Milan --> New York --> Città del Messico
martedì 16 marzo 2004
**16 MARZO: MILANO ? New York ? MEXICO CITY
La partenza è all’alba da casa per andare all’aeroporto di Malpensa, decollo per New York con volo AIitaIia AZ 604
Si raccomanda di presentarsi in aeroporto per le procedure di accettazione entro e on altre le 07.15 e di far etichettare il bagaglio su Mexico City: MEX. Questo per evitare di ritirare i bagagli a New York e di imbarcarli nuovamente.
Atterriamo a New York alle 13 nel bel mezzo di una bufera di neve. A New York, malfidenti, controlliamo tra i bagagli arrivati sul nastro per controllare se ci sono anche i nostri… eccome se li troviamo e dobbiamo pure sottoporli ad ispezione doganale e successivamente imbarcato per il volo successivo.
Il Personale Alitalia presente in Sala Immigration darà assistenza a questo riguardo, io non ho visto nessuno… fortuna che abbiamo controllato e sappiamo l’inglese! Dopo tanti voli confesso di essere molto prevenuta sulla compagnia nazionale.. è che non sono mai stata smentita dai fatti, purtroppo.
All’ufficio immigrazione un funzionario paffuto e sorridente ci augura buon viaggio e accenna ad un “buongiorno” oltre che avvisarmi sul cambio dei passaporti a lettura ottica, stampandomi un bel “avvisata, dal prossimo anno 100 dollari ad ingresso se non lo cambierò” grazie, ben gentile sarà fatto.
Attendiamo in aeroporto 3-4 ore circa senza riuscire a vedere nulla se non la candida neve che mulinella rendendo impossibile ogni tipo di vista oltr i grandi vetri. L’aeroporto di New York è bello, ordinato, pulito ma, non è facile trovare qualcosa da fare: i negozi sono pieni di gadget coloratissimi con la bandiera americana, con la statua della libertà, con la casa bianca e la scritta I love NY…. E tutto estremamente costoso. Insomma, anche voi un po’ di fantasia, suvvia!
Sarà ma decido di lasciare spazio per gli acquisti messicani.
La tratta successiva è con la compagnia messicana Aeromexico (AM 403), devo dire molto buona. Attenzioni, se fate conto di usare la carta Mille miglia, visto che il volo Milano-Città del Messico è stato acquistato con Alitalia scordatevelo, mi hanno risposto picche, solo sui voli effettivi Alitalia vale.
Decolliamo con qualche minuto di ritardo dopo che gli omini in tuta arancione hanno pulito dalla neve l’aereo, con noi a bordo, e hanno spruzzato un liquido verde fluorescente. Decolliamo su di una pista completamente innevata slittando un pochino. La neve scende fittissima, la pista ha almeno 20 cm costanti di neve (anche pulendo continua a cadere) ma nessun aereo decolla con più di m30 minuti di ritardo. Questo mi fa riflettere: o qui utilizzano delle ruote chiodate oppure sono i nostri aeroporti che non sanno gestire situazione del genere. A Milano, dove in inverno nevica, ed è così da prima della posa della prima pietra di Mediolanum (quindi secoli prima che inventassero gli aeroporti) perché se scendono due fiocchi tutto si blocca? Non possiamo carpire il segreto della Grande Mela per evitare accampamenti in inverso presso Malpensa, Linate, Orio ecc?
L’arrivo a Città del Messico, aeroporto Kennedy è tranquillo e soprattutto bello caldo nonostante l’ora locale 23:00!
L’incontro con i nostri Rappresentanti subito oltre il varco doganale è carino, un ometto piccolino e rotondo, con un cartello con il nostro tour ci attende, è in realtà l’autista che ci porta all’hotel. E’ simpatico e disponibile. L’hotel Marlowe non è niente di speciale, la paragonerei ad un tre e non quattro stelle (come i miei avevano hanno scelto). Dopo tutte quelle ora in piedi crolliamo alle 24:00 dalla stanchezza.
Mexico City - Villahermosa - Palenque
mercoledì 17 marzo 2004
? 17 MARZO: MEXICO CITY
Al mattino abbiamo recuperato abbastanza bene il fuso e siamo pronti ed eccitati per il primo giorno. L’appuntamento è abbastanza tardi, verso le 9:00 ma, forse per il fuso alle 7:00 siamo già operativi.
L’ American Breakfast in hotel è abbondante ma i soliti gruppi organizzati si buttano su brioche ciambelle ecc fortuna che la frutta non è apprezzata altrettanto, approfittatene è sempre fresca e succulenta.
? CITTA’ DEL Messico La nostra guida, un signore distinto alto e magro è un professore di storia all’università statale, preparato disponibile e simpatico. Ci accompagnerà per tutti i giorni di visita della capitale. Il centro storico è lo “zocalo” , tutte le piazze principali in Messico si chiamano così perché qui, nella piazza principale della capitale il presidente aveva deciso di mettere una statua immensa e maestosa, talmente importante che non è mai riuscito a costruita per mancanza di fondi fermandosi così al piedistallo, appunto detto zoccolo ossia “zocalo” da qui, un po’ come presa in giro un po’ come abitudine è rimasto questo nome esteso poi all’intero Paese.
