Arrivo
mercoledì 23 giugno 2010
Siamo arrivati all'aereoporto di Damasco dal Cairo verso le 16.15.La differenza rispetto all'Egitto è subito evidente:pulizia,ordine,file rispettate e,una volta fuori dall'aereoporto,traffico ordinato e disciplinato e la maggior parte delle macchine nuove....quasi tutte coreane,giapponesi e...cinesi !
All'aereoporto ci aspetta Dareh,quello che sarà il nostro autista per quasi tutto il tour:tarchiato,robusto,dai colori chiari e dal sorriso aperto e sincero,oltre che contagiosissimo. Ci lascia al nostro primo albergo,l'Hotel Al Zaetona,nel quartiere cristiano all'interno della città vecchia di Damasco. Prima di partire avevo letto un bellissimo romanzo di Rafik Schami,uno scittore siriano che vive in Germania da tanti anni ed è stato con grande piacere che ho scoperto che ci trovavamo davvero nella parte della città che aveva avuto così tanta parte nel romazo ! L'albergo è una casa damascena:bellissimo anche se non lussuoso,scelta che abbiamo fatto per tutto il tour,rinunciando così ,alla possibilità di avere piscine in cui potersi rinfrescare ogni tanto,a fine giornata. Questa possibilità,alla fine ci è mancata,ma gli alberghi sono stati tutti molto tipici e spesso con mobili autentici e ricercati.
La casa damascena consiste praticamente in un portoncino sghangherato che si affaccia su un corridoio stretto e buio,alla fine del quale sembra che ci sia un muro,perchè la porticina vera è a destra o a sinistra e si affaccia su un cortile,con al centro generalmente,una fontana,tante piante (anche alberelli!),almeno una gabbia di uccellini,tante porte e finestre interne a varie altezze ed un sistema di teli apribili sul cortile.Tutto questo,per garantire il massimo della privacy e per non dare l'idea del lusso,che invece magari all'interno tante volte c'è!
Ho letto da qualche parte che Damasco è una città che fa di tutto per nascondere la sua bellezza,proprio perchè sa di averla...e alla fine del viaggio non potrò far altro che essere d'accordo!
Molti alberghi e ristoranti derivano da case damascene e questo poi in tutta la Siria;inoltre,queste case che si trovano nel centro storico,essendo patrimonio UNESCO,non possono essere modificate soprattutto all'esterno. Ci siamo sistemati nelle stanze,dove ho notato 2 paia di zoccoletti in legno...lì per lì ho pensato che qualcuno li avesse dimenticati,ma quando a fine tour torniamo 4 giorni in questo albergo,ma in stanze diverse e ne trovo altri...scopro che sono messi lì a bella posta, perchè sono uno dei simboli di questa affascinante città !I ragazzi non stanno bene e hanno sonno,allora,siccome siamo in centro e sembra di stare in un paesone...usciamo a fare la prima perlustrazione da soli ! I vicoli sono affollatissimi e puliti, malgrado la gente butti tutto per terra,perchè ci sono spazzini che puliscono continuamente.Ci sono un sacco di negozi e ,malgrado non potrebbero,ci sono molte macchine che a volte vengone sollevate di peso dai passanti,per superare qualche punto più stretto,quando è impossibile risolvere.."il passaggio",solamente con le normali manovre.Spesso non si riesce a camminare,ma è piacevole.Arriviamo alla Moschea,Simone riesce a sgattaloiare dentro,ma io,nonostante un velo improvvisato e la gonna fino alle caviglie,vengo subito intercettata come turista e non posso entrare perchè ormai la biglietteria è chiusa.Si intravede un cortile meraviglioso...Torniamo in albergo,dove troviamo i ragazzi ancora spossati e senza appetito,allora riusciamo a mangiare e andiamo al ristorante Elissar,che poi scoprirò da Diala essere il tipico per stranieri,anche come prezzi:in realtà sarà uno dei più economici che ci capiteranno in tutto il viaggio. In media, abbiamo speso tra i 15 e i 25 € in 4 persone.La cucina è più mediterranea che araba:cii sono molti antipasti a base di insalate e di creme da prendere col pane arabo (che fanno sempre trovare tagliato a "spicchi" ripegati in una bustina di plastica trasparente), la carne è molto buona , ci sono tantissime verdure,si usano molto i ceci al posto delle fave e non esiste il cus cus. I prezzi dei cibi a volte ci sembrano sproporzionati:per esempio il tè,cui loro sono molto affezionati a fine pasto, costa quanto un'insalata !Lo capirei per una bevanda di importazione,ma il tè...!Torniamo in albergo dopo una piacevole passeggiata in mezzo ad un trambusto che sembra superiore a quello del giorno !
