Giordania 2011 - verso Petra e il deserto
stato: giordania (jo)
Data inizio viaggio:
domenica 23 ottobre 2011
Data fine viaggio:
domenica 6 novembre 2011
Molti viaggi organizzati prevedono il tour della Giordania da compiersi in 7 giorni, quindi per me, che viaggio in maniera indipendente, 15 giorni sembravano l’ideale per vedere ogni cosa con la dovuta calma.
Ho scelto la vacanza economica, concedendomi l’unico vero lusso del viaggio diretto in aereo per evitare partenze e ritorni ad orari impossibili e lunghi scali in qualche aeroporto europeo.
Viaggiare fai-da-te e al risparmio in Giordania senza perdervi il meglio è possibile, a patto che siate disposti ad alcune cose come viaggiare sui taxi collettivi che dovrete dividere con la gente del posto, muoversi sugli autobus che partono solo quando sono pieni, trattare sul prezzo degli alberghi che possono essere anche topaie senza acqua calda, elemosinare l’autostop ai locali o a turisti più facoltosi.
La guida Lonely Planet per me è stata indispensabile per il “dove” e il “come”. Il “quando” in Giordania, ma credo anche negli altri paesi mediorientali, è un concetto meno definito che in occidente, salvo per il venerdì e le altre feste comandate; peraltro, essendo in vacanza si fa presto ad adattarsi.
Da casa, prima del partenza, ho fatto un piano del viaggio, dei luoghi da visitare e di come muovermi e ho prenotato via internet la maggior parte degli alberghi.
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Amman
domenica 23 ottobre 2011
Si parte da Malpensa. Mentre sono in attesa dell’imbarco conosco prima un ragazzo italiano che vive in Spagna, anche lui in partenza per turismo verso la Giordania e un signore palestinese che lavora in Italia e che torna per un certo periodo a casa. È un primo colpo di fortuna; decidiamo di dividerci il taxi una volta arrivati ad Amman per poter risparmiare qualcosa ed evitare l’autobus che non è che mi porterebbe proprio vicino all’hotel. Il signore palestinese poi parla l’arabo e può contrattare sul prezzo e interloquire meglio con il tassista. Il mio albergo è in centro ma è un po’ nascosto in una stradina e ci mettiamo un po’ a trovarlo fino a che il tassista non chiama il gestore per telefono e questo viene a prendermi. La cosa migliore dell’albergo a prima vista è che c’è l’acqua calda; e ho detto tutto! Ma per me può andare. Nel registrarmi incontro 2 ragazze italiane in partenza che si dicono felici di come si sono trovate e questo è confortante. In effetti il gestore si dimostrerà molto disponibile ed accogliente.
Dopo essere uscito per prelevare dal bancomat accompagnato da un ragazzo che lavora nell’albergo ed essermi bevuto il primo tè offerto, alle 10.30 sono pronto per andare a dormire.
Jerash-Amman
lunedì 24 ottobre 2011
Il risveglio è molto presto. Non voluto, ma se alloggiate vicino ad una moschea, non c’è alternativa. I bancomat qui non riconoscono le mie carte di credito, ma alla fine riesco a farmi dare i soldi da una banca. Il gestore dell’albergo mi da le indicazioni per prendere il taxi collettivo per la stazione dei bus. É un’esperienza, perchè si viaggia proprio come e con la gente del posto. Alla stazione dei bus chiedo le indicazioni per l’autobus per Jerash. Salito aspetto almeno un’ora prima che parta, nell’attesa che si riempia. Ci sono anche un turista francese credo, una ragazza olandese e due signore inglesi. In un’ora si arriva a Jerash. La ragazza olandese scende con me; non siamo proprio sicuri di esser scesi nel posto giusto, ma chiedendo a un poliziotto troviamo lì vicino l’ingresso dell’area archeologica. Il sito è splendido; conserva i resti di quella che era l’antica città romana di Jerash. Si accede attraverso l’arco costruito per la visita dell’imperatore Adriano e si cammina attrarso templi, teatri, la via principale del cardo maximo, l’ippodromo e la caratteristica piazza ovale. Il clima asciutto e la sabbia del deserto hanno conservato le strutture principali di questa città che ha così sviluppato un fascino antico che circonda solenne le pietre e le colonne dai colori dorati. Una menzione particolare la meritano il Teatro Sud e il Tempio di Artemide. Nell’ippodromo assisto allo spettacolo con legionari romani, gladiatori e la corsa delle bighe, ma non è granchè. Incontro un gruppo di 4 italiani con cui scambio volentieri qualche parola e approfitto della loro guida per sapere qualcosa dei resti di alcune chiese bizantine. Non mancano gli ambulanti che vendono monete romane. Uscito, mentre vado verso la fermata del bus, si affianca un auto con 2 tizi, di cui un poliziotto e mi chiedono se voglio un passaggio fino ad Amman; accetto, sperando che sia gratis, in realtà poi pagherò 1 JD, un prezzo onesto.
