Partenza!
sabato 7 agosto 2010
Partenza da Venezia alle ore 13,00, in ritardo di circa 1 ora rispetto all’ora stabilita; atterraggio a Madrid alle 15,45, per traffico congestionato sull’aeroporto dobbiamo fare qualche giro prima di atterrare. Cominciamo bene!
Dal terminal 4 dobbiamo spostarci al terminal 4S, per fortuna nella rivista della linea IBERIA sull’aereo c’era l’indicazione di un treno elettrico che collega i due terminal, altrimenti sarebbe diventato ancora più difficoltoso trovarlo avendo poco più di 50 minuti per trasferirci da uno all’altro e imbarcarci sull’aereo per l’Havana.
L’aereo intercontinentale parte in perfetto orario alle ore 17,00 e dopo un volo di circa 9 ore e 30 minuti atterra alle 20,30 a l’Havana (ora locale – 6 rispetto all’Italia).
Caspita! Il caldo è asfissiante anche a quest’ora!
Per fortuna all’aeroporto ci stanno aspettando per il trasporto all’albergo: 2 taxi ci porteranno a destinazione, almeno speriamo, la partenza non è delle migliori. Il taxi che deve portare me e Nicolò non va neppure in moto! Continuiamo bene!
Il viaggio verso l’albergo è traumatizzante: il parco macchine è una cosa indescrivibile, non esistono regole se non quella di circolare a tutti i costi, in moto si circola almeno in due, in macchina prendono posto tutti quelli che è possibile imbarcare. Lungo i marciapiedi sostano al buio centinaia di persone che aspettano un passaggio. Le biciclette senza fanali sono un pericolo per chi circola in auto quindi si transita nella corsia più a sinistra e si sorpassa a destra.
L’odore di gas di scarico è indescrivibile!
Arriviamo all’Hotel O’ Farril verso le 10,00 di sera, che sarà anche un albergo a 4 stelle per gli standard cubani, ma lascia veramente a desiderare: alcune stanze, comprese le nostre due, non hanno finestre, sembra di vivere murati nella stanza!
A mezzanotte circa, dopo avere fatto una breve passeggiata nei dintorni dell’albergo rientriamo e proviamo a fare una doccia ma SORPRESA! Non c’è acqua calda e l’aria condizionata regolata a - 10 gradi non ci consente di fare la doccia fredda, ci asciughiamo e andiamo a letto!
Come già detto l’aria condizionata è micidiale!!! Ci sono almeno 20 gradi di differenza tra l’interno della camera e l’esterno. Quando esco dalla stanza mi si appannano le lenti degli occhiali! Che per i cubani questo corrisponda al lusso?
Ci svegliamo alle 4 di mattina, a casa nostra sono le 10,00. Adesso l’acqua calda scorre a volontà, ci permettiamo quindi una bella doccia; però come facciamo a fare arrivare l’ora della colazione visto che sono circa le 5,00 e la colazione si può fare a partire dalle 7,00?
La Habana
domenica 8 agosto 2010
Prima di colazione facciamo un giro per la città mentre sorge il sole, alla prime luci del giorno la città si presenta ancora peggio che con il buio, avvicinandoci al canale che immette al porto si cominciano a notare i segni del degrado che pervade l’isola.
Le strutture che un tempo dovevano renderla un gioiello dei Caraibi sono ora in completo degrado, l’acqua del canale è piena di rifiuti e gli odori nell’aria non sono sempre gradevoli. Alla fine del canale, dove inizia il Maleçon cioè il lungomare di L’Havana, una quindicina di persone pesca in gruppo, quando provo a fotografarli uno di loro si arrabbia e quindi desisto (ma alcune foto le ho scattate ugualmente).
Ci incamminiamo per il Maleçon che, se si da un occhiata superficiale, risulta gradevole, ma più osservi e ti incammini per percorrerlo più si fa grande la consapevolezza che L’Havana sta andando letteralmente a pezzi. Rimangono i fasti di un antico splendore e i resti di un recente e inarrestabile declino. Alcuni palazzi sembrano sul punto di crollare, ma se guardi bene alla finestre ci sono panni stesi e le luci sono accese. E’ incredibile ma qualcuno ha il coraggio di vivere in questi posti.
Torniamo all’albergo con la consapevolezza che la situazione è ancora peggio di quello che pensavamo.
Facciamo colazione nell’albergo, quando entriamo io e Nicolò ci sono solo 2 tavoli occupati, aspettiamo circa 5 minuti e veniamo serviti di pane, prosciutto cotto, formaggio, un salame rossiccio con un sapore pessimo, un uovo sodo (o alla coque non avremo mai il coraggio di verificare) che non ispira molta fiducia, marmellata prodotta in Spagna e una coppetta di frutta con cocomero, ananas e guayava, ci servono anche caffè luuungooo e succo di mango e guayava (questo frutto, finora per noi sconosciuto, ci accompagnerà costantemente per tutto il viaggio, rivelandosi ottimo sia come succo che come frutto fresco).
A Tiziana e Maurizio toccherà invece un’attesa abbastanza lunga perché tutti gli ospiti dell’albergo si sono alzati ma soprattutto perché il concetto tempo per i cubani è sempre molto relativo.
Alla reception dell’albergo cambiamo 200 euro che per noi equivalgono a 210 CUC (pesos convertibili), a Maurizio mezz’ora dopo ne danno 215 sempre per 200 euro! Anche questa è Cuba! Con l’andar del tempo ci accorgeremo che tutti nell’isola arrotondano il loro stipendio come meglio possono!
Alle 10,00 arriva Ramon mandato dall’Agenzia di Viaggio, il quale ci illustra alcune iniziative che Press Tour mette a disposizione dei turisti, poi, verso le 10,45 partiamo con Ariadna alla scoperta di L’HabanaVieja.
La guida è molto carina e parla perfettamente l’italiano che ci dice avere imparato a scuola; ci descrive in maniera molto professionale la città, ma ci fa vedere quasi esclusivamente le cose migliori della zona, evitando egregiamente i luoghi che possono dare un’immagine negativa della città..
Ci porta a visitare un negozio che vende sigari (probabilmente riceve una provvigione per ogni acquisto effettuato dai turisti), ci porta poi alla Bodeguita del Medio dove non riusciamo ad entrare poiché si rivela essere piccolissimo e pieno zeppo di gente che canta e che beve Mojitos.
Proseguiamo poi per diverse strade e piazze assolate e calde per arrivare ad un locale dove spremono la canna da zucchero che mescolano a succo di lime e rum e lo servono ai clienti.
Tutto sommato le 2 ore circa che trascorriamo con Ariadna sono piacevoli, ci lascia verso le 12,40 e noi proseguiamo incamminandoci verso il Campidoglio, e, senza volerlo ci troviamo davanti al Floridita.
Come non approfittare ad entrare e assaggiare il famoso Daiquiri di Hamingway!
