Voglia di relax a Santo Domingo

località: bayahibe
stato: repubblica dominicana (do)

Data inizio viaggio: lunedì 8 marzo 1999
Data fine viaggio: venerdì 19 marzo 1999

Old Travel _ By Luca e Sabrina

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lunedì 8 marzo 1999

Riecheggia nella stanza il suono della sveglia, quel motivetto che nella maggior parte dei casi risulta abbastanza antipatico. Ci invita ad uscire fuori dalle coperte mentre i primi raggi di sole fanno capolino all'orizzonte: sono le sei del mattino ed è così che va ad iniziare una lunghissima giornata al termine della quale metteremo piede a Santo Domingo.
Fervono gli ultimi preparativi di una partenza abbastanza travagliata: nell'ultimo mese è successo un po' di tutto in fatto di influenze e conseguenti ricadute, la nostra preoccupazione è rivolta soprattutto al piccolo Federico, che inevitabilmente resterà a casa (c'è voluto un po' di tempo ieri sera per convincerlo a rimanere dai nonni), speriamo solo non si ammali durante il nostro viaggio (e magari anche dopo!).
Accendo la tv: fra le notizie del telegiornale ecco un imprevisto sciopero dei servizi aeroportuali di Milano Malpensa ... bene, ottimo inizio!!
Alle 6:45 siamo in strada e poco dopo in autostrada, la temperatura esterna è di meno due gradi (domani probabilmente saremo a più trenta!), ciò nonostante splende un bel sole. In prossimità del Po' incontriamo il più classico dei tratti di nebbia (piuttosto fitto e breve, per fortuna). Quando riappare il sole, ormai alle porte di Milano (alle nove), facciamo una breve sosta: caffè e rifornimento e poi via verso l'aeroporto di Malpensa, dove giungiamo intorno alle 10:30.
Lasciamo l'auto in un parcheggio custodito. La ritroveremo, speriamo, al nostro ritorno, integra in ogni sua parte. Un piccolo bus ci porta al terminal 2, nel frattempo mi informo: il temuto sciopero pare interessi solo i voli di linea e il nostro è un charter!
Area gruppi, terminal 2, ore 11:50, questo era l'appuntamento e noi siamo in anticipo di quasi un'ora, comincia l'attesa. La partenza è prevista per le 14:20, fra poco più di tre ore. Non sarebbe nulla se non ché, di lì a poco, appare sugli schermi dell'aeroporto il volo: L4005 per Santo Dominio ore 17:30 ... ottimo!! ... tre ore e dieci di ritardo!!!
Viaggi del Ventaglio, nostro tour operator, ci offre, gratuitamente, un pranzo al vicino self­service, magra consolazione, la lunga attesa è snervante e non possiamo fare a meno di pensare come sarebbe stata con Federico.
Alle diciotto in punto (ulteriore mezz'ora di ritardo) ci imbarchiamo sul Boeing 767 della Lauda­air, che stacca da terra alle 18:22.
Dopo due ore di volo siamo quasi sopra all'Irlanda, seguiremo una rotta all'apparenza assurda ma in definitiva più breve, tenendo conto anche dei venti in quota: siamo a quasi undicimila metri e viaggiamo a 830 chilometri orari, sembriamo quasi rincorrere il sole, il quale molto lentamente ma inesorabilmente scende verso l'orizzonte.
Toccando una velocità massima di poco oltre i 900 chilometri orari, una quota di 11.300 metri e consumando quasi 50 tonnellate di carburante, tocchiamo terra a Santo Domingo quando è ancora lunedì: sono le 23:27 e abbiamo recuperato cinque ore di fuso orario. Mettiamo piede in aeroporto alle 23:40 e ci mettiamo in attesa delle valigie.

