Passeggiata con i Gonzaga tra i laghi magici: una giornata a Mantova
località: mantova
regione: lombardia
stato: italia (it)
Data inizio viaggio:
sabato 12 aprile 2014
Data fine viaggio:
sabato 12 aprile 2014
C’era una volta una profetessa di nome Manto, figlia dell’indovino Tiresia. Fuggita da Tebe, dopo lungo errare, la ragazza arrivò in una zona palustre. Presa dallo sconforto creò un lago con le sue lacrime, le cui acque erano però speciali: conferivano capacità profetiche a chi le beveva. Dal matrimonio di Manto con la divinità fluviale Tybris nacque il figlio Ocno, detto anche Bianore, che fondò una splendida città sulle rive del fiume Mincio chiamandola, in onore della madre, Mantua. Le origini di questa storia, riportata da Virgilio nell’Eneide, si perdono nella notte dei tempi, ma quel che è certo, è che Mantova è circondata da tre laghetti creati con le acque del Mincio a scopo difensivo nel lontano XII secolo. Originariamente i laghi erano quattro e circondavano Mantova rendendola un’isola a tutti gli effetti. Oggi questi antichi specchi d’acqua sono tra le principali attrazioni turistiche della città, anche grazie agli spettacolari fiori di loto che furono introdotti nel lago dai padri Saveriani di Parma nel 1914.
Dopo un giretto in battello sbarchiamo nelle vicinanze dell’imponente castello di San Giorgio, da cui iniziamo a “conquistare” la città, ricchissima di arte e di testimonianze storiche, per grandissima parte legate ai Gonzaga, dinastia che dominò Mantova dal 1328 al 1707. Il castello venne costruito a partire dal 1395 sulle macerie di una chiesa, e fu dotato di quattro torri angolari, un fossato pieno d’acqua e di un ponte levatoio. Il maniero fu per lunghi anni la residenza di Isabella d’Este, moglie di Francesco II Gonzaga e celebre nobildonna del Rinascimento, nota per aver voluto presso la sua corte numerosi artisti e umanisti tra cui Andrea Mantegna, il Perugino, Leonardo Da Vinci e Ludovico Ariosto.
La nostra passeggiata continua idealmente nella corte dei Gonzaga, raggiungendo piazza Sordello, l’antico fulcro della vita artistica e politica di Mantova. L’immensa piazza accoglie molti dei più importanti edifici monumentali della città, come Palazzo Ducale e il Duomo, oltre a Palazzo Bonacolsi e a Palazzo Acerbi.
Non sono però soltanto dei gran signori a “popolare” la storica piazza mantovana: se si bussa alla porta di una modesta casetta dietro il Duomo, ci apre, almeno idealmente, Rigoletto. Sono numerosi i ragazzini che si fanno fotografare in compagnia della scultura di Aldo Falchi, raffigurante il povero buffone dell’opera verdiana e posta nel romantico cortiletto quattrocentesco, ed è anche grazie a quella simpatica statua che molti giovani scoprono e approfondiscono la celebre opera lirica ambientata nella corte del duca di Mantova, tratta dal dramma di Victor Hugo.
Da piazza Sordello ci spostiamo verso il luogo che era storicamente il centro dei commerci: piazza delle Erbe, adiacente alla basilica di Sant’Andrea, opera di Leon Battista Alberti. I monumenti di questa piazza, tra cui Palazzo del Podestà, Palazzo della Ragione, oltre alla suggestiva Rotonda di San Lorenzo e alla Torre dell’Orologio, sono testimoni di secoli di coloratissimo viavai tra le botteghe dei mercanti e le bancarelle dei venditori di frutta e verdura.
La bellezza e le bontà da gustare: un binomio azzeccatissimo che ritroviamo anche presso il Ristorante LaCucina, in via Guglielmo Oberdan, dove ci fermiamo per pranzo.
L’ambiente moderno, di ispirazione internazionale, ci colpisce per il suo stile elegante e informale nello stesso tempo. L’arredamento minimal, bello e funzionale, s’inserisce in un contesto luminoso dai colori chiari in cui ci si sente a proprio agio e che all’occorrenza può diventare una location ideale anche per feste private.