Ci sediamo quindi al bancone e ne ordiniamo 4! Assistiamo in prima fila all’esecuzione del famoso cocktail, adesso la tecnologia la fa da padrona anche al Floridita! 3 frullatori sostituiscono lo shaker! Il capo barman riempie il mixer con gli ingredienti: ghiaccio, zucchero, limone, maraschino e rum (credo avesse ragione Maurizio dicendo che il rum era annacquato anche perché ho bevuto mezzo Daiquiri senza sentirmi brilla, avevo solo un po’ di caldo ma non mi girava la testa!) e pigia il tasto di accensione, tutto il resto lo fa la macchina.
In questo locale si respira un’aria diversa rispetto a tanti altri che frequenteremo in seguito, la professionalità ha sposato la modernità pur mantenendo nel locale l’atmosfera che doveva avere tanto appassionato Hamnigway .
Facciamo due passi per la città con un caldo bestiale, stiamo sudando da ogni poro, per fortuna a Tiziana viene in mente di provare il Bus turistico, la ricerca ci porta via un po’ di tempo, ma alla fine, dopo avere chiesto indicazioni a due persone fermate per strada, troviamo la fermata; arriviamo noi e arriva anche il bus (che fortuna!)
Il tour merita di essere fatto, in circa 2 ore (comprese le tante soste) visitiamo sommariamente tutta la città fino ad arrivare alla zona balneare, vediamo così tutte le zone, degradate o meno, della capitale. Alla fine scendiamo contenti e ci incamminiamo verso l’albergo attraversando un grande viale pedonale trasformato quasi in una galleria d’arte all’aria aperta, diversi artisti locali espongono i loro quadri, alcuni dei quali molto ben fatti, gradevoli alla vista e tutti con colori vividi e sgargianti.
Sosta in albergo dove riusciamo a fare una gradevolissima doccia calda e poi, alle 20,00, all’Hotel S. Miguel cena sul terrazzo con splendida vista e ottimo cibo: aragosta, gamberi, riso e un filetto di pesce sconosciuto.
Tutto ottimo ma il prezzo è ottimo? 100 CUC per quattro persone (sarà la cena più cara in assoluto in tutta la nostra permanenza sull’isola).
Mentre torniamo all’albergo assistiamo anche ai fuochi d’artificio ma io sono tanto stanca da non riuscire più a tenere gli occhi aperti. Come tocco il letto cado in coma!
Sempre a L'Habana
lunedì 9 agosto 2010
Sveglia alle 5,00 (buona forza, in Italia sono le 11,00), passeggiata per le strade della città vecchia. La piazza della Cattedrale è quasi deserta, solo poco a poco le strade de L’Havana si vanno popolando.
Oggi usciamo dal percorso che ci ha mostrato la guida di ieri mattina, la situazione che scopriamoè ben diversa, le strade sono disastrate e la sporcizia la fa da padrona. Le vie sono piene di cagnolini che vagano alla ricerca di un pezzo di pane e di un po’ di compagnia; uno di questi ci farà compagnia per tutto il tempo della passeggiata seguendoci discretamente e silenziosamente.
Torniamo in albergo per la colazione e poco dopo inizia a piovere, la pioggia a Cuba non rinfresca, aumenta solo l’umidita!
Dopo colazione, armati di impermeabile, ci incamminiamo, la meta è il Museo della Rivoluzione; Nicolò vuole vedere il basco del Che e il cavallo di Fidel Castro, sarà accontentato solo per metà perché solo il basco è esposto.
Il palazzo che ospita il museo era la dimora di Fulgenzio Batista il dittatore deposto dalla rivoluzione castrista.
Quando usciamo dal museo ancora piove, ma poco alla volta il cielo schiarisce e la pioggia ci concede una tregua; ci incamminiamoallora verso la Bodeguita del Medio ma anche questa volta un muro di persone ci impedisce di avvicinarci all’ingresso!
Ripieghiamo per il locale della Piazza della Cattedrale e prendiamo un Mojito seduti ai tavolini della piazza; un gruppo di ragazzi canta “Guantanamera” e altre famose canzoni cubane con un ritmo coinvolgente.
Decidiamo poi di andare in avanscoperta in vista del noleggio della macchina di domani, entriamo quindi all’Hotel AmbosMundos.
In questo storico hotel soggiornò per diversi periodi, nella stanza 511, Ernest Hamingway; ci dicono che la stanza oggi non si può visitare (forse è troppo tardi?) ma domani sicuramente lo potremo fare.
L’addetto al noleggio auto ci informa che la nostra auto sarà una macchina “cinese”! Caspita! Questo ci mancava!!!
Gironzoliamo per la città fino alle 17,30 circa poi torniamo in albergo. Maurizio e Nicolò prolungheranno la loro passeggiata mentre io e Tiziana ci permettiamo una bella doccia.
Ore 18,30 aperitivo “romantico” (così come riportato nel depliant del pacchetto di offerte dell’albergo) al bar dell’hotel, cosa significhi romantico ancora non lo abbiamo capito!
Alle 20,30 cena all’hotel: pollo e manzo! Ma si sopravvive! Durante la cena ha piovuto ancora, ma quando terminiamo smette, questo ci consente di fare una capatina alla Bodeguita, questa volta riusciamo ad entrare e prenderci un Mojito. Non si può venire a Cuba senza farci una capatina! Musica e clima festoso, molto gradevole.
Da L'Habana a Varadero
martedì 10 agosto 2010
Arisveglia alle 5,00.
Passeggiata sul Maleçon con un traffico intenso che rende l’aria irrespirabile, per fortuna che a Cuba le auto sono poche e la benzina scarseggia!!!
Torniamo all’albergo per la colazione e ancora una volta dobbiamo armarci di santa pazienzaperché il servizio è lentissimo, noi con i nostri ritmi abbiamo qualche difficoltà ad accettarli ma dobbiamo adeguarci…
La nostra prossima meta è l’Hotel AmbosMundosdove visitiamo la stanza 511 dove soggiornò a lungoHamingway, proviamo poi a farci consegnare l’auto che abbiamo noleggiato dall’Italia.
Qui inizia la tragicommedia!
Cidicono che l’auto c’è ma non ce la possono consegnare perché manca la maniglia della portiera posteriore destra. Insistiamo un po’ dicendo che non ci interessa e ne facciamo a meno.
L’impiegato, con una lentezza da bradipo compila un modulo tutto a mano fornendoci istruzioni che a noi sembrano alquanto superflue.
L’operazione tra ritardo e registrazione ci porta via circa 2 ore.
L’impressione che riportiamo da questa operazione è che l’impiegato sia fondamentalmente una persona disonesta e che si metta in tasca, a scapito dei clienti, quello che riesce (nel nostro caso circa 5 CUC di benzina).
Intanto a L’Havana piove!
Il “Chico” ci porta alla “macchina”, una KiaCarel scassatissima!!! Ci fa fare il giro dell’auto per vedere cosa non funziona e cosa è danneggiato.
Farebbe prima a segnare cosa funziona!
Tiziana giustamente fa notare che lo scontrino della benzina riporta la cifra di 55 CUC ma noi abbiamo pagato 60,50 CUC di gasolina quindi la differenza dove è finita???