martedì 9 marzo 1999

Poco dopo la mezzanotte arrivano le valigie, espletiamo le formalità doganali e saliamo in pullman: due ore di sconquassata strada dominicana ci aspettano ... l'odissea continua.
Arriviamo al Club Gran Dominicus, dove alloggeremo, alle due ora locale, in Italia sono le sette (in tv, via satellite, c'è il telegiornale Rai): sono venticinque ore che siamo in piedi. Sbrigate alcune formalità ci viene poi assegnata la camera, mentre le valigie arrivano intorno alle tre. Una veloce doccia ristoratrice e poi a letto, quando in Italia, i nostri colleghi stanno andando in ufficio.
Il sonno è breve, Sabrina condizionata dal fuso orario alle sette è già sveglia, poco dopo le otto mi "rifila un calcio" facendomi capire che l'ora di alzarsi è già arrivata.
Usciamo dalla camera un po' frastornati, splende un bel sole ma soffia un fastidioso vento. Non sappiamo dove andare, così seguiamo lo sciame di persone che in lenta processione si dirige verso il luogo delle colazioni.
Il villaggio è molto bello e ben curato, cerchiamo il teatro, dove alle nove ci viene fatto un noioso ma utile briefing, poi, finalmente raggiungiamo la spiaggia.
Ci accaparriamo due lettini e ci sistemiamo in fronte allo stupendo mar caraibico, le cui mille tonalità di verdi e azzurri si parano davanti ai nostri occhi: scende l'adrenalina, non si sente più la stanchezza e comincia il tanto sospirato relax!
Passiamo tutta la mattinata in spiaggia, fino all'ora di pranzo e non ci facciamo mancare un primo piacevole bagno, che Sabrina consuma fino all'altezza del punto vita (la solita freddolosa ... meglio non discutere).
Il tratto di mare di fronte al Club è, purtroppo, leggermente deturpato dalla presenza di alcune scogliere stile riviera romagnola, basta però spostarsi di qualche centinaio di metri per trovare sabbia bianchissima e acqua cristallina.
Poco prima di pranzo facciamo amicizia con una coppia di ragazzi. Con loro andiamo a mangiare: ci aspetta un ricco buffet che, per tre volte al giorno ritroveremo per tutti i giorni della nostra permanenza ... al ritorno non oseremo salire sulla bilancia.
Ci dilunghiamo un po' a tavola, intanto il sole se ne va dietro le nuvole, poi riappare, poi se ne va, ma non importa: al ritorno in spiaggia mi tuffo ugualmente in acqua. Il pomeriggio scivola via tutto così: senza sole ... ma noi, imperterriti, non abbandoniamo la spiaggia nemmeno dopo un breve acquazzone. Le nuvole più tardi si diradano, mentre ci approssimiamo al tramonto ... e sono di nuovo in acqua a godermi lo spettacolo delle palme nella calda luce del crepuscolo. L'infuocato disco solare pare tuffarsi in mare e la sua sagoma scompare a vista d'occhio sotto la linea dell'orizzonte ... bellissimo!
Sono da poco passate le diciannove quando rientriamo in camera per consumare una rinfrescante doccia e prepararci a cenare: di nuovo, senza limiti, si mangia!
La serata trascorre piuttosto stancamente, nonostante il gradevole spettacolo messo in scena dall'animazione tutti gli effetti negativi del fuso orario si fanno sentire e non ci reggiamo in piedi dal sonno, meglio andare a riposare.

