Uzbekistan
località: khiva, urgench, bukhara, shakrisabz, samarcanda, tashkent
regione: khorezm,uzbekistan centrale,tashkent
stato: uzbekistan (uz)
Data inizio viaggio:
sabato 8 maggio 1993
Data fine viaggio:
venerdì 14 maggio 1993
Partito insieme ad un amico, prendevamo un volo di linea speciale della compagnia di bandiera uzbeka da Milano Malpensa a Urgench. Sull'aereo con noi anche la celebre Marta Marzotto invitata in Uzbekistan dalla figlia del Presidente Karimov. Il nostro aereo decolla da Milano poco dopo la mezzanotte. L'aereo è pienissimo. Lasciamo l'Italia che, nonostante sia Maggio, fà freddo. Affronteremo questo viaggio con un tour operatore italiano che ha pensato anche ai visti individuali. Vola con noi anche una ragazza referente dell'organizzatore del nostro viaggio.
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Urgench e Khiva
sabato 8 maggio 1993
Poco prima delle ore 9 l'aereo atterra a Urgench, al piccolo aereoporto non ci sono i nastri trasportatori e il loro compito è effettuato dal personale dello scalo che con il passamano fa giungere le valige nella sala dove aspettiamo. Alla dogana ci hanno consegnato un foglio che dovremo conservare dentro il passaporto fino all'uscita dal Paese. Fuori dall'aereoporto ci aspetta la nostra guida Narghis e un autobus. Conosciamo i nostri compagni, siamo un gruppo di 18 persone più la guida locale, la referente del tour operatore che era con noi sull'aereo e due autisti. Raggiungiamo l'Hotel Khorezm, non è un granchè ma è una delle poche sistemazioni per stranieri in città. Dopo aver verificato la camera, andiamo nella sala pasti per la colazione ma non mi attira nulla e mi limito a mangiare qualche biscotto secco accompagnato da una tazza di tè. Poco dopo siamo sull'autobus e raggiungiamo Khiva. Questa antica città perfettamente conservata, o meglio molto restaurata, si offre ai nostri occhi con i suoi colori ocra su cui risaltano portali e minareti turchesi. Abbiamo fortuna perchè è in corso il più importante festival folkloristico uzbeko e da tutto il Paese è giunta gente portando con sè i loro costumi e tradizioni. C'è aria di festa, si balla, si canta, ci si sposa, l'atmosfera è frizzante e non posso immaginarmi cosa sarebbe la città senza tutti questi colori. Gli uzbeki sono cordiali, si fanno fotografare con piacere, mostrano con orgoglio i loro costumi e i denti d'oro che risplendono al sole. Un'anziana signora ci allunga del pane non lievitato sulla cui superficie vengono eseguiti disegni geometrici, un'altra ci mostra soddisfatta una culla per neonati variopinta. Interrompiamo la nostra visita solo per il pranzo in una locanda spartana subito fuori le mura. Anche qui il pasto non è invitante. Khiva è interamente circondata da mura merlate su cui si aprono porte turrite. Rientrati nel centro storico proseguiamo nella scoperta di caratteristici angoli cittadini. E' quasi inutile elencare i singoli luoghi perchè la città è interessante nel suo insieme. Per la cronaca dirò che siamo entrati nell'harem invaso in occasione del Festival da decine di belle ragazze in abito tradizionale. Nonostante l'Uzbekistan sia ufficialmente musulmano qui la religione è vissuta in modo molto liberale. Decine di anni di sovietizzazione e di ateismo di Stato hanno prodotto un islamismo soft riscontrabile nell'assenza di burka ma anche dalla presenza della Vodka che qui si beve liberamente. Il simbolo di Khiva è un minareto turchese mozzo, la parte finale non fù mai completata per invidia dell'emiro di Bukhara. Entriamo in una delle numerose scuole coraniche per assistere nell'atrio ad un breve spettacolo di equilibrismo. Due ragazzi diretti dal padre passeggiano su una corda sospesa in aria poi scendono e si congedano da noi suonando strumenti tradizionali. Il palazzo del Sultano presenta un bastione da cui si gode di una bella vista sulla valle. Da qui ci si rende conto di come la zona dove ci troviamo, la Khorezm, sia un oasi circondata da deserto. In particolare intorno a Khiva si estendono ben due deserti, il Kyzyl Kum e il Karakum. Quest'ultimo, il