Il “Chico” (che avrà almeno 50/55 anni) si arrabbia moltissimo e fa l’offeso esclamando “proprio a me vengono a dare del ladrone”!
Forse (anzi senza dubbio alcuno, come vedremo in seguito) Tiziana ha colpito nel segno!!!
A proposito, tutto il viaggio lo faremo senza la maniglia della portiera posteriore destra (quella di Tiziana, tanto per intenderci) cosa che non ci sconvolge la vita ma la complica solo un po’.
Mi piacerebbe sapere come sarebbe andata a finire se non avessimo deciso di prenderci la macchina così com’era e avessimo preteso la riparazione, forse saremmo ancora in attesa del pezzo di ricambio; un sospetto ci ha sfiorato: il guasto alla maniglia risaliva veramente alle ultime ore oppure (cosa più plausibile) mancava già da diverso tempo?
Uscire da L’Havana, per di più sotto la pioggia, non è un’impresa di poco conto, finalmente quando stiamo disperando (e dopo diverse inversioni di marcia e cambiamenti di rotta) arriviamo sull’”autopista”, non è quello che volevamo fare, ma almeno ci stiamo spostando dalla città:
Le indicazioni stradali sono inesistenti, a fatica troviamo le indicazioni per Matanzas, la città che ci siamo prefissi come meta.
Il tragitto lo facciamo tutto sotto la pioggia. Quando arriviamo a Matanzas e Nicolò accosta a destra per capire cosa fare, un uomo si avvicina e inizia a “svarionare” su Caligola e la storia romana.
Maurizio gli chiede se sa dove possiamo trovare 2 camere per la notte, lui subito ci dice che a Matanzas c’erano più di venti alberghi ma che sono tutti chiusi a causa del regime di Castro, ma che lui ha la persona giusta, un ingegnere che ha 2 camere con aria condizionata.
Sale in macchina (di fianco a me dicendomi di spostarmi!?) e inizia a mandarci a destra e a sinistra alla ricerca della fantomatica casa.
Scopriremo in poco tempo che liberarsi di un cubano è difficile come liberarsi dalle pulci,!
Per fortuna non troviamo stanze libere nelle case che ci propone e ci congediamo dal “tizio” insistente dicendo che vista la difficoltà a trovare alloggio optiamo per cambiare città e avvicinarci alla costa.
Matanzas è in completo decadimento, le strade sono piene di detriti portati forse dalla pioggia e i buchi sulla carreggiata sono più numerosi e profondi che mai.
Decidiamo quindi di andare verso Varadero per cercare un albergo decente dove soggiornare.
Per entrare a Varadero bisogna pagare 2 CUC quindi gli abitanti di Cuba non possono permettersi di entrarvi tanto spesso e la penisola è quindi popolata quasi esclusivamente da turisti.
Troviamo un albergo All Inclusive A 154,00 CUC – compresa cena, colazione e pranzo. Pagando con la carta di credito c’è però un aggravio dell’11,75% (ulteriore ladrocinio).
Accettiamo le condizioni e paghiamo, abbiamo il servizio All inclusive per tutto, ci mettono al polso un bracciale che ci identifica come clienti dell’albergo e possiamo quindi approfittarne subito; chiediamo quindi un caffè (blah!) e un succo di frutta.
Le stanze sono pulite e spaziose e finalmente abbiamo le finestre e persino un terrazzo!
La cena al self service ci piace: assaggiamo di tutto un po’.
Usufruiamo ancora dei servizi del bar e ci facciamo una passeggiata per la cittadina alla ricerca del mare, riusciamo a trovarlo ma l’oscurità non ci fa vedere nulla, solo la schiuma bianca quasi fosforescente (ma è normale?) delle onde si intravede nel buio totale. Decidiamo di tornare domattina per un bagno e rientriamo all’albergo per dormire (prima altra sosta al bar).
Da Varadero a Playa Larga
mercoledì 11 agosto 2010
Sveglia alle 5,40.
Siamo a Varadero!
Facciamo un giretto per l’albergo. Caspita! È un intero villaggio con piscina, bar, ristoranti e vialetti, ma il tutto è recintato.
Colazione a buffet dove abbiamo mangiato a nostro gradimento poi… bagno nell’Oceano!
L’acqua è di un verde trasparente bellissimo, non ci sono alghe ma in compenso ci sono onde oceaniche, con una di queste Maurizio perde gli occhiali. Per un’ora circa proviamo a cercarli nell’acqua. Il risultato è stato che Nicolò ha assunto un colorito rosa acceso e gli occhiali, naturalmente, non sono stati ritrovati.
A malincuore abbandoniamo le ricerche e torniamo in camera perché ormai le 12,00 sono vicine e dobbiamo liberare le stanze. In 15 minuti facciamo la doccia e i bagagli!
Partenza per la Baia dei Porci.
Come lasciamo Varadero il paesaggio cambia, siamo alla ricerca di un distributore di benzina, mentre attraversiamo i paesi prendiamo coscienza di quello che deve essere la vita quotidiana di Cuba: una miseria che a parole è difficile da descrivere, i piccoli e anche i meno piccoli paesi che attraversiamo sono fatiscenti, il mezzo di trasporto più usato è il carro con i cavalli oppure un camion che carica persone nel cassone!!!
La ricerca della benzina non procede bene, in un distributore non hanno la benzina “especial”, in uno non c’è la corrente e non possono rifornirci, nel distributore seguente ci dicono che non hanno benzina ma ci comunicano che abbiamo sbagliato strada e che se vogliamo andare verso la baia dei Porci dobbiamo tornare indietro. Uffa, che fatica fare benzina e trovare la strada giusta!
Finalmente riusciamo a fare rifornimento. Adesso ci sentiamo meglio! Troviamo anche le indicazioni per la Baia de lo Cochinos, la nostra meta.
Attraversiamo paesi che sembrano usciti da un incubo, solo la strada centrale è percorribile, le strade secondarie sono in condizioni disastrose, buchi, sassi e rifiuti.
Attraversiamo chilometri e chilometri di terre che forse 50 anni fa erano uno splendore di coltivazioni, ora tutto sembra, ed è, in uno stato di abbandono totale.
Ci avviciniamo alla baia; fermandoci per bere un succo di frutta veniamo a sapere che queste sono zone dove vivono i coccodrilli, rimandiamo a domani la visita alle paludi con i relativi abitatori (visita che poi non faremo) e andiamo alla ricerca di un albergo che sia sulla strada per la Baia dei Porci. Sulla guida troviamo l’indicazione che pare fare al caso nostro: Hotel Playa Grande, composto da bungalows di cemento, che, tutto sommato non sono neanche malaccio (a parte le formiche che dormiranno con noi), la spesa per una notte più la colazione è di 48 CUC.
Il ragazzo che ci mostra gli alloggi ci propone anche la cena, con 15 CUC ci daranno aragosta, filetto di pesce e coccodrillo!!! Prenotiamo anche questa cena e partiamo per la Baia.