Madaba
martedì 25 ottobre 2011
25-10 Madaba
Parto per trasferirmi a Madaba, poco a sud di Amman. I sedili dell’autobus sono abbastanza stretti e poi io ho anche il mio zaino-bagaglio con me. In un’ora raggiungo la piccola cittadina, molto più calma e vivibile di Amman. Particolare perchè avendo un certa componente cristiana ci sono molte donne con il capo scoperto tra le tante con il velo o con il burqa. Il centro è raggiungibile e percorribile comodamente a piedi. La mattina visito la principale attrazione culturale, la chiesa di S. Giorgio con il famoso mosaico-mappa della Terra Santa. È una tappa fissa per le comitive di turisti. Nel pomeriggio invece raggiungo la chiesa di S. Giovanni Battista, trascurata dalla Lonely Planet e dove incontro quello che immagino sia il sacrestano che ha molto piacere a farmi da guida e a spiegarmi la storia della chiesa; mi porta a visitare il pozzo vecchio di 3000 anni, opera dei nabatei, che si trova all’interno e poi mi lascia salire sul campanile.
Madaba
mercoledì 26 ottobre 2011
Con 2,5 JD un taxi mi porta fino al monte Nebo, il luogo dove Dio condusse Mosè per mostrargli la Terra Santa. È un luogo semplice con molti alberi tra cui olivi, un posto di quelli che si vorrebbero avere vicino a casa per ritrovare un po’ di tranquillità. La foschia riduce la visuale verso Gerusalemme ed Israele e si scorge solo un lembo del Mar Morto, e la bellezza del panorama, comunque notevole, ne soffre un po’. Uscito dal sito e lontano dai gruppi di turisti percorro un breve tratto della strada verso il Mar Morto per poi risalire su una collina e godermi un po’ di silenzio. Per il ritorno riesco ad avere un passaggio da tre locali, di cui una donna che parla inglese. Nel pomeriggio giro ancora un po’ per Madaba e visito l’istituto per il mosaico MIMAR.
Karak
giovedì 27 ottobre 2011
Mi sposto in taxi per 24 JD da Madaba a Karak, la sede del più famoso castello crociato della Giordania; l’alternativa bus era piuttosto scomoda perchè sarei dovuto ritornare ad Amman. Il paesaggio che si attraversa percorrendo la Strada dei Re, con la gola rocciosa del Wadi Mujib è stupendo. Sulle pendici, lungo la strada che percorre la valle desertica, ci sono curiosi resort e ristoranti costituiti da tende beduine. Karak è piccola ma trafficata ed il tassista fatica a portarmi all’albergo che mi sono scielto, vicino all’ingresso del castello. Le mura sono imponenti e ancora ben conservate e visitando il castello è facile usare la fantasia ed immaginare come potesse essere la vita di chi lo abitava, strappato dalla terra natia in Europa, magari al seguito del suo signore mandato ad occupare i possedimenti cristiani conquistati con le crociate. In effetti a Karak oggi convivono, intorno alla statua di Saladino nel centro della città, musulmani, cristiani ortodossi e romani. Passo il pomeriggio con Marina, un ragazza del posto appena conosciuta che fa la guida, chiacchierando di tutto e girando per la città, anche se, a quanto mi dice, alla gente potrebbe non far piacere vedere una ragazza locale in compagnia di un turista europeo.