deserto nero, è già al di là del confine, in Turkmenistan. Lasciamo Khiva soddisfatti per una giornata ricca di emozioni. Torniamo in autobus all'hotel di Urgench dove ceniamo. E' un problema per me mangiare, ovunque andiamo troviamo un ricco assortimeno di verdure crude che non sono consigliabili a queste latitudini. Per fortuna qui puoi bere tè verde a volontà ed è indispensabile farlo visto il caldo che ci ha accompagnato per tutto il giorno. Dopo cena con il mio amico facciamo una passeggiata nella piazza principale di Urgench che è davvero a due passi dall'hotel. E' un centro città artificioso, si vede che è stato creato dal nulla, senza una storia alle spalle. Le auorità locali hanno dato una dignità al luogo ponendoci un monumento dorato di Al Gebr, colui che inventò l'algebra, qualche colonna neoclassica sistemata a semicerchio e una torre dell'orologio. In Europa non chiameremmo mai questo assembramento architettonico un pò kitch una piazza, innanzitutto perchè di fatto è un grande prato e poi perchè manca l'elemento più importante, la gente che la frequenti. Inoltre Urgench è buia, l'illuminazione molto scarsa. Per trovare qualche persona c'è da passare dall'altra parte della strada dove c'è una specie di bar all'aperto dove un ragazzo cuoce degli spiedini di carne alla brace. Sembra che questa sia la specialità gastronomica del centro Asia ma a noi non verrà mai offerta. Sulla strada si avvicina un uomo apparentemente sulla cinquantina, cerca di dirci qualcosa ma la lingua gli si lega e puzza d'alcol, mi immagino che non sia molto interessato ai precetti di Maometto. Onde evitare incontri del genere rientriamo in hotel per il pernotto. La nostra camera con due letti singoli è angusta, qualche lampada non funziona e la televisione trasmette pochi canali satellitari. In compenso su un canale fanno vedere il Festival di Khiva dove vedo intervistare il venditore da cui ho comprato poche ore prima un quadretto.
Kyzyl Kum e Bukhara
domenica 9 maggio 1993
Sveglia alle 6 del mattino e partenza immediata in autobus per Bukhara. Evito infatti la colazione in Hotel perchè niente mi sembra raccomandabile per il mio stomaco estremamente sensibile. La regione di Khorezm è l'unica parte del Paese a sud del corso dell' Amu Darya, un fiume che rappresenta da secoli la linfa vitale per questa parte dell'Asia. Fino a qualche decennio fà l'Amu Darya alimentava l'Aral, che era il lago più grande del Mondo dopo il Caspio (che però è erroneamente considerato un mare) ma ora le sue acque ipersfruttate per l'irrigazione dei campi di cotone si perdono nel deserto e questo ha provocato il prosciugamento di buona parte dell'Aral e il conseguente disastrro ambientale. Attraversato il ponte sul fiume ne costeggiamo il corso per un tratto che segna il confine con il Turkmenistan, un'altra ex Repubblica Sovietica retta ora da una spietata dittatura assimilabile secondo le organizzazioni umanitarie internazionali a quella della Corea del Nord. Ci fermiamo per una breve sosta sulla sponda del fiume al di là del quale, in territorio turkmeno, si estende il vasto deserto del Karakum. Attraversiamo per un lungo tratto il Kizyl Kum, il deserto stepposo che occupa gran parte dell'Uzbekistan centrale ed occidentale, sconfinando poi in Kazakistan. Sembra che qui piova raramente ma noi proprio nel deserto siamo colti da un acquazzone. Gli appassionati di deserti non troveranno certamente grande interesse nel KyzylKum, un ampio territorio di desolazione attraversato da una strada spazzata dal vento. Dopo circa sette ore vdi viaggio arriviamo a Bukhara dove prendiamo visione dei nostri alloggi all'Hotel Grand Bukhara ubicato in un alto palazzone di stampo sovietico. L'albergo è decisamente migliore di quello di Urgench, la camera che viene assegnata a me e al mio amico è ampia e confortevole. Anche il pranzo a buffet, servito in una grande ed elegante sala, è migliore di quello consumato a Khiva il giorno prima. Ci avevano fornito una matrimoniale ma abbiamo chiesto ed ottenutola separazione dei letti. Il bagno è