Per arrivarci attraversiamo una zona paludosa, ogni tanto ai lati della strada ci sono cippi in cemento che portano una targhetta con il nome di un cubano morto nei tre giorni del 1961 nei quali ci fu lo sbarco dei 2000 paracadutisti mercenari alla Baia dei Porci. Arriviamo alla fine della strada e visitiamo il Museo di Giron.
Nello sbarco morirono 156 cubani, le loro foto sono esposte in questo museo all’interno del quale c’è una temperatura micidiale (forse supera i 40 gradi).
Andiamo quindi alla ricerca del luogo dello sbarco, ma come ormai ci succede spesso abbiamo una grande delusione perché una barriera di cemento armato rende la zona orribile! Ci spostiamo un po’ e troviamo un paesaggio migliore, la spiaggia è formata da corallo, i ciottoli sono pezzi di corallo morto, stupenda!
Torniamo all’albergo sotto un acquazzone da diluvio universale (uno dei tanti).
Ah! Dimenticavo, lungo la strada bisogna essere abili a scansare i granchi che attraversano la strada. Sono tanti e alcuni sono anche piuttosto grandi.
La cena sulla spiaggia la troviamo ottima, il coccodrillo non è niente male, l’aragosta sembra buona ed il filetto di pesce pure, il contorno è formato da banane fritte e riso giallo. Tutto buono. Andiamo a letto verso le 10,00 (quasi con le galline).
Attraverso la Penisola di Zapata
giovedì 12 agosto 2010
Dopo colazione, verso le 8,30 decidiamo di fare il baio a Playa Larga, l’acqua è calda ma è meno bella di quella di Varadero (ma questo è il Mar dei Caraibi!), non c’è un’onda nemmeno a pagarla.
Mentre entro in acqua disturbo un granchio che mi pizzica un piede (per fortuna doveva essere piccolo), a parte lo spavento però non riporto nessuna conseguenza. Sguazziamo per un po’ e poi risaliamo, a questo punto faccio uno sgradevole incontro con una medusa; accidenti a lei che male!
Disavventura a parte verso le 9,30 partiamo con destinazione Cienfuegos – Trinidad percorrendo quella che sulla carta sembra una strada costiera, questa si rivelerà la scelta più sbagliata al mondo.
Se all’inizio la strada è si sterrata e piena di buche ma percorribile, proseguendo si restringerà sempre più. Dopo diversi chilometri percorsi nel nulla chiediamo indicazioni ad un cubano che transita in bicicletta, ci dice che la strada più avanti è messa molto male e ci consiglia di prendere una strada alternativa. Si rivelerà un disastro!
Intanto all’incrocio che ci ha indicato non riusciamo ad individuare la strada da imboccare, poi, dopo avere chiesto ad un vecchio che dormiva all’ombra degli alberi indicazioni per la strada che intendiamo fare questi ci dice che la strada c’è, ma lui non la percorre da circa 20 anni e che quindi non sa dirci in quali condizioni sia.
Le indicazioni precise ce le fornisce poi un ragazzo che ci porta fino al punto dove inizia il sentiero. Errore Tragico!
Iniziamo ad addentrarci in quello che si rivelerà essere un percorso degno del Camel Trophy fatto con uno scassone di macchia che ad ogni buca o roccia struscia ed emette rumori indescrivibili, a poco a poco a me e a Tiziana viene a mancare la parola, ci ammutoliamo.
La situazione è tragica, vaghiamo nel nulla per circa 2 ore senza incontrare anima viva (nemmeno una delle strane capre incontrate fino ai confini della civiltà), percorrendo noi tre a piedi (Tiziana e Maurizio ed io), per non gravare con il nostro peso sulla macchina, per tre volte lo stesso pezzo di strada in andata e ritorno (forse non eravamo sicuri del percorso?); ad un certo punto troviamo un ostacolo insormontabile, per fortuna a Maurizio viene un’intuizione, forse c’è una stradina che bypassa il punto critico. Nicolò naturalmente non ha la pazienza di aspettare e prova ugualmente a passare, cosa questo abbia provocato lo scopriremo in seguito.
Aggiriamo l’ostacolo e proseguiamo il tragitto. Ad un certo punto Maurizio avvista una cosa in lontananza: Un Camion! Finalmente incontriamo un essere umano! Chiediamo quanto manca per il primo paese e questi ci dice che mancano più o meno sei chilometri e che la strada andando avanti migliora. Non si rivelerà essere proprio così!
Arriviamo più rincuorati in una stradina sempre sterrata ma non più compatta come quella appena lasciata, composta da corallo e roccia, bensì di terra rossa piena di buche e pozzanghere, ogni volta che ne incontriamo una dobbiamo scendere per saggiarne con un bastone la profondità. Finalmente qualche presenza umana si palesa, incontriamo qualche trattore nei campi ai lati della stradina, e, quando siamo a circa 100 metri dalla strada che a questo punto ci sembra un’autostrada e che dovrebbe essere la nostra salvezza, una voragine piena d’acqua ci sbarra la strada!
Nicolò, da solo sulla Kia affronta la pozzanghera a tutta velocità e usciamo dalla penisola di Zapata con una macchina sporca che più sporca non si può.
La nostra macchina è ridotta così male che più nessuno ci chiede un passaggio!!!
Arriviamo a Cienfuegos un po’ più sollevati e decidiamo di fare benzina, visitare la città e proseguire per Trinidad.
Al distributore un “Mecanico” ci fa notare che abbiamo una gomma sgonfia, scopriamo poi che il pneumatico è forato da 2 viti. Il Mecanico ci ripara la gomma ma ci fa notare che il pneumatico è molto mal messo e che è da sostituire. Questo ci preoccupa e non poco.
Sempre lo stesso tizio ci sistema la protezione in plastica della coppa dell’olio che penzola sotto il cofano dell’auto e che dobbiamo avere rotto nel punto più critico del Camel Trophy. Maurizio invece sistema il paraurti posteriore che si era (o forse era già) staccato.
Per 10 CUC si offre anche di lavarci l’auto, accettiamo e dopo circa mezz’ora ritiriamo la macchina, lavata con straccio e secchio d’acqua, molto più presentabile di prima.
Ci avviamo verso il Rent a car per il nostro problema alla gomma ma non troviamo nessuno.
Prendiamo allora 2 stanze all’Hotel Jagua per 105 CUC.
L’atrio dell’hotel si presenta benissimo, peccato che le stanze non siano altrettanto belle.
Sotto un ennesimo temporale da fine del mondo andiamo alla ricerca di un ristorante, Nicolò ha trovato sulla guida un nome che lo ispira: il Criolito, sarà un’impresa raggiungerlo, alla fine grazie ad uno dei soliti ragazzi che circondano l’auto per proporti ogni cosa, troviamo il ristorante: un’abitazione privata che occupa tutta la famiglia nel servire la cena. Il cibo sarà semplice ma discreto, aragosta con riso e fagioli, banane fritte e verdure, il tutto per 67 CUC in quattro bevande comprese.
Finiamo la serata alle 10,30 stanchi morti.