mercoledì 10 marzo 1999

Il risveglio è fissato per le otto, ma il fuso orario continua a tirare colpi mancini e non serve il suono della sveglia per rimetterci in piedi.
Fuori splende un bel sole ed è un bene perché ci aspetta la prima escursione di questo viaggio. Bastano però poche decine di minuti, giusto il tempo di far colazione, ed ecco che il cielo si copre di nuvole ... nostro malgrado ora possiamo dire: splendeva un bel sole. Fa anche un po' freddo, ma almeno non piove.
Alle nove in punto saliamo sul pullman che in breve ci porta alla città de La Romana.
A venticinque chilometri dal club si incontra una realtà completamente diversa dal lusso e dalle agiatezze che ci circondano al Gran Dominicus. La popolazione vive in modeste casette dal tetto in lamiera, il più delle volte attorniate da un caos indescrivibile e dai materiali più disparati e impensabili, in alcuni casi l'uragano George, che ha devastato l'isola non più di sei mesi fa (il 22 settembre), sembra passato ... ieri.
Siamo venuti a La Romana non per vedere le modeste condizioni di vita dei suoi abitanti, ma soprattutto per ammirare la lavorazione a mano del tabacco e la conseguente produzione di formidabili sigari, noti in tutto il mondo.
I lavoranti fanno lo stesso gesto per dieci ore al giorno nelle quali producono novecento sigari a testa. Ne acquistiamo alcuni esemplari a ricordo della visita e risaliamo in pullman alla volta di Altos de Chavon, la ricostruzione di un antico villaggio coloniale: nient'altro che un'astuta manovra per attirare i turisti e poi spennarli nei numerosi negozietti e ristoranti.
Consci dell'autenticamente falso trascorriamo un po' di tempo tutto sommato piacevole lungo le stradine del villaggio e ammiriamo il bellissimo panorama (questo vero) sul sottostante Rio Chavon. Il fiume, dalle notevoli dimensioni (considerando il fatto che siamo su di un'isola), si è scavato la strada che arriva al mare tra due strapiombanti pareti rocciose, ricoperte da una rigogliosa vegetazione tropicale. Il luogo fra l'altro è stato scelto come set naturale per girarvi alcuni famosi film: "King Kong", "Apocalisp now" e "Rambo 2" su tutti, ed è infestato, pare, da enormi ragni il cui morso può provocare non indifferenti guai di salute.
In assenza dei ragni (per fortuna) ci pensa la pioggia a rovinare l'escursione perché comincia a cadere copiosamente proprio mentre ci apprestiamo a scendere verso il letto del fiume e ci impedisce di compiere un giro in barca lungo il suo corso, fino al mare ... giro in barca che però dobbiamo in parte affrontare per raggiungere il pullman.
Piove a dirotto e siamo ormai completamente bagnati mentre a tutta velocità raggiungiamo il punto di ritrovo, poi ... smette di piovere! ... così, sconsolati, saliamo a bordo dell'automezzo che ci riporta al Gran Dominicus: poteva decisamente andare meglio! Ci rifugiamo in camera a "leccarci le ferite", cioè ad asciugarci, e tiriamo le somme: è stata sicuramente un'esperienza indimenticabile, una di quelle però che non vorremo ripetere nei prossimi giorni.
Anche dopo pranzo il cielo continua a rimanere cupo, ma non piove e andiamo in spiaggia. Restiamo quasi tutto il pomeriggio vestiti sul lettino, quasi fosse una giornata di fine estate sui nostri lidi e solo la vista delle palme addolcisce un po' il tutto. Mi fumo un buon sigaro avuto in omaggio alla fabbrica, forse la cosa migliore che mi sia capitata nella giornata, almeno per ora.
Fino a sera non cambia nulla, non piove e continuiamo a rimanere in spiaggia, ma del sole neanche l'ombra, anzi è proprio l'ombra a non mancare affatto. Mi svago giocando una partitella a basket tre contro tre, persa senza storia 22 a 8 (non va proprio bene nulla!), ed è una magra consolazione l'aver segnato la metà dei punti dell'intera squadra, niente di male (a parte un dito), almeno si aggiustasse il tempo!
Il pomeriggio si spegne su di un'inutile promozione commerciale riguardo presunte vantaggiose formule per futuri viaggi all'interno dei Venta-Club.
Si fa ora di cena, mentre comincia a serpeggiare una certa fastidiosa dose di nervosismo e passiamo tutta la serata col naso all'insù, alla ricerca di qualche beneaugurante stella.
L'animazione del villaggio questa sera propone una personale interpretazione del musical Grease, molto ben fatta e piacevole da seguire ma che non basta a liberare la mente dai pensieri sulle condizioni del tempo. Dopo lo spettacolo, poco prima della mezzanotte, una lucina fioca, sopra le palme, in direzione della spiaggia, ci fa sobbalzare sulla sedia: è una stella ... al piano bar per una strana coincidenza la strofa di una famosa canzone risuona nell'aria e dice così: "... quella speranza che sentivo crescere in me ...", la speranza che domani sia veramente un altro giorno.

giovedì 11 marzo 1999

Ancora una volta svegli senza l'ausilio ... della sveglia, Sabrina scosta timorosa le tende, fuori splende il sole (ma non dobbiamo farci illusioni, anche ieri mattina era così!). Ottimisticamente ci vestiamo in fretta e furia, e, dopo una veloce telefonata a casa (dove è ora di pranzo) per sincerarci che tutto proceda al meglio, ci precipitiamo verso le colazioni e quindi verso la spiaggia.
Alle spalle del villaggio, verso l'interno dell'isola, incombono grossi nuvoloni carichi di pioggia, ma soffia una deliziosa brezza dal mare che li tiene a debita distanza. Per la verità qualche piccola nuvola ci passa sopra la testa, ma non ci infastidisce affatto, anzi ogni tanto ci protegge dal sole che quando splende, limpido, scotta sulla pelle.
Ci spostiamo a fare il bagno fuori dal villaggio, dove il mare è più bello, e lì restiamo per parecchio tempo a crogiolarci nell'acqua cristallina, mentre tanti curiosi pesciolini, di colore simile a quello della sabbia, si divertono a girare attorno ai nostri piedi.
Lungo la spiaggia veniamo "assaliti" da numerosi locali che cercano di venderci qualsiasi tipo di cosa: dalle collanine ai quadri naïf. Sono piuttosto insistenti e, dopo le prime parole di presentazione, tutti, stranamente, dicono di portare un nome italiano (Michele, Giuseppe, ecc...), anche se siamo in un paese di lingua spagnola. Piuttosto scettici sulla loro strana identità decliniamo a fatica i loro incessanti inviti ad acquistare la merce e cerchiamo di goderci quanto più possibile il luogo.
Il clima oggi è davvero gradevole, i nervi tornano così a distendersi e ci tratteniamo in spiaggia ben oltre la normale ora di pranzo. Quando, più per necessità che per voglia, ci rechiamo al buffet lo facciamo molto rapidamente, a tal punto da essere, dopo non più di mezz'ora, di nuovo a piedi nudi sulla sabbia.
La brezza del mattino nel frattempo si è trasformata in un sostenuto vento che spazza via tutte le nubi, l'aria infatti è tersa e limpida ... ora sì che siamo ai Caraibi!! Oggi ci sono parecchie partenze e, visto il cambiamento di tempo, non possiamo fare a meno di pensare che fra le persone con la valigia pronta vi sia il ragionier Fantozzi in procinto di riportare la sua nuvoletta in Italia (quanto vorremmo che fosse vero!).
Siamo di buon umore, a tal punto da cimentarci in una improbabile partita a bocce, vinta in maniera altrettanto improbabile da Sabrina, la quale non può fare a meno di pensare a qualche mio errore voluto, io le assicuro di aver giocato al meglio, a lei rimane il dubbio, a me la rabbia, subito sopita, della sconfitta ... stiamo bene, in senso assoluto, e questo è l'importante.
Ci trasciniamo fino a sera fra un cocktail ed un piacevole idromassaggio ai bordi della piscina perché il vento che soffia dal mare ha increspato l'acqua col risultato di renderla piuttosto torbida ...Torniamo poi sulla spiaggia all'ora del tramonto a goderci lo spettacolo del sole che si "tuffa" in mare.
Anche il dopo cena scivola via tranquillo, con la sempre piacevole animazione del villaggio, in una serata finalmente tiepida e allietata, personalmente da un buon sigaro.