dotato della vasca ma manca il tappo per cui dovremmo limitarci alla doccia. A tre italiani di cui uno del nostro gruppo va peggio, l'ascensore si blocca tra un piano e l'altro. Mi dicono che basterebbe poco per farlo ripartire ma alla reception non sono autorizzati a metterci mano e così telefonano al tecnico e gli sfortunati turisti sono costretti a una lunga attesa. Risolto il problema saliamo sull'autobus e andiamo a visitare Char Minar, quel che resta del corpo di guardia di un antica scuola coranica. Il piccolo edificio, raggiungibile a piedi percorrendo uno stretto dedalo di strade sterrate, è uno dei simboli della città. All'interno c'è un negozio di souvenir e a pagamento si può anche salire sui quattro minareti che rendono elegante e fotoigenico questa non grande costruzione. Tornando verso il bus notiamo che nonostante le strade sconnesse e l'estrema povertà della gente qui tutto è pulito e quasi impossibile trovare una carta in terra. La zona non è invece immune dai cattivi odori, la rete fognaria è assente e il caldo favorisce il propagarsi del puzzo. Con l'autobus arriviamo nel centro città, Lyabi Hauz è un ampia piazza che circonda una grande vasca. Un tempo Bukhara presentava numerose vasche che venivano riempite periodicamente d'acqua per il fabbisogno idrico degli abitanti, dato lo scarso ricambio questo causava però numerose gravi malattie e così fù deciso di interrarle e servirsi di un acquedotto. Recentemente c'è stata una riscoperta di queste vasche che sono state riaperte non più per rifornirsi d'acqua ma come elemento architettonico. La Piazza appare molto tranquila, intorno alla vasca si aprono caffè e ampie zone alberate che proteggono dal sole i locali intenti a giocare a una specie di dama o a sorseggiare una tazza di tè. Su Lyabi Hauz si affaccianoantichi edifici tra cui due madrase dal caratteristico alto portale che contraddistingue gli edifici islamici di questa parte del Mondo. In particolare la Madrasa Nadir Divanbegi presenta all'interno un ampio cortile circondato da secolari piante e da quelli che un tempo erano gli alloggi degli studenti e che ora sono negozi per turisti. La guida locale ci lascia liberi di visitare i dintorni della Piazza, io e il mio amico percorriamo il centro storico fino al piccolo Bazar coperto di Taqui Sarrafon. Subito al di là dell'arco del Bazar, all'interno di un antico Caravanserraglio, visitiamo una caratteristica enoteca in cui il mio compagno di viaggio, appassionato di enologia, assapora una serie di vini uzbeki, a dire il vero, a suo dire, assolutamente mediocri. I due anziani gestori sono però simpatici e, come abbiamo riscontrato in molte persone di questo Paese, molto ospitali. Torniamo a Lyabi Hauz dove siamotestimoni di una scena imbarazzante. Un uomo è disteso in terra, apparentemente ubriaco, alcuni ragazzi lo prendono di mani e di piedi per gettarlo in un fossato che passa lì vicino, vedono che li osserviamo per cui desistono e lasciano la persona sdraiata ai lati della Piazza. Sono in molti ad osservare la scena ma nessuno interviene. In Italia saremmo intervenuti in difesa dell'uomo e per accertarsi della sua salute ma siamo all'estero e preferiamo non intrometterci. Poco dopo incontriamo il resto del gruppo e la guida, siamo incuriositi da alcune grosse autovetture olandesi in sosta che stanno percorrendo la lunga Via della Seta. Ora come allora Bukhara rappresenta un importante crocevia delle strade che collegavano il Mediterraneo e l'Europa alla Cina. Tutti insieme percorriamo gli stretti vicoli che collegano il centro storico al quartiere degli alberghi e andiamo a cena in Hotel. Come sempre è difficile trovare alimenti non pericolosi per il nostro stomaco in quanto verdura e frutta fresca continuano a farla da padrone. Personalmente mi salvo con il riso bollito, il loro caratteristico pane non lievitato e un paio di tazze di te verde accompagnato da qualche biscotto secco.
Vicino alla Hall c'è una stanza con accesso a internet ma non c'è l'adsl e si naviga lentamente.
Ci rechiamo poi in camera per il pernotto.
