Petra - la meraviglia delle meraviglie

località: petra, wadi musa, amman, jerash, madaba, wadi rum
stato: giordania (jo)

Data inizio viaggio: mercoledì 26 dicembre 2018
Data fine viaggio: martedì 1 gennaio 2019

petra è un sogno.
petra non è una (qualsiasi) delle meraviglie del mondo… è LA MERAVIGLIA delle MERAVIGLIE.
Da anni immaginavo un tour in Giordania, anche soltanto per raggiungere petra dall’aeroporto di amman , ed in 3 giorni essere già di ritorno in Sicilia, grazie al collegamento notturno Catania – Istanbul – amman con Turkish Airlines.
Quest’anno si è presentato povero di viaggi, a causa di problemi familiari, quindi quando una amica ci propone di raggiungere la Giordania dopo Natale comincio a pianificare un itinerario che permetta in pochi giorni di assaporare quanto di meglio questo Paese possa offrire. Scopro che il wadi rum è un deserto diverso dagli altri, e che una notte in tenda è un MUST, mentre una escursione diurna è necessaria per alimentare un minimo di adrenalina. Scopro che jerash e amman meritano una visita. Scopro che il Mar Nero ha tanto da offrire, e che una escursione che contempli il Monte Nebo e la Betania, oltre a qualche ora di svago sul mare… è cosa buona e giusta. Scopro che petra non è solo l’immagine che fa da sfondo al film di Indiana Jones, ma è molto di più… è una escursione di almeno 10 ore in una antica città nabatea. Sebbene non sia amante di immersioni, e Aqaba non sia propriamente la meta del viaggio, capisco che ritagliarsi qualche ora per tentare lo snorkeling nel Mar Rosso può essere una esperienza unica nella vita, per cui devo lasciare una mezza giornata libera per questa escursione nel caso le condizioni climatiche lo permettano. In totale, necessitano almeno 5 giorni , non contando il tempo per gli spostamenti, e la visita dei castelli nel deserto. Organizzo il tutto considerando giornate “piene”, da almeno 7 ore di escursioni giornaliere, con levatacce mattutine e giri fino alla chiusura dei siti; fatta eccezione per la prima giornata, che trascorreremo per lo più in auto con soste di massimo 1 ora e “tiratona” fino alle porte di petra, e la penultima, che ci vedrà impegnati nel rientro dal deserto del wadi rum verso il Mar Morto, nelle altre giornate limiteremo l’uso dell’auto e ci affideremo al nostro fisico da viaggiatori esperti.
A 2 mesi dalla partenza siamo già pronti, ma l’ennesima situazione negativa ci piove addosso quasi inaspettata; la gentil consorte deve subire intervento a fine novembre, e la vacanza quindi passa in secondo piano. Passano i giorni ed il recupero fisico è lento. Verifico quanto posso recuperare dalla cancellazione delle prenotazioni alberghiere, del volo, del noleggio auto, ma ahimè soltanto le tasse del volo aereo e qualche notte in hotel è “recuperabile”, per il resto son soldi persi; non contando i soldi già spesi per la nuova patente internazionale, per il rinnovo del passaporto della consorte e le solite cazzatelle tecnologiche acquistate ad hoc per permettere di salvare apparati fotografici e files dalle intemperie, acqua e sabbia comprese (sigh!!). Ovviamente prima la salute, dei soldi e delle meritate vacanze ce ne freghiamo ! Ma una volta che il peggio è passato, l’intervento è riuscito, e a 10 giorni dalla partenza riusciamo entrambi a reggerci su due gambe senza bastoni e oppioidi… il dilemma è : partire e rischiare di affaticarci troppo ? O non partire e piangerci su? L’ipotesi partire ha più punti a favore. Certo non è pensabile riuscire a superare oltre 10 ore di tour a petra, per vedere almeno l’indispensabile, ma … asini, carrozze, cammelli dromedari e cavalli non mancano all’ingresso del Sik, e al limite mi immolo da solo nella ascesa degli 800 gradini che portano al Monastero. Il 23 dicembre è l’ultimo giorno utile per le cancellazioni gratuite degli hotel … la disperazione del viaggiatore è ai massimi livelli, si palesa la sindrome di wanderlust. La gentil consorte si sente in grado di partire !! Il viaggio subirà notevoli cambiamenti; alcune tappe salteranno, l’itinerario verrà modificato anche a scapito della logica degli spostamenti; preferiremo star più tempo in auto e visitare amman e madaba di giorno anziché vagabondare la notte di Capodanno alla ricerca del Natale tipico giordano….. preferiremo il tour in auto nel deserto del wadi rum alla più avventurosa cammellata; useremo l’hotel sul Mar Morto per mezza giornata di puro relax, in luogo di una lettura veloce della locale gazzetta dello sport galleggiando sull’acqua più salata del pianeta prima di dirigerci verso mete ignote ai più; cancelleremo l’escursione sul mar Rosso ad Aqaba.
In sintesi: gestiremo la vacanza da compassati ottantenni, studiando i comportamenti dei presunti parietà giordani per evitare ogni inutile fatica e goderci il viaggio solo per il fatto di essere in viaggio.
Tutto pronto per la partenza…. Si parte ! O forse no??? Ci si mette pure l’Etna a sbuffare e far tremare la Sicilia, oltre i miei genitori che non condividono la avventata partenza della nuora ancora convalescente… e del sottoscritto sprovveduto… Fino all’ultimo minuto il fato ci darà chiari segnali di contrarietà !
Il 26 Dicembre alle 6 di mattina si parte per l’aeroporto Fontanarossa di Catania, dopo aver accertato che il nostro aereo da Istanbul è già in volo , e che nessuna cancellazione di voli è stata ancora registrata . Nonostante le mille perizie siamo pronti alla partenza, ed alle 9 siamo davanti l’imbarco del primo volo, in tenuta da guerra: pantaloni con tasconi da viaggio, atti a contenere passaporti, patente internazionale , Jordan pass , preno hotel ed auto; due macchine fotografiche, 4 dispositivi tra smartphone e tablet, filtri per obiettivi (non sia mai la sabbia distrugga i miei sogni di immortalare petra o il wadi rum ogni 5 passi e da qualsiasi angolazione possibile… meglio portarsi anche i filtri di ricambio oltre i titolari designati….); caricabatterie da viaggio, prese e cavetti come se non ci fosse un domani (o l’intera nazione venga a trovarsi in un primordiale black-out), memorie digitali per oltre 100 gb, chiavette usb (per il back-up dati giornaliero), zaini capienti per contenere il tutto; inoltre, keyways (sperando non ci sia necessità di utilizzarli), frutta secca a volontà come ricostituente per le fatiche cui soltanto il sottoscritto si sottoporrà, kit da pronto soccorso (integrato per l’occasione di quanto possa essere utile alla gentil consorte in caso di “imprevisti”). Siamo decisamente pronti al piano di invasione del territorio giordano!!

