Sul monte Titano
località: san marino
stato: san marino (sm)
Data inizio viaggio:
mercoledì 22 giugno 1988
Data fine viaggio:
mercoledì 22 giugno 1988
Corre l'anno 257 d.c. quando l'imperatore Diocleziano ordina la ricostruzione delle mura di Rimini, distrutte da Demonstene, re dei Liburni.
Tra i tagliatori di pietra e incisori chiamati da tutta Europa, due, giunti dalla Dalmazia, sono destinati a rimanere nella memoria di molti : Marino e Leo.
Timorati di Dio e pieni di carità, contribuiscono a diffondere la fede cristiana fino al momento del loro ritiro, Leo nel Montefeltro e Marino sul monte Titano.
Del periodo trascorso sul monte Titano da Marino si raccontano grandi prodigi, come la guarigione di una donna indemoniata o l'addomesticamento di un orso.
Il momento più importante però è stato l'incontro con Verissimo e la madre di lui, Felicissima, proprietari del monte.
Verissimo contesta la residenza di Marino nelle sue terre, ma la provvidenza non abbandona quest'ultimo, facendo sì che Verissimo rimanga paralizzato. La madre disperata supplica l'aiuto di Marino, che non si fa attendere e guarisce il paralitico.
Il gesto conquista la fede dei due, che si convertono al cristianesimo e come ringraziamento danno in dono il monte Titano a Marino e alla sua discendenza.
Marino continua la sua vita di preghiera e ritiro e, il tre settembre di un anno sconosciuto, muore. Tale giorno viene solennemente ricordato nella Repubblica.
Questo è in sintesi ciò che è scritto nell'agiografia del XII secolo del Santo Marino. Quanto ci sia di vero è difficile a dirsi, per certo si sa che Demonstene, re dei Liburni, non è mai esistito e che se Diocleziano ha fatto ricostruire le mura di Rimini non l'ha fatto nel 257.
Studi approfonditi fanno risalire la vita di San marino in un periodo compreso tra il 500 ed il 700. E' anche probabile che l'agiografia sia stata, almeno in parte, contraffatta per tutelare il patrimonio territoriale del monastero di S. Marino dai tentativi di rivendicazione del vescovo di Rimini all'epoca del placito feretrano.
Qualunque sia la verità, la leggenda è di certo l'espressione della forte volontà di indipendenza degli abitanti del monte Titano e suggella l'immagine suggestiva di "antica terra della libertà".
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