Bukhara
lunedì 10 maggio 1993
Al risveglio facciamo colazione in hotel evitando l'invitante ma pericolosa frutta fresca e yogurt ma fidandoci del te in cui inzuppiamo dei biscotti secchi. Con l'autobus ci spostiamo nel Parco Samani dove oltre a bancarelle di artigiani e giostre si trovano due Mausolei. Il primo è una delle più antiche costruzioni della città (900), ha pareti finemente decorate ma interni scarni e fù costruito da Ismail Samani, il fondatore della Dinastia Samanide. Il secondo, poco lontano, è legato al ricordo del biblico Giobbe. La tradizione vuole che Giobbe colpendo in questo luogo il terreno con un bastone fece scaturire una sorgente d'acqua. Vero o no l'acqua sgorga copiosa all'interno del Mausoleo e i fedeli accorrono ad imbottigliarla. Visitiamo questo luogo cercando di non disturbare coloro che pregano. La città è ricca di verde, del resto è ubicata in un oasi rigogliosa circondata dal deserto del Kyzyl Kum. La stragrande maggioranza degli abitanti sono Tagiki e vivono in armonia con i connazzionali Uzbeki. Ben diversi sono invece i rapporti tra Uzbekistan e Tagikistan, dalla dissoluzione dell'Unione Sovietica le Repubbliche dell'Asia centrale si sono rese indipendenti ma hanno perso l'appoggio economico di Mosca, il dissesto economico conseguente ha provocato un rapido peggioramento dei loro rapporti e l'innalzamento di frontiere un tempo solo formali ed ora invalicabili. Appena furi dal Parco si estende l'area dell'Ark ovvero la cittadella del potere degli Emiri, una vera città nella città, interamente circondata da possenti mura. Di fronte all'Ark si trova un'ampia piazza su cui si affaccia una Moschea dallo splendido portale di legno disseminato di numerose colonne. Ai piedi del colonnato una delle tante vasche di Bukhara. All'interno dell'Ark si visitano alcuni cortili e ambienti tra cui la Moschea Juma e la sala delle udienze dell'Emiro. Vi è anche un piccolo Museo sulle varie tappe della storia della città. Usciti dall'Ark raggiungiamo a piedi un piccolo mercato e il complesso architettonico che comprende la Moschea Kalon e la Madrasa Mir I Arab. Quest'ultima fù uno dei rari edifici di culto a cui fù permesso di restare aperti anche in epoca sovietica, ben diversa fù la sorte per molte altre Moschee e Madrase dell'Asia centrale che furono trasformate in fabbriche, magazzini e granai. Per i turisti non è possibile entrare nella Madrasa e ci si limita a guardare il cortile da una feritoia. Si può invece tranquillamente visitare il bel cortile della Moschea Kalon. Complessivamente l'area di Kalon è un insieme di cupole a bulbo e maestosi portali in cui predomina l'azzurro nelle sue molteplici tonalità. Il pezzo più importante del complesso è certamente l'alto Minareto, un tempo l'edificio più alto di tutta l'Asia centrale. Da qui rientriamo in autobus nel quartiere degli alberghi e pranziamo nel grande Hotel a fianco al nostro, decisamente più bello. Nella lussuosa sala da pranzo però continuano ad allestire il buffet con molte cose rischiose, la maggior parte delle quali evito di introdurre nello stomaco. Mi difendo con il solito riso che qui servono in abbondanza. Dopo pranzo facciamo i pochi passi che occorrono per andare al nostro Hotel e saliamo in camera per un breve riposo. Nel pomeriggio raggiungiamo in autobus la zona di Kalon, il sole è stato offuscato dalle nubi permettendoci di fotografare Moschea e Madrasa, il Minareto è invece troppo alto per poterlo inquadrare completamente. Ci fermiamo in un grande negozio dove producono i celebri tappeti Bukhara con grandi telai e seguiamo parte della lavorazione, una vera chicca visto che ormai la maggior parte di questi lavori artigianali vengono realizzati nel vicino Turkmenistan dove la manodopera è a basso costo. Tutto il Mondo è Paese!! Da qui in pochi passi siamo in uno dei Bazar coperti della Città, quello di Taqi Zargaron, dove un venditore di spezie ci spiega l'alto potere curativo di alcune erbe medicinali e ci fà gustare un particolare tipo di tè. Poco dopo il Bazar si trovano, una di fronte all'altra, la Madrasa di Ulughbek e quella di Abdul Aziz Khan. Sconsacrate da anni le Madrase ospitano negozi di souvenir e artigianato. In quella fatta costruire da Ulughbek visitiamo una piccola stanza rimasta tale e quale a quando la abitavano gli studenti di teologia islamica, nell'altra