Antigua e Barbuda due perle del Caribe

località: antigua, barbuda
stato: antigua e barbuda (ag)

Data inizio viaggio: domenica 26 febbraio 1995
Data fine viaggio: lunedì 13 marzo 1995

Old Travel _ By Luca e Sabrina

Condividi questo articolo se ti è piaciuto...

domenica 26 febbraio 1995

E' dalle nostre nozze, di quasi due anni fa, che non vediamo l'ora di ripetere l'esperienza di un altro viaggio in aereo verso lidi esotici e quindi verso un altro continente, così, finalmente oggi abbiamo l'occasione di farlo.
Partiamo da casa alla mattina molto presto e dopo un interminabile percorso in treno arriviamo alla stazione di Milano. Dal centro del capoluogo lombardo ci spostiamo poi, in pullman, all'aeroporto di Malpensa e da lì più tardi spicchiamo il volo, con un aereo della compagnia di charter Air Europe, affrontando la trasvolata atlantica che ci porterà nel Mar dei Caraibi.
La nostra meta è l'isola di Antigua, la più grande delle cosiddette Isole Sottovento, con i suoi 280 chilometri quadrati, che insieme all'isola di Barbuda forma dal 1981 uno stato indipendente nell'ambito del Commonwealth.
Voliamo nella stessa direzione del sole, per cui anche se impieghiamo circa nove ore, recuperandone sei di fuso, virtualmente arriviamo tre ore dopo la partenza nell'aeroporto internazionale V.C. Bird di St. John's, la capitale di questo minuscolo e semi-sconosciuto stato.
Recuperiamo i bagagli e all'uscita troviamo ad attenderci gli incaricati di Viaggidea (nostro tour operator per questo viaggio), che ci accompagnano, ormai nel pomeriggio, al Jolly Harbour, un complesso turistico che si trova nel sud-est dell'isola e che ci ospiterà per le prime dieci notti della vacanza.
Prendiamo possesso del nostro mini appartamento, dislocato su due piani di una caratteristica costruzione a schiera,
e poi corriamo subito in spiaggia per osservare l'infuocato tramonto che da lì si gode sul leggendario Mar dei Caraibi.

lunedì 27 febbraio 1995

Trascorsa la prima notte ad Antigua a causa del jat-lag ci svegliamo molto presto e consumata la colazione sul terrazzino del nostro appartamento, che dà romanticamente su di una placida laguna interna, cerchiamo di organizzare al meglio il periodo di permanenza sull'isola.
Oggi non splende un bel sole, al contrario: il cielo è coperto e a tratti piove intensamente, questo non ci impedisce però di incontrare il responsabile di Viaggidea e assieme a lui chiarire parecchie cose, a cominciare dal noleggio di un'auto per i prossimi giorni, per finire con la prenotazione di un'escursione in catamarano alla scoperta delle piccole isole circostanti.
Il tempo nel pomeriggio continua a fare le bizze e certamente non è questo l'inizio che sognavamo, ma se dovevamo scegliere una giornata non proprio eccezionale dal punto di vista meteorologico avremmo certamente scelto questa, sempre che da domani torni a splendere il sole!

martedì 28 febbraio 1995

Detto ... Fatto! ... Oggi il cielo è limpido e la luce solare inonda ogni cosa, così, consegnataci l'auto a noleggio (un fuoristrada Feroza Dhaiadtsu verde, col quale affrontare anche le situazioni più impervie) prendiamo ad esplorare, innanzitutto, le zone adiacenti il Jolly Harbour.
Ci avventuriamo nella penisola situata poco più a nord e in questo modo raggiungiamo la solitaria spiaggia di Five Island Harbour, ubicata in una profonda baia ... e lì cominciamo ad assaporare gli intensi colori del caribe, ad iniziare dal verdazzurro del mare, per passare al blu intenso del cielo e al verde dei boschetti di palme ma anche dei numerosi cactus sparsi un po' ovunque.
A Five Island Harbour non ci fermiamo più di tanto e ripresa la strada torniamo verso sud, superiamo il Jolly Harbour e proseguendo lungo la costa arriviamo, subito dopo mezzogiorno, a Darkwood Beach.
L'arenile, tutto di sabbia chiara, è forse un po' troppo vicino al nastro d'asfalto, ma è molto bello, con uno splendido mare e con diverse palme protese verso il bagnasciuga che generano scorci da cartolina ... Lì passiamo tutto il pomeriggio in completo relax, fin quando non decidiamo di far rientro al Jolly Harbour, accompagnati dalla magica luce del tramonto, per mettere fine nel migliore dei modi alla prima vera e propria giornata caraibica.