venerdì 12 marzo 1999

Il suono della sveglia pare lontano: per la prima volta ne veniamo colti, di sorpresa, in pieno sonno, a quanto pare stiamo assimilando il tanto agognato fuso orario, anche se le lancette dell'orologio segnano appena le sette e dieci.
Dopo un'intera giornata di completo relax una nuova escursione ci aspetta, la più lunga, quella a Santo Domingo, capitale della Repubblica dominicana.
L'appuntamento è per le otto e un quarto alla reception, quando i primi raggi di sole, in un cielo completamente libero da nubi, fanno presagire una giornata torrida (il ragionier Fantozzi a quest'ora dovrebbe già essere in Italia).
Oltre cento chilometri e due ore di pullman ci separano da Santo Domingo, metropoli caraibica, con oltre due milioni di abitanti, storicamente prima vera e propria città del continente americano, fondata da Bartolomeo Colombo, fratello di Cristoforo, nel 1498, in onore del padre Domenico e di San Domenico, commemorato proprio in quel giorno (era il 5 di Agosto) che, guarda caso, cadeva di domenica ... nessun'altro nome poteva essere più appropriato!!
La prima tappa è all'acquario nazionale per ammirare la ricca fauna ittica della regione, purtroppo però in una serie di vasche dall'acqua piuttosto torbida, tanto torbida da sminuire drasticamente il mito del trasparente e cristallino mar caraibico. Un acquario del genere a Santo Domingo sembra abbastanza fuori luogo, infatti certe forme di vita è meglio osservarle nel loro ambiente naturale, magari con una banalissima imbarcazione dal fondo di vetro.
Al termine della visita le vere dive risultano essere alcune buffe iguana (una specie endemica presente sull'isola), anch'esse naturalmente molto più interessanti se osservate nel loro ambiente naturale, ma almeno non offuscate da una torbida vasca d'acqua.
Prossima tappa il Faro di Colombo: ci aspettiamo di vedere il più classico dei fari in riva al mare, magari qualcosa di un po' più monumentale ma non dissimile, ed invece si para davanti ai nostri occhi una costruzione abominevole, stile sovietico, posizionata in cima ad una collina.
Il progetto risale agl'anni venti, ma, per mancanza di fondi, è stato ultimato nel 1992, ed ospita, oltre ad un banale ed insignificante museo il cui unico pezzo di un certo pregio è l'ancora originale della caravella Santa Maria, le spoglie di Cristoforo Colombo, il quale, morto in Spagna, aveva espressamente chiesto tramite testamento, di riposare a Santo Domingo. Il monumento durante i fine settimana proietta in cielo, tramite appositi dispositivi luminosi e ad un'altezza di dieci chilometri, un'enorme croce, lasciando in debito di energia elettrica l'intera capitale.
Si fa ora di pranzo, che consumiamo in un locale abbastanza tipico, ma non troppo (nel menù c'erano anche gli spaghetti!), dopodiché affrontiamo un'inutile tour degli edifici governativi e culturali della città, certamente importanti per i dominicani ma non per noi, essendo questi, nella maggior parte dei casi, anonimi parallelepipedi in cemento armato, sino ad arrivare al palazzo presidenziale, questo almeno decente, con annessa cupola stile Casa Bianca.
Finalmente, nel primo pomeriggio ci dirigiamo verso il centro e quindi verso quel che rimane degli antichi edifici coloniali, a detta della guida fra i più interessanti d'America.
Scesi dal pullman ecco pararsi di fronte a noi l'Alcazar de Colon, piccolo maniero costruito nel 1510 da Diego Colombo, figlio di Cristoforo: una costruzione dall'indubbio fascino, molto ben curata anche al suo interno. Attraverso le finestre si può osservare la cosiddetta Strada delle Donne, a pieno merito riconosciuta come prima vera e propria strada del nuovo mondo.
Procedendo a piedi, nei dintorni, possiamo ammirare anche altri interessanti edifici come la casa de Bastidas, la Fortaleza Ozamo e il Panteon National che, situato all'interno di un antico convento di gesuiti, ospita le spoglie di alcuni importanti personaggi dominicani.
Un altro monumento di grande interesse è la Catedral Menor de Santa Maria, prima cattedrale del continente americano, edificata a partire dal 1521. In questo luogo sono state conservate le spoglie di Cristoforo Colombo fino al 1992, anno della loro traslazione al Faro costruito in suo onore.
Rimane giusto un po' di tempo per lo shopping lungo le vie del centro, prima di affrontare la lunga strada di ritorno al Gran Dominicus, al termine della quale tiriamo le somme di una escursione dai notevoli contrasti: da un lato è stata una piccola delusione in proporzione alla sua difficoltà (visto il notevole caldo ed il lungo tragitto), a parte i resti coloniali (forse fin troppo decantati) e la tomba di Colombo (non il Faro) praticamente il nulla assoluto, da un altro lato ci ha fatto conoscere più da vicino il popolo dominicano, con i bambini che puliscono le scarpe per strada, fino ad arrivare al diabolico modo di guidare degli adulti che ignorano completamente qualsiasi forma di precedenza ... Quando poi, finalmente, arriviamo, stanchi morti, al Club è già buio e trascorriamo il resto della serata all'insegna della tranquillità, pensando al domani, che dedicheremo senza dubbio completamente al mare.