acquisto un piccolo suzanè, un ricamo tipico uzbeko utilizzato come un arazzo. Mentre poco lontano da qui visitiamo un negozio che produce ricami fatti con il filo d'oro ci coglie un violento ma veloce acquazzone accompagnato da raffiche di vento. Raggiunto il centro storico entriamo nella Moschea Maghoki-Attar, probabilmente più antica di quella nel Parco Samani visto che sembra sia stata costruita sulle basi di un Tempio Zoroastriano (ricordate Zaratustra!!). L'interno presenta un esposizione di tappeti. In fretta raggiungiamo da qui l'Hotel e ne sono ben felice perchè il tè offertomi al Bazar dal venditore di spezie ha fatto uno strano effetto e nonostante le mie attenzioni per il cibo e la dose giornaliera di enterogelmina la mia pancia brontola e reclama un water. Risolto l'inaspettato problema in Hotel e cambiatomi per la sera, in autobus raggiungo con il resto del gruppo Piazza Lyabi Hauz. Stasera ceneremo nell'atrio della Madrasa Nadir Divambegi. Anche qui la cena non è invitante, la cucina uzbeka è monotona e raramente ti portano le specialità locali. Stasera siamo leggermente fortunati perchè nello scarso menù c'è il celebre pilov, ovvero risotto di verdura. Ceniamo mentre al centro del cortile ci viene offerto uno spettacolo di costumi e danze tradizionali accompagnate dalle note di uno scarno Gruppo musicale. Lo spettacolo non è eccezzionale ma gradevole. Dopo cena rientriamo in autobus in Hotel per il pernotto.
Bukhara, Shakhrisabz e Samarcanda
martedì 11 maggio 1993
Dopo la solita scarna colazione in hotel saliamo sul bus diretti alla mitica Samarcanda. La strada attraversa inizialmente il deserto ma poi man mano che ci si avvicina alla meta il paesaggio si fà più dolce fino a diventare verde e coltivato. Facciamo una sosta in quello che potrebbe essere un "autogrill" anche se in realtà è molto diverso dalle nostre aree di servizio. Oltre a sgranchirci le gambe assaggiamo il pane sfogliato, una specialità della zona prodotta in un fumoso semi interrato dove mi azzardo ad entrare. Alcune donne impastano e infornano decine di pagnotte che sono a metà strada tra una piadina e la pastasfoglia. Il pane appena sfornato lo assaggio ma il montone che stanno cuocendo all'aperto in un marmittone di ferro proprio non ce la faccio a prenderlo. Dicono che sia buono ma il mio stomaco lo rifiuta. Ripreso il viaggio sostiamo a Shakhrisabz, città dal nome quasi impronunciabile che ha dato i natali a Tamerlano. Il grande condottiero che cercò di ripercorrere le gesta del mongolo Gengis Khan, e in parte ci riuscì, governava su un vasto impero proprio da questa città dove aveva fatto erigere un enorme palazzo di cui purtroppo rimangono in piedi solo pochi resti del portale di ingresso. Basta però un fugace sguardo alla fatiscente struttura per rendersi conto di quanto doveva essere grande, possente e bella questa costruzione. A guardare perennemente ciò che rimane di questo complesso c'è l'alta statua bronzea di Tamerlano. In città visitiamo anche la Moschea del Venerdì con il Mausoleo dello sceicco Shamseddin Kulyal e il vicino complesso di Khazrati Imam dove entriamo nella scarna Cripta di Tamerlano. Vicino a Shakhrisabz ma già in campagna, pranziamo in una grande trattoria tagika dove nonostante le consuete attenzioni non mangiamo neanche male. Riprendiamo il nostro trasferimento in bus percorrendo una zona di verdi colline dove incrociamo frequentemente pastori con il loro gregge. La strada in sali e scendi ci porta a Samarcanda dove andiamo a prendere possesso delle nostre camere all'hotel Afrosiab. L'albergo è la classica struttura ricettiva di stampo sovietico anche se leggermente rimodernata, la camera è comunque discreta. E' ancora giorno per cui io e il mio amico ne approfittiamo per fare una passeggiata e dare un primo furtivo sguardo alla vicina Piazza Regestan. Andiamo anche in un moderno Supermarket dove il mio amico acquista una bottiglia di vino locale, pentendosene amaramente visto che poi tornati in hotel preferirà disfarsene. Rientriamo all'Afrosiab per la cena poi usciamo nuovamente per una passeggiata serale alla ricerca di un internet point che non riusciamo a trovare. In compenso allontanandoci seppur di poco dal centro storico, abbiamo l'occasione di vedere il notevole sviluppo edilizio che stà vivendo Samarcanda, vi sono centinaia di nuovi