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Finalmente si parte....

mercoledì 26 dicembre 2018

Partenza da Catania il 26/12 alle 9.20, in business class per gentile concessione della compagnia Turkish Airlines, atterraggio ad Istanbul alle 13.30 in perfetto orario (fuso orario di 2, spostiamo le lancette dell’orologio avanti); la coincidenza per amman ritarda di quasi 2 ore, per cui partiremo alle 23.05 atterrando in Giordania dopo mezzanotte (lancette indietro per una ora di fuso). In aeroporto non perdiamo tempo al cambio valuta e andiamo subito ai controlli doganali, che superiamo velocemente anche grazie al Jordan Pass acquistato on line (costo 75jd, include i 40 jd di visto ingresso oltre accesso a numerosissimi siti di interesse giordano); ritirati i bagagli dopo una attesa di 30 minuti ci spostiamo verso l’agenzia di noleggio auto della Thirfty dove ci affidano una utilitaria con cambio automatico. In 20 minuti in mezzo al nulla ed al buio assoluto raggiungiamo madaba e fatichiamo non poco per trovare l’hotel; la polizia locale si rende disponibile, e tra strette di mano e manovre improbabili, riusciamo da soli a trovare l’albergo proprio di fronte il posto di blocco!! L’aspetto esterno del Moab Hotel è terribile, ma confortati dalle recensioni su internet , dalla calorosa accoglienza del proprietario, e dalla splendida veduta di San Giorgio che si gode dalla nostra stanza, riusciamo a trascorrere una tranquilla nottata. L’auto la parcheggiamo in un’area poco distante, a pagamento, 1 jd al giorno.

Da Madaba a Wadi Musa andando per castelli...