“Abbiamo aperto l’11/11/2011, dopo un’accurata ristrutturazione degli spazi che prima di noi erano occupati da un negozio di abbigliamento. Il merito di aver creato questo ambiente originale, più volte recensito anche su importanti riviste di design internazionali, è dell’architetto Diego Cisi, dello Studio Archiplan di Mantova. Il nostro obiettivo è stato quello di reinterpretare in chiave moderna il concetto tradizionale di cucina. Chi si siede presso questi tavoli lunghi, che lasciano molto spazio individuale, ma consentono di socializzare tra commensali, si sente come se si trovasse in una grande cucina”, ci spiega Luca Zamboni, il titolare. Il progetto che si rifà alla tradizione non si ferma però all’aspetto esteriore, anzi. “Il ristorante nasce come espansione di un laboratorio gastronomico e risponde alla sempre più crescente esigenza delle persone di tornare alle origini, ai cibi semplici, ma preparati con estrema cura con ingredienti di assoluta qualità”, ci racconta Luca, che gestisce il locale insieme alla bravissima cuoca Giorgia. Andando a curiosare nella cucina a vista, troviamo conferma di quanto detto: i metodi utilizzati sono quelli tradizionali, a partire dalle pentole di coccio. I piatti si preparano tutti freschi, utilizzando prodotti di stagione. “Il nostro menù cambia spesso, e ogni giorno ha la sua clientela tipica, così possiamo spaziare da piatti tradizionalissimi a delle specialità più ricercate”, ci rivela Giorgia che ha il senso del mestiere nel sangue e concepisce il proprio lavoro come un continuo processo creativo in cui la passione, ma perfino l’umore possono influenzare il piatto. “A pranzo proponiamo un menù volutamente ridotto, fatto di pochi piatti, tra cui c’è sempre una specialità vegetariana”, ci spiegano. La gente che entra, raggiunge direttamente il banco e ordina ciò che desidera, come avviene in certi ristoranti londinesi dove si unisce la praticità del mangiare “fast” alla qualità del cibo.
Iniziamo con un bel piatto di pasta e fagioli, calda e saporita, ma leggera. Proseguiamo con le squisite polpette al curry (tra i fiori all’occhiello della cucina di Giorgia) servite con cous cous, mentre la nostra amica vegetariana gusta un orzo morbido con punte di asparagi e funghi. Infine, una bella crostata della casa.
Quando, dopo un’altra lunga passeggiata in città ritorniamo a LaCucina per cena, troviamo un’atmosfera diversa rispetto all’ora di pranzo. Il tono informale è lo stesso di prima, ma tutto è più intimo, più raccolto e rilassante. Con l’orario cambia anche il menù, diventando più completo, sebbene limitato a poche scelte per portata, segno e garanzia di freschezza. Tra le specialità troviamo i piatti tradizionali mantovani, ma anche ricette che si discostano dalle tipicità del territorio.
Cominciamo assaggiando uno squisito e tenero patè di fegatini, e dopo, la vellutata di asparagi, servita con crostini di pane allo zafferano e chips di parmigiano reggiano. Continuiamo con i ravioli alle zucchine e ricotta con pomodorini, menta e origano freschi, e a seguire, gustiamo una bella tagliata di tonno con insalata di fagiolini e germogli di soia. Alcuni di noi scelgono invece il tortino di polipo con patate e bottarga. Alla fine ci deliziamo con lo sfizioso dolce tipico mantovano, la sbrisolona.
Tornare a Mantova sarà sempre un grande piacere, non solo per immergerci nuovamente nelle atmosfere rinascimentali, ma anche per goderci le proposte artistiche, musicali e letterarie della città in occasione dei concerti di musica dal vivo presso LaCucina, o durante le giornate del Festival della Letteratura, che torna ogni anno alla fine dell'estate.
Francesca Bertha
PER INFORMAZIONI:
www.comune.Mantova.it
www.lacucina-Mantova.it
LaCucina
Via Guglielmo Oberdan, 17 Mantova
Tel.:0376/1513735
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