gita nel Salento
località: oasi wwf cesine, acaya, gallipoli
regione: puglia
stato: italia (it)
Data inizio viaggio:
domenica 25 maggio 2008
Data fine viaggio:
domenica 25 maggio 2008
Approfittando della giornata delle oasi e della bella giornata di sole quasi estivo siamo scesi nel Salento prendendo la superstrada 16 bis scorrevole e a due corsie ma in genere sempre piuttosto intasata durante la bella stagione. Seguiamo poi le indicazioni non precisissime verso l'oasi WWF Le Cesine località Vernole.
Si tratta di una delle tante aree protette, gestite e difese dal WWF in Italia, con lo scopo di conservare e proteggere habitat e specie rare e minacciate. L'Oasi è raggiungibile dalla litoranea 611 San Cataldo - Otranto ma anche da altri paesi come Vanze ed Acaja, frazioni di Vernole.L'Oasi si estende per circa 620 ettari, 350 dei quali gestiti direttamente dal WWF; rappresenta oggi una delle ultime zone paludose che in passato si estendevano da Otranto a Brindisi. E' formata da diversi ambienti: il canneto, la palude, le dune, il bosco ed i coltivi, tutti fondamentali affinchè l'Oasi possa essere di grande interesse per gli uccelli che la frequentano. I due bacini retrodunali della palude sono chiamati "Pantano grande" e "Salapi", entrambi con acqua salmastra. Il nome Salapi deriva dal ritrovamento nella zona di una antica città chiamata "Salapia". Altri piccoli bacini retrodunali sono i "Salapieddhi". Il confine della zona umida è delimitato dal canale conduttore che va da Torre Specchia fino a San Cataldo per quel che riguarda la parte Ovest, dal mare per quel che riguarda la parte di Levante. A San Cataldo c'è l'idrovora, un impianto la cui funzione è quella di espellere l'acqua in eccesso. All'interno del bosco, precisamente a pochi metri dalla palude ci sono 3 capanni (2 sopraelevati, 1 sul livello del mare) appositamente eretti per l'osservazione degli uccelli. Il perocrso guidato ci delude un pochino perché troppo breve ma è un invito a una ulteriore visita.
Imbocchiamo la strada verso Acaya:L'antico borgo di Segine, di epoca medievale, entrò a far parte della Contea di Lecce nel XII secolo, poi fu donato dagli Angioini al Convento di S.Giovanni Evangelista di Lecce ed infine, nel 1294 fu concesso in feudo da Carlo II d'Angiò a Gervasio Acaya. Gli Acaya tennero il feudo per ben tre secoli.
Assunse l'attuale nome di Acaya nel 1535, quando il grande magister Gian Giacomo dell'Acaya, "regio ingegnere militare" di Carlo V, costruì la cinta muraria ed il fossato, che ancora oggi circonda il paese, aggiunse bastioni, baluardi e fossato al castello fatto edificare dal padre 29 anni prima.
Attualmente è l'unico esempio di città fortificata del Meridione d'Italia, uscita indenne dai secoli ed avente un'impronta tipicamente rinascimentale. Il castello di Acaya e la città tutta, rappresentano il risultato straordinario di un importante ingegno architettonico, un “magister” regio ingegnere militare di Carlo V: Gian Giacomo Dell'Acaya.
Il castello rappresenta la testimonianza tangibile di un potere feudale, intorno al quale si é sviluppata la storia di queste popolazioni, che è poi una storia di grande e dignitosa povertà.
In effetti a parte il castello il paesino è decisamente piccolo e caratterizzato da una serie di case basse..non mancano i luoghi di ristorazione però, abbiamo contato circa tre ristoranti-trattorie in pochi chilometri.
Dopo la visita ad Acaya ( il castello èvisitabile previa prenotazione) ci spostiamo verso Gallipoli ma prima diamo un'occhiata ad alcuni paeselli della Grecìa Salentina, da Martano a Calimera.
Gallipoli, bagnata dal Mar Ionio, sorge sulla costa occidentale della penisola Salentina, nel Golfo di Taranto. Caratteristica è la divisione della cittadina in due zone ben definite: la "città vecchia" e il "borgo nuovo". Il suggestivo centro storico, ricco di costruzioni antiche e affreschi, sorge su di un'isola calcarea collegata alla terraferma da un ponte in muratura. Intorno al 1500 si costruiscono le possenti mura di cinta, per fronteggiare gli attacchi nemici, ridimensionate in altezza, alla fine dell'800, fino all'attuale strada panoramica che, circondando l'intero isolotto, consente di godere di fantastici scenari (resta delle antiche mura un unico frammento ancora oggi in buono stato). Guardando verso nord si scorge una parte della costa neretina, mentre a sud è ben visibile la baia formata dal promontorio del Pizzo. Nei pressi della costa, ad ovest, incontriamo lo Scoglio dei Piccioni, l'isolotto del Campo ed in giornate particolarmente limpide si scorgono i profili dei monti della Sila, mentre a sud-ovest appare chiara l'isola di Sant'Andrea, sede di un grande faro, costruito nel 1866.
Ci siamo trovati nel tardo pomeriggio testimoniato dal passeggio per i viali della città che purtroppo è stata poco immortalata causa esaurimento della memory card..pazienza le occasioni per scendere giù non mancheranno.....
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