giovedì 27 dicembre 2018

27 Dicembre. Sveglia all’alba. Acqua ghiacciata in bagno, piatto doccia allagato per il solo fatto di esserci impavidamente sottoposti ad un getto d'acqua di 5 secondi (leggasi 5..). Alle 8 in punto attraversiamo la strada per entrare nella famosissima Chiesa greco-ortodossa di San Giorgio e apprezzare la sua mappa-mosaico della Terra Santa del VI secolo (il biglietto di 2 jod non è incluso nel Jordan Pass); la visita se non fosse per le foto di rito si concluderebbe in 30 secondi…. Rimango deluso dopo le alte aspettative che nutrivo per via dei numerosi diari di viaggio letti. Rientriamo in hotel e raggiungiamo l’attico per una colazione molto frugale (pure troppo frugale..).
I piani per il post madaba sono numerosi, e tutti affascinanti; tenuto conto dell’orario e del tempo a disposizione, decidiamo di visitare prima il Monte Nebo, quindi raggiungere i castelli del deserto. Alle 9 lasciamo l’hotel; alle 9.30 siamo già all’ingresso del sito (anche questo a pagamento, escluso dal J.P., 2 jod). Sul Monte Nebo fu sepolto Mosè, che qui ebbe le visioni della Terra Promessa, e qui fu costruita una chiesa bizantina (tra il IV e V secolo), nei secoli ampliata in un complesso ben più vario; la vista dal monte spazia dalla Valle del Giordano alla Terra Santa, riuscendosi nelle giornate più nitide a vedere Gerusalemme; all’interno del battistero della basilica del memoriale di Mosè sono ottimamente conservati dei mosaici. All’esterno una scultura raffigurante serpenti intrecciati ricorda il bastone di Mosè: guardandolo, chi veniva morso da un serpente restava in vita.
In circa 30 minuti terminiamo la visita; programmiamo quindi il tour della giornata: calcoliamo i tempi dei percorsi con il navigatore, e valutiamo la possibilità di raggiungere in alternativa o i castelli del deserto ad est, o di metterci subito in viaggio verso petra, e di fermarci a vedere uno dei castelli sulla strada. Abbiamo abbastanza tempo disponibile, e optiamo per la prima ipotesi; ci spostiamo ad est direzione madaba, quindi ancora più ad est prendiamo la strada che porta ai confini con l’Arabia Saudita. Numerosissimi sono i camion merci che incrociamo. Dopo 85 km , circa 1ora e 20 minuti, ci fermiamo per visitare uno dei castelli più rinomati, Qasr al Kharaneh. Pochi i turisti che si spingono fino a questo sito, immerso in un paesaggio assolutamente inospitale, e peraltro oggi battuto da vento fortissimo che solleva la sabbia rendendo difficile guidare, ed impossibile visitare il castello, che dal parcheggio dista poco meno di 100 metri; scesi dalla macchina veniamo spostati dal vento, la sabbia si infila dappertutto. Riusciamo appena a scattare qualche foto e battiamo in ritirata. Speriamo che la prossima meta sia meno esposta a questa tormenta di sabbia, anche perché trattasi del primo tra i siti Patrimonio dell’Unesco che visiteremo in Giordania, Qusayr Amra; lo raggiungiamo in 15 minuti; costruito nell’VIII secolo, questo castello dalla singolare struttura è ottimamente conservato, e visitabile è ancora il suo hammam con affreschi ancora discretamente mantenuti; il vento è meno impetuoso, e riusciamo a dedicargli mezz’ora circa senza troppo fastidio.
Ripresa l’auto ci dirigiamo verso ovest, e stavolta una leggera pioggia ed un arcobaleno in lontananza ci fan capire come abbiamo finora evitato ulteriori intemperie, che invece ci accompagneranno quando svolteremo nel tragitto verso sud. La pioggia in alcuni punti sarà fastidiosa, per cui decidiamo di non fermarci a pranzare e di far più strada possibile, rinviando la scelta sul fermarci o puntare direttamente petra. Verso le 14 siamo nei pressi di Umm al Rasas, il tempo è discreto, il sito è Patrimonio Unesco, e decidiamo di non perderlo; ingresso gratuito con il Jordan Pass; il vento freddo ci accompagnerà durante la breve visita, e finiremo giusto in tempo per evitare la pioggia. Umm al rasas ha sicuramente conseguito il riconoscimento di Patrimonio dell’Unesco in memoria del suo passato, poiché del sito originario che sicuramente doveva presentarsi maestoso è rimasto veramente poco; si fa fatica a distinguere le rovine romane da quelle arabe e bizantine (si fa fatica è un eufemismo ovviamente… ). Spettacolari i mosaici ancora ottimamente conservati della chiesa di Santo Stefano. In generale il sito non è tenuto in buono stato, e non c’è la dovuta attenzione alla segnalazione dei punti di interesse che devono ricercarsi tra le macerie della antica città.
Ore 14:20: siamo ancora lontanissimi da petra. Dobbiamo scegliere tra 2 castelli sul nostro tragitto verso sud, ma considerato che Al Karak imporrebbe deviazione di qualche kilometro, ed il tempo è ancora a noi ostile, decidiamo di tirar dritto e puntare Montreal, ovvero Crusader Castle, o meglio Ash Shubak, o Shoubak, o Shawbak (avrei voluto battezzarlo anche io in qualche altro modo, ma le idee eran già abbastanza confuse a cercar notizie da casa su internet….); dopo due ore di strada abbastanza scorrevole siamo sulla cima della sua collina, ma il vento ed il freddo non ci permettono di dedicare abbastanza tempo a questa fortezza medievale, che comunque si presenta solo esternamente in condizioni ottimali mentre al suo interno è ben difficile distinguere postazioni, stanze, ambienti; in definitiva non credo valga la pena visitarlo se non in quanto breve deviazione lungo la strada che porta a petra da amman.
Arriveremo a wadi musa nel tardo pomeriggio, dormiremo due notti presso Le Maison hotel. Fortunatamente davanti l’albergo c’è un carissimo supermarket che scopriremo essere in realtà il più economico della città; qui ci riforniremo in particolare di acqua e frutta secca, che ci serviranno per affrontare la giornata successiva a petra, e del necessario per le future colazioni e snack.
Distrutti dopo una giornata molto impegnativa ci rivolgiamo alla reception in albergo per prenotare sia la cena, che petra by night (17 jod a testa). Alle 20 circa siamo davanti l’ingresso del centro visitatori di petra, dopo esserci rigenerati con una doccia ed una discreta cena. petra by night è un antipasto della visita diurna, suggestiva in quanto si percorrono i quasi 2 km che dall’ingresso portano al Tesoro quasi nella completa oscurità, e dopo un breve spettacolo musicale poco alla volta El Khasneh viene illuminato svelando la sua maestosità. Nessuna foto, nessun video, possono testimoniare la bellezza del sito. Alle 22.30, distrutti, lasciamo la città nabatea per andarci a riposare.