La piazza è così immensa da non riuscire a fotografarla e vi si affacciano il Palacio Nacional con gli affreschi importantissimi di Diego Rivera (impedibile!! Con tutta la storia del Messico fino ai giorni nostri) e la Cattedrale Metropolitana decorata con l’ultrabarocco messicano. Questo stile è ricchissimo di decori, nato dalla voglia di apparire dei clero locale ha trovato qui il suo terreno ideale perché la popolazione locale poteva, in mezzo alla “massa” di angeli, santi ecc, mettere anche idoli pagani senza travestiti senza che i sacerdoti se ne accorgessero: ecco come sopravvivere al colonialismo cercando di salvare un pizzico d’identità!
In macchina mini-van (autista+guida+noi tre) ci rechiamo al Museo di Antropologia. E’ straordinario, tutti i reperti del Messico sono qui. Tutti i ritrovamenti di Palenque, Chichen-Itzà originali sono qui ammirabili in un contesto ben ricostruito con un percorso storico veramente ottimo. Il museo con all'ingresso El Paraguas è ricco di inestimabili tesori: le diverse sale del complesso sono dedicate alle differenti civiltà pre e post colombiane che hanno fatto grande la storia del Messico. Merita permanete una visita accurata!
A seguire unl City Tour con visita guidata dei principali punti d’interesse in città: il gran viale Paseo della Riforma con i monumenti a Colombo, all'ultimo sovrano atzeca, la zona Rosa, il monumento all'indipendenza El Angel e il bosco di Chapultepec.
Qui termina già la nostra visita alla capitale, devo ammettere, al termine del viaggio, che sarebbe stato meglio dedicare un giorno in più alla città per poter dedicare qualche ora in più alla città e, soprattutto per poter visitare il sito Azteco di Tehotihuàcan (per intenderci quello con il tempio del sole e della luna)
? Aztechi – Secondo il mito, gli Aztechi o “genti di Aztlàn” (dal toponimo della patria originaria del gruppo, Aztlàn, ma chiamati più propriamente Mexica, dal nome del dio tutelare Mexitl o Huitzilopochtli) giunsero nella Valle di Messico al termine di una lunga mi¬grazione proveniente dalle desertiche zone del nord-ovest del paese e nel 1325 fondarono México-Tenochtìtlàn, che divenne capitale del potente impero fino al 1521, quando cadde sotto i colpi dei “conquistadores” spagnoli.
? Teotiliuacani – Furono gli abitanti di Teotihuacàn che, sviluppatasi circa tra III sec. a.C. e la metà dell’VIII d.C. , divennero nel Periodo Classico la più importante città del Mesoamerica dal punto di vista economico, politico e religioso, culla di un’evoluta civiltà la cui influenza si estese a tutta l’area, lasciando profonde tracce anche in località molto lontane come lo Yucantan grazie ai Tolteci, eredi della tradizione teotihuacana.
La guida oltre ad accompagnarci in aeroporto si preoccupa del check-in ecc (eccesso di gentilezza o non sa che la linga italiana è simile allo spagnolo?) . Partiamo, quindi per Villahermosa con volo Aviacsa, aerei nuovi, puliti e spaziosi, 6A 313 delle 15.46. L’arrivo a destinazione è alle 16.56 e trasferimento in vettura a Palenque. Arrivo e sistemazione presso l’hotel MAYA PALENQUE, veramente bello, con tanto di piscina ombreggiata da palme.
In serata (meglio con la luce) ci siamo dati all’esplorazione del villaggio, molto povero, composto da tante casette in legno con negozietti che si affacciano sulla strada principale in terra battuta tutta salite e discese. Si trova di tutto, da ristoranti a take away, dai negozi per locali a quelli tipicamente per turisti. Noi abbiamo cenato con dei tacos proprio in una specie di ristorantino.
PALENQUE / VILLAHERMOSA
giovedì 18 marzo 2004
Dopo un’abbondante colazione in hotel a base di frutta e dolcetti vari veniamo raggiunti dalla guida che ci accompagnerà per la parte restante del viaggio. Con il solito mini-van, passando per strade un po’ accidentate avvolti dalla lussureggiante vegetazione. Siamo nella regione del Tabasco, che prende il nome proprio dalla “spezia” del Tabasco, molto coltivata e originaria della zona. Inoltre il terreno molto fertile e le piogge abbondanti oltre a creare una giungla fitta permette la coltivazione di tantissimi frutti, fra tutti il cacao. E’ possibile seguire le “vie del gusto”, ossia percorsi tematici in cui si visitano le piantagioni, le aziende agricole che lavorano i prodotti con tanto di degustazione. Da brava golosa, in hotel mentre facevamo colazione mi sono lustrata con tanto di acquolina i depliant. Li ho portati a casa, se vi servono info chiedete pure)
Il nostro percorso però era un altro: Palenque, 20km di sito archeologico!
Questa volta non siamo soli: il nostro mini-van si ferma presso un altro hotel e scopriamo che altri tre signori romani che ci affiancheranno per la giornata con un tour leggermente similare. Arrivati all’entrata la nostra guida ci affida ad un’altra per motivi contingenti. La nuova guida è fantastica: professore di storia e d’arte, direi l’ideale visto il luogo. All’entrata ci sono le solite venditrici di frutta fresca venduta a strisce in bicchieri di plastica ma… ricoperta poi di peperoncino! Inoltre si possono trovare anche tessuti o altri souvenir.
