TANZANIA

località: arusha, lake natron, serengeti, ngorongoro, lake manyara, tarangire
stato: tanzania (tz)

Data inizio viaggio: giovedì 2 agosto 2007
Data fine viaggio: venerdì 10 agosto 2007

……..Lasciando il Kenya, lungo la strada tra Namanga ed Arusha, mille cose passano per la testa tanto sono stati intensi e pieni di emozioni i primi giorni in Africa; saprà la Tanzania regalarci altre sorprese? Il pulman è così affollato che Veronica , piccolina, è letteralmente sommersa nel retro; io, più fortunato, ho trovato posto di fianco ad un ragazzino che tornava a casa da Nairobi. Joshua si chiamava, un paio d’ore per conoscerci, mi racconta della sua scuola ( tre mesi in Kenya, tre in Tanzania e così via…), guardiamo le nostre foto keniane, parliamo un po’. È da circa dodici ore che è su questo pulman, inizia ad essere molto stanco, ha freddo e non sta bene. Gli offro la mia giacca….sono felice di vederlo addormentare dopo qualche istante. Arrivati ad Arusha siamo davvero stanchi, è stata una giornata lunghissima e Veronica inizia ad avere la febbre abbastanza alta. I “ragazzi” de “Il masai Expeditions” ci portano in albergo, Le Jacaranda, l’indomani ci verranno a riprendere per iniziare il nostro safari Tanzaniano. Lake Natron, Serengeti, Ngorongoro, Lake Manyara e Tarangire le nostre tappe. Prima di partire un salto negli uffici della Precison Air per definire il piano voli che tra 9 giorni da Arusha ci porterà a Zanzibar e, alla fine del viaggio, da Zanzibar ci riporterà a Nairobi per la coincidenza con Bruxelles. Subito brutte notizie, la prenotazione che avevamo fatto da Zanzibar a Nairobi con volo diretto ci è stata cancellata e l’unica soluzione che ci rimane è fare 2 scali a Dar Es Salaam e Kilimanjaro Airport. La prospettiva non ci esalta ma…..siamo in Africa, akuna matata, ci penseremo tra 20 giorni. In Tanzania si utilizzano per i safari dei veri e propri fuori strada, abbastanza vissuti, ma davvero robusti. Qui, le strade e le piste sterrate, sono molto più insidiose che in Kenya. Oltre alla nostra guida Bryson , ci accompagnerà Limo, il cuoco. Assieme a noi due ragazzi belgi, Olivier e Kathrin. Ci fermiamo in un negozietto per fare provviste. Limo torna con decine di uova, verdura, riso, frutta; il menu è molto monotono…..mi dispiace averlo pensato, basta un attimo, mi guardo intorno e capisco che per molti questo è un privilegio. Dopo alcuni chilometri su una bella strada asfaltata, usciamo dalla rotta che porta verso i parchi del nord; ci dirigiamo verso il lago Natron.........