Petra

venerdì 28 dicembre 2018

Siamo svegli prima ancora che il sole sorga! Ma la stanchezza è troppa e lasciamo ad altri l’ebrezza di varcare il cancello di ingresso a petra alle 6 del mattino… noi entreremo a seconda ora!
petra è Patrimonio Unesco, una delle meraviglie più stupefacenti che la natura e l’uomo abbiano mai creato, non a caso nominata in epoca recente una delle 7 meraviglie del mondo moderno; dagli arabi chiamata wadi musa (valle di Mosè), è il sito più conosciuto della Giordania, una antica città nabatea scolpita nella roccia i cui primi insediamenti di nomadi risalgono al VI a.C., conquistata dai romani nel I d.C.; in 264 km2 si nascondono oltre 800 monumenti e 500 tombe; immortalata in numerosi film capolavoro, le sue immagini più conosciute sono legate ad Indiana Jones, con l’ingresso a cavallo nel siq e l’inseguimento fino al Tesoro. Da tempo sognavo di vivere quella scena e presentarmi davanti al Khazneh (o Khasnè) e meravigliarmi come milioni di altri visitatori prima di me. Il siq è una gola lunga oltre 1 km, interamente scavata nella roccia, con pareti che si alzano fino a 80 metri, e che a volte lasciano appena 3 metri scarsi di spazio al passaggio; percorrerlo è emozionante; l’esperienza va ripetuta in diversi momenti del giorno per gustarsi le diverse sfumature dei colori, in prevalenza tonalità di rosa.
Alle 7 esibiamo il Jordan Pass all’ingresso della città rosa (non paghiamo 50 jd altrimenti previsti). Al centro visitatori son ben indicati in un enorme pannello i sentieri che si possono percorrere; noi imbocchiamo subito il Main Trail rimandando la scelta delle altre alternative solo una volta testata sul campo la nostra resistenza (di km a fine giornata ne faremo quasi 20); percorriamo a piedi il tratto che porta fino al siq, fermandoci ad ammirare solo la Tomba degli Obelischi e il Triclinium, consci che questa notevole costruzione è solo un misero antipasto rispetto alla scorpacciata di tesori che faremo! Ci avviciniamo al Tesoro del Faraone con l’animo di quell’esploratore che primo tra gli occidentali riuscì a vedere ciò che tanti per secoli avevano solo potuto immaginare… e la realtà a petra supera l’immaginazione… passo dopo passo il Khazneh si svela lentamente fino a quando non ci si trova al suo cospetto, facciata di 30 metri di larghezza per 43 di altezza, interamente scavata nella roccia: la meraviglia delle meraviglie !
A smorzare la misticità del luogo ci pensano i ragazzini che cercano di convincerti ad accettare un passaggio in cammello. Decidiamo di trattare il passaggio fino alle scale che portano al Monastero, il punto più lontano e l’esperienza più ardua tra tutte quelle che petra possa offrire: 30Jod al cammelliere e contrattiamo anche più fermate fotografiche; il nostro fotografo pensa però solo al suo obiettivo (portarci velocemente alle scale che portano al Monastero) e dimostrerà di essere una capra con una reflex in mano!
A dorso di cammello lasciamo alle nostre spalle il Khazneh e ci prepariamo a tornare indietro nel tempo di ben 2000 anni; pietra arenaria scolpita dappertutto, tombe, teatri, case, obelischi, altari, una città che rifiorisce con la presenza di centinaia di animali, uomini con le kefiah, tuniche lunghe, barba, molti truccati come dovevano esserlo i loro antenati; percorriamo le strade dove un tempo i mercanti di seta e spezie provenienti dalla Cina e dall’India forse si incontravano con egiziani, greci, romani; solo la presenza dei turisti ci distoglie dal nostro fantasticare. Delle case nabatee non è rimasto nulla, ma le tombe furono costruite per durare in eterno, e circa 500 sono oggi presenti nel sito. Superiamo la via delle facciate fino ad arrivare al teatro, lasciamo sulla destra altre tombe, proseguiamo non fermandoci al punto ristoro, né per le bancarelle degli artigiani, né per vedere i moderni musei, e puntiamo dritto al passaggio della strada colonnata, oltre la quale c’è il bivio per il sentiero per l’Altare del Sacrificio (il cui percorso può imboccarsi anche dalla via delle facciate); noi giriamo sulla destra, rifiutiamo la proposta del cammelliere di scendere e goderci il paesaggio (e permettere a lui di tornare a caricare altri turisti!!), e ci inoltriamo verso la parte meno affollata e più impervia del percorso.
Salutiamo cammello e cammelliere, dopo che questi abbia tentato di convincerci che davanti il Tesoro abbiamo pagato solo il noleggio dei mezzi, ma non l’autista! Imbocchiamo quindi a piedi l’ Ad Deir Trial, 2,5 km a/r. All’inizio della salita ammiriamo la facciata del Triclinium del Leone, sembra il buco di una serratura enorme, ma non trovo la chiave...
Monastero al Deir è la costruzione più maestosa di petra, ancor più del Tesoro, sebbene meno conosciuta e più nascosta, inaccessibile a molti. 800 gradini scolpiti nella roccia, un percorso da favola che non è pensabile non percorrere a petra. A metà percorso la consorte è stanca e decide di fermarsi a riposare accanto a delle bancarelle con bella vista sul canyon; decidiamo quindi che sia io solo a raggiungere Al Deir. Alla fine del percorso, si passa tra due massi enormi, si scende verso un’ampia terrazza, e qui inizia lo spettacolo. Non andrò oltre, non arriverò su fino al tholos del Monastero: la vista di questo posto già mi appaga. Al Deir è il Tempio più grande di petra, 50m di larghezza x 45 di altezza, costruito tra il II e il I secolo a.C., deve il suo nome alle numerose croci che furono incise sui muri nei secoli a venire; delle colonne originarie presenti avanti alla struttura oggi non esiste nulla. Rimango qualche minuto davanti ai chioschi a far foto.
Sebbene ci siano giornalmente migliaia di visitatori a petra, la grandezza del sito dà l’impressione che sia poco frequentato, fatta eccezione per la piazza sotto il Tesoro; in alcune zone addirittura si resterà anche parecchi minuti in solitudine ad apprezzare e godere paesaggi mozzafiato in assoluto silenzio.
Scesi dal Monastero a valle, ci spostiamo verso l’inizio del viale colonnato, davanti Qasr al Bint; guardo le indicazioni per l’altare del sacrificio, ma capisco che sia il tempo che le forze, vanno dosate, quindi proseguiamo oltre. Ci fermiamo a stuzzicare qualcosa, nel frattempo leggiamo le nostre guide su petra. Visitiamo le costruzioni che si affacciano sul cardo fino ad arrivare ad un chioschetto dove proviamo una spremuta locale.
Visito alcune delle tombe più maestose, quindi mi decido ad affrontare da solo l’ultima fatica della giornata: l’itinerario Al Khubtha, 3,5 km a/r, l’ascesa che dalle tombe reali porta fino ad un punto di ristoro che sovrasta il Tesoro. La pendenza è elevata, il dislivello notevole, mi fermo spesso a bere, mangiare frutta secca, la stanchezza di ore di cammino si fa sentire, ma ho fretta di arrivare in cima per godermi lo spettacolo, e fretta di tornare giù da chi mi aspetta (e non può immaginarsi che 30 minuti di attesa programmata, a causa di erronee indicazioni, e miei calcoli sballati, diventino oltre 2 ore….). Spettacolari sono le vedute della città. Arrivato alla fine del sentiero non si trovano indicazioni, né si vede il Tesoro, ma entrando nell’unico bar su uno sperone roccioso, e consumando una bibita, si ha la possibilità di godere del panorama più suggestivo di petra: il Tesoro visto dall’alto, da quello che è un belvedere su un lato del siq.
Anche la discesa è impegnativa, le scale sono ripide, a tratti pericolose; impiegherò 30 minuti, senza soste. Alle 15 ritrovo la gentil consorte davanti l’inizio del trial, di fronte il Teatro. Appagati dalla giornata, passeggiamo tra le bancarelle in cerca di souvenir, e lentamente ci spostiamo verso il Tesoro, fermandoci ogni 3 passi per immortalare il paesaggio. Alle 16 raggiungiamo El Khasneh e consu