? PALENQUE Il sito è curatissimo: enormi costruzioni in pietra (non solo piramidi ripide) sovrastano larghi spazi a prato inglese rasatissimo e incorniciato dalla giungla tropicale. Sarà per l’orario (mattina di buon ora) o per il periodo (marzo) ma non ci sono quasi turisti. Scaliamo tutte le piramidi anche quelle più esterne passando in mezzo all’alta vegetazione e la guida ci spiega anche l’utilità delle varie piante - dai funghi allucinogeni che crescono sui tronchi, alle orchidee coloratissime che vivono sugli alberi ai peperoncini ustionanti… provare per credere!
Il sito, spettacolare, a viaggio terminato confermo: il più bel sito visitato in Messico!
Doveva apparire grandiosa al tempo del suo massimo splendore (615-702 d.C. ), con le piramidi dipinte di rosso avvolte dal verde cupo della vegetazione, paragonabile solo a Tikal in Guatemala e a Copàn in Honduras.
L’utilizzo dello stucco, che ricopre interamente gli edifici, ha permesso agli artisti locali di creare decorazioni di elevato livello estetico.
La parte visitabile, o meglio, scoperta è piccola rispetto alla reale estensione (pare di 20 km quadrati) ed archeologi stanno continuamente lavorando per portare alla luce nuovi edifici.
Gli edifici più importanti, come il Gruppo della Croce, il Tempio delle Iscrizioni e il Palazzo, sono tutti databili ad un periodo che va dall’inizio del VII secolo alla metà dell’VIII secolo, quando Palenque e i suoi sovrani dominavano un vasto territorio, interessanti sono la Torre del Palacio e il Tempio delle Iscrizioni con la sua tomba nascosta. Il Palacio, edificio residenziale del sovrano, si articola in numerose stanze, corridoi e cortili ed è fornito di impianti di scolo collegati all’acquedotto della città, le alte merlature traforate che abbelliscono gli edifici slanciano i tozzi edifici che assumono una leggerezza formale superiore a quella concessa dalle spesse strutture murarie.
E’ bello leggere la storia di Paleque sulla pietra: il mondo dei mortali è rappresentato dal Palacio e il mondo degli dei dai Templi del Gruppo della Croce, mentre il Tempio delle Iscrizioni è il luogo dove l’uomo si fa dio.
Palenque è un vero capolavoro dell’arte precolombiana.
Parlando con la guida scopriamo però il primo di una lunga serie di amare constatazioni.
La popolazione è poco secolarizzata e non hanno più memoria del loro passato. Le guide stesse, per imparare e per approfondire le conoscenze su Maya ed altri popoli pre-colombiani, studiano su libri americani o europei.
Gli scavi archeologici vengono effettuati dalla Nestlè e i pagamenti settimanali vengono appena ritirati puntualmente convertiti in birra. Inoltre la scarsa considerazione di “quelle pietre che interessano ai turisti” si trasforma in “maltrattamenti” delle stesse. La situazione, afferma, non è semplice e, il progressivo divario culturale sta portando sempre maggiori conseguenze, come lo sfruttamento di ogni tipo di risorsa della foresta incuranti delle specie in estinzione. Purtroppo lo sradicamento culturale è stato causato proprio dagli europei su cui si è innestata la cultura del dollaro americana. Questa situazione ha portato a situazioni ancora più brutte nello Yucatan.
Durante la nostra visita si sono avvicinati bimbi che vendevano semplici monili, una di questi di circa 10 anni era senza orecchie: i genitori, sempre in base al racconto della guida, abitano nel villaggio vicino e sono orgogliosi del fatto che sia sorda perché è segno di purezza di sangue ottenuta con il continuo incrocio tra parenti stretti. Questa è una usanza Maya che portava i Governanti ad avere malformazioni fisiche. E’ particolare come alcune tradizioni siano sopravvissute sganciate però dalla conoscenza del proprio passato.
Per pranzo veniamo trasferiti nell’hotel dei romani, proseguiamo poi fino a Villahermosa dove accompagniamo i nostri temporanei compagni di viaggio in aeroporto. Noi proseguiamo fino all’hotel MAYA TABASCO.
L’hotel, pulito ordinato è moderno e estremamente curato. Decidiamo di uscire subito per visitare a piedi la città. E’ estremamente variopinta con strade “a collina” nel senso che sono ripidissime salite e discese…
La cittadina è bella, non capiamo se è un giorno di festa particolare ma tutto il centro, pedonale, è in fermento, la gente per strada che chiacchiera, fa shopping o semplicemente “lo struscio”. Dai negozi esce musica allegra e sembrano tutti estremamente rilassati ed allegri.
Si dice spesso che questa cittadina a dispetto del nome (= bella città) sia brutta, caotica e inquinata. Saremo stati fortunati ma noi l’abbiamo trovata molto piacevole, sì è povera ma non come descritta nelle guide.
Mangiamo frutta e dolcetti comperati nei vari negozi e finiamo per cenare in questo modo, solo mio padre decide poi, una volta arrivati in hotel di cenare nuovamente.
VILLAHERMOSA / CAMPECHE
venerdì 19 marzo 2004
La colazione in hoel è semplicemente spettacolare, la migliore di tutta la vacanza e… non solo!
Non sono abituata a mangiare molto, a dire il vero solitamente non mangio proprio nulla, in questo hotle la colazione è sensazionale. La guida ci aveva avvisati di prenderci almeno 1 ora di tempo da dedicare e, caspita mi sa che l’abbiamo usata tutta!