Partenza...Maaloula,Crac dei Cavalieri,Hama
giovedì 24 giugno 2010
La mattina alle 9,finita un'ottima e abbondante colazione(yogurt,olive e formaggi morbidi,che troveremo sempre,biscottini,frutta,tè,succhi e sesamo in tutti modi..),conosciamo Diala,la nostra guida e partiamo subito per la prima tappa Maaloula.Tra noi si instaura subito una simpatia che crescerà giorno per giorno e si trasformerà in una forte empatia.
A Maloula ci fermiamo a visitare 2 conventi cristiani :quello di San Sergio e quello di Santa Tecla, visitati anche da moltissimi musulmani.In realtà è l'unica parte del viaggio che non ci dice niente,nè da un punto di vista profano...che sacro! L'unica cosa interessante è una delle strade per arrivare a Santa Tecla,un passaggio stretto e tortuoso scavato da un antico fiume nella roccia,che ricorda un po' le vie cave scavate dagli etruschi nella nostra maremma Toscana.
Partiamo per il Crac dei Cavalieri,possente castello costruito dai crociati e abitato per almeno 2 secoli dai Cavalieri dell'ordine di San Giovannio,ossia i Cavalieri di Malta,prima di assere assediati dagli arabi.
Bhè,devo ammettere che,sia per la posizione ,che per le dimensioni,non ho mai visto un castello fortezza più grandioso in vita mia !
Ultima tappa della giornata è Hama,la città delle Norie,dove passeremo la notte.
La città,prevalentemente musulmana, è banale e moderna;l'unica caratteristica sono queste Norie,delle ruote in legno gigantesche,che servono da secoli a convogliare l'acqua,di cui la la città è stranamente ricca, su un acquedotto in muratura che raggiunge anche la fertile campagna circostante.Queste ruote sono affascinanti anche a causa del suono strano e incostante che emettono girando, una via di mezzo tra cigolio e scricchiolio. Il centro storico di Hama non esiste più,perchè nel 1982,il presidente di allora e padre dell'attuale,convinto che nella città ci fosse un covo di ribelli che volevano fare un colpo di stato,la bombardò pesantemente.Non si saprà mai quanti morti ci sono stati:la cifra ufficiale è di 10000, ma si parla di 25000....sembra però,che gli abitanti di Hama non abbiano perdonato.
I nostri amici ci lasciano all'Orient House Hotel,un'altra bella ex-casa damascena verso le 17.
E' presto,non siamo stanchi,ma fuori non c'è niente da fare:è tutto chiuso perchè è venerdì e comunque la città non è bella ,il fiume, dove sarebbe carino passeggiare, è lontano.
Quindi,rassegnati,restiamo in albergo,dove almeno potremo anche cenare ad un ottimo prezzo e mangiando ottimi cibi.
Apamea,Serjilla,Ebla,Aleppo.
venerdì 25 giugno 2010
Il sabato mattina partiamo per Apamea,città costruita da uno dei generali di Alessandro il Macedone. Ci siamo quasi solo noi,come in quasi tutti i siti archelogici che visiteremo,perchè qui la stagione turistica è concentrata soprattutto in primavera.
Noi potevamo fare questo viaggio solo in questo periodo,ma la nostra fiducia nel clima secco è stata ricompensata,perchè non troveremo mai un caldo eccessivo...anzi,a volte anche piacevole,gustandoci in compenso i monumenti da padroni.
Cosa dire di Apamea ? E' il secondo sito archeologico siriano per numero di visitatori ed effettivamente i 2 km di via colonnata resteranno indimenticabili !
Poi,scendiamo in paese a visitare un Khan ottomano che ospita antichi mosaici trasportati da una vicina chiesa,vasti,belli,ma coperti di polvere e male illuminati.