Da Cienfuegos a Cayo Coco
venerdì 13 agosto 2010
Alle 6,00 di mattina non c’è acqua!!! Ce la ridaranno verso le 6 e 30! Anche questa è Cuba! L’addetta alla reception dice che hanno un problema con le tubature, credo sia un problema endemico e non temporaneo come vogliono farci credere.
Facciamo colazione tra la puzza di uova fritte e ci avviamo di buon ora al Rent a Car per provare a risolvere il problema della gomma. Arriviamo all’ufficio di CubanaCar verso le 8,30: CHIUSO. Il cartello indica l’orario di lavoro 8,00 – 20,00. Telefono al servizio assistenza che risulta essere nella capitale, l’addetto all’assistenza ci assicura che provvederà ad inviare quanto prima il personale per sostituirci la gomma ammalo rata. Quando l’attesa sembra prolungarsi un po’ troppo a lungo e Nicolò e Maurizio hanno già cominciato a togliere la gomma con il ruotino di scorta ecco che arriva la squadra di pronto intervento, incredibile ma vero! In 15 minuti ci cambiano la gomma così che possiamo ripartire. A proposito, ci sbloccano anche i finestrini che Nicolò aveva bloccato (al momento di aprire lo sportellino del rifornimento ha spinto tutti i tasti possibili tranne quello giusto). Possiamo ora ripartire con destinazione Trinidad, attraversiamo spazi verdi bellissimi fino a costeggiare il mare, qui la costa è rocciosa e solo alcune zone più riparate hanno una piccola spiaggia.
Arriviamo a Trinidad che ci accoglie con un caldo appiccicoso e persone che lo sono altrettanto. Appena ci fermiamo tutti si avvicinano per proporci ogni sorta di cosa: parcheggio, ristorante, sigari, case particular e, se non ci fossimo Tiziana ed io anche un paio di ragazze cubane.
Trinidad ha un centro ben conservato, ma non sicuramente così ordinato come recita la guida.
Il caldo è asfissiante.
Tutto sommato la città è gradevolmente colorata ma ci aspettavamo forse qualcosa in più.
Ci mettiamo in cammino per SanctiSpiritus, dopo diversi chilometri altro nubifragio, all’improvviso le nuvole scaricano a terra una valanga di acqua.
La cittadina che troviamo ci sembra ultra civilizzata se messa a confronto con quelle visitate sin ora.
La via principale è solo pedonale, non ha buchi o voragini, la strada è piena di negozi e in banca Maurizio riesce persino a prelevare con la carta di credito!
Incredibile, sembra proprio un altro mondo. Nella strada dove abbiamo parcheggiato c’è persino una fabbrica di sigari.
La chiesa è semplice ma dignitosa. Un gruppo di ragazzi sta facendo in chiesa le prove per lo spettacolo che faranno la sera a scopo di raccogliere fondi.
Facciamo un po’ il punto della situazione per rientrare nella tabella di marcia e ci avviamo verso Cayo Coco.
Lungo la strada un acquazzone ci costringe a fermarci. Dopo pochi metri dal punto in cui ci fermiamo la strada è asciutta!
Troviamo finalmente l’ingresso (naturalmente dietro pagamento di 2 CUC) per Cayo Coco e ci avventuriamo dopo il controllo dei passaporti (???), verso l’isola.
Percorriamo un terrapieno con una strada che corre nella laguna per circa 30 chilometri. Arriviamo finalmente al termine della strada e ci fermiamo per vedere il mare, da una parte la scogliera è a picco sul mare, dall’altra parte c’è una piccola insenatura con sabbia bianca e finissima. L’odore non è però dei migliori, sembra che tra le mangrovie ci sia un cadavere.
La ricerca dell’albergo ci porterà via parecchio tempo, non perché non ci fosse posto, ma piuttosto perché Nicolò ha le idee un po’ confuse e ci fa andare avanti e indietro alcune volte tra le strade dell’isola. Quando ormai stiamo cominciando a disperare e la benzina a scarseggiare, arriviamo a Villa Gaviota, un hotel All inclusive dove soggiornano pochissimi turisti. Il prezzo è ragionevole, 100 CUC tutto compreso. La cena non sarà niente di che ma sarà commestibile e le camere sembrano pulite (il condizionatore è però abbastanza rumoroso).
Arrivo a Guardalavaca
sabato 14 agosto 2010
Tappa di trasferimento: dobbiamo andare da Cayo Coco (pieno di Mosquitos, quindi al mattino decidiamo di non fare il bagno) fino a Guardalavaca.
Come al solito partiamo di buon ora. Riattraversiamo il terrapieno che collega l’isola alla terraferma e ci incamminiamo, il primo paesone o forse città che incontriamo è Moron, piena di calessi e biciclette, ci fermiamo solo per fare una foto al “Gallo di Moron”, statua che ricorda il governatore del villaggio che spadroneggiava sui contadini ed era stato soprannominato “gallo” per l’atteggiamento tracotante, questi venne punito con una buona dose di legnate e cacciato dalla popolazione inferocita; la statua è posta quasi ad incicare: “Attento a non fare cone il gallo di Moron, che perse con la cresta anche le penne”.
Continuiamo il nostro tragitto attraversando Ciego de Avila, altra cittadina piena di carretti e di biciclette e proseguiamo per Camaguey.
In questa cittadina ci fermiamo per una breve visita, ma essendo sabato pomeriggio le chiese sono tutte chiuse e quindi ci limitiamo a passeggiare, proviamo anche ad assaggiare una noce di cocco. Il sapore dell’acqua di cocco è molto diverso da come me lo aspettavo così pure la polpa stessa del cocco fresco è diversa dall’aspetto e dal sapore di quello acquistato nei nostri supermercati, risulta un po’ viscida e poco saporita, mentre assaggiamo il frutto penso “speriamo almeno non ci venga mal di pancia”, il ragazzo che ce lo vende a 1 CUC ci assicura che fa bene per tutto, anche per la prostata! Scattiamo alcune foto con il venditore e il carretto dei cocchi e proseguiamo il nostro viaggio attraversando pianure verdi e sempre poco coltivate, solo mucche, poca canna da zucchero, alcuni banani ed erba, tanta erba!
Dopo parecchi chilometri attraversiamo Las Tunas e verso le 5 del pomeriggio arriviamo ad Holguin che, a quanto dice la guida dovrebbe essere “la città giardino”, a noi sembrerà il solito paesone decadente.
In una piazza Tiziana e io veniamo avvicinate da alcuni vecchietti (o forse vecchi solo all’apparenza) scalzi e visibilmente alticci che ci mandano baci alcolici, uno di questi per richiamare l’attenzione di Tiziana le posa una mano sulla spalla, l’espressione di Tiziana sarà per me indimenticabile: gli occhi lo hanno fulminato, ma è servito l’intervento di Maurizio per allontanarlo. Povera gente!
