RAPPORTO MOLTIPLICANTE 10

località: nebida
regione: sardegna
stato: italia (it)

Data inizio viaggio: sabato 11 luglio 1987
Data fine viaggio: sabato 11 luglio 1987

L’undicesimo giorno
Il mio caffè era pronto potevo gustare quello splendido mattino.
La discesa era molto ripida, e poi non conoscevo quelle strade, quindi i miei tremori non erano dovuti solo al freddo che il lasciarmi scivolare giù nella ripida mi procurava.
Non credevo nella capacità del mio mezzo, quindi di tanto in tanto dovevo rallentare la mia corsa, era bello quando potevi tagliare le curve in contromano, anche perché in certi momenti potevi scorgere chi saliva.
Quando raggiunsi la marina il paesaggio non si presentava con quello splendore solito di questi luoghi, il paese doveva essere stato un terminale di raccolta delle escavazioni minerarie, verso il largo si poteva scorgere un attracco marinaro.
Il paese però offriva dei buoni dolciumi, che rinfrancarono il mio spirito deluso.
Rimasi lì per qualche ora a fare compagnia agli abitanti.
Quella strada bianca che potevo vedere da sotto era impraticabile a cavallo della mia bicicletta, raggiunsi l’accordo, avrei spinto lei e i miei bagagli per quei corti tornanti.
La fatica e l’amenità del percorso però mi consolarono con la scoperta di un luogo di estrema bellezza, “Cala domestica”.
Una piccola strada che continuava sulla sabbia portava ad un luogo immenso splendore.
M’immersi in quel freddo mare, come a lavare i miei peccati.
Ma non era peccato tutto ciò.
Alle volte dopo un piacere, succede che ci si debba punire, quasi come se quello non si meritato. Allora si possono notare degli atti preparativi a questa punizione, piccole disattenzioni, sbadataggini, forme di onnipotenza.
Le parole molte volte portano con loro un equivoco, o forse il nominare è un desiderio, e quando diventa scritto sulle carte topografiche, si possono prendere degli abbagli.
Acquaresi mi fu fatale, continuavo a vagolare su quelle strade bianche e polverose, nella speranza di raggiungere un miraggio.
Quei luoghi erano oramai abbandonati da molto tempo. Il tempo era fermo a quel giorno come l’orologio della stazione di Bologna.
Il borgo che pensavo di incontrare per fare provvista d’acqua era un cumulo di detriti e baracche lasciate al sole. I minatori che ci avevano abitato forse non videro mai quel luogo di giorno, non poterono assaporare il sapore di quel sole.
Oggi racconto che mi salvarono degli stradini che mi offrirono un po' della loro acqua, che per me nonostante la sete era troppa.
Non feci molte promesse li ringraziai sommessamente, quasi a chiedergli scusa per non essermi organizzato per quella spedizione.
La voglia di uscire da quel sogno, non mi permetteva di capire che nonostante la discesa avrei dovuto continuare a piedi la mia strada.
Raggiunsi il mare, di fronte a me un topos, “Pan di zucchero”, ma questa volta le parole non trovarono il significante, riposai per molte ore al fresco degli alberi.
Alle volte rimaniamo stupiti dai dè-ja-vù, che possiamo sempre inserire nella sfera del sentimento, degli affetti che emergono, e si raffigurano in ritorni attualizzati, evocando scene come già vissute.
Ma alle volte capitano i “pre-de-ja-vu” che si portano con se un certo entusiasmo, come se riconoscessimo, e ci complimentassimo di non aver perduto quella sensibilità che poco alla volta scompare, perché sempre proiettati a riempici di quegli oggetti inutili, pseudo ricordini, o surrogati del desiderio.
Presso un albergo chiesi informazioni sulla strada che mi rimaneva da compiere, mi rispose una voce conosciuta, in un corpo che disconoscevo.
Alla fontana riempii le mie riserve d’acqua, memore della disavventura appena trascorsa. Mi sentii chiamare da quella stessa voce, incredulo ne riconobbi il viso, era Paolo.
Mi feci coccolare per tutta la sera, mi senti viandante in casa di sconosciuti, dissi loro che il prezzo che avrei dovuto pagare, era un bagno in una vasca. scoprii in seguito che la voce che aveva presagito l’incontro era un suo cugino.
Ma non avevo tempo per stare ancora con loro, il mattino dopo partii, quella era l’ultima tappa.

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