Il concetto di Khan è quello di una struttura con un cortile centrale di varia grandezza e forma, atta ad ospitare i commercianti di passaggio e le loro merci da esporre o da immagazzinare.Nei vari suk,ci sono molti diversi khan,in genere,con un nome che li contraddistingue o delle merci che propongono o di chi li ha fatti costruire.
Da qui,ci spostiamo verso SerJilla,la meglio conservata di una delle circa 600 città morte.
Altro scenario evocativo e grandioso,sia per le costruzioni (chiese,terme,palazzi ,case e mercati) che per il contesto in cui si trova.
E' stata costruita nel 473,durante il periodo cristiano e abbandonata dopo circa 3 secoli, quando gli arabi conquistarono la regione e le rotte mercantili tra Antiochia e Apamea furono sospese.
Tutte queste città vennero abbondonate completamente e pare all'improvviso.Tra le altre teorie che ne spiegherebbero il motivo,ci sono la progressiva mancanza di acqua o un'epidemia...ma non sono stati trovati neanche dei corpi...
Sulla strada per Aleppo,ci fermiamo a Ebla, potente città stato già nel 3000 a.c.: è praticamente solo un insieme di scavi,interessante però,perchè si capisce davvero la stratigrafia e perchè si capisce come lavorano gli archeologi.
Convergiamo finalmente verso Aleppo al Mandaloun Hotel,altra casa damascena nel quartiere armeno,ma lontano dal suk.
Sono le 17 anche oggi e non siamo stanchi,per cui dopo una sfacchinata a piedi,senza uno straccio di persona in grado di capire l'inglese,in qualche modo raggiungiamo il suk ed il centro storico.Avevo letto che va visitato anche quando i negozi sono chiusi,per farsi un'idea più chiara della struttura di questi Khan che si aprono su 2 lunghi corridoi e dai tetti molto belli. Effettivamente è particolare,ma la sporcizia regnante,sia qui che nei vicoli,che nella zona antistante la poderosa cittadella, ci fanno preferire decisamente Damasco ad Aleppo.Inoltre,a parte questa limitatissima zona e il piccolo quartiere armeno che ha dei vicoli caratteristici,è solo una grande città caotica che ci è sembrata anche inospitale:al ritorno in albergo,non troviamo un taxista disposto a portarci (!!!!) e qui,più che mai, io sento quanto i musulmani siano razzisti.Moltissimi ci guardano male e con disapprovazione.. eppure ci siamo sempre vestiti con attenzione e rispetto,io mi trucco pochissimo e non guardo negli occhi le persone...che dire ? Questa vacanza,da questo punto di vista, mi ha turbato moltissimo.Anche noi li facciamo sentire allo stesso modo,quando sono in casa nostra ?Immagino di sì,ma io a casa loro ho cercato di rispettare i LORO costumi e non è servito a niente.
San Simeone e Aleppo
sabato 26 giugno 2010
La mattina usciamo da Aleppo,per andare a visitare la cattedrale di San Simeone,diroccata e grandiosa,in un terreno di colline sassose,silenziose ma,stranamente non desolate!
San Simeone voleva vivere in solitudine e siccome, non lo lasciavano in pace,è vissuto su una colonna per 19 anni a fare i suoi miracoli.Di questa colonna è rimasto poco,perchè un pezzo alla volta,è stata sbriciolata e portata via come reliquia.
Al di là del credere in queste cose e del ritenere degno di stima uno che sceglie di vivere isolato dal mondo e diventare santo per questo, il sito è suggestivo e induce all'introspezione e al raccoglimento.
Torniamo ad Aleppo.Qui con Diala visitiamo la grandiosa cittadella e il suk con i negozi aperti.Oggi il caldo si sente,forse anche per il grande traffico e per l'asfalto.
Ci salutiamo un po' prima del solito.
Noi ci rinfreschiamo velocemente in albergo (come ad Hama,oggi una piscina in albergo sarebbe stata gradita)e poi andiamo in un bar della piazzetta principale del quartiere armeno a prenderci una bevanda siriana tipica,buona e quanto mai rinfrescante:la limonata alla menta...ma menta vera sminuzzatissima,non sciroppo!
Anche la cena la facciamo al quartiere armeno,discreta e costosa !
Lago Assad, Sergiopolis,Palmyra
domenica 27 giugno 2010
Lasciamo Aleppo e ci dirigiamo a est,verso l'Eufrate e verso il deserto.In tarda mattinata raggiungiamo il lago Assad,un ampio bacino artificiale sull'Eufrate creato per dare acqua alla Siria:è qualcosa di cui loro parlano con molto orgoglio.