Non essendo tranquilli per i bagagli lasciati in macchina e per il temporale che si avvicina, ripartiamo per Guardalavaca che dista 54 chilometri; ci arriviamo verso le 7 di sera e iniziamo a cercare un albergo dove dormire, alcune strutture sembrano chiuse (siamo proprio fuori stagione). Dopo un tentativo a vuoto arriviamo all’Hotel Brisas, il solito palazzone sulla spiaggia All Inclusive (100 CUC) dove ci fanno penare un po’per assegnarci due stanze, una delle quali si rivelerà essere ancora da rigovernare, ci cambieranno stanza ma la chiave non funzionerà e finalmente dopo diverse salite e discese con l’ascensore, dopo circa mezz’ora entreremo finalmente nella nostra sospirata stanza!
Cena al ristorante dell’hotel e passeggiata serale sul lungomare (fino a dove arriva l’illuminazione) poi a nanna perché siamo abbastanza stanchi, soprattutto Nicolò che ha guidato tutto il giorno.
La splendida Paya Maguana
domenica 15 agosto 2010
Altra tappa di trasferimento, dobbiamo andare verso Baracoa. Decidiamo di percorre la strada che passa vicino alla costa, ci dirigiamo quindi verso Banes e verso Mayarì.
All’inizio le strade sembrano percorribili, poi, come al solito, troviamo tratti di strada pieni di buche. Nicolò forse perché stanco da diversi giorni di guida decide di fare il fenomeno e si arrabbia con me quando gli dico di andare più piano per cercare di prendere i buchi meno violentemente. Ferma la macchina e dice che lui non guida più, che se vogliamo continuare devo guidare io! A questo punto Maurizio, anche se è senza occhiali si offre di guidare, e così fa nonostante la strada sia in condizioni pessime e lui limitato nella vista. Procediamo quindi tra buchi e avvallamenti per parecchi chilometri. Transitiamo per Moa, che nella nostra fantasia doveva essere un paese da visitare, scopriamo invece che è formato da una sequela di palazzoni in cemento, un porto malandato e una fabbrica che deve essere un segreto di Stato visto il segnale che vieta di fare fotografie; forse il divieto di fotografare deriva dal fatto che le immagini riprese, eventualmente trasmesse in paesi stranieri, fornirebbero un’immagine orribile dell’isola tutta! Il territorio circostante è inquinato in maniera spaventosa, in tutto il territorio circostante non cresce un filo d’erba e il terreno e le rocce sembrano intrisi di scorie inquinanti. L’unica fabbrica che abbiamo visto inquina quanto un centinaio delle industrie italiane, non male come media! Per non parlare del parco macchine, quando penso che nelle nostre città viene vietato il transito alle auto senza catalizzatore!
Ci lasciamo la “splendida” Moa alle spalle e ci dirigiamo verso Baracoa. Dopo tanti scossoni e buche sentiamo la necessità fisiologica di fermarci per “pettinarci” (come dice sempre Tiziana).
A circa 20 chilometri da Baracoa troviamo l’insegna di un posto che potrebbe fare al caso nostro, percorriamo così una stradina che non promette nulla di buono, ma all’improvviso troviamo il posto che si scopriremo essere il più bello visitato finora.
Una spiaggetta tranquilla con alcuni bungalows che danno diretti sul mare. Ci prendiamo un succo di frutta (buono) e proviamo a chiedere senza troppa convinzione se hanno posto per dormire: SORPRESA! SI! Hanno posto per questa notte!!! Paghiamo 83 CUC per la stanza e per la colazione e trascorriamo il pomeriggio in acqua, il temporale che sembra volerci raggiungere ci grazia e dopo poco tempo il sole torna a splendere. Verso le 7 di sera, quando il sole sta già tramontando, a malincuore lasciamo la spiaggia per una doccia e per la successiva cena, niente di eccezionale ma discreta. Tutto sommato, la sosta a Villa Maguana sarà molto piacevole.
Trasferimento a Santiago de Cuba
lunedì 16 agosto 2010
Colazione di buon ora (visti i tempi biblici del cameriere) e poi bagno nello splendido mare della piccola baia. Verso le 9,00 partenza per Baracoa; i circa 20 chilometri che ci separano da questa città sono un ennesimo calvario – buche – buche – buche! Per scoprire infine una città sporca e senza nessuna attrattiva particolare, persino la Casa del Chocolate è chiusa! E il lungomare è deprimente: cemento e cattivo odore!
Dopo unabreve passeggiata sotto il sole cocente partiamo per Guantanamo che dista circa 140 chilometri, la strada per fortuna è buona e non molto frequentata anche perché essendo una strada di montagna i carri e i carretti non riescono ad arrivarci.
Lungo la strada compriamo 1 ananas e circa 25 banane per un CUC, le banane, piccole e tozze, squisite, anche l’ananas sarà ottimo.
Arriviamo a Guantanamo e il cielo si fa, come quasi tutti i giorni; scuro. Cominciano a cadere le prime gocce di pioggia.
Finalmente le indicazioni per l’autopista!
Cerchiamo di arrivare all’autostrada ma veniamo bloccati da un “torrente” di acqua da guadare, la pioggia è confluita tutta nel bel mezzo di un incrocio e non ci azzardiamo ad attraversarlo. Bisogna tornare indietro, facciamo un lungo giro e ritroviamo le indicazioni per l’autostrada. Finalmente un po’ di strada decente per raggiungere Santiago! Non lo avessimo mai detto! Per prima cosa si scatena un temporale che rende nulla la visibilità, un mare di acqua si riversa a terra, ma noi siamo in autostrada, ci diciamo. ERRORE! Improvvisamente la carreggiata che porta verso Santiago diventa aperta campagna. Ci ritroviamo tra erba e fango e sotto la replica del diluvio universale! Non sappiamo più cosa fare: torniamo indietro o proseguiamo sull’unica carreggiata esistente ma contromano? Nel frattempo non passa anima viva. L’autostrada è deserta. Finalmente un camion transita nella corsia opposta. Decidiamo di tornare indietro e a quel punto incrociamo alcune auto che procedono nella direzione che vorremmo noi. Rifacciamo inversione e ci accodiamo ad una Lada che ci sembra conoscere la strada.
L’autostrada infatti risulta interrotta, ma, come al solito, solo una freccia indica che bisogna tagliare trasversalmente la carreggiata opposta e uscire totalmente dal percorso autostradale e percorrere stradine secondarie! Sempre sotto una pioggia battente e su una strada che sembra un fiume, procediamo per un tempo che ci sembrerà infinito, tra un’escursione e l’altra fuoristrada. Quando arriveremo a Santiagosotto l’auto ci sarà di tutto, erba rami e fango!
Finalmente schiarisce un po’ e arriviamo alla nostra meta, qui dovremmo pernottare per tre notti, abbiamo avuto dai quattro ragazzi toscani incontrati ieri a Villa Maguana l’indirizzo di una signora che ha una casa particular ottima. Adesso il problema è trovarla. In città veniamo subito avvicinati da persone che ci offrono di tutto. Proviamo a fare vedere il biglietto del posto dove vogliamo andare e abbiamo la fortuna di trovare un ragazzo che parla abbastanza bene l’italiano, lo carichiamo in auto,qui Maurizio quasi ci rimette un piede.