Dana
venerdì 28 ottobre 2011
E’ venerdì e a causa della scarsità di mezzi pubblici nel giorno festivo musulmano prendo un taxi per 25 JD per raggiungere il villaggio di Dana nella omonima riserva. Mi ritrovo in un posto fuori dal mondo. Un villaggio piccolissimo di case in pietra, molti ruderi, disabitato se non per i 4-5 alberghi, aggrappato alla sommità del selvaggio Wadi Dana. Prendo a piedi il sentiero che corre verso il fondovalle e tutto intorno sono montagne, rocce con colori dall’ocra al rosso, arbusti ed alberi che racchiudono nella valle un silenzio primitivo, che quasi mette a disagio. Percorro il primo tratto del sentiero godendomi lo spettacolo. Rientrando avvisto sotto di me un gregge di capre accompagnato dal suono di uno zufolo. Il Dana Tower Hotel è pittoresco, con stanze che sembrano celle monacali multicolori e una delle docce comuni che è in pratica una nicchia alta 1,5 m scavata nella roccia, ma è pulito e c’è acqua calda. Sulla terrazza mi godo il sole del tardo pomeriggio insieme ad un buon libro. Ma dopo il tramonto comincia a far freddo. A cena ci saranno una ventina di ospiti specialmente centro e nord europei e finalmente mangio in compagnia, dividendo il tavolo con 2 coppie di ragazzi. Dopo cena, nella sala comune, arredata con tappeto e divanetti e una stufa al centro ci sono tè a volontà per tutti, narghilè e il ragazzo dell’albergo che canta e suona le percussioni; c’è anche la chitarra di uno dei turisti e mi lancio anch’io a suonare e cantare riscuotendo per fortuna un buon apprezzamento.
Dana
sabato 29 ottobre 2011
Quest’oggi mi incammino per un sentiero che percorre il fianco della vallata. Il percorso è molto più emozionante di quello di ieri. Stavolta sono davvero solo e in un paesaggio selvaggio e suggestivo; scenari che ricordano certe location da film western e formazioni rocciose scolpite da vento e sabbia in curiose forme tondeggianti. Purtroppo dopo qualche ora di cammino devo fare marcia indietro perchè non so dove e quando finisca il sentiero e se c’è la possibilità di tornare per un’altra strada. Con una guida sarebbe stato possibile forse fare più strada. Ma è abbastanza per restare ammirato dalla bellezza dei luoghi.
Dopo cena, nella sala comune, sono cambiati gran parte degli ospiti. Non è cambiato il clima di festa. Addirittura si balla. Ci sono anche due ragazze tedesche che viaggiano con un’auto a noleggio e accettano di darmi un passaggio l’indomani per Petra; non vogliono neanche farmi partecipare alla spesa per la benzina. Non immagino certo che sarà una svolta per il mio viaggio.
Petra
domenica 30 ottobre 2011
Partiamo molto presto perchè saranno 2 h di auto e a Petra bisogna dedicare tutto il tempo possibile. Portiamo ciascuno un sacchetto con un odore poco invitante contenente la colazione fornita dall’albergo. Il trasferimento è tranquillo e arrivati a Wadi Musa, invito Anja ed Esther ad alloggiare nel mio albergo visto che loro non hanno prenotato; a metà mattina siamo pronti ad entrare a Petra. Il biglietto per tre giorni costa 60 JD (50 e 55 quello per 1 e 2), ma la visita di un posto così ripaga il prezzo con abbondanza. Petra è una perla rosa nel cuore del medio oriente, di una bellezza così fuori dal tempo e dallo spazio da non avere paragoni, un luogo dove si fondono architettura e natura, arte ed ecologia in un equilibrio unico. Vicino all’ingresso c’è il Siq, un sentiero che si snoda in una spettacolare gola profonda 20 metri formata da una frattura nella roccia. Il Siq sbuca poi presso il Tesoro, il monumento più famoso di Petra. La leggenda vuole che un faraone vi abbia nascosto il suo tesoro. La sua bellezza lo rende degno di tanta leggenda. Altra opera stupefacente è il Monastero, nella parte più interna di Petra, che si raggiunge percorrendo una lunga scala di gradini di roccia che molti turisti fanno a dorso d’asino. In queste e nelle altre opere di Petra l’effetto degli elementi architettonici della Antica Grecia scavati nella viva roccia e mescolati ai colori rosati e caldi del deserto è senza paragoni. Petra non si esaurisce qui. Il paesaggio è quello di un deserto roccioso con colline, valli, canyon, sabbia e sentieri, fra rocce che hanno colori e striature tanto incredibili da sembrare opere di arte astratta: tinte di ocra, marrone, rosa e rosso si seguono nelle formazioni geologiche che a loro volta si aprono ad ogni angolo su panorami mozzafiato. Usciamo con gli occhi e il cuore che ancora non si sono svuotati dallo stupore.