Innanzitutto, appena seduti nell’elegante sala con un buffet esposto dietro ad un bel vetro con i camerieri che servivano (sintomo di igiene) arriva il cameriere che ci chiede, the, caffé o cioccolata? Cioccolata? Sì, sì fantastica, ci riempie una tazza colma di questa dolce crema al peperoncino. Ah, la cioccolata “Maya”, quanto è buona! Ha un gusto diverso dalla nostra, più avvolgente, più aromatica e con un tocco speziato che rende il suo gusto più “tondo”, insomma da sorseggiare con gli occhi chiusi. Ovviamente sono riuscita ad ottenere razione doppia chiedendo con gentilezza e facendo gli occhini al simpaticissimo cameriere, sulla 60ina, piccolo minuto e cordiale. Una piccola nota: credo che i messicani siano un po’ stufi di essere “maltrattati” da turisti arroganti e frettolosi. E’ vero che il turista paga ma è pur vero che loro stanno lavorano e non è giusto non considerare le persone con cui si viene in contatto solo degli strumenti. Basta rivolgersi con educazione, con un sorriso e qualche parola nella lingua locale e vedrete che vi verranno aperte tutte le porte! (questo ovviamente vale ovunque, anche da noi…)
Ritornando al mitico buffet, vi consiglio di assaggiare di tutto, dai platani fritti (tipo banane) al salato, involtini strani ripieni di tabasco e spezie avvolti in foglie e qualunque altro vi ispiri: stupendo.
? Dopo l’abbondante colazione con la guida siamo andati al Parque Museo La Venta, dove è possibile ammirare le gigantesche teste scolpite con connotati negroidi, testimonianza dell’antica civiltà Olmeca. Nell’umida foresta tropicale tra acquitrini e fiumi, nelle regioni tra il Tabasco e il Veracruz, sorsero intorno al XVIII secolo a.C. i primi insediamenti degli Olmechi, un popolo dalle origini misteriose, scoperto dagli archeologi soltanto alla fine dell’Ottocento. L’arte degli Olmechi si esprimeva soprattutto attraverso la scultura monumentale: ritratti allegorici conosciuti come “teste colossali”, gli “altari” o “troni” di grande plasticità, e le statue antropomorfe in cui prevale la fisionomia felina.
Questa popolazione è un po’ sottovalutata dai turisti ma conserva ancora oggi i misteri della propria civiltà: le sue enormi teste in pietra sono ancora studiate con molta attenzione per i lineamenti così simili a quelli africani, perché guardano il cielo e perché sono blocchi grandissimi provenienti da cave lontane ( e non conoscevano la ruota).
Il parco è anche giardino zoologico e, quindi, lo visitiamo. Lo zoo è ricco di animali messicani dai felini ai coloratissimi uccelli.
Consiglio: portatevi tanto repellente per zanzare, ce n’erano tante.
? Olmechi – Gli Olmechi abitarono le pianure costiere dell’area del Golfo del Messico, regione dalla vegetazione lussureggiante e ricca di gomma (da cui il nome della popolazione, “abitanti del paese della gomma”). La cultura olmeca, che ebbe il proprio apogeo nel Periodo Preclassico Medio (1200-500 a.C.), viene identificata come la “cultura madre” perché considerata la più antica del Mesoamerica, quella che pose le basi del successivo sviluppo della civiltà mesoamericana elaborando un sistema di calendari e dando vita alla scultura monumentale e ai primi centri cerimoniali, tra cui i principali furono La Venta, Tres Zapotes e San Lorenzo.
Nuova partenza alla volta di Campeche. Il percorso fatto sempre con il nostro nuovissimo mini van è un po’ “rischioso”. Gli autisti hanno il vizio di mangiare sempre, soprattutto la solita frutta a strisce nei bicchieri di plastica e, ogni tanto distolgono lo sguardo dalla strada. Inoltre le strade hanno solo una corsia per carreggiata e i camion qui sono immensi, non come i nostri T.I.R. Fattostà che rischiamo un incidente sbandando e finendo per zigzagare nel centro della strada. Io sbatto violentemente la testa contro il montante in metallo del finestrino (fortuna non contro il finestrino perché lo avrei sfondato) e, cerchiamo di spiegare alla guida che necessito di ghiaccio. Non capisce e si ferma in una farmacia lungo la strada che perciò non ce l’ha. Le persone che abitano a lato della farmacia, che sono in veranda, ci portano dentro casa e ci rompono un pezzetto di ghiaccio dal loro blocco-frigorifero. Sono gentilissimi e non riusciamo a sdebitarci, non accettano nulla. Ovviamente autista e guida si scusano, mi rimarrà il mal di testa per due giorni. Ragazzi che botta!
Strada facendo ci fermiamo a mangiare in un di ristorante sul mare, (subito dopo Ciudad del Carmen) in cui facciamo quasi il bagno. Fortuna perché mi risolleva un po’ il morale distraendomi un pochino dal dolore.
Arriviamo per il pomeriggio all’hotel Ocean View. Semplicemente bello!
Immaginatevi: una casetta lunga con fronte sull’oceano e sulla spiaggia con vetrate immense, pavimenti in marmo intagliato, clima ventilato ma caldo. Insomma, il clima perfetto, la sensazione di libertà data dallo spazio infinito dell’oceano… le case basse e l’immenso lungo-oceano (tra la strada e la spiaggia hanno costruito: 1 pista pedonale, 1 pista ciclabile, 1 pista per correre!) che circonda tutta la città.
La visita a Campeche è prevista con la guida, purtroppo non così competente d’arte che impara dalla lettura della nostra guida nozioni a lui sconosciute!
? CAMPECHE Campeche vi rimarrà nel cuore, visitandola capire perché nel 1999 è stata dichiarata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità.
