Roatan, diario di viaggio

località: roatan
stato: honduras (hn)

Data inizio viaggio: domenica 22 maggio 2005
Data fine viaggio: martedì 24 maggio 2005


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L'inferno Roatan

domenica 22 maggio 2005

La mattina seguente non abbiamo perso un attimo e abbiamo pigliato il primo bus disponibile per la Ceiba, una grossa cittadina dalla quale era possibile imbarcarsi per Roatan, la più grande delle Bay Island. Queste isole, sono famose soprattutto per gli amanti del dive... si dice che Uthila (la più piccola delle tre) sia il luogo più economico del mondo per ottenere il brevetto di diving. Noi però avevamo scelto Roatan in quanto a differenza di Uthila, aveva delle belle spiagge su cui trascorrere i nostri futuri pomeriggi assolati. Con questa convinzione ci siamo diretti verso il porto e ci siamo imbarcati per un viaggio di circa un'ora e mezza alla volta di Roatan. Siamo sbarcati in tarda serata e subito siamo stati assaliti dai tassisti che sbraitavano per ottenere la nostra attenzione. I tassisti sostenevano che a quell'ora era impossibile trovare un autobus per West Side beach, il luogo da noi scelto per soggiornare nell'isola. Da bravi turisti avevamo già in mano l'indirizzo di un ostello economico e contrattato il prezzo del passaggio (calato in maniera mostruosa rispetto al principio!) ci siamo infilati nel taxi che in venti minuti ci ha portato a destinazione. Mamma mia!!! Ma dove siamo finiti??? Questo il pensiero che pervadeva le nostre menti alla vista di Valere, l'ostello che portava il nome dell'omonima proprietaria. In effetti le condizioni dell'edificio rispecchiavano quelle della proprietaria, una vecchia inglese un po' schizzata che versava costantemente in uno stato di ubriachezza.

Difficile raccontare nero su bianco lo stato del nostro dormitorio... un pollaio, abbandonato perfino dalle galline! Cominciamo dalla descrizione della camerata: un insieme di tavole in legno marcescenti, incrociate alla meglio tra di esse. Il retro era delimitato da alcune lamiere e pezzi di nylon che ci separavano da una sorta di raccolta immondizie a cielo aperto. La luce era erogata da una unica lampadina posta sul comodino... praticamente inutile!!! Il locale, come del resto tutti gli altri, era infestato da zanzare tigre, che durante il giorno trovavano ristoro dalla luce solare e durante la notte erano attirate dalla fioca luce elettrica e soprattutto dai nostri corpi: un inferno in terra! La cucina era una raccolta di pentole sporche, unte e accatastate in un angolo che prometteva solo sporcizia. Il bagno era situato in un angolo ed era perennemente umido e con chiazze d'acqua sparse ovunque: ciò lo rendeva il luogo prediletto per la riproduzione delle zanzare, una sorta di allevamento autorizzato; l'acqua rigorosamente fredda, usciva a stento da un tubo tagliato... molte volte era necessario riempire un secchio e lavarsi con l'acqua di questo secchio, per riuscire a togliersi di dosso lo shampoo (certe volte dal tubo uscivano solamente poche gocce e tanti rumori!). decisamente eravamo finiti nel peggior postaccio mai incontrato in tutto il nostro girovagare per il mondo!

Nonostante tutto ciò, ci siamo fatti forza e siamo andati a cena. Ennesima sorpresa... la vita nell'isola era carissima e per non svenarci completamente, una volta sedutici al ristorante l'unica cosa che abbiamo potuto ordinare è stata una misera insalatina: affamati!

Con le pive nel sacco e lo stomaco brontolante ci siamo diretti verso il nostro tugurio per dare da mangiare alle zanzare: generosi!

lunedì 23 maggio 2005

La mattina, svegliati da un'umidità alle stelle, abbiamo consumato una colazione a base di biscotti secchi e latte, acquistati al supermercato locale, anche questo molto caro! Terminata la nostra triste colazione, ci siamo diretti verso quella che a detta di tutti doveva essere la migliore spiaggia di tutta l'isola: West End. Questa spiaggia si trovava a circa quarantacinque minuti dalla nostra "residenza reale". Armati di tanta voglia di conoscenza ci siamo incamminati lungo la spiaggia con la convinzione di trovare qualcosa di meglio. Tutto il percorso è stato scandito da una spiaggia non certamente bianca e da un mare che a parte i primi metri di riva, era praticamente un tappeto di alghe. Abbiamo proseguito nella speranza di una sorpresa che tardava ad arrivare. Finalmente siamo arrivati in quello che doveva essere il miglior posto dell'isola. Qui la spiaggia era effettivamente bianca, ma nel mare perseverava la presenza di alghe:che delusione! Tutti ci avevano avvertito che sull'isola prolificavano dei minuscoli insettini neri, chiamati sand fly; inizialmente non ci avevamo dato troppo peso, visto che la nostra attenzione era già rivolta alle innumerevoli flotte di zanzare... un errore imperdonabile e che ci è costato davvero caro. Dovete sapere che è praticamente impossibile camminare e sdraiarsi sulla spiaggia senza essere assaliti da queste nuvole di parassiti: è impossibile liberarsene, ti ronzano intorno e sono talmente piccoli che diventa davvero difficile ucciderli. Il loro morso è davvero sgradevole, sia perché provoca un persistente prurito ma soprattutto perché lascia sulla pelle delle macchie rosse molto evidenti e sgradevoli alla vista: impossibile resistere. Per questo motivo abbiamo trascorso la maggior parte del tempo immersi in acqua sino agli occhi. Ma alla fine abbiamo dovuto cedere ed uscire dall'acqua per ritornare verso il nostro pollaio. È stata una mossa letale ma necessaria: il nostro dorso (meta prediletta di questi diavoli neri) ne è uscito sfigurato e dilaniato da una miriade di piccole piaghe rossastre. Giunti a casa avevamo già progettato la fuga per il giorno successivo, non dimenticandoci però di sfamare per l'ennesima serata, tutte le zanzare che condividevano con noi il dormitorio. Per risparmiare un po' di soldi, l'ultima cena dell'isola abbiamo voluto usufruire (e rischiare) della cucina e delle stoviglie che sembravano giacere in quell'angolo da tempo immemorabile. Ci siamo fatti una classica spaghettata al pomodoro e acciughe dopo di chè siamo andati a letto sognando la nostra fuga dall'isola.

martedì 24 maggio 2005

La mattina seguente, senza perdere un attimo abbiamo pigliato il primo taxi disponibile e arrivati al porto ci siamo reimbarcati per la terra ferma: la Ceiba.