Lettonia by www.born2travel.it
località: riga, cesis, jurmala
stato: latvia (lv)
Data inizio viaggio:
domenica 1 luglio 2001
Data fine viaggio:
mercoledì 1 agosto 2001
se vuoi saperne di più o vedere tutte le foto visita: www.born2travel.it
30. 07. 2001 Riga (LETTONIA)
Oggi son stato nella casa dei genitori di Krists dove trascorsi quel famoso mese di due anni fa. Ho rivisto Leo (il padre) che lavorava in cortile, Martins (il fratello) un pò più grande, e poi tutti i vari suoi animali di casa, dal mitico Ripsie a Rega.
A pranzo andiamo in un ristorantino molto carino: "Lido" e subito dopo siamo stati in giro per il centro fino a tardi. Ho rivisto tanti luoghi a me familiari ma allo stesso tempo sconosciuti perchè l'ultima volta che li avevo visti erano completamente ricoperti di neve, quindi ecco ora sbucare parchi verdeggianti, laghetti artificiali, lunghi viali alberati con panchine e aiuole proprio lì dove io vedevo una semplice e monotona distesa bianca uniforme.
Prima rileggevo alcune pagine di questo diario... Davvero in un viaggio del genere viviamo ogni singolo secondo della giornata: Milano, Berna sembrano episodi successi tanto di quel tempo fa e invece son trascorso soli dieci giorni...
01. 08. 2001 Riga (LETTONIA)
Una cosa che mi ha dato molto fastidio è successa ieri sera in discoteca. Signe e una sua amica: Laura, erano sedute, da sole, sulla stessa poltrona quando due uomini distinti, 50enni, ben vestiti, con un bicchiere di vino in mano si siedono vicino a loro. Erano i classici sfigati italiani in cerca di ragazzine. Vedo la scena e, chiamato Krists, ci sediamo dove stanno loro. Ci scambiamo qualche occhiata, loro capiscono e se ne vanno. Mi fanno schifo queste persone. Credono che basti una giacca, una cravatta, un pò di soldi e fare i playboy dei poveri. Sono disgustosi.
02. 08. 2001 Riga (LETTONIA)
Krists ci ha convinti a stare qualche giorno in più così potremo provare una nuova emozione: il lancio col paracadute. Chissà!
Abbiamo conosciuto due ragazze russe: Karina e Regina, molto carine. Karina lavora in un negozio di libri e studia filologia. E' una ragazza molto interessante e in gamba. Siamo stati tutto il giorno in giro per il centro con loro, è stato molto piacevole.
Martins mi ha regalato il famoso anello lettone chiamato: "Nameis", per me è un ricordo molto importante. Tutti i lettoni lo hanno, è un simbolo a cui tengono tanto. Rappresenta la virilità dell'uomo e prende il nome dal guerriero lettone del dodicesimo secolo che lo possedeva. Ne sono proprio orgoglioso.
04. 08. 2001 Riga (LETTONIA)
Stasera, dopo l'ottimo barbecue a casa di Leo, siamo andati allo "Slepenais Eksperiments" con Karina e Regina e appena entriamo chi "becchiamo"? Ancora ora non ci posso credere! Kylie, il Newyorkese che fu "cacciato" dal treno con noi nel difficile trasferimento: Colonia-Copenaghen. Quant'è piccolo il mondo. La cosa strana è che da Copenaghen noi ci dirigemmo verso il nord della Norvegia mentre lui andò in Finlandia e dieci giorni dopo ci vediamo, per caso, in un'ulteriore altra nazione!
Alle quattro torniamo a casa completamente a pezzi e quattro ore dopo si riparte per Cesis, per fare un pò di sport estremo!
05. 08. 2001 Cesis (LETTONIA)
Appena arriviamo in questo aeroportino ci lanciamo subito su delle brandine militari e crolliamo per la stanchezza. Verso le 14 Krists ci sveglia per farci fare un voletto su un aereo da lui pilotato.