Le case basse e colorate unito al timbro decisamente spagnolo danno l’impressione d’altri tempi. E’ questo il grande segreto di Campeche, è riuscita a modernizzarsi senza perdere quel fascino d’altri tempi.
Perdetevi nelle viuzze al tramonto quando i colori accesi delle case coloniali si infiammano e rimanete anche dopo. Credo che Palenque dia il meglio dopo le 5 del pomeriggio. Gustatevi dei Nachos con queso fuso in fronte all’oceano o su una panchina della piazza principale con sullo sfondo la cattedrale illuminata e la vita serale che trova qui il suo centro.
L’orgine della città è da ricercare alla fondazione (distrutta, ricostruita più volte) nel 1540 di Montejo il Giovane che incentivò lo sviluppo portuale al punto da renderlo importante, addirittura il maggio porto dello Yucatan. Sull’isola di fronte, però si istallarono i pirati (francesi, olandesi e inglesi). Per due secoli costruirono le fortificazioni con tanto di cannoni, ancora ben visibili per difendersi. Alla fine, decisore di risolvere il problema “di persona” nel senso che attaccarono l’isola dei pirati e rasero tutto al suolo!
CAMPECHE / UXMAL / MERIDA
sabato 20 marzo 2004
Il risveglio è stato dolce, la colazione un pochino meno: assisati nell’elegante hall guardiamo nella sala da colazione per cercare un posto libero. C’è un tour di francesi che ha occupato tutto. In reception ci consigliano di attendere, tanto dovrebbero andare via tutti insieme e in pochi minuti.
Aspettiamo… e finalmente si liberano dei posti, anzi tutti. Il problema è che non è rimasto più nulla da mangiare. Hanno svuotato il buffet portandosi via (tasche, zaini ecc) tutto, dalla frutta alle brioche ai toast ecc. non più un pezzo di pane, non un bicchiere di succo di frutta, non una marmellatina…chiediamo al cameriere qualcosa da mangiare o da bere, mi rimane sconcertato, loro non hanno più nulla! Ci porta, alla fine del the e basta… Ecco, volevo dire a tutti i partecipanti dei tour che non è necessario fare razia, che esistono anche altre persone negli hotel!!!
Alla fine ci siamo consolati facendo una breve passeggiata lungo l’oceano.
La direzione del nostro viaggio è Merida ma l’itinerario prevede un’interessante tappa a Uxmal. Siamo in anticipo e, forse perche in fondo si sentono in colpa per l’incidente in auto del giorno prima passando davanti a Kabah la guida ci dice “se volete facciamo in tempo a visitarla. Paghiamo il biglietto, pochi dollari, ed entriamo, siamo gli unici, il sito è completamente deserto.
? KABAH Fortuna la mia guida cartacea era ottima e grazie a quella ho deciso di andare in esplorazione scoprendo, sul retro la parete riccamente scolpita con le maschere del dio “Chaac”, il dio della pioggia riconoscibile dal naso incurvato.
Kabah era un importante centro maya collegato a Uxmal da un grande sacbé, una tradizionale strada bianca che passava attraverso un arco monumentale segnando l’accesso ai luoghi di culto.
Il complesso architettonico più spettacolare è certamente il Codz-Poop, un nome maya che significa "stuoia arrotolata" ed è riferito al naso ricurvo del Dio della Pioggia, Chaac, sulla facciata con 250 maschere intagliate. L’edificio in stile Puuc appare sovraccarico di decorazioni. Sulla stessa piattaforma del Codz-Poop si trova il Palazzo (o Teocalli) costruito in puro stile Puuc - con doppie colonne sulla facciata e pilastri nei vani delle porte - e dotato di altari e numerosi ambienti interni distribuiti su due piani. Nelle stesso stile venne eretto anche il Tempio delle Colonne che possiede nella parte alta grandi pannelli di colonne inseriti tra cornici sporgenti.
La visita non è lunga e riprendiamo il mini-van verso il molto più popolato sito di Uxmal
? UXMAL La città, inizialmente fondata dai Maya ha subito occupazioni anche da parte di altri popoli che hanno aggiunto al dio Chaac anche il culto del dio serpente piumato Quetzacoatl, di Tlaloc
Denominato “Barocco Maya”, lo stile di Uxma, detto Puuc è caratterizzato da abbondanti decorazioni che adornano soprattutto la parte superiore degli edifici.
Una curiosità è la modanatura a corda, che percorre gli edifici e che rimanda alle corde utilizzate per reggere le pareti delle capanne.
.Per lungo tempo, Uxmal è stata tra le città più popolose e fiorenti dello Yucatán, perché era presente l’acqua, così scarsa nello Yucatan, grazie alla costruzione di numerosi cisterne chiate chultunes.
Gli edifici più importanti e belli sono:
- Il Palazzo del Governatore nel quale viveva la massima autorità di Uxmal, è orientato verso il sorgere del pianeta Venere al quale è dedicato anche l’Altare del Giaguaro a due teste posto di fronte al Palazzo, e costituisce forse una delle architetture più belle e perfette di tutta la Mesoamerica. La parte inferiore della facciata è semplice e lineare, mentre il cornicione superiore è fittamente decorato in stile Puuc tanto che sul fregio si possono contare 260 maschere del dio Chaac, tante quanti sono i giorni del calendario dell’anno sacro.