sabato 13 marzo 1999

Malgrado non sia prevista nessuna particolare escursione la sveglia suona presto: poco dopo le sette, perché dobbiamo telefonare a casa e vogliamo farlo prima che Federico vada ad iniziare il suo consueto riposino pomeridiano. Ci basta sapere che sta bene, ci basta sentire la sua vocina e già stiamo meglio.
Quando non sono ancora le otto siamo già in spiaggia ad occupare un ombrellone lasciandovi i teli da mare allo scopo di ritrovarlo tutto per noi dopo colazione.
Ci sistemiamo così con i lettini a goderci il tiepido sole mattutino: il mare di fronte a noi è calmo, tutto intorno regna la quiete più assoluta e gli assidui sportivi (numerosissimi) pronti a cimentarsi nelle più svariate attività non sono ancora entrati in azione.
Restiamo in questa situazione di "stallo" per almeno un'ora, fin quando decidiamo di renderci in qualche modo attivi: il tempo e la situazione paiono ideali per partecipare ad un'uscita di snorkelling su di un vicino banco corallino.
Pochi minuti di barca a motore ci bastano per raggiungere il luogo predestinato: entrano in scena pinne, maschera e attrezzatura subacquea per filmare e fotografare la colorata fauna ittica. Il banco corallino risulta però alquanto agonizzante, devastato dai numerosi e selvaggi ancoraggi delle imbarcazioni, fra cui la nostra, e la trasparenza dell'acqua non è delle migliori, ciò nonostante i pesci risultano essere abbastanza numerosi e variegati.
Il tempo a nostra disposizione (circa mezz'ora) trascorre in un batter d'occhio mentre "giochiamo" a rimpiattino con pesci dai più svariati colori i quali, intimoriti, vanno a nascondersi nei più remoti anfratti della barriera. Il tutto non si può paragonare ad un fondale del Mar Rosso ma è certamente più affascinante e realistico dell'acquario nazionale di Santo Domingo.
Nel pomeriggio, dopo una partita a bocce ci facciamo prendere dall'ozio e quindi dal sonno e a tratti poltriamo vergognosamente. Più tardi mi reco alla reception a portare i biglietti aerei di ritorno e avanti a me sta una signora dalle dimensioni abominevoli che chiede, per il ritorno a casa la business class a qualunque prezzo, questo perché la classe economica gli va piuttosto ... stretta, in senso puramente materiale naturalmente ... Mi vien da ridere, lascio i biglietti e torno in spiaggia a vedere il tramonto.
Fiato alle trombe, questa sera il sole se ne va in grande stile, infiammando letteralmente tutto il cielo, ed offrendoci uno spettacolo mozzafiato. Ai Caraibi pare si verifichino i più bei tramonti del mondo e quello appena andato in scena entra in classifica a pieno merito.
Più tardi l'animazione propone un interessante spettacolo canoro, al termine del quale azzardiamo un timido approccio in discoteca, dove, però, non restiamo a lungo perché il sonno ben presto prende il sopravvento.

