima colazione viene servita all'italiana, sul tavolo te, pane abbrustolito e marmellata, non è così abbondante ma buona. Subito dopo ci vengono a prendere in taxi per l'escursione prenotata ieri sera con il beach boy. Sarà lui a farci da guida. Prima tappa le rovine di Gedi, un'antica città swahili abbandonata. Il luogo è più interessante per l'ambiente circostante che per le rovine di per sè. Ci sono alberi secolari, essenze mai viste prima ed alcune scimmie che si arrampicano tra le rovine. Proseguiamo poi per una strada secondaria che passa per una foresta e facciamo sosta in un povero villaggio dove acquistiamo caramelle e quaderni per i bambini che incontreremo durante il percorso. Per questo ci fermiamo ad una scuola elementare dove i bambini vestiti di grembiulini uguali seguono le lezioni della maestra sotto ad un albero. Altri ripetono delle parole ad alta voce in una capanna completamente priva di pareti. Non si distraggono per la nostra presenza che attira invece numerosi altri fanciulli che ci attorniano per ricevere le caramelle. La tappa successiva ci porta in un villaggi della tribù Griama, un popolo che vive in capanne dalle pareti di fango e il tetto di foglie di cocco. Molte abitazioni non hanno però le pareti. Gli abitanti sembrano oziare al caldo anche perchè non c'è niente da fare se non andare a prendere l'acqua con la tanica alla fontana pubblica presidiata da un ragazzo che fà pagare con tanto di ricevuta. Il capo tribù non è contento della nostra visita, chiede ed ottiene dal nostro beach boy qualche soldo. Qui c'è una povertà assoluta ma certamente non muoiono di fame visto che gli alberi sono pieni di frutta. Una madre ci mostra il corpo della sua piccola abbondantemente bruciato dall'acqua bollente. Riprendiamo la strada sterrata fino al termine della foresta poi proseguiamo con un tratto asfaltato fino a Malindi. Qui visitiamo un capannone dove numerosi artigiani producono manufatti di legno e la relativa grande esposizione. Poi facciamo un tour panoramico in taxi nella zona delle discoteche per turisti e sul lungomare dove si vede in lontananza il così detto faro di Vasco Da Gama. Il faro che in realtà è una croce bianchissima di pietra portoghese, serviva ai marinai come punto di riferimento, da qui in poi dopo aver circunnavigato l'Africa bisognava affrontare l'Oceano Indiano fino in India. Ci fermiamo anche al mercato per una breve passeggiata in un luogo davvero sporco e disordinato dove la mercanzia è ammassata apparentemente senza un logico criterio. Rientriamo a Watamu per la strada principale tornando alla nostra villetta. Evitiamo il pranzo e nel pomeriggio io ed uno dei miei compagni facciamo un lungo giro per il paese fino all'Ufficio Postale. Poi prendiamo un tuk tuk per Blu Bay dove ci congiungiamo ad un altro dei nostri compagni. Facciamo un bagno nella Baia dove si affacciano alcuni Resort All Inclusive frequentati quasi esclusivamente da italiani. Uscendo dalla spiaggia veniamo "importunati" da due giovani ragazze locali che ci chiedono se vogliamo fare sesso con loro, rifiutiamo gentilmente. La donna del gruppo è rimasta a prendere il sole alla piscina del Residence, la raggiungiamo in tuk tuk e insieme andiamo a cena al Ristorante dell'Ascot. Stesso menù di ieri sera e stessa leccornia. Per digerire facciamo una passeggiata per Watamu, è più presto di ieri e c'è ancora qualche turista in giro, in una trattoria troviamo anche una mia paesana con il marito che sono ospiti di un Resort. Ci dicono che lì si mangia bene e prenotiamo per domani sera. Rientriamo all'Ascot per il pernotto.