mercoledì 1 marzo 1995

La colazione consumata sul terrazzo del nostro appartamento, che dà sulla laguna del Jolly Harbour inondata di sole, nelle prime ore di mercoledì 1 marzo, è quasi un sogno ad occhi aperti e ci dà la giusta carica per affrontare, anche oggi, la strada che ci porterà alla scoperta degli angoli più remoti dell'isola.
Partiamo con la prua rivolta a sud, oltrepassiamo Darkwood Beach e proseguendo lungo la costa, con una piccola deviazione, raggiungiamo il delizioso boschetto di palme che precede Carlisle Bay, quindi il pittoresco promontorio di Curtain Bluff, che ospita uno degli hotel più prestigiosi di Antigua.
La cittadina di Old Road è situata sul fondo dell'ampia Carlisle Bay e ad est dell'abitato si estende una bella spiaggia, semideserta, nella quale ci rechiamo a passare un po' di tempo ... Ma l'arenile più interessante della zona è Morris Bay, ubicato nei pressi di Curtain Bluff, ed è lì che andiamo a trascorrere gran parte della giornata, allietati da un bel palmeto e da uno strepitoso mare nel quale abbondano enormi stelle marine che ci divertiamo a pescare, fotografare e poi riporre nel loro habitat, quasi chiedendogli scusa per il disturbo.
Nel tardo pomeriggio, rientrando al nostro villaggio, ci fermiamo ad immortalare il promontorio di Curtain Bluff nella calda atmosfera del tramonto e con quell'istantanea negli occhi mettiamo fine ad un altro scampolo di vacanza caraibica.

giovedì 2 marzo 1995

Nella mattinata di giovedì 2 marzo partiamo ancora verso il sud dell'isola ... e intorno alle 9:00 siamo già a Shirley Heights, un'altura dalla quale si gode di una delle più belle viste di Antigua (e forse di tutti i Caraibi) sul sottostante porto naturale di English Harbour ... Qui, in epoca coloniale, furono erette dagli inglesi massicce fortificazioni (i cui resti sono ancora ben visibili lungo la strada) per fronteggiare eventuali invasioni, mai verificatesi, da parte dei francesi, di stanza nella vicina isola di Guadalupa.
Una volta scesi da Shirley Heights torniamo per qualche chilometro sui nostri passi fino alla cittadina di Falmouth, dove ci mettiamo alla ricerca della via per Rendezvous Bay ... Già il nome (baia dell'appuntamento ... segreto) è tutto un programma, infatti non c'è nessuna indicazione e siamo completamente disorientati tanto che pensiamo di rinunciarvi. Solo allora incontriamo un altro fuoristrada (di italiani) e insieme a loro ci avventuriamo lungo un accidentatissimo sterrato al termine del quale troviamo l'insenatura che, ci dicono, solitamente si raggiunge via mare.
Molto bella Rendezvous Bay, non c'è che dire ... soprattutto poco affollata e con un mare da cartolina, ma non riusciamo proprio a godercela a causa dei pensieri circa la strada del ritorno, con quei buchi e quelle pendenze proibitive, così, dopo un bel bagno ed un pranzo consumato in fretta, torniamo a Falmouth tirando un bel respiro di sollievo e ringraziando il nostro fedele Feroza Daiathsu per le sue provvidenziali quattro ruote motrici!
Nel primo pomeriggio ci rechiamo nel ben più tranquillo English Harbour e più precisamente nel luogo chiamato Nelson Dockyard ... il sito storico per eccellenza di tutta Antigua.
Se fu Cristoforo Colombo, nel 1493, durante il suo secondo viaggio, a scoprire l'isola e a chiamarla così in onore di Santa Maria de Antigua, la statua miracolosa della cattedrale di Siviglia al cospetto della quale aveva pregato alcuni giorni prima di partire, fu un altro ammiraglio a renderla famosa: Horatio Nelson.
L'eroe della marina inglese venne qua nel 1784 come comandante in seconda della Royal Navy (che dal 1670 aveva trasformato English Harbour in una delle sue basi nel caribe) e vi restò per tre anni, fino al 1787, pattugliando le acque circostanti e facendo applicare il rigido "Navigation Act", legge emessa dal Parlamento Britannico che chiudeva tutti i porti inglesi alle navi degli allora neonati Stati Uniti d'America. Nelson tornò poi ad Antigua quasi vent'anni più tardi, nel 1805, per sole ventiquattrore, prima di partire per la battaglia di Trafalgar, che gli avrebbe offerto la gloria e la vittoria su Napoleone, ma gli sarebbe costata la vita.
Il Nelson Dockyard comprende diversi edifici risalenti all'epoca coloniale, accuratamente restaurati negli anni cinquanta, ed oggi sulle banchine dove un tempo attraccavano le navi di Sua Maestà sono allineate le più belle barche in crociera nell'area dei Carabi.
Con l'immagine di Horatio Nelson ben impressa nella mente andiamo poi alla ricerca di una spiaggia nella quale trascorrere il resto del pomeriggio ... Approfittando così della norma che prevede non vi siano spiagge private sull'isola ci rechiamo nell'arenile dell'esclusivo St. James Club, nella bella Mamora Bay, e lì fra suggestivi voli di pellicani concludiamo un'intensa quanto indimenticabile giornata.

