Petra: ieri come oggi.

località: petra
stato: giordania (jo)

Data inizio viaggio: giovedì 5 novembre 1998
Data fine viaggio: giovedì 5 novembre 1998

Scavata in un paesaggio grandioso, nascosta, così com'è, in quelle rupi nelle quali è scolpita, la mitica Petra, la perla dei Nabatei, ha mantenuto intatto nei secoli tutto il suo fascino. I suoi meravigliosi tesori sono rimasti sconosciuti per intere epoche. Fino al 1812 non si sapeva dell'esistenza della città e dei suoi monumenti. I beduini della zona custodivano gelosamente le rovine che utilizzavano come depositi e magazzini per la propria mercanzia. A scoprire la leggendaria "città rosa" fu il giovane viaggiatore svizzero Johann Ludwig Burckhardt. grazie alla sua tenacia. In viaggio tra Damasco ed il Cairo sentì raccontare, dalla gente del posto, dell'esistenza di una straordinaria città, nascosta tra le montagne. La sua indole di esploratore lo portò a cercarla, ma solo la sua tenacia, la conversione alla fede islamica e la conoscenza della lingua araba gli permisero, di confondersi facilmente con la popolazione autoctona. Tutto questo, però, ancora non bastò. Dovette studiare un espediente per farsi accompagnare sul luogo e si spacciò, quindi, per un pellegrino mussulmano che doveva sacrificare una capra, per un voto fatto ad Aronne. Assoldò così una guida e si fece accompagnare.

Grazie al lungo isolamento Petra conserva ancora molti dei suoi monumenti, nonostante i secoli, l'usura del tempo, i terremoti e le tempeste di sabbia. Petra, continua a vivere, ieri meta di pellegrini e mercanti, oggi di orde di turisti. Le carovane, in partenza dall'Oman, con i loro preziosi carichi, trasportati sui dorsi dei cammelli, impiegavano tre lunghi e faticosi mesi prima di raggiungere la città di Petra, dopo aver superato mille difficoltà, come i predoni dello Yemen o le infernali e assolate dune di sabbia dell'Arabia Saudita. Per il viandante di quei tempi Petra doveva equivalere al richiamo ammiccante di una lontana stella cometa e la sua comparsa improvvisa in mezzo al deserto aveva un non so che di mistico. Dopo duemila anni, Petra, continua ad esercitare un richiamo e un fascino altrettanto irresistibile, ma il viaggio per raggiungerla, per quanto possa essere insolito, è corredato di tutte altre insidie rispetto a quelle dei carovanieri di un tempo.

Noi giungeremo a Petra in due giorni. Partiamo da Malpensa e in circa quattro ore arriviamo a Sharm el Sheik. L'indomani con un autobus percorriamo la strada costiera del Sinai fino a Nuweiba e qui salpiamo alla volta di Aqaba, in Giordania. Dopo aver esplicato le formalità doganali, all'uscita del porto veniamo assaliti da un nugolo di tassisti e letteralmente sbattuti a destra e sinistra al fine di essere infilati nel proprio taxi anziché su quello di un altro. L'intervento della polizia doganale, oltreché propizio, è risolutivo e ci fa accomodare sul taxi dell'uomo più anziano. Sarà l'unico fastidio procuratoci dalla gentile e cordiale popolazione giordana. Giunti nella città di Aqaba noleggiamo un'auto e partiamo immediatamente per Petra, nonostante sia ormai buio. Quando arriviamo la maggior parte dei locali sono già chiusi. Sulla via principale, un venditore ambulante di kebab fa ancora girare la carne di montone sulla griglia. Orgoglioso che due turisti possano consumare la sua cucina, c'invita a sedere su due grosse pietre, sul ciglio del marciapiede, e c'imbandisce la tavola, con tanto di tovaglia, sopra ad una cassetta rovesciata. Oltre a mangiare due saporiti kebab a testa avremo modo di fare amicizia con Mohamed, di Amman.