Nelle vicinanze,il nulla,tranne una brutta cittadina costruita a bella posta per ospitare chi ha costruito la diga e chi la deve tenere sotto controllo.
Costeggiamo il grande fiume verso sud,senza praticamente riuscire a vederlo,e ci addentriamo maggiormente nel deserto.Questo è costituito soprattutto da roccia, a volte piatta,altre montuosa,ma ogni tanto c'è anche poca sabbia trasportata dal vento;ogni tanto si intravede un mulinello di sabbia a distanza,ma i nostri amici ci dicono che quando c'è la tempesta vera,non si vede nulla e la strada asfaltata scompare in un attimo e diventa facile perdersi.
Anche le rare pioggie distruggono subito la strada,e in un attimo possono trasformare la sabbia in un pericoloso e vorticoso fango:oggi sembra inimagginabile!
Ogni tanto ci sono delle cisterne,che il governo controlla con precisione,in modo che siano sempre piene per i Beduini in transito.Incontriamo dei villaggi con le case in argilla e qualche accampamento nomade:in Siria,i neo insegnanti devono passare per legge almeno un anno accompagnando clan nomadi,in modo da garantire a tutti almeno un'istruzione elementare ! Ma,in pratica,devono rimanere finchè non si trova un sostituto...!
Raggiungiamo Sergiopolis,a Rassafa,una piccola perla nel deserto.E' qualcosa che non mi aspettavo e mi colpisce da morire:è l'ultimo avamposto romano prima della grande Persia.
Ma che avamposto:una città perrfettamente squadrata e fortificata,con case,vie colonnate e incredibili cisterne d'acqua,di pietra gialla,tendente al rosso.Qui il caldo si sente.
Mi sembra di essere in uno dei tanti documentari sull'Impero Romano e ripenso alla nostra fantastica civiltà del passato e mi dico: questi sono arrivati fino a qui e guarda che meraviglie hanno costruito nel nulla,permettendo come sempre alle culture locali,di mantenere i loro culti e le loro tradizioni.
Ripartiamo,ma questi colori e queste pietre che mi hanno parlato,non mi escono proprio dalla testa.
Verso le 16 arriviamo a Palmyra.Siamo accaldati e pieni di polvere,vicino all'albergo vedo il segnale di una piscina e mi illudo che sia qualcosa di fruibile..saliamo in stanza e noto che la piscina è proprio sotto di noi e,come al solito,ci sono solo uomini,per di più molti sono pure in mutande:come ho potuto illudermi ? Ma qui le donne non possono proprio godersi nessun lusso nella vita ? Mi sento davvero mortificata,per me e per loro, e rimango malissimo,soprattutto perchè mi accorgo che non ho ancora capito niente.Per fortuna, i nostri maschi,forse per solidaterietà,ci dicono che rimangono in stanza con noi e che non gli interessa andare in piscina.E' egoistico,lo so,ma mi conforta un poco.
Almeno,dalla stessa finestra abbiamo un'immagine da cartolina,del tutto inattesa: la mitica Palmyra immersa nell'oasi!
La sera ci siamo rivisti coi nostri amici per andare a visitare la cittadella di Fakhr Al Din,una costruzione fortificata,da cui si gode un panorama favoloso,sulle montagne desertiche,su Palmyra e sulle incredibili Tombe a torre.
Siti che visiteremo con calma il giorno dopo.
Palmyra
lunedì 28 giugno 2010
Incominciamo dalla "valle delle Tombe" situata ad ovest della città e caratterizzata da Tombe a Torre,particolarissime,e Tombe a casetta o ipogee.
Le tombe a Torre,a base quadrata,possono arrivare a raggiungere 4 piani di altezza e sono per lo più tombe familiari:man mano che si sale verso l'alto, diminuisce l'importanza dei defunti e di conseguenza diventa più povera e meno ornata la stanza.Una torre poteva ospitare fino a circa 300 corpi,disposti in sarcofagi e impilati in colonne;davanti ad ogni loculo c'era una lapide che riportava qualche dettaglio della vita del defunto e un busto che lo rappresentava.Abbiamo visitato la tomba a torre di Elhabel,risalente al 100 d.C. e la camera ipogea dei "Tre fratelli",bella,ma meno caratteristica.