venerdì 3 marzo 1995

Nella primissima parte della giornata, sempre accompagnati da un magnifico sole, ci spingiamo verso il centro dell'isola e passiamo dalla Betty's Hope Plantation.
La canna da zucchero fu introdotta ad Antigua intorno al 1650 e nel momento di massimo sviluppo delle piantagioni, nel Settecento, l'isola possedeva oltre duecento mulini a vento per macinarla ... Oggi però il tappeto verdeggiante di canne è scomparso, sostituito da una macchia giallo-grigia punteggiata dalle rovine dei mulini abbandonati ...
Betty's Hope fu la prima piantagione di Antigua, passata nel 1668 nelle mani della famiglia Codrington, che introdusse la produzione dello zucchero sull'isola e la mantenne fino al 1944. Per 250 anni Betty's Hope fu una delle proprietà più prospere dell'isola. La sua industria saccarifera chiuse negli anni venti, ma si continuò a coltivare la canna da zucchero fino agli anni settanta. Oggi invece i cespugli spinosi di acacia hanno tristemente invaso gli antichi campi di canna e solo uno dei due mulini a vento è sopravissuto, seppur perfettamente integro e funzionante ... In fin dei conti non è nulla di straordinario Betty's Hope, ma in effetti è una pietra miliare nella storia di Antigua e una piccola sosta è assolutamente d'obbligo.
Risaliti in macchina raggiungiamo Indian Town Point, ovvero l'estremo lembo di terra nord-orientale dell'isola, dove la furia dell'Oceano Atlantico ha plasmato strapiombanti scogliere a picco sul mare, oltre al curioso Devil's Bridge, un ponte naturale di roccia sul quale si abbattono fragorosamente le onde.
Nelle baie dei dintorni, più riparate, il mare è invece calmo e bellissimo, con i suoi straordinari colori, soprattutto a Long Bay, dove arriviamo prima di mezzogiorno ... Il luogo è davvero eccezionale, con la barriera corallina a poche decine di metri dalla riva e con scenografiche palme protese verso le paradisiache acque cristalline, peccato solo per qualche costruzione di troppo nelle immediate vicinanze.
A Long Bay trascorriamo piacevolmente tutto il resto della giornata, totalmente immersi nel più classico sogno tropicale, fin quando non decidiamo di far rientro al Jolly Harbour per assistere, in serata, ad uno spettacolo di musica caraibica.

sabato 4 marzo 1995

Con ancora il ritmo del reggae nelle orecchie oggi facciamo visita a St. John's, il capoluogo dell'isola, nonché la capitale della stato, dove in questo giorno della settimana si tiene il tradizionale mercato, che francamente non ci entusiasma più di tanto, così come le sue vie, disseminate di anonimi negozi e piuttosto caotiche ... decidiamo allora di andare al mare seguendo la strada che raggiunge l'estrema punta occidentale di Antigua, dove si trova la spiaggia di Hawksbill Bay.
Allietati da acque cristalline trascorriamo nella tranquilla insenatura un pomeriggio di completo riposo e di vita esclusivamente balneare, fin quando non decidiamo di correre al Jolly Harbour per assistere all'ormai classico spettacolo del calar del sole ... Ai Caraibi si dice ci siano i più bei tramonti al mondo e quello di questa sera davvero non scherza, con soffici nubi dorate in un cielo rosso fuoco, impreziosito da mille sfumature di giallo che sembrano tante pennellate di un esperto pittore ... ma il sipario ben presto si chiude e la notte, inesorabile, prende il sopravvento.