Wadi Rum

sabato 29 dicembre 2018

Sveglia, colazione veloce in stanza. Abbandonata definitivamente l’idea di raggiungere Aqaba, valutiamo se spostarci verso la Piccola petra; considerato quanto visto il giorno prima, capiamo che dopo un pranzo luculliano non si può ordinare un antipasto, e che non ha più senso vedere Siq el Berid, versione in miniatura di petra. Decidiamo quindi di rilassarci un po', e partire con calma alla volta di un altro sito Unesco, il deserto del wadi rum, dove alle 13 abbiamo appuntamento con Saleem, proprietario del Quiet Village .
Lasciamo wadi musa alle 10.30. Ci spostiamo molto lentamente e ci godiamo il paesaggio. Alle 12.20 siamo all’ingresso della zona protetta del wadi rum; dobbiamo lasciare l’auto al parcheggio e farci timbrare il jordan pass al Tourism Center (in alternativa al jp si pagano 5 jod), quindi passiamo i controlli e dopo un paio di foto ai 7Pilastri della Saggezza proseguiamo in auto per 7 km fino al villaggio dove Saleem dovrebbe accoglierci nel parcheggio di un ristorante. Arrivati a destinazione ci liberiamo malamente di un truffaldino che vorrebbe spacciarsi per la nostra guida, chiedendoci di dove siamo, se abbiamo prenotato e con chi, considerato che lui aspetta dei turisti; quando chiedo il suo nome e per quale campo lavora il tizio si rifiuta di rispondere e torna a far domande… ci salutiamo affettuosamente scambiandoci dei vaffa….. Ahinoi le indicazioni sul punto di incontro con la nostra guida non sono molto precise; fortunatamente lo smartphone ha un’ottima ricezione e la scheda è abilitata all’utilizzo in Giordania, per cui riesco a contattare Saleem. In 2 minuti scarichiamo i bagagli dalla nostra auto, che lasciamo parcheggiata nello spiazzale del ristorante, e partiamo in jeep in compagnia della guida Youssef; anziché dirigerci al campo decidiamo di iniziare subito il tour nel deserto. Perchè la jeep e non la cammellata? Intanto questione di tempo; ne abbiamo poco a disposizione, e ci son molte cose da vedere; inoltre, era già nelle nostre previsioni quando programmammo il viaggio di far un giro in cammello a petra, o in alternativa verificare in loco nel deserto la possibilità di piccoli spostamenti (come peraltro sarebbe possibile fare sia al campo prenotato, che al visitor center); infine, il cammello (o dromedario che sia) per me è ben scomodo e avrei sofferto notevolmente star delle ore in sella. Il wadi rum è una piccola Monument Valley, conosciuta ai più grazie al film su Lawrence d’Arabia, ma anche grazie al solito Indiana Jones e anche a Matt Damon che qui interpretò The Martian. Seduti sul cassone della Toyota 4x4 ci dirigiamo verso la Lawrence Spring; purtroppo per vedere la sorgente, il paesaggio dall’alto e l’antico acquedotto nabateo, dovremmo inerpicarci per una ripidissima e impegnativa salita; considerato che la nostra guida stima in 30 minuti approssimativamente il tempo per arrivare in cima, avremmo ben poco tempo da dedicare alle successive attrazioni; dopo le fatiche di petra decidiamo di risparmiare le energie e girovagare tra cammelli e cammellieri e di dedicarci alla fotografia.
Ci spostiamo tra il nulla del deserto roccioso e gli speroni di montagna che addirittura superano in alcuni casi 1000 metri fino ad arrivare a quella che fu la dimora e quartier generale (oggi un mucchio di pietre) di T.E.Lawrence durante la rivolta araba contro gli Ottomani (eran gli anni della prima guerra mondiale, e l’eroe britannico aiutò le tribù a difendersi, conquistare Aqaba, ed arrivare fino a Damasco); ne approfittiamo per scattare alcune tra le più belle foto del wadi rum.
La tappa successiva è al piccolo arco; bella veduta del deserto, ma eccessiva densità per mq di giapponesi, ostinati a far salire una vecchietta nel punto più alto trascinandola e spingendola nei peggiori modi..…. Col tour di 5 ore avremmo raggiunto il meno affollato e più panoramico Grande Arco, ma il tempo è tiranno e rimpiangeremo questa scelta.