- La Piramide dell’Indovino, secondo la leggenda venne eretta in una sola notte da un nano, considerato personaggio magico, con l’aiuto della madre, una donna dotata di poteri sovrannaturali. Il Piramide è un imponente edificio di forma semiellittica, alto 35 metri ma purtroppo ripidissima al punto che ora è vietato salire perché troppi turisti senza il fisico hanno avuto incident
- Il Quadrilatero delle Monache. L’immenso cortile di fronte alla Piramide dell’Indovino è chiuso sui quattro lati dagli splendidi edifici del Quadrilatero delle Monache, chiamata così dagli spagnoli per la presenza di numerose celle e per le decorazioni a grata che caratterizzano. In verità le grate simboleggiavano delle stuoie, riservate alla classe dominante i cui rappresentanti erano chiamati anche i signori delle stuoie. Questo edificio è la dimostrazione dell’elevata tecnica e raffinato gusto raggiunto dagli intagliatori Maya nell’arte della lavorazione della pietra. Il complesso venne realizzato intorno al X secolo secondo la visione dell’universo Maya: gli edifici sono orientati verso i quattro punti cardinali con al centro una colonna di pietra che simboleggia l’Albero della Vita....
- Molto interessanti anche un Campo per il Gioco della Pelota ben conservato nel quale sono stati trovati tre anelli di pietra che recano incisa la data dell’anno 649 d.C. e la casa delle Tartarughe che sorreggono l’universo.
Dopo questa fantastica visita riprendiamo la strada diretti a Merida.
? MERIDA
La città non è interessante, di stampo spagnolo ha vissuto il periodo d’oro grazie al commercio di tessuti qui prodotti rigorosamente bianchi. Si trovano diverse manifatture (io ho ceduto e comprato un’amaca grezza) e per gli acquisti ci sono diverse “case sociali” ossia le nostre cooperative di piccoli artigiani. E’ sostanzialmente una città industriale. Anche l’unico monumento, un Cristo salvato dalle fiamme più volte è semplicemente una curiosità.
Il nostro hotel Del Gobernator, è semplice, pulito e decidiamo di uscire la sera per “visitare” la città leggeri. Avevamo notato, nello Localo della città, che come al solito è il fulcro di tutta la vita cittadina, un palco e, incuriositi ci siamo diretti là. La sera è festa grande: sul palco un gruppo famoso suona salsa e faccio conoscenza con una squadra di pallavolo universitaria in trasferta con cui ballo, come tutti, in mezzo alla strada. Tutta la zona è trasformata in una grande festa!
La notte stanchi ma divertiti crolliamo in hotel.
MERIDA / CHICHEN-ITZA’ / PLAYA DEL CARMEN
domenica 21 marzo 2004
E’ il 21 di Marzo, è il giorno dell’Equinozio di primavera!
Il viaggio era stato organizzato in modo da essere a Chichen-Itzà in questo preciso giorno, il giorno in cui il serpente piumato scende sulla terra!
Questa volta insieme a noi ci sono anche i 3 signori romani già incontrati in precedenza. Con grande eccitazione raggiungiamo questo luogo considerato “astrologicamente magico” dalla popolazione e da diverse religioni legate alla new age. Arriviamo percorrendo a piedi la strada dal parcheggio affollata di turisti e locali e animata dalle bancarelle e dai musicisti che, lungo la strada, colorano di tinte forti l’ambiente.
Arriviamo così all’entrata del sito: a i u t o o o o ! Ma quanta gente c’è?! Sembra che tutto lo Yucatan si sia ritrovato qui. Gruppo di persone ventiti di bianco cantano e suonano, altri vestiti con costumi Maya ed altri da Aztechi. Due palchi allestiti per concerti occupano i due lati opposti della piana che è dominata dalla grande piramide. La vegetazione è affollata di amache e pic-nic improvvisati. L’aria di festa è palpabile. A dire il vero sembra di essere in un vero e proprio raduno di hippy di varie generazioni (da quelli anni 70 chitarra e camicie sgargianti, a quelli new age con campanelli e bianche tuniche). La piramide è però delimitata da un recinto provvisorio messo per l’occasione e non è possibile, quindi, salire e neppure avvicinarsi.
In prima fila sono puntato i “cannoni” di reporter televisivi e di giornali di ogni sorta.
L’evento è previsto per le 17:00 e, quindi, approfittiamo del tempo di attesa per visitare il sito archeologico.
Il sito, nonostante la folla oceanica, è molto interessante e si riesce a visitare ben. "La bocca del pozzo degli Itza", questo il significato,
è il sito Maya meglio restaurato e più famoso, grazie alla maestosa Piramide di Kukulkàn, proprio quella non visitabile durante l’equinozio. Possiede il campo per la pelota più grande e imponente di tutto il Messico, i cui particolari sono molto ben conservati. Altrettanto imponente è il gruppo delle Mille Colonne, posto alle spalle della Piramide e che comprende il Tempio dei Guerrieri e il Tempio di Chac Mool, nonché l'adiacente Templo de los Grandes Mesas. Il “cenote” sacro, orami dal colore verdognolo non è scenografico come ci si immagina ma, è quello che rappresenta che lo rende importante.
Durante il nostro tour il cielo, un pochino incerto si trasforma e, all’improvviso, un temporale tropicale si riversa su di noi. Tutti si rifugiano sotto il “tempio della Coca Cola” come qui viene soprannominato il bar-capanna e le stradine si trasformano in veri e propri torrenti in piena. E’ proprio il classico acquazzone: acqua a secchiate per circa 15 minuti e poi di nuovo variabile con il cielo che si apre e si chiude in continuazione e che turba le feste all’interno del sito con continui traslochi di persone, strumenti ecc.