domenica 14 marzo 1999

Questa mattina siamo di nuovo in escursione: zaini in spalla saliamo a bordo di una piccola imbarcazione e, alle nove in punto, salpiamo, dalla spiaggia di fronte al Club, alla volta dell'isola di Saona, compresa all'interno del parco nazionale dell'Este, sull'estrema punta orientale della Repubblica dominicana, protesa verso quel braccio di mare che la separa da Porto Rico.
Solcando bellissime acque, viaggiamo sotto costa fiancheggiando un litorale incorniciato da una ininterrotta serie di palme a formare un immenso palmeto, così, dopo neanche un'ora di navigazione raggiungiamo l'unico villaggio presente sull'isola di Saona. In questo luogo sopravvivono cinquecento anime in condizioni di vita estremamente modeste: sono i discendenti di alcuni coloni mandati sul posto negli anni cinquanta dall'allora governo dominicano allo scopo di popolare questo sperduto lembo di terra. Da allora molte cose sono cambiate: l'isola è stata dichiarata parco nazionale e non può accogliere nuovi abitanti se non appunto i discendenti dei vecchi coloni.
I bambini ci corrono incontro chiedendo caramelle e le bimbe, spesso vestite in abiti tradizionali, sono davvero graziose. Trascorriamo così un po' di tempo nel villaggio facendo qualche acquisto in un caratteristico mercatino.
Quando risaliamo in barca un goffo signore dal fare elefantesco si ferisce ad un piede nel tentativo di affrontare la scaletta di accesso al natante: con lui sono già tre i piedi fasciati a bordo (due li avevamo già in partenza) ... peggio per loro perché di lì a poco sbarchiamo in una spiaggia da favola: sabbia bianchissima, classico palmeto e acqua turchese. Gli aggettivi su ciò che ci circonda si sprecano: il caribe ora sta dando il meglio di sé e a volte sa offrire spettacoli davvero entusiasmanti.
Sul posto, oltre ad innumerevoli bagni, consumiamo anche il pranzo, e vi restiamo per almeno tre indimenticabili ore, al termine delle quali ... vorremmo portare via tutta l'isola, d'altronde l'abbiamo scoperta noi italiani, ed italiano era il suo nome: isola Savona poi diventato Saona. Ci ripensiamo, meglio lasciarla qua, noi in breve tempo finiremmo col riempirla di complessi alberghieri, pizzerie e ristoranti e per preservare il tutto le faremmo un bel giro di scogli artificiali intorno.
L'escursione continua nello stretto braccio di mare che divide Saona dalla costa, dove osserviamo la fitta vegetazione di mangrovie, fra le cui fronde nidificano le fregate, grandi uccelli neri, elegantissimi in volo e velocissimi in picchiata (possono raggiungere i quattrocento chilometri orari!).
Ultima tappa su di un tratto di mare dall'acqua cristallina, la cui principale caratteristica è quella di ospitare nei suoi bassi fondali una infinità di enormi stelle marine dai colori sgargianti, in tutte le tonalità comprese fra il giallo ed il rosso.
L'ultimo parte dell'escursione, fino al Gran Dominicus, lascia spazio ai commenti su di una giornata straordinaria, di quelle indimenticabili ... poi ci restano ancora un paio d'ore da trascorrere in spiaggia per aspettare il tramonto, mentre nei nostri occhi sono ancora vive le immagini di Saona e della sua stupenda natura.
Alla fine il sole scende sotto alla linea dell'orizzonte regalandoci un altro spettacolo e chiudendo il sipario su di una giornata memorabile.
La serata è dedicata alla musica pop e l'ospite d'eccezione è una famosa star internazionale: nientemeno che Michael Jackson, magistralmente interpretato da Faustino, un bravissimo ballerino locale, coadiuvato dall'intero staff dell'animazione.
Chiudiamo la serata in discoteca, purtroppo frenati nelle nostre intenzioni da una alquanto noiosa gara di ballo, al termine della quale ci trasciniamo stancamente in camera.

lunedì 15 marzo 1999

E' trascorsa una settimana dalla partenza, una settimana sostanzialmente positiva, a parte la sfortunata escursione al Rio Chavon.
Oggi passeremo l'intera giornata sulla spiaggia del Club, all'insegna del più completo relax.
A metà mattina partiamo per una breve gita in canoa, tanto per ingannare il tempo e raggiungere la vicina spiaggia nella quale consumare un lunghissimo e gradevole bagno ... Il ritorno, controvento, richiede qualche pagaiata in più, ma senza particolari problemi rientriamo in rada sani e salvi.
Il pomeriggio se ne va tranquillo, trascorso tra un bagno ed una partita a bocce, mentre il sole più tardi ci offre un altro bel tramonto.
Per il dopo cena in teatro è stato organizzato un grande e divertente gioco: biondi contro mori e noi vi prendiamo parte rendendoci testimoni di un quanto mai evidente pareggio pilotato. Più tardi andiamo poi a concludere degnamente la giornata in discoteca, scatenandoci (finalmente) in un lungo e sfrenato ballo.