Continuiamo il tour nel deserto. Migliaia di iscrizioni rupestri testimoniano 12.000 anni di insediamenti umani in questo territorio. Noi osserviamo qualche incisione tamudea all’ingresso di una stretta gola, il khazali canyon, esplorabile per circa 200 metri ; per vedere quelle più significative dovremmo inerpicarci su per un pendio impegnativo e pericoloso (anche per la presenza di acqua è facile scivolare), per cui desistiamo, recuperiamo un po' di tempo che potremo impiegare nella sosta successiva.
Ultima tappa del tour con Youssef: le dune rosse. Son ben poca cosa rispetto a quelle di deserti ben più sabbiosi, ma sicuramente val la pena vivere anche l’esperienza di risalire le dune fin quasi alla cima della montagna..
Il nostro tour del deserto di 3 ore sicuramente ai più sembrerebbe ben povero rispetto ai tour di maggiore durata; in realtà riusciamo a vedere buona parte delle attrazioni del wadi rum, ma a ciascuna di esse riusciamo a dedicare poco tempo. Se da una parte ci rammarichiamo di non essere arrivati in cima alle dune rosse, o alla visione della sorgente di Lawrence, o di non aver scattato la foto dell’anno al Grande Arco, dall’altra sappiamo bene che le nostre condizioni fisiche in questo viaggio non ci avrebbero permesso di affrontare sforzi maggiori, e anzi avrebbero potuto causarci problemi; considerato inoltre che il nostro tour in Giordania in 5 giorni ci ha portato già a impegni fittissimi per toccare tutte le mete prefissate, i compromessi trovati ogni giorno sono sempre stati i più efficaci.
Salutate le dune rosse ci spostiamo quindi verso il campo tendato, lasciamo il nostro bagaglio in “stanza” e ci avviciniamo alle docce…. Sebbene i bagni siano puliti, il freddo è già sceso e non abbiamo il coraggio di provare…
Beviamo un classico the nel deserto al tramonto comodamente seduti sulle poltroncine al centro del campo, quindi ci spostiamo di qualche passo verso un punto da cui la visuale è spettacolare… silenzio e pace..
La serata prosegue con la cena beduina a buffet a base di verdure, riso, carne; veniamo invitati ad assistere alla spiegazione sulla cottura dei cibi, lasciati sotto la sabbia a cuocere per ore. Durante e dopo la cena saremo allietati da musiche beduine.
Eccoci alla resa dei conti: se il pernottamento lo abbiamo prenotato da booking (38jd), e siamo certi che la colazione sia compresa, il tour in jeep lo abbiamo invece scelto dal sito che Saleem ci ha indicato pochi giorni prima della partenza dall’Italia, ed i costi sarebbero di 30jd a persona se non si pernotta, 50 nel caso contrario; pernottamento, tour, passaggi, cena, colazione, the a volontà, serenata sotto le stelle, cordialità infinita, la paghiamo 100 jod e sinceramente per 20 ore circa in cui siamo mantenuti dalla famiglia del Quiet Village, direi che non possiamo assolutamente lamentarci.
Sebbene il wadi rum sia un deserto arido la notte si sente freddo, per cui l’aggettivo arido sta ad indicare solo scarsità di pioggia; tanto diciamo al fine di raccomandare i posteri di munirsi di tutto il necessario per non morire assiderati! Ci accorgiamo che le lenzuola non sono il massimo della pulizia, ma certo anche laddove vengano lavate tutti i giorni non possono non rimanere all’aperto ad asciugare in balia di vento e sabbia !! Fortunatamente abbiamo i sacchi lenzuolo e li utilizziamo a mò di sarcofago. Il freddo di notte sarà notevole, ma la mattina scopriremo che girandomi ho fatto cadere la coperta per terra … come dire che ho dormito con temperatura prossima agli zero gradi utilizzando solo un lenzuolo…

Si torna al nord ... fino a "Betania"

domenica 30 dicembre 2018

Mattinata fredda e ventosa. Colazione, quindi Saleem organizza i trasferimenti in jeep fino al villaggio. Alle 8 salutiamo e andiamo a recuperare la nostra utilitaria. La giornata si annuncia molto impegnativa, dobbiamo raggiungere il Mar Morto, e fiancheggiarlo fino ad arrivare a nord nella zona degli hotel, oltre 200 km di percorso.
Alle 11.30 facciamo una sosta a El Kerak, castello crociato conosciuto per aver resistito nel medioevo a numerosi attacchi del Saladino; siamo troppo in ritardo sulla tabella di marcia e decidiamo di far solo un paio di foto dalla strada. Ci dirigiamo quindi verso il Mar Morto. Saltiamo la Ma’in Hot Spring; recensioni troppo contrastanti mettono in dubbio la bellezza del posto, e considerato che da visitare abbiamo ancora altre meraviglie, ed il tempo è tiranno… proseguiamo oltre...