palazzi in costruzione e cantoieri ovunque. Le strade e i marciapiedi sono invece dissestati e l'illuminazione pubblica scarza. Il nostro hotel è in posizione strategica tra il Regestan e il Mausoleo di Tamerlano per cui prima di rientrare decidiamo di andare a vedere quest'ultimo. Una decisione saggia perchè abbiamo il Mausoleo tutto per noi e possiamo ammirarlo sia all'esterno grazie alla sapiente illuminazione azzurra, sia all'interno. Il mausoleo è interamente decorato di mosaici e marmi e rimaniamo estasiati nell'ammirare la cupola a bulbo che sovrasta i semplici sarcofagi di Tamerlano e dei suoi familiari. Uscendo dal Mausoleo ci incontriamo Marta Marzotto e i suoi accompagnatori. Sono scortati dalla Polizia in quanto ospiti di Stato. Scambiamo due parole con la Signora Marta poi rientriamo soddisfatti in Hotel per il pernotto.
SAMARCANDA
mercoledì 12 maggio 1993
Dopo la colazione in Hotel ci rechiamo su un colle per visitare le rovine dell'antica città di Afrosiab e il relativo Museo. L'esposizione museale grazie anche alla spiegazione della nostra guida è abbastanza interessante mentre le rovine sono poco significative. Da qui ci spostiamo alla Tomba di Daniele, un lungo e basso edificio a cupole che conserva un sarcofago di ben 18 metri a cui si gira intorno. Secondo la tradizione qui è posto il corpo del Profeta Daniele traslatovi dall'Iran. La leggenda vuole che il corpo aumenti di un centimetro l'anno ed avendo il Profeta vissuto nel V secolo a.c. è normale che il sarcofago sia così lungo. Ci trasferiamo poi alla Necropoli di Zinda, un complesso architettonico bellissimo e a mio avviso più spettacolare della celebre Piazza Regestan. E' una lunga teoria di cappelle sepolcrali nel classico stile dell'Asia Centrale completamente ricoperte di piastrelle di maiolica colorate. Molti hanno criticato il pesante restauro imposto dal Dittatore Karimov che gli ha fatto perdere parte dell'originalità ma il colpo d'occhio sull'intera area è di quelli che non si scordano facilmente. Passeggiamo lungo il viale in salita su cui si affacciano le cappelle costruite da Tamerlano e Ulughbek per i loro familiari, ma più che il particolare edificio e la storia di chi ospita siamo estasiati dal complesso nel suo insieme.
Scesi dal colle andiamo in Bus all'Hotel President che ci ospiterà le prossime due notti. Questo albergo è decisamente più bello, l'enorme hall ricorda l'atrio di una nave da crociera ed è contornato da vari piani di terrazzi riverstiti in marmo. Con l'ascensore dalle pareti di vetro raggiungiamo il piano che ospita le camere poi scendiamo di nuovo per unirci agli altri e trasferirci all' Hotel Malika, per il pranzo in una sala con belli inserti etnici. Nel pomeriggio andiamo al Mausoleo di Tamerlano che avevo gia visto la sera precedente, tra l'altro molto più bello con le tenebre che non baciato dal sole. Rispetto alla visita della sera prima ho il conforto della guida che mi indica le tombe di Tamerlano e del nipote Ulughbek. Non molto lontano da qui ci portiamo in Piazza Regestan, anche questa gia vista fugacemente ieri. E' senz'altro la principale e più celebre attrazzione dell'intera Asia Centrale. Si tratta di un ampia piazza su cui si affacciano su tre lati le Madrasse di Ulughbek, Sher Dor e Tilla-Kari, con le loro caratteristiche architetture centroasiatiche rivestite di milioni di piastrelle di maiolica colorata. Le Madrasse, che originariamente erano scuole coraniche e che durante il dominio sovietico furono utilizzate come granai, ospitano oggi all'interno vari negozi di artigianato rivolti ai numerosi turisti. Nella Madrasa di Sher Dor un mercante ci invita ad assistere ad un esibizione musicale con tipici strumenti locali, un'altro narrandoci la storia dei costumi dell'Asia Centrale ci fa indossare parte di questo abbigliamento. Perdiamo quasi di vista la solennità del luogo dove ci troviamo ormai completamente votato al turismo di massa. Stasera ceniamo all'Hotel President, lo stesso dove alloggiamo, pasto anticipato per permetterci di andare a Teatro. Lo spettacolo consiste in un esibizione di balli tradizionali in costume eseguiti da un gruppo di giovani studenti, la spiegazione in italiano è fornita dal loro Professore. La rappresentazione non è eccezzionale e non vale il prezzo del biglietto. Non rimane che rientrare in Hotel per il pernotto.