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giovedì 2 agosto 2007

.......Questa zona è un po’ fuori mano e ci aspettavano 5 ore di strada sterrata che, lungo il percorso, diventa sempre più sabbiosa, polverosa, rovente. Non sapevo esattamente cosa aspettarmi ma, spesso, all’orizzonte apparivano distese aride sterminate, vortici di sabbia, crepacci, crateri; il segno inequivocabile di una regione geologicamente molto attiva e sempre in movimento. Tutto intorno a noi la desolazione più totale ed una vegetazione bruciata dal sole. Vediamo per la prima volta i BaoBab. Oramai la polvere si era infilata dappertutto. Passando attraverso i villaggi masai finalmente vediamo spuntare il cono del vulcano Oldoinyo Lengai. Finalmente arrivati, ci accampiamo con le tende nelle vicinanze di un fiume. Siamo in 6, noi, i ragazzi belgi la guida e il cuoco. Avverto un senso di isolamento totale, il silenzio è assoluto, mi sembra di essere fuori dal mondo. Il posto è meraviglioso, non è una terra ospitale per l’uomo ma l’atmosfera è irreale, indescrivibile. Veronica continua ad avere la febbre e la lascio riposare in tenda, io salgo sulla collina per ammirare il tramonto ed il sole rosso che cala dietro le montagne. I bambini tornano dal pascolo con gli animali. Alcuni di loro si fermano a guardarmi, si avvicinano, non parlano una parola di inglese. Si fanno coraggio e iniziano a toccarmi le mani, si mettono a confronto, credo che raramente fossero venuti a contatto con un bianco. Rimane accanto a me una bambina, ci sediamo sopra un sasso e guardiamo il vulcano. È davvero bellissima e gli occhi…… Le voglio fare delle foto e lei è felice di accontentarmi; mi porta dai suoi animali finalmente riesco a capire il suo nome, forse l’età …. poco altro. Lei non mi chiede assolutamente niente in cambio ed io avrei voluto sapere tante cose in più, ho sognato di poterla aiutare in qualche modo ma, come comunicare? Impossibile! Lei mi ha fatto un regalo unico, il suo sorriso spontaneo e sincero; prima di salutarla le lascio alcuni colori che ho in tasca; mi è sembrato di averla fatta felice. La stessa bambina appena mi ha visto il giorno dopo è corsa verso di me per salutarmi….avrei voluto dirle……ma dirle che cosa….domani saremmo partiti e quando mai l’avrei rivista…. Giusto qualche attimo, gli animali si allontanano e con loro la mia piccola amica va verso casa. Il lago Natron vuole dire anche fenicotteri rosa, villaggi masai e bambini masai che vendono le perline, fiumi che nascono all’improvviso dalla roccia e cascate nascoste dove fare il bagno. In un orizzonte desertico ci rimettiamo in macchina per raggiungere il Serengeti; salendo per la montagna ricordo quello che è stato negli ultimi giorni e penso a tante cose, certe esperienze mi insegneranno qualche cosa? Riuscirò a non dimenticare quello che ho visto? Ancora un nodo in gola e qualche lacrimuccia…..finalmente mi addormento…la strada è lunga e dopo circa 9 ore arriviamo a destinazione. Ricominciamo con il più classico dei safari: Serengeti, parco sterminato, dopo aver visto miriadi di animali migrati al Masai Mara, qui sono rimasto un po’ deluso. Tutto questione di stagioni….in ogni caso lo ricordo come l’oasi degli ippopotami. Ancora crateri, ma questa volta lussureggianti, siamo allo Ngorongoro. Dalla cima , prima di scendere nella caldera vulcanica, fa fresco ed il panorama è mozzafiato; i pendii circondano un’oasi di pace dove gli animali trovano rifugio, ci sono tanti animali …. Ma allo stesso tempo c’è anche tanta gente. Quando ci fermiamo per il pranzo, sembra di essere ad un Jeep raduno….però il cratere è così grande che quando ci mettiamo in moto sembra che non ci sia nesuuno. Ci concediamo il lusso di una notte in Lodge al Lake Manyara. Riusciamo finalmente a lavarci come si deve ed a mangiare un pasto abbondante….troppo abbondante!! Le coccole del Lodge non ci dispiacciono ma alla fine…il senso di libertà che si respira nei campeggi isolati della savana è un’altra cosa. Il parco del Lake Manyara credo che sia stato quello più deludente; in un’area relativamente piccola , non abbiamo visto molti animali. C’è da dire che io, dopo circa 13/14gg di safari ero arrivato ad un livello di stanchezza tale che non riuscivo quasi più a tenere gli occhi aperti durante le nostre escursioni. Dal Lake Manyara al Tarangire il passo è breve. Allestita nuovamente la tenda per la nostra ultima notte in campeggio, mi dirigo immediatamente verso un classico negozio “on the road” per l’acquisto di artigianato locale. Fino al quel momento mi ero rifiutato di appesantire i miei bagagli di statue, maschere e quant’altro ma il richiamo allo shopping ad un certo punto è stato troppo forte, soprattutto quando ho potuto ammirare la tipica pittura locale, naif “Tinga Tinga”. L’insieme di colori è uno spettacolo e la rappresentazione della savana con i suoi animali è il soggetto più classico. Felice di aver messo nello zaino qualcosa di così carino e caratteristico che mi ricorderà questo viaggio a lungo… torno al campeggio. Il Tarangire credo che sia uno dei parchi più sottovalutati; per me è stata una piacevole sorpresa in quanto ad una distesa interminabile di Bao Bab si aggiunge una buona varietà di animali e di panorami mozzafiato; salutate le ultime antilopi, giraffe, leoni, elefanti (quanti….!!!) Torniamo ad Arusha per la conclusione del nostro safari tanzaniano; 8 giorni davvero intensi sono già passati, ci dispiace dover salutare i nostri amici belgi ma ci diamo appuntamento a Zanzibar per trascorrere ancora una serata assieme. La calda atmosfera dell’Hotel Le Jacaranda ci aspetta, mettiamo a posto le nostre cose e pensiamo a quante cose abbiamo visto e quanto intensi sono stati gli ultimi giorni. Ci trasferiamo a Moshi al Kilimanjaro airport; lungo il tragitto le nostre speranze di vedere il Kilimanjaro sono rese vane da una coltre di nuvole. L’aereo decolla e dopo qualche minuto, voltandoci, vediamo sopra la foschia la nitida sagoma della vetta innevata….finalmente uno scorcio….solo per qualche istante. Ora gli orizzonti cambiano drasticamente, non più savana e animali ma spiagge e mare tropicale: sarà davvero così?
Zanzibar, stiamo arrivando……