Sono state ritrovate in entrambi i tipi di tombe molte statue funerarie "a letto",in genere ,purtoppo, prive della testa e di chiara foggia persiana.
Le Tombe a Torre sono incredibili,come molti monoliti giganteschi e distanziati tra loro,fissati nella valle desertica.
Quindi,siamo andati a Palmyra,patrimonio dell'UNESCO e sito archeologico più visitato del paese.
I suoi resti monumentali testimoniano la grandezza della città nota dal secondo millennio a.C. e punto di transito della Via della Seta dall'estremo oriente, quindi sempre ricca per i dazi che imponeva.
Il nome semitico della città era Tadmor (città dei datteri),ma nel I secolo d.C. arrivarono i Romani ,le diedero il nome di Palmira (città delle palme) e le lasciarono una notevole indipendenza. Adriano la visitò nel 130 d.C. e la dichiarò "indipendente", Caracalla, nel 212, la fece colonia e la ricostruì lasciando l'impronta romana. Dopo aver respinto un attacco dei Parti, Odenato di Palmira ebbe dai Romani il titolo di "dux orientalis", ma alla sua morte, forse assassinato, la moglie Zenobia assunse il potere in nome del figlio ancora giovane, e dichiarò la sua indipendenza da Roma facendo coniare monete con il proprio volto e nominando Augusto il figlio. Di fronte a questa sfida l'imperatore Aureliano intervenne nel 271 assediando la città e condusse prigioniera Zenobia a Roma. A seguito di un'altra rivolta, nel 273 Aureliano distrusse la città massacrandone gli abitanti. Dopo, Palmira rimase un semplice avamposto romano e fu fortificato da Diocleziano e Giustiniano. Nel 634 fu presa dai musulmani, nel 1089 fu devastata da un terremoto e finì ricoperta dalla sabbia. Fu riscoperta da due mercanti inglesi nel 1678, ma gli scavi iniziarono solo nel 1924.
Questa è la sua storia:i monumenti da vedere e che lasciano a bocca aperta sono tanti:il più grandioso è il Tempio di Bel,ma ci sono vie colonnate,uno splendido teatro,archi,palazzi,fori ed un tetrapilo gigantesco.Insomma,le solite cose,direte voi !Bhè,proprio per niente:le solite cose,megalitiche,in mezzo ad un oasi nel deserto e con colori fantastici.
Palmyra,da sola,vale davvero questo viaggio!
Ci avviamo alla conclusione della visita al sito e riprendiamo il pulmino che in meno di 3 h ci lascerà di nuovo all'Hotel Al Zaetona di Damasco.
Damasco,Deir Mar Musa
martedì 29 giugno 2010
A Damasco ci fermiamo altri 4 giorni,ma questa sarà la base di gite anche esterne alla città.
Oggi,per esempio andiamo a Deir Mar Musa,ossia al Monastero di San Mosè l'Abissino in cui vive una comunità monastica coordinata dall'italiano gesuita Don Paolo e che sta cercando di favorire il dialogo tra Cristianesimo e Islam.
Il monastero è costruito sulla (e nella) roccia di una montagna,si raggiunge con più di 300 scalini ed è un luogo fantastico,che ti porta davvero all'introspezione.
Quando si raggiunge la terrazza che si affaccia sulla valle,si possono liberamente prendere dei cibi messi a disposizione,olive, ricotta fresca,pane e formaggi e prima di andar via,si lascia un'offerta a piacere.
Chiedendo prima,si può rimanere a dormire,ma è tutto molto molto spartano e tutti devono collaborare.
La chiesetta vera e propria, un vero gioiello,con bellissimi affreschi risalenti all'XI e al XII secolo incarna,secondo me, il meglio delle 2 religioni:si deve entrare scalzi,possono entrare tutti,ma si può bivaccare in meditazione per terra,come a casa propria.Fantastico!
Quando ci sentiamo rinfrancati,torniamo alla cosiddetta civiltà,ossia in città, a Damasco.
Essendo in centro,possiamo uscire a bighellonare come vogliamo e oggi decidiamo di provare un'altra tradizione damascena: arriviamo al suk al-Hamidyya e ci prendiamo il tipico gelato alla polvere di semolino sormontato da pistacchi schiacciati nel famoso bar Bekdach: un po' dolce,ma buonissimo.