Decidiamo di fare salire il ragazzo davanti vicino all’autista, Maurizio scende e sale dietro con me e Tiziana, mentre ancora ha un piede fuori dall’auto Nicolò riparte e gli schiaccia un piede. Benissimo, per concludere la giornata ci mancava pure questa!
Per fortuna tutto si risolverà con un po’ di paura e un arrossamento al tallone sinistro.
Finalmente arriviamo a Casa Tatìca dove la Signora Maria, avvisata telefonicamente ci sta aspettando. Ci mostra le stanze dignitose ed accoglienti come un albergo o forse anche meglio, soprattutto pulite, cosa che non sempre è facile trovare a Cuba.
Ci permettiamo un bagno e partiamo alla ricerca del Paladar indicatoci da Amauri, il ragazzo che ci ha accompagnato in auto; a fatica riusciamo ad arrivarci (accompagnati da una ragazzina che farà sparire il bigliettino lasciatoci da Amauri per prendere lei la provvigione sui clienti portati al ristorante), il Paladar ha una bella terrazza dove ceniamo a lume di candela a base di aragosta, pesce, gamberi riso e verdure. La cena è buona e abbondante.
Ci incamminiamo poi verso la piazza della Cattedrale che, vista con il buio, ci sembra essere molto bella, speriamo lo sia altrettanto con il sole. Nella piazza troviamo anche l’albergo dove dobbiamo riconsegnare l’auto domattina alle 13,00. Terminiamo così la nostra giornata rincuorati da una Santiago che, sebbene sia uno scavo a cielo aperto, sembra essere meglio di tutte le città visitate sinora.
A spasso per Santiago
martedì 17 agosto 2010
Oggi giornata a Santiago. Dopo avere fatto colazione nella casa particular partiamo con la macchina verso il Castillo del Morro, una fortificazione situata nell’imboccatura della baia, abitata da diverse iguane.
Nella fortezza è descritta la guerra ispano-cubana-nordamericana che si combatté anche nelle acque davanti a Santiago nel 1898.
Torniamo quindi in città perché dobbiamo riconsegnare il nostro potente mezzo di locomozione. Alla riconsegna naturalmente scopriamo che al momento della consegna non ci avevano detto che il prendere l’auto a l’Havana e riconsegnarla a Santiago avrebbe comportato un esborso ulteriore, oltre al prezzo già pagato dall’Italia, al sovrapprezzo per l’assicurazione e per l’autorizzazione alla giuda a più persone e naturalmente al prezzo maggiorato del “quasi pieno” di benzina, ci trattengono quindi 100 CUC dalla cauzione di 250 lasciata a L’Havana. Questo ci da la riconferma che a Cuba molte persone sono disoneste!
Per fortuna ormai sappiamo che bisogna fare buon viso a cattivo gioco e ci consoliamo con una sosta al bar della terrazza dell’Hotel Casa Granda dove sorseggiamo succhi di frutta.
Nell’ora più calda della giornata proviamo ad arrivare al mare, percorriamo sotto il sole cocente strade piene di case fatiscenti e di persone che ci avvicinano per chiederci di tutto e offrirci sigari e di tutto un po’. Che tristezza, anche i bambini ci avvicinano chiedendoci gomme da masticare, non osiamo pensare cosa possa capitare se al posto nostro ci fosse un male intenzionato!
Passiamo il resto del pomeriggio osservando il traffico e i personaggi che popolano la piazza della Cattedrale (il “custode” della chiesa ci offre anche una visita privata al prezzo esorbitante di 1 CUC) dalla terrazza dell’Hotel, quando il sole scende un po’ facciamo un giro di esplorazione e scopriamo qualche piazza interessante, in una di queste ci sono persone che giocano a domino e a scacchi.
Torniamo dalla Signora Maria (Tatìca) per quella che sarà un’ottima cena “criolla” con pesce, purè, riso, banane fritte e verdure.
Terminiamo la serata in terrazzo dove il caldo è meno opprimente.
Ancora Santiago
mercoledì 18 agosto 2010
Alle prime luci del mattino una strana cosa attira la mia attenzione, una macchina della polizia precede un camion dei pompieri, i quali, affiancati da un poliziotto in moto precedono a loro volta un camion cisterna dal quale fuoriesce un fumo bianco e denso che si alza per parecchi metri per poi ricadere a terra lasciando un velo di umido e scivoloso. In un primo momento pensando ad un principio di incendio della cisterna mi spavento un po’, poi, visto che le persone per strada continuano, senza minimamente scomporsi,le loro attività capisco che il fumo serve a disinfettare e/o disinfestare le strade. Durante la giornata assisteremo anche a disinfezioni di case e locali effettuate con apparecchi portatili.
Altra giornata a Santiago. Dopo colazione partiamo alla ricerca della Fabbrica del Rum; chiediamo alla signora Maria indicazioni per arrivarci, ci dice che dobbiamo arrivare al porto e percorrere 7/8 cuadros per arrivarci.
La zona del porto è molto degradata, piena di gente che sale e scende da ogni mezzo di trasporto: carri trainati da cavalli, autobus, camion, camelos e anche bicitaxi. Gli odori non sono molto gradevoli. Come sempre veniamo avvicinati da persone che ci offrono di tutto. Dopo quelli che sembrano essere i 7/800 metri più lunghi mai percorsi arriviamo a scorgere quello che sembra essere la fabbrica che cerchiamo. Scopriamo però che non è possibile visitarla, entriamo quindi nella tienda dove Nicolò acquista due bottiglie di rum. Adesso se le deve scarrozzare per tutta la città!
Torniamo verso il centro attraversando zone poverissime (macellerie all’aperto con carne sul tavolo ricoperta da mosche).
Ci avviciniamo al centro della città e ci accoglie il traffico, sia pedonale che veicolare, più intenso mai visto in tutta l’isola. Sembra che tutta la città si sia riversata per strada.
Ci dirigiamo verso la terrazza dell’Hotel Casa Granda per rinfrescarci un po’ e riposarci. Nicolò decide di portare le due bottiglie di rum alla casa particular e di andare poi in banca per cambiare un po’ di euro: sparirà per circa un’ora e mezza facendoci preoccupare parecchio, tornerà tranquillo e beato con un vasetto di marmellata! (non ci sono parole!)
Qualche nuvola si addensa in cielo, ci avventuriamo quindi per la città, Nicolò ci porta per le strade che ha percorso nella sua escursione solitaria, ad un certo punto compra pure un gelato lungo la strada (ama il rischio perché ripeterà l’esperienza durante il pomeriggio).
Torniamo verso il centro città per visitare la casa di Velasquez che scopriamoessere molto bella, valeva veramente la pena di visitarla.
Percorriamo poi, alla ricerca di un posto dove bere qualcosa, nuovamente la strada forse più inquinata del mondo: è quasi impossibile respirare!
Troviamo un locale che sembra andarci bene in piazza Dolores dove prendiamo tre caffè e un limonata: sarà la limonata più strana mai vista fare, con “polverina”, zucchero, forse succo di limone, tanto ghiaccio da fare affondare il Titanic e un ciuffo di hierbabuena. Tiziana dirà che tutto sommato non era male.