martedì 16 marzo 1999

La voce di Federico corre lungo il filo della cornetta e ci risuona gradevolmente alle orecchie: sta bene e si sente. Grazie a questo ci apprestiamo ad affrontare in piena serenità la giornata.
Usciamo per colazione: in giro si vedono persone dallo sguardo stralunato e confuso, lo stesso sguardo che dovevamo avere noi una settimana fa.
Già prima delle nove siamo in spiaggia perché non vogliamo perdere un solo raggio di sole fra quelli che ancora ci sono rimasti, tanto più che di lì a poco cominciano ad accumularsi, alle spalle del villaggio, alcuni grossi nuvoloni, le cui propaggini ogni tanto ci disturbano. Non drammatizziamo e, per ora, tranquilli riempiamo un sacchetto con "sabbia di Bayahibe" ... che andrà a rimpinguare la nostra preziosa collezione di arenili da tutto il mondo.
Durante buona parte del pomeriggio le nuvole restano confinate entro il perimetro dell'isola, a volte coprendo il disco solare e a volte lasciando sprazzi di sereno.
Alle diciassette ci aspetta un'escursione in catamarano fino al calar del sole e pochi minuti prima dell'orario prefissato, in attesa della barca assieme ad altri escursionisti, le nubi oltrepassano quel confine immaginario che avevano rispettato per tutta la giornata, dando l'impressione di voler coprire interamente il cielo.
Nell'aria comincia a serpeggiare un certo pessimismo sullo svolgimento dell'escursione e a più riprese chiediamo un rinvio agli organizzatori, rinvio che viene accordato di lì a poco ... Passano non più di venti minuti e comincia a cadere una fitta pioggia, quella pioggia che proprio ieri avevamo classificato come lontano ricordo (vuoi vedere che il ragionier Fantozzi ha dimenticato qualcosa ed è tornato a prenderla?!). Ci rifugiamo sotto alla tettoia del bar, che per l'occasione fa registrare il tutto esaurito e cogliamo l'occasione per fare amicizia con una coppia di ragazzi. Con loro trascorriamo la più classica delle serate: prima a cena, poi in teatro, quindi in discoteca.

mercoledì 17 marzo 1999

All'ultimo giorno intero a Santo Domingo non sentiamo il suono della sveglia, apriamo gli occhi quando sono già le otto e dieci: fra neanche un'ora ci aspettano per uscire a fare snorkelling.
In fretta e furia ci prepariamo, consumiamo una veloce colazione e quando ci presentiamo al diving center siamo ancora assonnati.
Bastano pochi minuti di barca, poi un tuffo ed il sonno svanisce. A quest'ora del mattino col mare calmo (fortunatamente), l'acqua più limpida e i pesci più tranquilli è una vera delizia consumare anche solo una mezz'ora di indimenticabile bagno.
Quando torniamo al Gran Dominicus va in scena il gioco di luci ed ombre messo in scena da un'interminabile sfilata di nuvole alquanto dispettose. Ci sediamo in riva al mare a vedere un gruppo di volenterose persone impegnate a far ginnastica in acqua, intanto giunge alle nostre orecchie la storia di una balena che pare stazioni di fronte al Club ormai da un po' di tempo. Pensiamo ad una presa in giro da parte dei ragazzi dell'animazione e non gli diamo molto peso. Restiamo con gli occhi fissi verso il mare, più per vedere un temporale che si sta consumando in lontananza che per altro, quando, all'improvviso, un getto d'acqua sale verso il cielo ... la balena c'è veramente e si trova a circa un chilometro di distanza da noi ... è emozionante! ... Seguiamo qua e la nel mare i segni della sua presenza, fino a quando, in un breve ma intensissimo lasso di tempo, eccola spiccare un salto e ricadere in acqua con tutto il suo peso, quindi sparire definitivamente dandoci quasi l'impressione di averci voluto salutare. Mai avevamo visto una balena in vita nostra e per sempre resteranno nei nostri occhi i fotogrammi di quell'episodio!
I nuvoloni sulla nostra testa intanto sono aumentati e di lì a poco piove a dirotto. Ci rifugiamo sotto all'ombrellone e li aspettiamo che smetta, ma quando lo fa è quasi ora di pranzo.
Nel pomeriggio restiamo in spiaggia senza che succeda nulla di particolare fino alle diciassette, orario della nostra ultima escursione (quella rimandata ieri).
Grazie ad una piccola imbarcazione facciamo il trasbordo dalla spiaggia al catamarano che ci aspetta più al largo e poco dopo prendiamo il mare seguendo la linea di costa in direzione dell'isola di Saona.
Lo scopo dell'escursione sarebbe quello di osservare il tramonto dal mare, ma verso est si sono andate accumulando gran parte delle nuvole e non siamo molto fiduciosi sul suo buon esito.
Quando arriviamo in prossimità della spiaggia dalle grandi stelle marine per consumare un bagno nella luce del crepuscolo le nuvole si aprono e lasciano passare gli ultimi raggi di sole che vanno ad infiammare tutto il cielo (meraviglioso!). Il ritorno al ritmo di musica caraibica e cuba­libre è da "urlo", il degno finale di una bella vacanza.
Quando arriviamo al Gran Dominicus è già completamente buio, così mi reco a saldare il conto mentre Sabrina, in camera, sistema, ahinoi, i primi vestiti dentro alle valigie.
Più tardi ci apprestiamo a consumare, in ordine cronologico, la cosiddetta ultima cena, l'ultimo spettacolo in teatro (un bel musical: "Alleluia Rap") e l'ultima serata in discoteca (naturalmente per ultimo non si intende in senso assoluto!), il tutto sino a notte fonda.