Alle 19.30 abbiamo appuntamento con i nostri amici a Bab Touma,la piazza del quartiere cristiano,perchè ci porteranno in una zona panoramica sulla città da cui vedere il tramonto.
Al buio, tra le tante luci, saranno prevalenti quelle verdi,sui minareti delle moschee.
Damasco
mercoledì 30 giugno 2010
Oggi visitiamo il museo archeologico,di cui,tra le tante cose,mi colpiscono delle piccole tavolette di terracotta con la scrittura cuneiforme...la scittura è nata nella mezzaluna fertile millenni fa e per quale motivo ? Per scortare le merci:insomma delle Bolle di consegna belle e buone.
Vediamo la Moschea di Solimano solo da fuori,perchè ci sono lavori di restauro e il khan degli artigiani,ad essa adiacente.
Ci avviciniamo al centro e percorso il corridoio principale del suq arriviamo alla Moschea degli Omayyadi, vero gioiello dell'architettura islamica.
Aspettavo questo momento da tutto il viaggio.
La mosche è immensa,per bellezza compete con la Cupola della Roccia di Gerusalemme e per sacralità è seconda solo alle moschee della Mecca e di Medina.Inoltre,vanta una storia millenaria:nel IX secolo a.C.vi era un tempio arameo al Dio Hadad,simile a quello di Bel di Palmira; i romani lo trasformarono in Tempio a Giove;nel 313 divenne una chiesa cristiana e dopo il 600 fu trasformato in moschea,sotto il califfo Omayyade Khaled ibn al-Walid.
Ogni parete era ricoperta da ricchi mosaici,vi erano lampadari d'oro e pietre preziose nelle nicchie di preghiera:nonostante i terremoti,gli incendi e la devastazione operata dai mongoli,rimane ancora buona parte dell'antico splendore,costato ai damasceni ben 7 anni di tasse.
Forse anche questa Moschea,da sola ,vale il viaggio.
Mi colpisce anche lo spirito dei musulmani : è un luogo di incontro,di rilassatezza,di riposo e non austero come avrei immaginato,tranne che dove si prega,naturalmente.
Insomma,come per noi la piazza del paese,il parchetto sotto caso o il foro e l'agorà per i nostri avi.
Uno spirito bellissimo,ma anche in questo caso io mi sento tagliata fuori...anche per colpa di questi brutti tabarroni che ci fanno indossare e che ci marchiano come una lettera scarlatta....Deir Mar Musa era davvero per tutti,ma evidentemente,anche quella è un'eccezione.
Mangiamo falafel fatti con farina di ceci e shawarma per la strada e poi continuiamo la passeggiata attraverso Straight Street o l'antica Via Recta,poi il quartiere cristiano e,per concludere,la Casa di Anania,nella cui cantina,secondo la tradizione,questi aveva nascosto San Paolo nei giorni della grande conversione.
Salutiamo Diala con stanchezza e tristezza,perchè il giorno dopo,dopo la gita a Baalbek,in Libano sappiamo che ci dovremo salutare.Dareh lo abbiamo già salutato stamattina.
Baalbek,Libano
giovedì 1 luglio 2010
Alla fine della gita in Libano,salutiamo la nostra amica con sincera commozione.
Damasco
venerdì 2 luglio 2010
L'appuntamento per l'aereoporto è alle 14,così finalmente ci alziamo tardi,facciamo una ricca colazione,lasciamo i bagagli fuori dalle camere e andiamo a passare le ultime ore a Damasco.
E' venerdì ed è quasi tutto chiuso,ma riusciamo a visitare il palazzo El Azem,casa damascena di grande lusso e impatto,che ospita anche una sorta di museo del folclore e il Khan As'ad Pasha,praticamente una cattedrale in mezzo al suq !
E' aperto anche il chioschetto dove abbiamo mangiato shawarma con Diala,ci riforniamo e andiamo in albergo,da dove un nuovo autista ci porterà in aereoporto con ampio anticipo.
Rifletto che un rammarico con cui parto è quello di non essere riuscita a fare l'Hammam: erano in ristrutturazione o erano solo per uomini...e,forse anche per questo partirò già con una nostalgia infinita e struggente dentro al cuore.