Petra
lunedì 31 ottobre 2011
Partiamo la mattina presto con l’obbiettivo di seguire un percorso indicato sulla Lonely Planet diverso da quelli classici; poco dopo l’ingresso invece di riprendere la strada per il Siq ci addentriamo in uno strettissimo wadi, scavato nei millenni dalle acque. In alcuni punti serve calarsi dalle rocce, in altri le pareti della gola sono così vicine che ci passa a fatica una persona. Non si incontra anima viva e ciò rende il tutto più emozionante. Per fortuna sono con le ragazze perchè sarebbe pericoloso percorrere il sentiero in solitaria. Specialmente a Petra si notano gli effetti della “primavera araba” sul turismo in medio oriente, anche nella tranquilla Giordania. Usciamo nei pressi di un monumento che è la tomba di un governatore romano, quindi scaliamo una collina rocciosa arrivando all’apice di una parete a strapiombo proprio davanti al Tesoro e che ci permette una suggestiva vista dall’alto. Un locale si ferma vicino a noi e ci prepara un tè, che considerata la situazione ha un sapore tutto particolare. Continiuamo il nostro giro e non si contano gli scorci e i panorami che lasciano a bocca aperta. Poi le ragazze mi propongono di proseguire con loro l’indomani per visitare il deserto del Wadi Rum; non posso non accettare: si sono già organizzate con un tour operator mentre io ho solo prenotato il campo, ma soprattutto con loro sto bene e ci divertiamo. A metà pomeriggio ci rechiamo con l’auto nella vicina Little Petra, che è esattamente quello che dice il suo nome. Mentre Esther si ferma a riposare alla fine del sentiero, Anja ed io di arrampichiamo sulle rocce e lei è decisamente più brava di me; il paesaggio di Little Petra , per bellezza, non ha nulla da invidiare alla sorella maggiore.
Wadi Rum
martedì 1 novembre 2011
Partiamo alle 6.15 da Wadi Musa e in un paio d’ore siamo all’ingresso del Wadi Rum. Lasciamo l’auto al centro visitatori e con il pickup entriamo nell’area del Wadi Rum. L’impatto iniziale lascia senza fiato per lo spettacolo della natura: un deserto incontaminato di sabbia, arbusti e colline rocciose, dove il tempo sembra essersi dilatato all’infinito, si allarga lungo tutto il giro dell’orizzonte. Raggiungiamo presto una duna sabbiosa di un fantastico color rosso mattone, poi vediamo alcune pitture rupestri che raffigurano carovane di cammelli e in seguito la “casa” di Lawrence (d’Arabia). Quindi la prima escursione a piedi, o meglio di scrambling; con l’aiuto della guida, Abdullah, ci inerpichiamo, usando mani e piedi, per una collina rocciosa fino ad arrivare ad uno spettacolare ponte di roccia sospeso su alcuni metri di vuoto: abbastanza alto affinchè attraversarlo mi regali una buona dose di adrenalina. Proseguiamo nel pomeriggio dopo il pranzo cucinato in mezzo al deserto dalla nostra guida, fino a quando veniamo portati vicino al nostro campo in un punto adatto per ammirare il tramonto. Accucciati in una nicchia tra le rocce, guardiamo il sole che scende nel deserto e lo dipinge attenuandone i tratti più spigolosi, rendendo l’atmosfera più intima e profonda. Più tardi, mentre sto seduto su una roccia fuori dal campo, vedo Abdullah stendere un tappeto e pregare secondo il precetto musulmano. Qualche minuto e incomincia a fare buio e una coppia di turisti vicino a me parla piano per non disturbare il silenzio del Wadi Rum. Ceniamo nella tenda principale del campo, con tè e piatti tipici e abbondanti, davanti al fuoco.