giovedì 18 marzo 1999

A letto tardi ... sveglia presto, perché dobbiamo ancora completare le valige e vorremmo passare qualche ora in spiaggia prima di lasciare libera la camera per le 11 e 30, salvo ritardi che, eventualmente, ci comunicheranno.
Siamo nella spiaggia del Gran Dominicus, splende un bel sole, siamo all'ombra delle palme e il mare è più azzurro che mai ... ma già si respira un'aria più pesante, l'entusiasmo non è lo stesso dei giorni scorsi e addirittura non ho voglia di fare il bagno. Preferisco ricordare come ultimo quello al tramonto, con le stelle marine e il catamarano, nella tranquillità più assoluta.
Non che ci dispiaccia tornare a casa, dove ci attendono tutti gli affetti e Federico, soprattutto, ma qua si stava così bene ...
Intorno alle undici mi reco alla reception: nessun ritardo, bisogna andare: una doccia rinfrescante, chiudiamo le valige, indossiamo calzoni lunghi e maglietta, maglione e giubbotto in mano, usciamo all'aria aperta ... e ci sembra di soffocare, se non fosse per la presenza di tanta altra gente sistemata come noi si potrebbe nutrire qualche severo dubbio sul nostro stato mentale.
Consumiamo un ultimo pranzo al Gran Dominicius per poi affrontare le due ore di pullman che ci separano dall'aeroporto. L'attesa è lunga ma non paragonabile a quella dell'andata, così più che puntuali saliamo a bordo del volo Air­Europe PE2099 per Milano Malpensa, il quale stacca da terra con tre incredibili minuti di anticipo: alle 18:47.
Il Boeing 767 sul quale viaggiamo impiegherà circa nove ore per giungere in Italia (probabilmente seguendo una rotta diversa da quella d'andata), alle quali vanno aggiunte cinque ore di fuso orario. La mezzanotte arriva così in un attimo: basta spostare le lancette dell'orologio e, quasi per magia, di lì a poco è già venerdì.

venerdì 19 marzo 1999

Il volo procede liscio come l'olio fino al termine, senza la minima turbolenza, l'unico mio problema è riuscire dormire, problema che Sabrina non sembra invece avere.
Tocchiamo terra all'aeroporto di Milano Malpensa alle 8:37: atterraggio perfetto. Alle 9:30 siamo già fuori con le valigie in mano, e mezz'ora dopo già seduti in auto (restituita sana e salva). Ora ci aspettano trecentocinquanta lunghi chilometri, per fortuna non di strada dominicana.
Siamo stanchi dopo il lungo viaggio: Sabrina dorme, io non posso e a fatica arranco lungo nastro d'asfalto in balia del sonno.
Poco dopo mezzogiorno facciamo una breve sosta, nei pressi di Bologna per un panino e per acquistare un regalo a Federico (a Santo Domingo non è stato possibile farlo), il quale se lo aspetta e non lo si può certo deludere.
Percorriamo l'ultimo tratto di strada che ci divide da casa, dove arriviamo intorno alle 13:30, facciamo le solite telefonate di rito: Federico dorme e ne approfittiamo per sistemare i bagagli.
Alle sedici in punto siamo a svegliarlo: ci accoglie un po' emozionato e con una contentezza indescrivibile, tanto che, in serata, quando dalla finestra ci vede caricare i suoi bagagli in macchina ha paura di vederci partire un'altra volta e tutto preoccupato sottolinea il fatto che anche lui deve venire con noi ... di lì a poco siamo a casa, di nuovo tutti assieme.
Non resta che tirare le somme di questa vacanza: senza dubbio una vacanza stupenda. Eravamo stanchi e ne sentivamo un grande bisogno, quello stesso grande bisogno che oggi sentiamo di stringere a noi Federico: piccolo non preoccuparti, presto sarai dei nostri, e uniti andremo alla conquista di altri luoghi, per ora un bacione e grazie ... ti vogliamo tanto bene.