domenica 5 marzo 1995

La buona sorte ci assiste in questa vacanza e il sipario si riapre su di un'altra bella e assolata giornata.
Dopo essere stati, ieri, sul capo rivolto a ponente questa mattina cambiamo completamente punto cardinale e andiamo sulla punta più orientale, dove si trova la spiaggia di Half Moon Bay.
L'arenile, bianchissimo e bagnato da un mare a dir poco strepitoso, è uno dei più noti dell'isola, ma non per questo si può dire affollato, anzi lo troviamo semideserto e attorniato da una natura praticamente intatta, con branchi di pesci che nuotano fin quasi sul bagnasciuga, per niente intimoriti dalla nostra presenza, e con tanti colibrì che svolazzano intorno alle agavi retrostanti l'insenatura ... insomma, un piccolo paradiso, nel quale ci fermiamo volutamente a lungo, immersi in un altro sogno ad occhi aperti.
Trascorso ad Half Moon Bay anche buona parte del pomeriggio ci spostiamo poi a Shirley Height, dove eravamo già stati qualche giorno fa ... Su di questa altura, balcone naturale sul sottostante English Harbour, ogni domenica sera una folcloristica band locale suona musica caraibica incessantemente, fin quando la magica luce del tramonto non invade tutta la baia, dando vita a scorci mozzafiato.
Arricchiti dall'emozionante esperienza di Shirley Height facciamo rientro col buio quasi completo al Jolly Harbour, percorrendo fra l'altro anche la Fig Tree Drive, una zona di vegetazione piuttosto fitta ed inquietante se illuminata unicamente dai fari del nostro Feroza Daiathsu.

lunedì 6 marzo 1995

Sopravvissuti all'esperienza di guida notturna andiamo ad iniziare una nuova settimana di vita caraibica a spasso per l'isola di Antigua, con la quale abbiamo ormai una certa confidenza.
Cerchiamo di cogliere i piccoli particolari, che fin od ora ci erano sfuggiti, come la semplice architettura creola delle abitazioni locali, e tirando le somme di un'intensa prima parte di viaggio ci andiamo a fermare nella spiaggia che forse più di tutte ci aveva impressionato per le sue caratteristiche, ovvero Long Bay, nella parte nord-orientale dell'isola.
Trascorriamo sull'arenile meravigliosi scampoli di vita balneare, intenti a crogiolarci al sole e ad esplorare la barriera corallina, fin quando non decidiamo di tornare in direzione del Jolly Harbour, percorrendo la strada costiera che segue il profilo meridionale di Antigua, compresa la Fig Tree Drive, che alla luce del giorno fa tutto un altro effetto.

martedì 7 marzo 1995

Consegnata, un po' a malincuore, la nostra auto, alle prime luci dell'alba ci prepariamo a partire, a bordo del catamarano Falcon, dal porticciolo del Jolly Harbour, per una gita via mare lungo la costa settentrionale dell'isola.
Appena preso il largo ci da il benvenuto uno spettacolare arcobaleno che sembra sorgere dalle acque, poi, impostata la rotta, navighiamo placidamente per diverse ore così da approdare per pranzo sulla solitaria ed incontaminata Bird Island.
Gli aggettivi si sprecano per descrivere questo piccolo fazzoletto di terra lanciato da mano sapiente, poche miglia al largo della costa di Antigua, negli stupendi flutti dell'Oceano Atlantico.
Gettiamo l'ancora nella piccola baia riparata che guarda a sud, la cui laguna cristallina sembra brillare di luce propria, e ci sistemiamo con le nostre cose nell'esclusiva spiaggia di sabbia bianchissima. Facciamo un irrinunciabile bagno e consumiamo un primordiale pasto, poi partiamo a piedi per esplorare Bird Island.
Impieghiamo pochi minuti a raggiungere il punto più alto, dal quale con un unico sguardo si cattura tutta l'isola, su di un lato lambita da placide acque trasparenti e mille tonalità d'azzurro e sull'altro dalla furia dell'oceano, che ha dato vita anche ad uno scenografico arco naturale di roccia.
Dopo la passeggiata torniamo alla spiaggia e ci concediamo un altro bagno, prima di ripartire alla volta del Jolly Harbour mettendo fine ad un'esperienza davvero indimenticabile ... Così come indimenticabile è anche l'ultimo tramonto colto poco più tardi dalla baia del complesso turistico, perché domani mattina lasceremo l'isola di Antigua.