Wadi Rum
mercoledì 2 novembre 2011
Il campo è ben attrezzato e la notte è passata bene. Ci svegliamo presto e partiamo per l’escursione a dorso di cammello. Li chiamano “camel” ma sono dromedari. La mia preoccupazione per la reputazione di scarsa docilità di questi animali si rivela ingiustificata, anche se in realtà Anja si prende uno sputo e a pochi metri dalla conclusione decidono di entrare tutti in sciopero e sedersi; così dobbiamo condurli a mano per un paio di minuti. La cosa peggiore è la scomodità di starci seduti sopra; ogni 10-15 minuti bisogna cambiare posizione. La guida dei cammelli passa le consegne al fratello maggiore e dopo pranzo facciamo ancora scrambling, scavalcando una collina rocciosa per poi ridiscendere nei pressi del villaggio di Rum. Veniamo invitati a prendere il tè, quindi riportati al campo per il meritato riposo davanti al tramonto. Vivere momenti come questi con la giusta compagnia, come è capitato a me, è una esperienza bellissima. Dedidiamo di proseguire il viaggio insieme verso Aqaba e il Mar Rosso. Ormai siamo un gruppo. Chiacchierando dopo cena con Atayat, il nostro tour operator, scopriamo che l’indomani porterà alcuni dei suoi animali su una vicina pista per la corsa dei cammelli per un allenamento. Ci invita; Esther è entusiasta, io un po’ meno, anche perchè si tratta di alzarsi alle 4.30.
Aqaba
giovedì 3 novembre 2011
La pista per i cammelli è stata costruita da alcuni imprenditori sauditi (non siamo tanto lontani dal confine) che hanno voluto fare un investimento su questo sport nella vicina Giordania. Non ci sono fantini, ma sui cammelli è montata una macchinetta con un piccolo frustino e un altoparlante usato dai driver per incitare l’animale via radio dalle auto che corrono parallele alla pista. Seguiamo anche noi da un auto la corsa di 4 Km che impegna 4 o 5 cammelli. Non mi entusiasmano queste attività in cui gli animali sono usati a scopo ricreativo, anche se questa è certo più accettabile di una corrida; ho l’impressione però che siamo tra i pochi occidentali che hanno avuto la possibilità di vederla. Tornati al centro visitatori, prima di prendere l’auto e ripartire prendo qualche foto dei “Sette pilastri della saggezza” la formazione rocciosa che da il titolo al libro di Lawrance d’Arabia. Arrivati ad Aqaba, prima ci riforniamo di cibo, poi cerchiamo un albergo. Scesi in spiaggia le ragazze mi convincono a provare a fare snorkling; Anja (manco a dirlo) è esperta ed Esther ne sa abbastanza per guidarmi. È affascinante ma, tra il fatto che non sono abituato a respirare solo con la bocca e che sono completamente fuori allenamento con il nuoto, devo gettare la spugna presto; è stato abbastanza però per vedere le formazioni coralline e un curioso pesce dalla forma allungata. La sera, dopo una cena abbondante con falafel e altre specialità per qualche JD giriamo un po’ per la turistica Aqaba, tra i negozi di spezie e souvenir vari.
Aqaba
venerdì 4 novembre 2011
Cambiamo albergo perchè il precedente, oltre che da noi è abitato da formiche. Ne troviamo uno bello e pulito e per fortuna le ragazze sono d’accordo a dividere la stanza con me, così risparmiamo tutti. Ritorniamo alla spiaggia e mentre io decido di rilassarmi sulla sabbia, Anja ed Esther affittano attrezzatura in un diving centre per continuare le loro escursioni subacque. Esther ingaggia anche una guida e alla fine della giornata sarà entusiasta delle immersioni avendo visto diverse specie di pesci colorati e anche un tartaruga. Daltronde il Mar Rosso è famoso proprio per queste cose. Io passo il tempo scolpendo nella sabbia il bassorilievo gigantesco di un volto che molte persone apprezzano. Dopo cena riprendiamo il giro della città: Anja acquista alcune spezie e del caffè in un negozio che avevamo già visto ieri; il gestore è un ragazzo egiziano che fa il brillante particolarmente con le ragazze. Si avvicina la data del rientro; abbiamo ancora un giorno da dedicare alla visita della Giordania. Il caso vuole che abbiamo il volo per tornare a casa lo stesso giorno e a pochi minuti di distanza.
