Cambogia, Vietnam e Bangkok

località: siem reap, phmom penh, saigon, huè, hanoi, baia di halong, bangkok
stato: vietnam (vn)

Data inizio viaggio: domenica 8 febbraio 2009
Data fine viaggio: domenica 1 marzo 2009

Viaggio organizzato in autonomia, toccando la Cambogia (Siem Reap e Phnom Penh) per cinque giorni, poi attraverso il Mekong entriamo in Vietnam che visitiamo da sud a nord, facendo il delta del Mekong poi Saigon, Huè, Hanoi, la Baia di Halong ed infine Bangkok.
Budget per tre settimane, voli compresi, in due, circa 3500 euro.
8 febbraio 2009
Dopo alcuni mesi passati a preparare un itinerario di massima per il nostro viaggio in Indocina, con qualche ansia relativa agli imprevisti che potremmo incontrare, finalmente è arrivato il giorno della partenza.
Alle 11,30 circa abbiamo l’aereo da Malpensa. Ci accompagna in auto Andrea che è venuto a casa puntualmente alle 7. Quest’anno partiamo da soli, siamo veramente incoscienti, o forse, visto il tipo di viaggio, lasciato un po’ all’improvvisazione, è il numero ideale. Però, vista la nostra ignoranza in qualsiasi lingua straniera …. Va bene, ormai siamo in ballo, quindi …
Non è una bella giornata, ma la vista delle Alpi innevate è un bello spettacolo: mai viste così cariche di neve.
Il viaggio verso Abu Dabhi si svolge senza sorprese. Abbiamo un paio d’ore di sosta per il volo diretto a Bangkok.
Sergio approfitta di Internet per vedere i risultati delle partite: il Genoa ha perso per 3 a 0. Ce ne faremo una ragione! Abbiamo anche scritto ai figli e a mio fratello.
Sul volo per Bangkok io salto volentieri la cena perché voglio dormire. Le ore di fuso orario sono 6. In pratica arriviamo (per il nostro orologio interno) alle 1,30, ora locale 7,30 a.m. Riuscirò a dormire circa 4 ore.
9 febbraio 2009
In aeroporto, in attesa del volo per Siem Reap, passiamo un paio d’ore alla lounge room della Bangkok Air, dove è offerta la colazione e Internet free per 15 minuti a testa. Ci sono poi divanetti, aria condizionata, tavolini e una pace che non pare neppure di essere in aeroporto.
Aereo in orario, qualche formalità per immigrazione e dogana, ma niente di che.
All’uscita troviamo l’autista con il tuk tuk ad attenderci per portarci in hotel. The Kool Hotel si rivela carino, nuovo e pulito. Ci diamo una veloce rinfrescata, ci vestiamo leggeri e subito ( ore 14 locali) prendiamo un altro tuk tuk e ci facciamo portare subito a fare un giro in città e poi ad Angkor Wat, il tempio diventato il simbolo della Cambogia che appare sulla bandiera nazionale; è sicuramente il luogo del paese più visitato dai turisti, infatti ci sono frotte di giapponesi. Troppi. L’intero sito dei templi è davvero maestoso. Quasi incredibile come abbiano potuto in quei secoli costruire così tanto: l’impero Khmer in tre secoli (tra il 900 e il 1200 ca.) costruì diverse capitali, ogni re si spostava di pochi chilometri costruendo la propria città, dando vita a ciò che oggi viene chiamato Angkor, un insieme di capolavori in stili diversi, seppur simili, immersi in un ambiente stupefacente, conquistati dalla foresta, che costituisce una delle attrattive principali del luogo. Angkor è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, grazie a questo molti paesi stanno contribuendo a restaurare chi un tempio chi un altro.
Giriamo in lungo e largo per tutto il pomeriggio ad Angkor Wat. E’ immenso. Verso il tramonto ci facciamo portare ai piedi della collina dalla sommità della quale si dovrebbe vedere Angkor Wat (foschia permettendo) e ci godiamo il tramonto dopo esserci arrampicati sulla sommità del tempio Phnom Bakheng. Torniamo in hotel e ci accordiamo con il conducente del tuk tuk affinché ci venga a prendere domattina alle otto. Usciamo ancora per cena, mangiamo in abbondanza e beviamo una birra a testa per un totale di 6 dollari. Siamo soddisfatti di tutto, ma siamo stanchissimi: forse alle 20,30 dormiamo di già.
10 febbraio 2009
Dormito un sacco di ore! Poco dopo le sette siamo già a colazione: un po’ deludente. Non a buffet, ma a menù, quindi a scelta uova, pane, bacon e caffè o the. Null’altro. Ci accontenteremo!