mercoledì 8 marzo 1995

Dopo colazione e una volta consegnate le chiavi del nostro mini appartamento si presenta a prenderci un pulmino di Viaggidea, col quale ci lasciamo alle spalle l'accattivante Jolly Harbour per raggiungere il vicino aeroporto e da lì spiccare poi il volo per l'isola di Barbuda.
La trasvolata, a bordo di un ridotto aeroplano ad elica, è brevissima e già dall'alto notiamo la piatta morfologia dell'isola, di origine corallina, che si estende per 160 chilometri quadrati ed è abitata da non più di 1500 anime ... Tocchiamo così terra sull'unico pezzetto d'asfalto di Barbuda, ossia la pista del suo minuscolo aeroporto, e passate da poco le 10:00 siamo già all'Hotel Palmetto, circa a metà della costa occidentale, che ci ospiterà per le prossime quattro notti.
La struttura turistica, di ridotte dimensioni e a direzione italiana, è una delle tre dell'isola (le altre sono: il Coco Point Lodge, aperto solo pochi mesi all'anno, e l'esclusivo K-Club di proprietà della stilista Krizia) e si affaccia sulla lunghissima Low Bay, chiamata anche Pink Sand Beach per le caratteristiche della sua sabbia, che presenta evidenti sfumature di rosa ... Lì, in un ambiente quasi irreale, forse per la scarsissima vegetazione, e sospesi idealmente fra terra, cielo e mare, trascorriamo tutto il resto della giornata, oziando vergognosamente, ma anche cercando di organizzare i prossimi giorni dedicati alla scoperta dell'isola.

giovedì 9 marzo 1995

Nella mattinata prendiamo subito parte ad un'escursione organizzata che ci porta ad esplorare, con l'ausilio di piccole barche a motore, la Codrington Lagoon, un bacino salmastro che occupa quasi un terzo della superficie dell'isola, ma soprattutto la zona della Nature Reserve of the Frigate Bird, la più grande nidificazione al mondo di uccelli fregata (circa 2500 coppie).
I volatili, di un nero brillante, hanno un'apertura alare di due metri e mezzo e volano fino a 600 metri di altezza lanciandosi in picchiate che superano i 400 chilometri orari e che gli valgono la fama di esseri viventi più veloci del pianeta ... Sono davvero tanti, appollaiati fra le piante di mangrovie, e in questo periodo dell'anno si possono ancora vedere alcuni maschi che sfoderano il vistoso gozzo rosso come rituale di accoppiamento, anche se la maggior parte dei rapporti si è già da tempo consumata, come testimoniano i tanti piccoli presenti, che sono ricoperti da una curiosa lanugine completamente bianca.
Sembra di vivere dentro a un documentario ed è un'esperienza che ci rimarrà sicuramente impressa: questo è quello che pensiamo sulla via del ritorno al Palmetto, ma non è stata un'escursione particolarmente lunga e siamo solo a metà giornata, così ci organizziamo per trascorrere il pomeriggio.
In compagnia di altri turisti italiani chiediamo ci venga mandato un taxi ... e tiriamo su un bel respiro di sollievo quando lo vediamo arrivare perché, ci dicono, in piena coerenza con i ritmi caraibici, oggi (un giorno qualunque) il tassista avrebbe anche potuto decidere di far festa.
Ci facciamo accompagnare a spasso per le polverose strade dell'isola. Passiamo prima dalla Martello Tower, un torrione massiccio, cupo e invaso dalle erbacce, costruito dagli spagnoli e la sola testimonianza storica dell'epoca. Attraversiamo Codrington, il minuscolo capoluogo, unico villaggio di Barbuda, e percorrendo piste fiancheggiate da numerosi cactus arriviamo sulla costa est, bagnata dall'inquieto oceano, alla bella Two Feet Bay.
Qui la natura domina incontrastata e la civiltà sembra lontana anni luce, se si esclude la presenza del nostro sconquassato automezzo. Nei dintorni ci sono anche delle grotte dove osserviamo alcune scarne incisioni attribuite agli indiani caribi, i primi abitanti dell'isola, ora estinti.
Arricchiti da un'altra esperienza facciamo così ritorno al Palmetto e più tardi, con un infuocato tramonto, concludiamo degnamente un'intensissima giornata.

