honduras by born2travel.it

località: copan, la ceiba, tegucigalpa, roatan
stato: honduras (hn)

Data inizio viaggio: martedì 15 gennaio 2013
Data fine viaggio: martedì 29 gennaio 2013

tratto da www.born2travel.it


11.01.2013 copan Ruinas (Honduras)

Ci svegliamo molto presto per affrontare questa lunga giornata. Sono le cinque del mattino e fuori è ancora buio… in lontananza si distingue qualche piccola luce di lanterna proveniente dal lago poco distante…
Gli zaini sono pesanti di primo mattino… la cittadina, già sonnolenta di sé, riposa beatamente… in giro c’è solo qualche impiegata di San Salvador con la sua polo ben stirata e lo stemma della propria azienda o qualche vecchietto che, in stivali e cappello da cow-boy, macete a tracollo si reca nel bosco in cerca di chissà che.

Sono le 05.48 quando arriviamo alla piccola “parada” del bus, stanchi perlo sport forzato di primo mattino, crolliamo a sederci su un marciapiede a riposare, ma duriamo poco… veniamo letteralmente assaliti da un “esercito” di formichine piccole ma bastarde che fanno così male… danzando come dei matti cerchiamo di liberarci dall’attacco assassino…

Finalmente alle 06.20 arriva il nostro colorato bus. Stavolta l’aiutante dell’autista non urla il nome della destinazione e né cerca di spingere gente dentro… forse anche lui s’è svegliato da poco.

In un’ora raggiungiamo la cittadina di Las Aguilares che è una grande strada di smistamento per il sud o nord dell’El Salvador.
Riusciamo a conquistare i primi due posti del bus e quindi abbiamo la possibilità di assaporare scene di vita quotidiana salvadoregna…

Las Aguilares. Un’enorme insegna che incornicia un passaggio sopraelevato invita i cittadini a votare la signora “Pena” nelle prossime elezioni dell’”Alcadesa” (sindaco).
Attraversiamo la strada e attendiamo insieme ai venditori ambulanti il bus n°119, destinazione: El Poy, la frontiera mentre una signorona in carne imbusta le ultime “pupusas”.

Ecco il nostro bus stra-carico rallentare, accomodo gli zaini nel porta-bagagli del bus, faccio passare gli ultimi venditori di mango e banane fritte e finalmente mi siedo!

El Poy. Le frontiere mi hanno da sempre affascinato. L’autista del bus ci indica in lontananza l’ufficio immigrazione e noi, mano nella mano, superiamo la lunga fila di camion in attesa, mostriamo il passaporto al controllo, rifiutiamo un paio di tipi con due grosse mazzette di banconote di tutto il Centro America e quando l’ennesimo poliziotto ci si avvicina non posso che sorridergli dicendo: “El Salvador? Lindissimo!”


Siamo in Honduras!
Come sempre accade quando varchiamo una nuova frontiera, sento proprio il bisogno di ripetermelo, di sentirmelo dire che siamo in una nuova nazione, quasi come un rito scaramantico!
Siamo in Honduras! La mia voce risuona nell’aria e rimbomba nei miei pensieri: è l’inizio di una nuova avventura.

Una sonnolenta bandiera a strisce bianche e blu con cinque stelle al centro non ha nemmeno la forza di sventolare. Paghiamo i 120 Lempiras di tasse di ingresso, cmabiamo 20 dollari da un simpatico vecchietto e in taxi arriviamo nella cittadina di frontiera di Nueva Ocotepeque, da lì proseguiremo, via bus, fino a La Entrada… siamo ancora parecchio lontani ma siamo tranquilli, il sole brilla in alto nel cielo, sono solo le 10.16 del mattino! I dieci minuti di attesa per la partenza promessi dall’autista diventano 50, ma poco importa, non abbiamo fretta.

Si parte, ogni paesino che attraversiamo diventa un motivo di “battaglia” per il povero “aiutante” dell’autista che appena intravede un potenziale passeggero vola letteralmente dal bus e ritorna con valigie, borsoni, buste e nuovi clienti… nel frattempo sale chi vende acqua fresca in bustine trasparenti o “pan de huevo” mentre l’autobus prosegue verso la Terra dei Maya.