Parco Marino Watamu

mercoledì 19 gennaio 2000

Dopo la colazione all'Ascot prendiamo parte all'escursione che il nostro Tour Operatore ci ha offerto per ripagarci della brutta sistemazione a Nakuru. Ci vengono a prelevare con un taxi al Residence e ci portano a Blu Bay da dove prendiamo una barca per il così detto "Safari Blu". All'escursione partecipano numerosi ospiti dei Resort All Inclusive, tutti italiani. Per la verità c'è anche una coppia di svizzeri italiani che tra l'altro avevamo già visto sia al Masai Mara che al Nakuru, al terzo incontro rompiamo il ghiaccio e facciamo la loro conoscenza. Preso il largo avvistiamo un gruppo di delfini che emergono dall'acqua con le loro pinne. Ci rechiamo poi nel Parco Marino di Watamu e ci tuffiamo in mare per un breve snorkelling su una barriera corallina. Il luogo non è un granchè anche se tra i pochi coralli presenti avvistiamo diversi pesci chirurgo. L'acqua è bassa ed è difficile non sfiorare i coralli con le ginocchia. L'attrezzatura ci è stata fornita dall'organizzazione ma evito di mettere le pinne. Risaliti in barca ci spostiamo in un articolato fiordo che lambisce una foresta di mangrovie definito Mida Creeck. Si vedono lungo il tragitto canoe e barchette di pescatori. All'interno del fiordo ci sono alcune isolette che sono per lo più strisce di sabbia affiorante e in una di queste vediamo uno storno di fenicotteri. Scendiamo su un isoletta di sabbia bianca e mangrovie dove si trova una capanna senza pareti il cui tetto è ricoperto delle consuete foglie di cocco. Qui l'organizzazione ci accoglie con una grigliata di pesce e crostacei dove fanno bella mostra di se delle grosse aragoste. Pranziamo seduti a un lungo tavolino accompagnati dagli allegri canti dei ragazzi dell'organizzazione. Mi separo poi dal resto dei miei compagni per unirmi ad un a coppia di italiani in una breve escursione su una rudimentale canoa ricavata dal tronco di un albero. La canoa è sospinta da un ragazzo che con un bastone fà pressione sul greto del canale che percorriamo. Un'altro ragazzo invece ci spiega quello che vediamo. Il canale è attorniato da possenti mangrovie su cui si vedono appesi grossi pipistrelli, nell'acqua ci sono piccoli barracuda ed altri pesci. Dopo questo breve tragitto mi ricongiungo, sull'isoletta dove abbiamo pranzato, ai miei compagni quindi riprendiamo la barca per rientrare a Watamu. Tornati al Residence ci rilassiamo tra camera e piscina oziando fino a cena. Avremmo dovuto cenare alla trattoria del paese prenotata la sera prima ma uno dei miei compagni è andato in avanscoperta e ha saputo che il proprietario non ha acquistato il pesce perchè non abbiamo lasciato la caparra, una cosa inspiegabile visto che neppure l'ha chiesta. Delusi torniamo a cena al Ristorante dell'Ascot dove stasera proviamo anche la pizza, tra l'altro non male per queste latitudini. Non ci resta che ritirarci per il pernotto. .

Sardegna 2

giovedì 20 gennaio 2000

Dopo colazione insieme al mio compaesano ci trasferiamo in taxi al Parco Marino di Malindi. Da un porticciolo saliamo su un battello e prendiamo il largo. Raggiunta la barriera corallina facciamo un tuffo in acqua per osservarne coralli e pesci in un ambiente molto più suggestivo di quello dell'escursione di ieri. Terminato il breve snorkelling proseguiamo per la così detta "Sardegna 2", una serie di banchi di sabbia bianchissima che emergono dal mare durante la bassa marea. Il luogo è meraviglioso, la bellissima giornata esalta il contrasto tra le varie tonalità azzurro-verde del mare e il candore della spiaggia. La prima fermata ci consente di osservare da vicino le stelle marine, anche qui in mezzo all'oceano non siamo risparmiati da venditori di cianfrusaglie a cui si sono aggiunti anche coloro che vorrebbero affibbiarci spiedini di pesce e crostacei appena pescati. Dopo un breve trasferimento la sosta sul secondo banco di sabbia permette all'organizzazione di cucinare il nostro pranzo su griglie spartane appoggiate a terra. L'incantevole luogo è affollato da numerosi battelli stracarichi di turisti, gran parte dei quali italiani. Mentre le aragoste cuociono la marea cresce e i piedi dei barbeque vengono sommersi dalle acque insieme ad abbondanti porzioni di sabbia. Pranziamo sul battello perchè nel frattempo "Sardegna 2" stà scomparendo sotto i nostri occhi. Rientrando i vari battelli finiscono con l'accostarsi e sotto l'impulso degli organizzatori finiamo per cantare tutti insieme "Jambo Buana", il tormentone musicale swaili di questo viaggio in Kenya. Mi godo il momento così spensierato in un ambiente paradisiaco, sicuramente uno degli episodi topici di questo viaggio africano. Rientrati a Malindi prendiamo il taxi e dopo una breve sosta in un negozio di souvenir in città ci trasferiamo a Watamu ricongiungendoci all'Ascot ai nostri compagni di viaggio. Ceniamo al ristorante del Residence insieme alla giovane coppia ticinese con cui abbiamo fatto conoscenza.

Nairobi

venerdì 21 gennaio 2000

Dopo colazione il titolare dell'Ascot ci accompagna con la sua vettura all'aereoporto di Malindi. Lo scalo è piccolissimo, praticamente una casupola dove attendere il volo e una pista di atterraggio. Con un piccolo bielica della Compagnia Fly 540 raggiungiamo in circa un ora Nairobi.All'aereoporto Jomo Kenyatta della capitale depositiamo i bagagli e prendiamo un taxi per il centro dove visitiamo il mercato centrale coperto, facciamo una breve passeggiata, scattiamo qualche foto dei grattaceli e ceniamo nel ristorante italiano "La Trattoria" insieme al taxista. Rientrati all'aereoporto recuperiamo i bagagli e aspettiamo di imbarcarci.

Il rientro in Italia

sabato 22 gennaio 2000

Con un pò di anticipo prendiamo il volo delle 00,55 della Kenya Airways per Roma. Arriviamo verso le 6 del mattino. Qui io e il mio compaesano ci separiamo dai nostri due compagni di viaggio e rientriamo a casa.