Quindi partiamo dirigendoci verso Angkor Thom, dove ci sono una quantità di templi da vedere: il Bayon, il Baphuon occidentale, la Terrazza degli Elefanti, il Phimeanakas ed il palazzo reale, la Terrazza del Re Lebbroso, Tep Pranam e Preah Palilay; il Prasats Suor Prat, il Khleang, e Preah Pithu.
Angkor Thom nello stile Bayon, è molto suggestivo. E’ costruito in laterizio con torri-viso che dominano ogni entrata della città. E’ molto grande, trovi labirinti di stanze, lunghi corridoi, passerelle posizionate per permettere il passaggio in punti particolarmente critici. Gli alberi, parte integrante dei templi, tanto che non si comprende a volte se è l’albero che sorregge le mura o viceversa, sono giganteschi. Passando tra rami, radici e liane ti senti molto piccolo. Ripeto, penso che una delle attrattive di questi luoghi sia proprio dovuta all’ambientazione, a questa natura selvaggia che sembra inglobare templi e visitatori.
Qui succede un incidente. Sergio al Bayon scivola su due gradini e cadendo urta la macchina fotografica che inizia a dare in balle. Ogni tanto non funziona, si blocca e si spegne. Penso che prima della fine del viaggio saremo costretti a comperarne una piccola di riserva.
Ci spostiamo poi, sempre con il nostro potente mezzo, al Ta Keo, tempio induista e poi al Ta Prhom, in stile Bayon. Dopo quest’ultima visita pranziamo con Lay, il conducente di tuk tuk e quindi continuiamo visitando ancora un paio di siti, Banteay Kdei e Prasat Kravan.
Terminate queste visite Lay ci propone un giro in barca sul lago Tonle Sap, ai villaggi galleggianti e agli allevamenti ittici. Accettiamo, per una spesa di 30 dollari in due.
Attraversiamo una zona molto povera, con abitazioni in legno su palafitte (definirle abitazioni richiede una certa dose di fantasia), la maggior parte sono piuttosto fatiscenti. Questo ti fa riflettere su quale privilegio sia essere nati (senza alcun merito) in un paese come il nostro, pur con tutti i difetti che rileviamo ogni giorno. Anche perché le persone che vivono private anche dell’essenziale come qua (a nostro modo di vedere) sono la maggior parte della popolazione mondiale!.
Arrivati al lago ci imbarchiamo su una delle tante barche e qua l’incidente capita a me, inciampo salendo e il barcaiolo, forse perché subito dietro di me, forse nel tentativo di trattenere la mia caduta, involontariamente mi dà un colpo, credo con il gomito, sullo zigomo. Mi porto il dolore per tutto il giorno, fortunatamente non mi lascia segni.
Durante la visita all’allevamento ittico vediamo coccodrilli e pesci gatto e anche un pitone, col quale faccio una foto tenendolo in mano (mi era stato offerto di metterlo al collo).
Andiamo anche a portare in dono quaderni e penne ad una scuola galleggiante dove la mattina fanno lezione i bambini cambogiani e il pomeriggio i vietnamiti: doppi turni!
Torniamo poi in hotel, dove ci rinfreschiamo (veramente la doccia era urgente vista la polvere accumulata) ci riposiamo un poco e quindi usciamo per la cena.
11 febbraio 2009
Questa mattina troviamo un driver diverso e meno simpatico. In ogni caso facciamo il giro prestabilito che si esaurisce entro l’ora di pranzo.
I templi visitati oggi sono stati: Preah Khan, che non è stata restaurata quasi per niente, con numerosi alberi e vegetazione cresciuti tra le rovine. Neak Pean, tempio situato su un'isola artificiale, East Mebon, Pre Rup, Sras Srang. Tornati in hotel fissiamo il bus per domattina alla volta di Phnom Penh (11 dollari a testa). Ci verranno a prendere in hotel alle 7 e partenza prevista ore 7,30. Tempo stimato per il viaggio 5 o 6 ore. La compagnia dei bus in cui abbiamo trovato posto è la Paramount Express.
Sist5emate le cose pratiche usciamo cercando una bancarella che venda frutta. Prendiamo due mango, una pitaya rossa (che Sergio chiama il frutto stracciatella, per la polpa bianca a puntini neri), una d

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