Quale indescrivibile sollievo dovevano provare i viandanti quando raggiungevano Petra. Pagato il pedaggio per l'ingresso alla città, le alte pareti di un fantastico canyon, detto il Siq, la principale via d'accesso a Petra, costituivano una fresca oasi d'ombra. I canali scavati nei muri recavano l'acqua corrente con la quale ci si poteva rinfrescare e bere. A novembre il sole tramonta alle 16:30 e sorge alle 06:30, occorre quindi sfruttare al massimo le ore di luce. Al mattino presto, nel pur mite autunno giordano nel Siq fa freddo. I canali dell'acquedotto, qua e là distrutti, sono ancora ben visibili. Le pareti si elevano fino a 200 metri d'altezza e restringono a 5 metri nel loro punto più stretto. Proprio quando uno inizia a chiedersi se mai finirà il Siq - il canyon è lungo ben 2000 metri, ma consiglio di percorrerlo a piedi - ecco comparire al fondo della stretta gola l'inconfondibile sagoma del monumento più importante e bello di Petra, il Tesoro (Khazneh). Come tutti i monumenti di Petra, scavati nella roccia, l'elemento più affascinante è la facciata alta 40 metri. Le carovane dei commercianti vi arrivavano in lunghe file indiane. Di botto passavano dalla solitudine del Siq all'affollata piazza antistante il khanazet dove si teneva il mercato della città, il vocifero della gente e gli odori di spezie e cibi bruciati dovevano aleggiare nell'aria. Un simile trambusto, di turisti, ce lo aspettavamo pure noi, ma non troviamo nulla di tutto ciò. Sarà l'ora mattutina, sarà il periodo, ma il Tesoro e Petra intera sembrano di nostra esclusiva.

Camminando tra le rupi e le rovine si capisce come mai si vendono biglietti validi tre giorni: Petra è enorme. A tutt'oggi, i monumenti censiti sono 800 ed ancora il lavoro degli archeologi non è terminato. Per quanti avessero a disposizione un solo giorno consiglio la salita ad almeno una delle tante alture cui è costituita la città, non tanto per le tombe, le più belle sono nella parte bassa, quanto per i panorami che potrete ammirare durante la camminata. I sentieri sono spettacolari e i passaggi più difficili facilitati da scalini scavati nella roccia. Petra è bellissima. Non scervellatevi a leggere quali sono le tombe più meritevoli, ma mettete da parte le guide turistiche e apprestatevi soltanto a camminare. C'è però un monumento che non deve assolutamente mancare, il Monastero. E' impressionante e sontuoso tanto quanto il Tesoro, ma a differenza del Tesoro questo bisogna, per così dire, guadagnarselo. La salita (partendo da Qasr al Bint) richiede almeno 45 minuti e un dislivello di duecento metri circa. Il monastero è ancor più grande del tesoro essendo largo 50 metri ed alto 45. Di qui, una breve passeggiata conduce ad un grandioso belvedere sul Wadi Araba ben 1.500 metri più in basso, per lo più in territorio israeliano.

Visitare Petra all'alba significa poter vedere i beduini prepararsi alla nuova giornata lavorativa. Nel 1985 quando fu dichiarata patrimonio dell'umanità i beduini lasciarono la città su richiesta del governo giordano con l'accordo che avrebbero potuto lavorare all'interno di Petra come operai al servizio di archeologi, venditori o continuare a pascolare le proprie capre nelle campagne. L'unica proibizione fu quella di non fermarsi a dormire nel sito durante la notte. Così tutte le mattine i beduini montano ancora le loro tende di lana caprina nera, chi per vendere lattine di coca cola o pepsi, chi articoli di artigianato come le bottiglie di sabbia dai diversi colori, terrecotte o monete antiche. Costoro sono quelli che hanno maggiormente usufruito degli aiuti statali, ma c'è chi ancora resta fedele all'animo nomade beduino ed ama accamparsi all'aperto e a pascolare, pochi in verità. Le guardie dell'esercito chiudono un occhio e lasciano vivere questi ultimi irriducibili. Ne incontrerete nelle zone lungo i sentieri meno battuti della città lontani dalle attrazioni principali, è il caso di Sharif. Vi auspico l'incontro con uno di costoro. Tanti Sharif si aggirano per Petra. Uomini legati alle loro origini e che amano la loro terra. Costoro non si proporranno come guida anzi dovrete essere voi ad insistere per averli come guide e alla fine sarà ancor più difficile ricompensarli.

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