Sulla riviera romagnola tra divertimento e atmosfere da dolce amarcord: un weekend a Rimini - I.
località: rimini
regione: emilia romagna
stato: italia (it)
Data inizio viaggio:
domenica 24 settembre 2017
Data fine viaggio:
martedì 26 settembre 2017
Una città che è sinonimo di vacanza, di divertimento e di spensieratezza, meta turistica per eccellenza sin dal 1843, anno di fondazione del primo stabilimento balneare riminese, ma il cui fascino non si limita alla dolce vita delle estati in riviera. Oltre alla vivacità della sua spiaggia sabbiosa che si estende per 15 chilometri lungo la costa dell’Adriatico, e oltre alla spumeggiante vita notturna che la caratterizza, la città di Federico Fellini ha anche tanti altri volti da mostrare, quasi come fossero volti di personaggi da film, coinvolgendo il visitatore in un emozionante turbinio di amarcord.
Basta fare pochi passi ammirando le numerose barche dai mille colori, alcune delle quali ormeggiate a bitte talvolta risalenti all’epoca romana e tra i cui alberi s’intravvedono scorci intrisi di storia per rendersi conto che qui i ricordi hanno buon vento: sono capaci di riportarci indietro nel tempo in un baleno, fino all’Impero Romano e oltre.
Il territorio di Rimini deve essere piaciuto molto anche a dei viaggiatori arrivati qui molto prima di noi: i primi insediamenti umani risalgono infatti al Paleolitico inferiore, a ben 800 mila anni fa, e sul territorio sono stati rinvenuti oggetti appartenuti a civiltà come i villanoviani, gli unni e gli etruschi. Ad attirare quelle popolazioni non saranno state certo le discoteche, ma le stesse cose che apprezzarono anche i Romani, i quali fondarono la loro colonia qui nel 268 a.C.: la posizione strategica del territorio che poteva fare da anello di congiunzione tra Nord e Sud, la presenza di fiumi, di terreni fertili, oltre che del mare.
Il primo monumento di epoca romana che incontriamo è il suggestivo ponte Tiberio, simbolo della città insieme all’Arco d’Augusto con cui ha in comune anche il materiale di costruzione, la pietra d’Istria. Il ponte a cinque arcate di grandezza crescente in direzione del centro si ritiene abbia anche qualcosa di misterioso: la presenza di due tacche somiglianti all’impronta di piedi caprini su una balaustra ha fatto sì che qualcuno ritenesse la struttura un ponte del diavolo, anche in quanto opera d’ingegneria molto avanzata per l’epoca. A confermare la fama sovrannaturale del ponte sarebbe anche il fatto che nonostante i feroci bombardamenti della seconda guerra mondiale, i quali afflissero a Rimini una distruzione inaudita, quello di Tibero restò l’unico ponte che i tedeschi non riuscirono a distruggere.
Sopravvisse alle tempeste della storia anche l’Arco d’Augusto, l’arco romano più antico, consacrato all’imperatore dal Senato romano nel 27 a.C. Si tratta di un arco che non è mai stato provvisto di una porta che si potesse chiudere: è un arco che accoglie – quasi come se all’epoca avessero intuito il grande afflusso di turisti del futuro, infatti la politica dell’imperatore Augusto, volta alla pace, la Pax Augustea, rendeva inutile chiudersi dietro una porta.
Anche se non c’erano le discoteche, il divertimento non mancava in ogni caso nemmeno allora: ne è testimone l’Anfiteatro di forma ellittica che veniva utilizzato per gli spettacoli gladiatori e successivamente tornò utile anche come difesa contro i barbari.
La passeggiata attraverso la storia continua nel Medioevo e nel Rinascimento, periodo, quest’ultimo, particolarmente florido per Rimini grazie alla signoria di Sigismondo Pandolfo Malatesta. Ammiriamo così il tardo medievale Palazzo dell’Arengo, dal suggestivo loggiato eretto nel 1204 e ornato da affreschi delle scuola riminese del Trecento. Poco più avanti ecco il Palazzo del Podestà eretto nel 1334 e caratterizzato da tre archi gotici frontali. A ricordare lo stesso Sigismondo Malatesta è l’affresco del 1451 presso il Tempio Malatestiano di Piero della Francesca che ritrae il signore di Rimini in preghiera davanti a San Sigismondo. L’esterno del monumento funebre dei Malatesta è invece opera di Leon Battista Alberti.
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