Era un quadriposto russo. Davanti c'era il mio amico lettone e un altro pilota, dietro: io e Pedro.
Quando pilotava Krists tutto è andato bene. Un classico volo scuola standard. Abbiamo fatto tre tranquilli touch and go senza problemi. Addirittura ad un certo momento, per fare una foto togliamo anche la cintura di sicurezza e l'allacciamo all’acqua di rose.
Non posso dire la stessa cosa del suo amico. Comincia subito a fare acrobazie in volo. Prima punta il cielo a 180°, poi, col motore a minimo, l'aereo, per gravità, si rovescia e cade in picchiata... Ma la nostra cintura non era fissata bene e quindi veniamo repentinamente e improvvisamente "proiettati" verso l'alto dando una dolorosa testata al tettuccio! Che spavento e che male!
Ultimo brivido l'atterraggio. Tagliamo perpendicolarmente una superstrada a circa due metri dalla terra, il tutto mentre sopravveniva un camion che strombazzava impazzito... Ma chi ce l'ha fatto fare? Non sapevo che queste erano solo piccoli pezzettini di un grande puzzle di emozioni che avremmo provato quel giorno!
Dopo non molto cominciano i preparativi per il lancio col paracadute. Ore ed ore a spiegare, a provare da terra le varie manovre, a prepararci, con Krists che mi faceva da traduttore simultaneo mentre l'istruttore spiegava.
Qualche ora dopo veniamo divisi in due gruppi. All'interno dell'aereo in vari sottogruppi da tre.
L'aereo, un vecchio Antonov russo, decolla. Ci sono alcune ragazze vicino a me che sono terrorizzate. Cerco di mantenere la calma e stranamente ci riesco. Sono troppo incosciente. Raggiungiamo quota 600 metri, trovato il posto giusto: i primi tre vengono lanciati via dall'aereo. Silenzio tombale.
Passano dieci interminabili minuti e l'aereo, fatto un giro di 360° si riporta dov'era prima. Il secondo sottogruppo è pronto. E' il mio gruppo. Il primo va. Il secondo sparisce improvvisamente davanti ai miei occhi. Tocca a me. Mi avvicino al portellone. Vedo tutto piccolissimo sotto di me. Mi fermo proprio sulla linea che mi permette ancora di sentire qualcosa sotto le mie scarpe. Sento un grido in russo e una forte spinta.
Pochi secondi che durano un'eternità. Mi sento schiaffeggiare dall'aria, dalle raffiche del vento e poi una sensazione strana, come se qualcuno mi tirasse dall'alto. S'è aperto il mio paracadute.
Sospiro silenzioso di sollievo. Mah non era finita lì!
C'è ancora un avvitamento in corso.
Risolto, mi tranquillizzo. Silenzio assoluto come mai sentito prima, rotto solo dall'urlo del ragazzo lanciatosi prima di me. Scarico la mia adrenalina urlando prima con tutto il fiato che avevo e poi chiamando Pedro che era rimasto a terra.
Poi di nuovo un silenzio irreale. Solo io e il mondo.
Lentamente mi dirigo verso il suolo, tutti sembravano formiche sotto i miei piedi, ma c'è un gruppetto che corre verso di me e mi urla insistentemente qualcosa che non capisco. Non capisco il russo. Comincio di nuovo a preoccuparmi, io che ormai mi stavo godendo il panorama dall'alto. Forse il mio paracadute ha qualche problema? Sto per toccare terra. Chiudo le gambe, come istruito, e atterro tranquillamente.
Qualche metro da me c'è una ragazza che piange tenendosi la caviglia spezzata tra le mani.
Atterro e vedo Pedro che mi viene incontro correndo scattando mille foto. Ce l'ho fatta. Mi sento ancora più forte di prima.
Di lì a un'ora anche lui avrebbe provato le stesse emozioni ma saltando in tandem da 2500 metri,con l'istruttore "attaccato" alla schiena a mo' di zaino.
Tornando a casa, non riesco a non pensare alle mie sensazioni ed emozioni vissute in questa lunga giornata!
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