Tikal, Diario di viaggio
località: tikal
stato: guatemala (gt)
Data inizio viaggio:
mercoledì 18 maggio 2005
Data fine viaggio:
giovedì 19 maggio 2005
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mercoledì 18 maggio 2005
Lasciata Playa del Carmen, non sapevamo ancora che cosa ci aspettava. Dalle rilassanti spiagge del Messico, saremmo passati ad una stressante e continua cavalcata in bus fino a raggiungere la capitale dell'Honduras, per poi prendere un aereo e lasciare definitivamente il Centro America.
Ma andiamo per gradi... eravamo rimasti alla stazione di Chetumal, dalla quale avevamo pigliato un bus con l'intento di raggiungere il più grande ed importante sito Maya di tutto il Centro America: Tikal. Abbiamo lasciato il Messico con un bus praticamente vuoto, compartendo il viaggio solamente con due giovani olandesi e due signore messicane: questo ci ha permesso di distenderci sui sedili e recuperare le ore di sonno perdute durante la precedente notte in stazione. Il tragitto in bus prevedeva l'attraversata del Belize, passando per la sua capitale (Belmonpan), per poi tirare dritti fino alla frontiera del Guatemala. Solite pratiche di rito, seguite da una breve pausa pranzo ed in un batter d'occhio il nostro culetto poggiava nuovamente sul sedile dell'autobus.
Nuovamente in viaggio, nel giro di poche ore siamo arrivati al terminal del bus, dal quale siamo stati prelevati con una piccola camionetta e trasportati sino a Flores, una simpatica cittadina, sorta in un isolotto in mezzo ad un grande lago. Da lì, sempre in compagnia delle olandesi, abbiamo raggiunto l'ostello e sistemati i bagagli ci siamo piombati verso l'agenzia per raccogliere informazioni in vista della nostra escursione a Tikal. Dopo una breve discussione con il proprietario dell'agenzia, abbiamo deciso di non perdere tempo e dirigerci verso il sito archeologico il giorno seguente; non contenti abbiamo prenotato pure il bus per la nostra successiva destinazione, l'Honduras... certo non si può dire che abbiamo perso tempo!!!
giovedì 19 maggio 2005
L'escursione a Tikal prevedeva, come al solito, una levataccia... alle 4:30 del mattino (o della notte!) eravamo già in piedi per entrare in un piccola furgoncino stracolmo di turisti, che ci avrebbe condotto sino all'entrata del Parco Nazionale di Tikal. Durante il percorso, siamo stati bombardati da innumerevoli informazioni relative alla scoperta e alla storia del Parco, forniteci da alcune guide, che successivamente si proponevano per un tour guidato... ovviamente a pagamento!
Visto l'importanza del sito archeologico, ci è parso opportuno usufruire dei servigi di una guida in modo da capire fino in fondo che cosa esso rappresenta per la storia della civiltà Maya. Sembra infatti che sia proprio questo primo insediamento la culla di una delle più grandi dinastie del Centro America. Dopo una spartana colazione, consumata in una baracchetta all'entrata del parco, è iniziato il nostro tour, in compagnia di altre due persone, un austriaco ed un indiano. La particolarità di questo sito è che sorge all'interno di una riserva naturale; oltre alla valenza storica, si mescola la bellezza di una natura incontaminata e selvaggia con una flora ed una fauna di tutto rispetto. In effetti, se non fosse per l'imponente acropoli che costituisce la piazza principale, difficilmente ci si renderebbe conto di essere in uno dei più importanti siti archeologici Maya... la maggior parte del tragitto si è sviluppato all'interno di una fitta giungla, dalla quale di tanto in tanto affioravano le rovine di antichi edifici, in parte ancora coperti e nascosti dalla vegetazione in quanto mancano i fondi per proseguire gli scavi. Nel giro di tre ore abbiamo raggiunto la piazza principale e con essa la guida si è congedata lasciandoci il tempo di contemplare individualmente gli edifici pregevolmente conservati nell'acropoli. Guardato l'orologio, si erano già fatte le due del pomeriggio... le nostre pile erano a dir poco scariche e così ricchi di cultura ma stremati, ci siamo diretti verso la camionetta che nel giro di un'ora ci avrebbe riportati all'ovile. Appena arrivati in ostello, giusto la forza necessaria per aprire la porta e siamo caduti supini nel letto, consapevoli che l'odissea era solo all'inizio visto che l'indomani mattina ci aspettava l'ennesima levataccia per pigliare il bus verso l'Honduras. Una cosa alla volta... dopo aver recuperato parzialmente le forze, ci siamo fatti una doverosa doccia (non tutti visto che mancava l'acqua) e ci siamo concessi una cenetta in un ristorantino vista lago: che sciccheria! Con la pancia piena e gli occhi che si chiudevano, ci siamo nuovamente tuffati nel letto e nel giro di pochi secondi eravamo già tra le braccia di Morfeo.
Alle cinque del mattino seguente avevamo di nuovo lo zaino in spalla ed il culo nel sedile del bus: era ora di raggiungere l'Honduras.