Ormai sono le 14 e terminato il giro turistico andiamo a mangiare in un ristorante vicino al sito. Il cibo non è il massimo, siamo in piena zona di turismo di massa, ma è comunque accettabile. Seduti a tavola con tanto di guida decidiamo il da farsi: io spingo per rimanere fino alle 17:00 per vedere il famoso serpente, i romani non vogliono rimanere perché preferiscono arrivare al mare prima. I miei genitori e la guida sono titubanti perché il tempo è molto incerto.
Alla fine mi arrendo e decidiamo di procedere oltre, sigh sigh.
In ogni caso CONSIGLIO DI NON VISITARE IL SITO DURANTE L’EQUINOZIO. Alla fine mi sono piaciuti molto di più Planque e Uxmal. Il sito è aperto tutti i giorni dalle 08.00 alle 18.00, il biglietto di ingresso : 87 pesos
Ripreso il viaggio lasciamo strada facendo i nostri compagni di viaggio a Cancun mentre noi proseguiamo per Playa del Carmen.
La nostra sistemazione è nella suite del Quindo Sol ( http://www.hotelquintosol.com/it/info.htm ). Ci sistemiamo e usciamo subito per una prima perlustrazione, in particolare lungo la 5° avenida.
L’impatto è devastante, non è il Messico è Disney World! Tutto è così finto, così costruito. La lingua non è lo spagnolo ma l’americano, tanto che i prezzi sono in US Dollar e non in pesos. Dai negozi chiamano le persone per attirare l’attenzione per vendere considerandoti “gringos” uffi, solo perché siamo chiari!
Arrivo in hotel con lo stomaco chiuso dal nervoso… ma cosa ci faccio io qui? Dove sono capitata? Vorrei riprendere l’aereo per non rovinarmi il finale della vacanza!
PLAYA DEL CARMEN
lunedì 22 marzo 2004
Considerazioni personali:
Fortuna che la notte è buona consigliera… al mattino sono più riposata, più positiva e disposta a capire anche questo strano mondo chiamato Gringoland (soprannome dato dai messicani a azzeccatissimo).
Infatti sembra di essere in una “colonia-parco divertimenti” americano.
Tutto è estremamente artefatto e sembra che i messicani facciano parte dell’ambientazione. Anche perché non sembrano di casa: non sono i proprietari ma i dipendenti e guardano con ammirazione e senso di inferiorità i loro titolari e i turisti di dimensioni ehm, imponenti i gringos.
E’ facile vedere scene di americani che si comportano da “superiori” nei confronti di messicani remissivi che cercano di copiare nell’abbigliamento, nell’alimentazione gli americani. Attenzione, non sono una anti-americana ma quello che ho visto, arrivando dal Chapas mi ha lasciata sconcertata.
? PLAYA DEL CARMEN
Il paese è in realtà molto carino, costruito tutto con il rispetto dei grandi alberi inclusi nelle costruzioni che avvolgono, sbucano da ogni parte simulando la giungla. Devo dire che gli architetti qui si sono scatenati dando prova di fantasia e creando un ambiente unico e molto bello.
La strada principale, poi, la 5° avenida, è tutta negozi di prodotti tipici, bar dalle tipiche sedute ad altalena e SPA. I locali (bar, pub, ristoranti ecc) sono ricostruzioni in tema veramente scenografici. L’ambiente ricreato è caldo, accogliente e spettacolare.
¤ Mare&sole: il mare è bellissimo, lunghe spiaggia bianche punteggiate da palme sono bagnate dal mare cristallino !!!!
Attenzione: ricordatevi che nonostante la temperatura non eccessiva il sole è tropicale: USATE PROTETTIVI ALTI ! Iniziate con protezioni non inferiori a 50/30 solo in seguito capirete la reazione della vostra pelle, ok che io sono un fototipo mozzarella ma sappiate che non sono mai scesa oltre al 25.
Il mare cristallino non bisogna dimenticare che è oceano, quindi con una forza decisamente diversa da quello del mediterraneo. Purtroppo dipende dal tempo: la settimana prima non c’era vento e il mare era piattissimo mentre quando sono stata io si era alzato il vento facendo alzare onde, non altissime ma potenti. In pochi siamo entrati in acqua e, devo dire che mi sono anche spaventata, perché le onde erano così forti da trascinarmi sul fondo (vi assicuro che nuoto) ma sono stata “supportata” da un ragazzo “locale” (un israeliano che si è trasferito a vivere lì ed ha aperto un locale) che mi è stato vicino spiegandomi come affrontare quelle onde. Dopo 30 minuti sono uscita esausta. Uffi, non è giusto, solitamente il mare qui è tranquillo e così trasparente che si vedono i pesci.
Sempre a causa del vento abbiamo rinunciato alla gita sull’isola di fronte, Isla Mujeras (isola delle donne) ritenuta molto bella.
Ci siamo rifatti, però, andando in giornata a Tulum (vedere più avanti).
Mentre di giorno a ci si dedica ad attività sportive legate alle bianchissime spiagge dal mare cristallino, il pomeriggio e la sera una moltitudine di turisti americani ed europei si riversano lungo la 5° avenida a caccia di souvenir e riempiono i locali con vociare allegro.