Betania oltre il Giordano
sabato 5 novembre 2011
Ripartiamo la mattina presto diregendoci a nord, sulla Desert Highway. Veniamo fermati 3 o 4 volte sulla strada dalla polizia. Sembrano controlli di routine; i poliziotti sono molto cordiali e quando vedono 2 turiste ci lasciano ripartire a volte senza neanche chiedere i documenti. Optiamo per Madaba come posto dove passare la notte. Le ragazze scelgono di andare sul Mar Morto; io l’ho già visto un paio di anni fa dalla sponda israeliana e mi faccio accompagnare a Betania oltre il Giordano. Mi lasciano all’ingresso del sito del battesimo di Gesù e ci diamo appuntamento per il tardo pomeriggio a Madaba alla chiesa di S. Giorgio. Il sito si trova presso la zona contesa con Israele e che è presidiata sempre dai militari; pertanto è necessario muoversi sempre in gruppo e abbastanza velocemente. Questo compromette la possibilità dell’esperienza spirituale della visita. Per tornare a Madaba riesco a farmi dare un passaggio da una coppia di messicani che ha affittato un taxi; tra l’altro durante il ritorno, essendo di strada, ci fermiamo ancora presso il Monte Nebo. Rientro in città con un certo anticipo; ho il tempo di comprare un piccolo regalo per le mie compagne di viaggio e anche una kefiah per me, anche perchè oggi è la prima sera che fa un po’ freddo.
Casa
domenica 6 novembre 2011
Tempo di partenza e di saluti. Lasciamo l’auto all’agenzia di noleggio presso l’aeroporto di Amman. Prima di separarci Anja ed Esther lasciano un piccolo messaggio sul mio diario. Le saluto con un abbraccio, nelle speranza che sia un arrivederci. Chissà che non possa andare a trovarle a Bruxelles dove vivono e lavorano o addirittura di dividere un altro viaggio: Esther pensava ad un viaggio di un paio di mesi in giro per l’Asia e la Cina è uno dei miei obbiettivi… Non mi dispiace tornare a casa perchè questa vacanza mi ha dato tanto, molto più di quanto mi aspettassi, in termini di emozioni, di esperienze, di rapporti. Non dimenticherò mai lo splendore delle rovine romane di Jerash, le forme primitive e selvaggie di Dana, il silenzio e i colori del Wadi Rum, le meraviglie senza tempo di Petra, ma nemmeno il sapore dei falafel appena fatti, la colazione con Anja ed Esther in mezzo al deserto, la chiacchierata con Marina per le strade di Karak, la scomodità di cavalcare un cammello o di dividere il taxi con due giordani piuttosto corpulenti, la familiarità della gente che fa il possibile per aiutare un turista, i bambini che si aggirano per Petra a piedi nudi vendendo cartoline e tutte quelle cose, grandi e piccole, allegre e tristi che hanno lasciato un segno colorato nell’anima e che contribuiranno a dipingere la vita di ogni giorno.
martedì 23 ottobre 2012
Si parte da Malpensa. Mentre sono in attesa dell’imbarco conosco prima un ragazzo italiano che vive in Spagna, anche lui in partenza per turismo verso la Giordania e un signore palestinese che lavora in Italia e che torna per un certo periodo a casa. È un primo colpo di fortuna; decidiamo di dividerci il taxi una volta arrivati ad Amman per poter risparmiare qualcosa ed evitare l’autobus che non è che mi porterebbe proprio vicino all’hotel. Il signore palestinese poi parla l’arabo e può contrattare sul prezzo e interloquire meglio con il tassista. Il mio albergo è in centro ma è un po’ nascosto in una stradina e ci mettiamo un po’ a trovarlo fino a che il tassista non chiama il gestore per telefono e questo viene a prendermi. La cosa migliore dell’albergo a prima vista è che c’è l’acqua calda; e ho detto tutto! Ma per me può andare. Nel registrarmi incontro 2 ragazze italiane in partenza che si dicono felici di come si sono trovate e questo è confortante. In effetti il gestore si dimostrerà molto disponibile ed accogliente.
Dopo essere uscito per prelevare dal bancomat accompagnato da un ragazzo che lavora nell’albergo ed essermi bevuto il primo tè offerto, alle 10.30 sono pronto per andare a dormire.