SAMARCANDA E DINTORNI
giovedì 13 maggio 1993
Dopo colazione in Hotel ci trasferiamo con il solito Bus, con cui abbiamo effettuato l'intero Tour, nella località di Hoja Ismail per visitare il Mausoleo di Al Bukhari. Questo è uno dei luoghi più sacri dell'Islam in quanto l'opera letteraria dello studioso Ismail Al Bukhari è considerata dai sunniti seconda come importanza solo al Corano. Per quanto detto il suo Mausoleo è diventato un frequentato luogo di pellegrinaggio. Il complesso colpisce per il suo bianco candore esaltato da una splendida giornata di sole, lo compongono tra l'altro la Moschea, due cortili e la tomba in marmo di Al Bukhari. Più che al Mausoleo sono però attratto dai numerosi fedeli con le loro barbe e turbanti. Sulla strada che ci riporta a Samarcanda sostiamo ad una cartiera dove la lavorazione è ancora svolta con tecniche tradizionali. Tutto il processo di produzione è svolto senza l'uso dell'elettricità. i mortai si alzano e si abbassano grazie alla forza dell'acqua del vicino torrente, la poltiglia di cellulosa viene messa in una forma rettangolare, setacciata e posta in una pressa per trasformarla in un foglio di carta. Anche l'ambiente in cui la cartiera è inserita è decisamente bello, siamo in un boschetto dove scorre un torrente. Rientrati a Samarcanda visitiamo la grande Moschea di Bibi Khanym che voluta da Tamerlano era tra le moschee più imponenti del Mondo prima che con il tempo si sgretolasse! Il colpo di grazia gli fù inferto da un terremoto alla fine dell'800. Nonostante ciò aggirarsi tra gli imponenti resti di quello che fu un gioello del Mondo islamico è interessante anche perchè le dimensioni di quello che è giunto fino ai nostri giorni rendono l'idea di quella che doveva essere la maestosità del complesso. Tra l'altro recenti restauri hanno ripristinato l'enorme ingresso principale e qualche cupola. Dopo il pranzo in un caratteristico locale nel cui salone è ubicata una coreografica fontana, andiamo al Bazar Siob, ubicato dietro la Moschea Bibi Khanym ma a dire il vero deludente. Da qui con una lunga passeggiata raggiungiamo Piazza Regestan nei pressi della quale ci attende il Bus che ci conduce all'Hotel President per la cena. Dopo una breve passeggiata nei dintorni dell'Hotel dove troviamo un internet point in cui navigare, ci ritiriamo per il pernotto.
TASHKENT
venerdì 14 maggio 1993
Colazione in Hotel poi lungo trasferimento a Tashkent. La strada che percorriamo fiancheggia a lungo il confine con il Kazachistan ed è spesso in prossimità di alte montagne. Arriviamo nella Capitale per il pranzo in un grande ma anonimo Ristorante. Facciamo un breve tour panoramico con il bus passando di fronte alla statua equestre di Tamerlano e a Piazza Indipendenza dove è ubicato il sontuoso edificio bianco del Senato di recente costruzione. Percorriamo gli ampi viali della città in perfetto stile sovietico. Sostiamo in una Piazza alberata su cui si trova una coreografica fontana, lascio il gruppo e ne approfitto per raggiungere a piedi Piazza Indipendenza. Tornato con gli altri ripartiamo per trasferirci all'aeroporto da dove prendiamo il volo diretto per Milano.