Ci sediamo poi sulle panchine di piazza Dolores dove un uccellino penserà bene di farmi qualche ricordino sui bermuda.
Stanchi e affaticati torniamo alla casa particular della signora Maria dove gustiamo un’ottima cena a base di gamberi, riso, purè, verdure e banane verdi fritte: tutto squisito.
Il soggiorno a Casa Tatica ci costerà 75 CUC per dormire e 62 per 3 colazioni, 2 cene più acqua e bibite.
Ritornoo alla Capitale
giovedì 19 agosto 2010
Questa mattina sveglia presto.
Ore 6,15 colazione - Ore 6,50 taxi particular per aeroporto – ore 9,55 volo da Santiago a L’Havana.
Il taxi particular arriva con qualche minuto di anticipo (per evitare i controlli della polizia): è una macchina degli anni 50/60, per tenere aperto il baule l’autista utilizza un pezzo di ferro; il tubo di scappamento sembra scaricare direttamente nell’abitacolo e le sospensioni devono essere ancor quelle originali. Ma anche questo fa parte di Cuba.
Arriviamo all’aeroporto di Santiago quindi alle ore 7,05 circa. Siamo in netto anticipo, per fortuna, non sappiamo neppure il perché ma il volo invece di partire alle 9,55 partirà alle 8,35 circa. Il Tupolev che ci porterà a L’Havana dimostra tutti glia anni che ha e forse qualcuno in più.
Al momento del decollo l’impianto di aria condizionata crea una cortina di fumo tipo aerosol, per fortuna appena saliti di quota la nebbia svanisce.
Dopo un’ora e quindici minuti circa atterriamo all’aeroporto della capitale.
Per 25 CUC un taxi ufficiale ci porta all’Hotel Nacional, un albergo bellissimo, un po’ decadente ma con un fascino unico.
Quando scendiamo dal taxi nel piazzale è un brulicare di auto diplomatiche ( a Nicolò sembra avere riconosciuto solo bandiere di paesi africani).
Dopo avere preso possesso delle stanze ci avviamo verso il quartiere del Vedado e fare così un ulteriore visita alla città; dopo avere girovagato per un po’ sotto un sole cocente decidiamo di andare al Floridita per un Daiquiri, prendiamo quindi il Bus turistico che ci scarica in un qualche punto del centro storico, ci incamminiamo, sempre sotto il solleone verso il locale. Quando finalmente lo troviamo è pieno di turisti, ma, in soli cinque minuti riusciamo a trovare un tavolo e passiamo quindi più di un ora seduti a sorseggiare un Daiquiri e ad osservare il via vai dei turisti che entrano ed escono, il tutto accompagnato dalla musica dei soliti gruppi itineranti.
Usciti dal Floridita passeggiamo ancora un po’ per la citta, Maurizio però è silenzioso, dice di non sentirsi troppo bene. Il caldo è opprimente, non concede mai una tregua.
Riprendiamo il Bus turistico per tornare in albergo, ci tocca però aspettare al caldo sul bus perdipiù al sole , più di mezz’ora prima che si decida a ripartire.
Maurizio sarà KO per tutta la serata e la nottata, non verrà a cena con noi in uno dei ristoranti dell’albergo, non si perderà niente di eccezionale, la cena forse è quella meno buon, per non dire scadente di tutto il viaggio. Meglio le cene Casa Tatìca.
Siamo tutti stanchi, acciaccati e Nicolò è di cattivo umore, speriamo domani sia una giornata migliore, anche perché sarà una giornata molto lunga; la partenza dell’aereo è alle 22,50 da L’Havana con arrivo previsto a Madrid alle ore 14,00 (locali), quindi nove ore di volo se si tiene conto delle sei ore di fuso orario, per poi prendere il volo per Venezia alle 16,10 con arrivo previsto alle 18,25. Speriamo tutto proceda senza intoppi
Siamo agli sgoccioli
venerdì 20 agosto 2010
Colazione all’Hotel Nacional dove il caffè cubano ci sembra avere un gusto di bruciato.
Trascorriamo la mattina e buona parte del pomeriggio seduti nelle poltrone del porticato o in quelle della hall. Io e Nicolò ci facciamo anche un Daiquiri. Maurizio sembra avere ripreso il buonumore dopo la congestione di ieri dovuta forse all’aria condizionata dell’aereo regolata un po’ troppo bassa.
Nicolò ad un certo punto (verso le tre del pomeriggio) non ne può più di restare dentro l’hotel e ci abbandona per una delle sue escursioni. Tornerà dopo circa due ore sudato fradicio dopo la passeggiata sotto il sole per visitare la torre di Piazza José Martì; gli occorrerà più di mezz’ora per riprendersi.
Verso le 18,30n ritiriamo i bagagli al deposito dell’Hotel e prendiamo un taxi, Maurizio sarà costretto a tenere una nostra valigia sulle ginocchia perché il bagagliaio risulta essere troppo piccolo per i nostri bagagli.
Paghiamo i nostri 25,00 CUC per il taxi ed entriamo in aeroporto pensando di dovere aspettare un sacco di tempo, invece il ceck in è già iniziato. Possiamo così consegnare i bagagli e iniziare il demenziale iter per passare i controlli di sicurezza. Ci riscattano una foto per controllare se siamo uguali a quando siamo arrivati, ci chiedono quando siamo arrivati, con chi e altre domande. Scopriamo poi la cosa più assurda di tutte: se vogliamo uscire da Cuba dobbiamo pagare 25;00 CUC a testa! Se possiamo mettere i p idi fuori da questo demenziale paese credo non mi tornerà tanto presto la voglia di tornarci!
Spendiamo poi gli ultimi CUC per comprare un hot dog a testa e due bottiglie di acqua.
Dimenticavo di dire che accanto a chi mette il “timbro” da 25,00 CUC c’è la cassa per cambiare la valuta! Chissà perché? Ma cosa succede a chi, visto che ormai è in aeroporto e prevede di non dovere più spendere arriva al controllo passaporti senza i soldi previsti per la “tassa di uscita”?
Nicolò e Maurizio si cambiano rispettivamente la polo e i calzoni mentre siamo seduti al bar dell’aeroporto tanto “Questa è Cuba!”
Finalmente alle 22,00 saliamo in aereo per scoprire che come al solito la temperatura all’interno è da ibernazione. Provvediamo ad indossare maglie e maglioni e a coprirci con la coperta fornita da Iberia, sarà comunque una notte molto lunga.
Finalmente a casa!
sabato 21 agosto 2010
Tra un pisolino e l’altro finalmente dopo nove ore di volo atterriamo a Madrid.
Siamo tornati nella civiltà finalmente! Adesso non ci rimane che tornare al terminal 4 e trovare il gate J52 per imbarcarci per l’Italia. La partenza avverrà con un po’ di ritardo, ma visto quello che abbiamo vissuto nell’isola caraibica tutto adesso ci sembra fantastico.
Atterraggio all’aeroporto di Venezia alle 18,45 circa e alle 22,00 circa FINALMENTE A CASA!!!