Il Mar Morto è una depressione che in alcuni punti supera i 400m slm, è un mare chiuso, con salinità 10 volte maggiore di tutti gli altri mari, per cui la vita di qualsiasi essere è impossibile (ma è l’ideale per chi non sa nuotare in quanto non avrà alcuna difficoltà a rimanere a galla!!); l’evaporazione in loco provoca il deposito di sali e minerali, utilizzati in industria, agricoltura e medicina; rinomati sono i fanghi neri di queste zone. Attorno al Mar Morto son nate città bibliche, a pochi km da esso i maggiori siti della cristianità, con Gerusalemme a vista.
La strada che costeggia il Mar Morto ha scorci interessanti , e ci fermiamo a far foto poco prima di arrivare in hotel. Riflettiamo un attimo sulle alternative per il pomeriggio; sono le 13: è tardi per spostarci su Betania, tardissimo per puntare jerash, ma ancora presto per il check-in in hotel, previsto alle 15; potremmo con calma andare in hotel , rilassarci e passare la serata ad amman, ma questa opzione ci stresserebbe di più perché abbiamo intenzione di limitare per qualche ora gli spostamenti in auto. Optiamo quindi per visitare Betania subito.
Puntiamo verso nord, superiamo gli incroci per la zona degli hotel, e prendiamo il bivio per costeggiare i confini israeliani; il navigatore non trova Betania sebbene debba essere a vista. Consultiamo le numerose guide e cartine a nostra disposizione, e capiamo che il navigatore gradisce che si scriva: Al-Maghtas. A 9 km a nord del Mar Morto, sulle sponde del fiume Giordano, troviamo Betania, Patrimonio Unesco, luogo in cui secondo le Sacre Scritture Giovanni Battista battezzò Gesù, in cui avvenne la resurrezione di Lazzaro, e in cui nacquero i primi luoghi di culto cristiani. Lasciamo la macchina al parcheggio, paghiamo 12 jd a testa per l’ingresso, quindi attendiamo 20 minuti il bus con guida che ci porterà al sito (era possibile pagare l’estensione on line al Jordan Pass con un piccolo sconto, ma considerato il programma fitto di escursioni in Giordania non eravamo sicuri di riuscire a visitare anche Betania). Il tour a piedi dura circa 1 ora e porta fino al sito battesimale ai confini con Israele, la visita prosegue fino alla chiesa ortodossa di San Giovanni Battista; assistiamo ad un battesimo e tocchiamo l’acqua del fiume Giordano. La consorte si commuove per l’esperienza. Io? Decisamente no!

Alle 15 siamo nuovamente in auto e ci muoviamo verso sud. All’ingresso del Dead Sea Marriott subiamo numerosi controlli, ma è il prezzo da pagare per accedere a questo hotel da nababbi! Noi fortunatamente abbiamo trovato una offerta super scontata su booking, e ci godremo la piscina riscaldata pensando ai nostri cari in Sicilia alle prese con addobbi natalizi e tanto freddo !!
Per cena le alternative sono: andare ad amman (e rischiare di perdere 2 o 3 ore in auto nel traffico), spostarci al Dead Sea Panorama Compex (a qualche km dall’albergo, prezzi modici, ma recensioni dubbie sulla qualità), rimanere in albergo e goderci con 20 giorni di ritardo la nostra cena dell’anniversario. Scegliamo di restare in albergo ed il buffet del Marriott sarà una bella scoperta; mangiare all you can eat con 21jd a testa sarà una esperienza indimenticabile !!