venerdì 10 marzo 1995

Mai paghi di esplorare il luogo in cui ci troviamo siamo di nuovo a bordo di un'imbarcazione, con la prua rivolta verso il punto più meridionale dell'isola, così lungo il percorso facciamo anche l'esperienza della pesca al traino ... e veniamo premiati con la cattura di un voracissimo barracuda.
A metà mattinata sbarchiamo a Spanish Point, laddove Oceano Atlantico e Mar dei Caraibi si incontrano, e sulla spiaggia bagnata da quest'ultimo ci accampiamo ... Meravigliosa! ...Sabbia bianchissima e mare che sembra cristallo liquido, nel quale abbondano enormi conchiglie (gli strombi giganti), dalle stupefacenti sfumature di rosa. Andiamo anche a fare snorkelling nella vicina barriera corallina e per pochi istanti avvistiamo anche uno squalo nutrice (completamente innocuo, ma per un attimo l'adrenalina è salita alle stelle!).
Sul lato bagnato dall'oceano, come spesso accade, la costa è invece accidentata e battuta da spumeggianti onde.
Trascorriamo a Spanish Point in pratica tutta la giornata e quando ce ne andiamo vi lasciamo un pezzetto di cuore, perché è un piccolo capolavoro di madre natura ed un angolo ancora incontaminato dei Caraibi, che speriamo rimanga tale per sempre.
In serata ci divertiamo a vedere il ritmo davvero soft dei camerieri locali, che impiegano diverse ore a sistemare una manciata di tavoli ... ed il nostro frenetico lavoro quotidiano, in confronto, sembra appartenere ad un'altra dimensione!

sabato 11 marzo 1995

La vacanza è ormai agli sgoccioli e oggi è l'ultimo giorno intero che passeremo a Barbuda ... Ci facciamo così accompagnare a Cocoa Point, sempre nel sud dell'isola, in un'altra sensazionale spiaggia. Lì si trova il K-Club, da sette milioni di lire al giorno, ma noi non ci formalizziamo e ci ritagliamo il nostro angolo di paradiso.
Con la barriera corallina a pochi metri dal bagnasciuga ed un mare dai riflessi strabilianti, ci concediamo in dimenticabili bagni in compagnia di pesci colorati e sorprendenti tartarughe ... il degno epilogo di un viaggio meraviglioso sotto il sole del caribe.
A Cocoa Point trascorriamo tutto il tempo a nostra disposizione, fin quando, rientrati al Palmetto, non ci godiamo anche l'ultimo spettacolare tramonto ... prima di ritirarci in camera a preparare, un po' malinconicamente, le valige per il ritorno.

domenica 12 marzo 1995

Lasciamo l'Hotel Palmetto e poco più tardi anche l'isola di Barbuda a bordo del solito, piccolo aeroplano.
Atterrati ad Antigua dobbiamo però attendere diverse ore prima di salire sul velivolo dell'Air Europe che ci riporterà in Italia.
Nel tardo pomeriggio, finalmente, spicchiamo il volo, ma non restiamo per molto in quota, infatti, mentre calano le tenebre noi scendiamo sull'isola di Giamaica per uno scalo tecnico.
Prima di tornare ad aleggiare in direzione dell'Europa scocca così anche la mezzanotte.

lunedì 13 marzo 1995

Affrontiamo la notte sull'Oceano Atlantico e solo in vista del caro vecchio continente il sole riappare all'orizzonte, riaprendo idealmente il sipario sulla vita quotidiana e i suoi numerosi grattacapi, ma lasciando intatti i bellissimi ricordi di Antigua e Barbuda ... Poi l'atterraggio a Milano Malpensa e lo snervante tragitto in treno fino a casa.