Non riuscirete ad esimervi dallo shopping anche perché si trovano ceramiche dai colori messicani e dal tema dominante delle calle, simbolo del paese molto belle, nonché una moltitudine di prodotti anche culinari (dalle salse piccanti formato viaggio ai liquori su tutti la Tequila.
Ci sono ristoranti di ogni tipo: dai tipici messicani, a quelli “naturali” per ogni gusto e per ogni tasca. I prezzi sono più simili a quelli americani piuttosto che a quelli incontrati nel resto del paese. Tutto è dedicato ai turisti e, quindi, anche i prezzi sono adeguati. Se volete fare acquisti vi consiglio di farli durante un tour e non nei luoghi di villeggiatura dove il turista è disposto a spendere di più.
? TULUM
Da Playa del Carmen basta andare alla stazione degli autobus normale e prendere un bus di linea (2° classe) non vi consiglio la 1° classe perché costa il doppio e, soprattutto c’è l’aria condizionata a manetta creando uno sbalzo termino notevole con il caldo esterno.
Con pochi pesos e 15 minuti di strada di arriva comodamente al sito, l’unico insediamento Maya sul mare.
Per il ritorno, invece, abbiamo utilizzato un mini-van: un taxi collettivo che per lo stesso prezzo del bus ci ha riportato a Playa del Carmen.
Le fermate di Tulum sono tre: il sito archeologico, il pueblo e la città turistica.
Tulum infatti non è solo sito archeologico é una città ma divisa in due, il pueblo interno più povero, e la città turistica lungo la costa. Ovviamente i prezzi degli alberghi sono molto diversi!
Tulum è sicuramente il sito con il miglior impatto visivo: lungo l’alta costa su di un mare cristallino si stagliano le costruzioni Maya, da togliere il fiato! La posizione dei monumenti a picco sul mare, la spiaggia bianchissima accessibile per fare il bagno (portate il costume) il colore dell’acqua di un azzurro intensissimo, le palme da cartolina caraibica, il prato curatissimo… insomma tutte questo rendono indimenticabile questo luogo.
Nel l 1518 in questo luogo sbarcarono le truppe di Juan de Grijalva. Sorta nel periodo maya-tolteco, fu abitata fino al 1544 e poi abbandonata in mano spagnola. Il nome attuale di “Tulum” (fortezza) deriva dalle spesse mura che la circondano per i tre lati, mentre il quarto è difeso naturalmente da una ripida scogliera a picco sul mare, l’accesso alla spiaggia è leggermente più avanti.
A differenza di molti altri siti archeologici Tulum è molto rovinato e consunto dai turisti, per tutelare, quindi i monumenti adesso, su molti non è possibile salire o avvicinarsi troppo.
L’edificio più importante è il Castillo composto da un terrazzamento e da un piccolo tempio, a cui si accede mediante una ripida scalinata. Le finestre feritoie che danno sul mare aperto fanno pensare che l’edificio non fosse soltanto adibito a funzioni cerimoniali, ma funzionasse anche come faro. Il Castillo e ventidue altri edifici minori sono racchiusi nel cosiddetto Recinto Interior, una sorta di muro interno che probabilmente delimita il nucleo originale della città. Esternamente al recinto la costruzione più interessante è il Tempio degli affreschi ornato da maschere di stucco. All’interno dell’unico vano si notano resti di affreschi rappresentanti figure umane. A nord del tempio, su una piattaforma, sorgono i resti di un palazzo costituito da un’ala a due gallerie parallele, di cui una si apre su un portico rivolto a sud.
? ALTRE ESCURSIONI
Esattamente a metà della 5° avenida si trova un ufficio del turismo, una specie di banchetto, in cui forniscono gratuitamente la cartina di Playa de Carmen, tutto il materiale possibile sulla città, tutto il materiale per effettuare escursioni sia attraverso i mezzi pubblici sia attraverso pacchetti offerti da agenzie.
Oltre a parchi in cui è possibile assistere a spettacoli come la ricostruzione del gioco della pelota e spettacoli in costume anche riserve naturali in cui immergersi in mezzo a coloratissimi pesci.
Se invece volete allontanarvi un pochino di più potete raggiungere suggestivi Cenotes in cui fare anche il bagno (immensi buchi rotondi del suolo di parecchi metri in cui sgorga acqua cristallina, solitamente si raggiungono direttamente dall’alto e la luce che penetra sul fondo rende ancora più suggestivo l’ambiente da “grotta”.
I siti archeologici di Chichen-Itzà e anche altri meno noti, sono a portata di bus locale, ma se siete interessati ci sono tour che propongono un pacchetto di 1 o più giorni con visita ai siti + gita a Cenotes + ristoranti tipici ecc.
Potete anche af
PLAYA DEL CARMEN / CANCUN I MIAMI
giovedì 25 marzo 2004
Dopo aver consumato la prima colazione in hotel facciano il check out e di prima mattina veniamo trasferiti in taxi inviato dall’agenzia, all’ aeroporto si Cancun. Partiamo, quindi, per Miami con volo Mexicana MX 311 delle 09.50. A Miami il bagaglio viene imbarcato direttamente per Milano e arriviamo a Miami alle 12.20. L'imbarco a Miami è molto critico per le lunghe ispezioni personali,. Il viaggio prosegue poi direzione Milano con volo Alitalia AZ 637 delle 17.15. Pasti e pernottamento a bordo.
MILANO
venerdì 26 marzo 2004
Arriviamo a Malpensa alle 08.15 con Alitalia e arriviamo a casa con una temperatura ancora rigida e con la lacrimuccia da fine viaggio….