Jerash e Amman

lunedì 31 dicembre 2018

Colazione impegnativa, forse la migliore che io abbia mai fatto… dolci, frittelline, crepes, tutto da applausi…. Lodi lodi lodi… siamo costretti a riposarci qualche minuto per digerire prima di scendere verso la spiaggia dell’hotel...
La mia esperienza sul Mar Morto non risulta entusiasmante, in quanto in giornata ventosa in 2 minuti son riuscito a spruzzarmi acqua negli occhi e quasi andare alla deriva nonostante lo spazio dell’albergo fosse delimitato ed in sicurezza... senza intervento del bagnino avrei recuperato la vista chissà quando… Mi pare quindi improponibile andare in spiagge non attrezzate, e che non abbiano la cura che il Marriott pone sul lembo gestito. Considerato che le spiagge attrezzate costano anche 20 jod a persona, consiglio comunque di prenotare un hotel con accesso al Mar Morto. La gentil consorte evita accuratamente l’acqua e si spalma fanghi male odoranti sul corpo…
Restiamo in albergo fino al check out delle 12; in pochi minuti facciamo i bagagli, mettiamo tutto in auto e si parte ! Solo nel pomeriggio, camminando per jerash ci ricorderemo di aver lasciato i nostri costumi nel balconcino del Marriott…
Puntiamo jerash, abbiamo i minuti contati visto il ritardo mattutino, ma a 3 km circa dall’albergo sulla destra si trova una insegna di una fabbrica del Mar Morto… la gentil consorte si illumina e mi guarda… quale occasione migliore per lasciare qualche decina o centinaio di euro in Giordania??? All’interno del Dead Sea Levant un negoziante parla italiano meglio del 99% della popolazione italiana stessa, probabilmente vanta antenati dell’Accademia della Crusca, e senza neanche recitare la Divina Commedia riesce a raggiungere il suo obiettivo…. Usciamo dal centro con sali, fanghi, creme, e quant’altro necessario per mantenere i nostri fisici giovani fino al prossimo secolo…
Raggiungiamo Jerah alle 14:30 !! Considerazioni: come possono essere siti protetti da Unesco altre località in Giordania e nel mondo, e non esserlo Gerasa? Mistero. Una antica città romana completa di tutto e molto ben conservata. Per 2000 anni conservata sotto la sabbia, riportata alla luce negli ultimi 70 anni, è esempio della maestosità delle opere romane. Si erge su alcuni colli, sui quali sorgono templi e teatri. Nella parte bassa si accede dall’Arco dedicato ad Adriano (jerash era la sua città preferita, da cui l’importanza e la prosperità della città discendono), si supera l’Ippodromo, la costruzione più grande della città che poteva contenere fino a 15.000 persone, e subito si ammira lo splendido foro romano di forma ovale, col suo colonnato ben conservato, l’immagine che più colpisce del sito di jerash, ai piedi del tempio di Zeus. Si prosegue quindi passando per una strada colonnata, il Cardo Maximus, che si affaccia su case, fontane, piazze. Ben 3 teatri, tutti perfettamente conservati, danno l’idea della grandezza del sito; in uno di questi si esibiscono dei musicisti. Uscendo dal sito ci fermiamo al locale bazaar per comprare una kefiah.
Ore 16.30. Mancano poche ore alla partenza del volo per Instanbul; abbiamo un hotel prenotato a madaba per riposare qualche ora; non abbiamo ancora visitato amman. Ripartiamo verso sud, valutando pro e contro della fermata nella capitale; decidiamo di visitare almeno il teatro di amman, e cenare in centro. Impiegheremo oltre 2 ore per percorrere appena 50km.
Ad amman vive quasi la metà della popolazione della Giordania, 4,5 mln su 9,5, ecco perché il suo traffico è talmente caotico ! Una metropoli che sorge su 7 colli !!
Tentiamo l’approccio ad amman all’ora del tramonto, affrontando il caos in auto fino ad arrivare alla Cittadella; lo stress di guidare in centro, nonché i notevoli rallentamenti in ora di punta, avrebbero come risvolto della medaglia la possibilità di visitare il sito in assoluta solitudine. Ahinoi rimaniamo imbottigliati nel traffico , e anche nel momento il cui il nostro gps ci indica di essere “sopra” la Cittadella non riusciamo a vederla, né alcuno riesce a darci indicazioni corrette; vero che siamo oramai fuori tempo massimo, ma magari saremmo riusciti a sbirciare qualcosa. Riusciamo invece a farci indicare la via per il Teatro Romano; anche questo è già chiuso da un pezzo, ma di fatto dovremmo pagare solo per sederci sulle gradinate visto che tutto il sito è visibile dalla antistante piazza , dalla strada, dai palazzi di fronte. Al termine della visita decidiamo, con estrema calma, di cercare un locale dove pranzare, e lo troviamo attraversando la strada di fronte al teatro: il kebabbaro !! Scopriamo che la salita per la Cittadella parte proprio dal vicolo accanto …. Scherziamo con dei ragazzi e col kebabbaro all’interno del locale, aspettando il nostro box da asporto; consumeremo la nostra cena in piazza con vista teatro alla modica cifra di circa 3jd. Siamo colpiti dal carattere cosmopolita, aperto della città. Le donne, alcune col velo, altre senza, sono in piazza con o senza uomini; alcune fumano narghilè. Difficile per un occidentale con i suoi pregiudizi pensare che si possa passare una tranquilla serata comprando un panino in centro in un paese arabo, sedersi su una panchina a mangiare e godersi questo spettacolo….
Abbandoniamo amman in direzione madaba. Il traffico dopo le 20 ci permette di raggiungere il nostro hotel in circa un’ora. Organizziamo i bagagli in modo da non perdere tempo al risveglio. Alle 22 circa già riposiamo.

bye bye Giordania

martedì 1 gennaio 2019

Sveglia all’1. Giusto il tempo di inviare qualche messaggio di auguri e partiamo per l’aeroporto. Riconsegniamo l’auto senza troppi problemi. Ore 5.45 volo per Istanbul, arrivo alle 9.20; ripartenza alle 14.25, arrivo a Catania puntuale alle 14.55.
In appena 5 giorni abbiamo scoperto che la Giordania non è solo petra, ma ha tante meraviglie da scoprire; è senz’altro un paese accogliente e sicuro, con una popolazione aperta ed ospitale, dove cordialità e disponibilità spiazzano un cittadino occidentale. Per organizzare un viaggio fly and drive basta vincere i propri pregiudizi e organizzarsi con le cautele che useremmo approcciando un viaggio in Europa.
In un paese arabo si può vivere bene, molto bene.