È tardo pomeriggio quando lasciamo La Entrada per l’ultima tappa. Ci arrampichiamo su per la montagna e mentre cerco di tenere sotto controllo i nostri zaini adagiati sul tetto del mini van, il paesaggio circostante cambia completamente.

Finalmente: “Bienvenidos a copan Ruinas”.

[Guy Castonguay da Navan, Canada]: “Si l’amour est une faiblesse, je suis plusque morte t pour l’amour je suis pret a mourir“.



12.01.2013 copan Ruinas (Honduras)

[Stefy] : “Le rovine di copan rappresentano la vita economica e politica ai tempi dei Maya. Si viene subito colpiti dalla grandiosità architettonica nel luogo dove risiedevano i Re o dove avvenivano i riti sacri. Giriamo e ci intrufoliamo ovunque fino a giungere al “campo per il gioco della palla“ dove ci rilassiamo distendendoci tranquillamente sula prato non lontano dalla maestosa “Scalinata dei geroglifici“. Se chiudevi gli occhi potevi immaginare i Re “giaguari o conchiglia“ assistere ai riti Maya, volti dipinti ed ornati da piume, uomini con costumi dalle grandi ali danzare sui gradoni delle piramidi mentre altri, investiti da poteri divini, alzavano al cielo un cuore ancora pulsante mentre un eclissi oscurava il cielo.“



13.01.2013 roatan (Honduras)

[Stefy] : “Partiamo all’alba, oggi attraversiamo da sud a nord quasi tutto l’Honduras. Ci fermiamo a San Pedro Sula solo per cambiare autobus e ripartiamo subito alla volta di la ceiba.
Il paesaggio era da rimanere incantati ; la fitta vegetazione era come se dovesse caderti addosso. Verde brillante, tutto scintillava con i raggi del sole.“

Al porto di la ceiba, oltre al biglietto per il traghetto di porgono una pillola contro il mal di mare... la situazione si fa preoccupante... ed avevano ragione, l’ora e emzzo che ci separa dalla piccola isoletta caraibica mette a dura prova il nostro stomaco e così metà dei passeggeri passa il viaggio con la testa in un sacchetto di plastica.

[Stefy] : “Onde incredibili, sembrava di stare sulle montagne russe. Approdiamo verso le 18, prendiamo un taxi, lasciamo gli zaini nella nostra umida camera e andiamo a sbaffarci tre empanadas ripiene di pomodorini, pollo, cipolle, fagioli e formaggio : squisite!“


14.01.2013 roatan (Honduras)

[Stefy] : “La spiaggia con un mare trasparente dista quattro passi dalla nostra guest house. Rimaniamo distesi un paio di ore al sole quando sentiamo un canto gospel provenire da una chiesetta tutta bianca proprio sulla spiaggia. Incuriositi ci avviciniamo e nonostante il nostro abbigliamento da spiaggia ci invitano subito ad entrare. Tutte le signore vestite a festa si girano verso di noi e ci sorridono. Una donnona nera si avvicina all’orecchio di Marco e sussurra : “Siamo felici di avervi qui“. Che gioia, che festa, che musica. In questa parte dell’Honduras non si parla spagnolo ma inglese, la pelle è color caffè, la musica reggae rimbomba ovunque.“



15.01.2013 roatan (Honduras)

Sulla barchetta che da West End ci ha condotti a West Bay, con una giornata meravigliosa ed un mare così trasparente da sembrare finto, sembravamo due piccoli pirati pronti all’arrembaggio.

Scesi sulla spiaggia siamo così rapiti da ciò che vediamo che a stento scattiamo qualche foto… il paesaggio è da rivista pubblicitaria… palme di cocco, sabbia bianca finissima, acqua così trasparente che le barche sembravano librarsi in aria…

In pochi secondi lasciamo tutti i nostri averi e ci tuffiamo in acqua.

Trascorriamo l’intera giornata tra bagni, sole e relax… alla fine, ustionati nonostante i kg di crema protezione “50” e bucherellati da zanzare e insetti della sabbia vari, poco prima del tramonto decidiamo di rientrare a West End via terra, nonostante tutti ce lo avessero sconsigliato perché troppo pericoloso!



continua su www.born2travel.it

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