Siria e Giordania 2008 - Parte Quinta

località: damasco, hama, krak dei cavalieri, ugarit, castello di salah ad-din, apamea, ebla
stato: siria (sy)

Data inizio viaggio: venerdì 28 marzo 2008
Data fine viaggio: sabato 10 maggio 2008

Questo viaggio non si doveva fare. Quest’anno Tina, mia moglie, aveva un grosso problema ai denti: operazioni, medicazioni ed applicazioni varie, pertanto un problema che si protraeva nel tempo e con un costo notevole. Il dentista mi è venuto in aiuto e, tra un’operazione e l’altra, dovevano passare almeno 60 giorni, giusto il tempo necessario per effettuare questo viaggio propostomi dall’amico Lorenzo del Desert Club. All’ultimo minuto Tina ha accettato di effettuarlo e siamo partiti.
Il viaggio, con partenza da Ancona il 30 aprile inizia con un traghetto che ci porterà a Patrasso e, da qui, attraverso la Grecia e la Turchia, raggiungeremo la Siria e poi la Giordania, le nostre mete principali. Al ritorno, l’attraversamento marittimo sarà da Cesme in Turchia con sbarco ancora ad Ancona il 10 maggio e quindi fine del viaggio.

Questi i nostri costi del viaggio:

Medicine e vaccini……………….…………… € 162
Cartine e guide……………………..…………..€ 61
Preparazione meccanica camper……..……. € 290
Telefono………………………………………... € 50
Alimentari………………………………………..€ 548
Gasolio……………………………………..……€ 944
Mance……………………………….………..….€ 65
Autostrada…………………………….………....€ 55
Entrata siti e musei……………….….………….€ 160
Parcheggi……………………………..………….€ 32
Bollo passaporti……………………….…………€ 80
Souvenir………………………………..………..€ 255
Ristorante……………………….………..……..€ 455
Giornali…………………………….……….……€ 40
Bar………………………………….…………….€ 60

Totale…………………………………………....€ 3.237

Quota Desert Club……………………….…….€ 3.133

Totale……………………………………………€ 6.370


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Damasco – New Kaboun Camping – Gps N 33° 31,781 E 36° 21,889

venerdì 25 aprile 2008

Partenza ore 8, riprendiamo la strada del ritorno. Questa sera saremo a Damasco, speriamo di finire questa volta in un bel campeggio.
Prima del confine, rifornimento di gasolio perché in Siria non si sa quando troveremo altro carburante. Si spendono le ultime lire siriane in un piazzale pieno di negozi. Purtroppo al momento della partenza il n° 2 ha ancora l’imprevisto dell’inserimento dell’allarme che gli impedisce di mettere in moto (probabilmente il motore si è raffreddato ed ha sbloccato la centralina) ma dopo vari tentativi, il motore si accende.
Ora siamo a Al-Ramtha al confine con la Siria e siamo in attesa che la burocrazia, come in tutte le dogane, ci permetta di proseguire.
Finalmente alle 16 rientriamo ufficialmente in Siria. Non rivediamo Saman ma una nuova guida che si chiama Aziz. Ci dirigiamo a Damasco su una bella autostrada con fondo buono. Prima dell’entrata in città, ci fermiamo per spese in un grande supermercato: il Town Center. Toviamo di tutto, come da noi in Italia. Riempiti i frigoriferi e ripartiamo per raggiungere il campeggio. Dopo parecchi km, il n° 1 confessa d’aver sbagliato strada. Si fa inversione di marcia e si ritorna verso Damasco (10 km, ma non diceva di aver fatto questo giro già 11 volte ????). Finalmente arriviamo al parcheggio dove all’inizio restiamo delusi. Ci infiliamo in una stradina che sembra una discarica di macerie dove troviamo il grandissimo cartello “Camping”. Entriamo in un cancello e restiamo meravigliati. E’ un grande prato con piante, ci sono già due camper con aperto il tendalino e delle persone sdraiate comodamente a prendere il sole. Un po’ di fortuna, finalmente. Pia illusione perché il nostro spazio è molto ristretto: un metro tra un camper e un altro dove aprire le finestre senza toccarsi è un problema. Delusione generale mentre qualcuno abbozza una critica che è subito zittita dal n° 1 che giudica la cosa più che giusta e che va bene così.
Per domani, non si sa cosa si farà. Tina, la più sfacciata del gruppo, prende coraggio e si informa presso il n° 1 per l’orario del bus. Risposta: dalle 8.30 alle 8.45. Come si pranzerà? Risposta: lui prenderà il kebab, gli altri si arrangino. Noi probabilmente ci faremo

Damasco – New Kaboun Camping – Gps N 33° 31,781 E 36° 21,889

sabato 26 aprile 2008

Damasco è la capitale della Siria. Cittadina posta a 600 mt. di altitudine e da sempre considerata “Paradiso del vicino Oriente” grazie al suo clima mite e temperato. Ha molti corsi d’acqua che vi passano ed è circondata da colline.
Con un bus partiamo dunque per la nostra visita alla città. Dopo un breve tragitto arriviamo al Museo Nazionale di Damasco. La facciata del museo è la ricostruzione del castello nel deserto Qsar al-Hair al-Gharbi di cui sono rimaste poche rovine. E le decorazioni di questa facciata sono i resti di quelli originali ritrovate in prossimità del castello. In questo museo ci sono moltissimi reperti della storia del Medio Oriente. Alcune sale contengono reperti Ittiti, ad esempio della città di Mari, dove sono presenti delle belle statue di alabastro. Nella sala di Ebla sono presenti varie tavolette di argilla con scritte cuneiformi. E’ presente anche un pezzo di lapislazzuli proveniente dal Madagascar. In queste stanze si possono ammirare anche dei piccoli cilindri forati al centro, in modo da diventare dei piccoli rulli, incisi con vari disegni e scritte. Questi cilindri non erano altro che dei sigilli che si facevano rotolare sull’argilla morbida posta a sigillo, ad esempio di contenitori di tavolette scritte, in modo da lasciare impresso il disegno inciso sul cilindro. In generale il museo è molto bello e spazia su un periodo storico molto ampio e con arte di molte culture: araba, ittita, fenicia, egiziana, greco-romana, bizantina ed ebraica. Usciti dal museo pranziamo nella città vecchia e dopo una passeggiata nei dintorni, visitiamo il palazzo di Azem Pasha, governatore turco di Damasco. Il palazzo è diviso in varie stanze dove da una parte stavano le donne e dall’altra gli uomini. Ci sono gli appartamenti delle spose, dei pashà e delle suocere sempre dei pashà. Il motivo della presenza degli appartamenti delle suocere è spiegato dal fatto che le mogli dei pashà non potevano mai uscire dal palazzo e quindi, una volta all’anno, le madri delle spose andavano a trovarle. Usciti dal palazzo prima di arrivare alla Moschea degli Omayyadi ci fermiamo a visitare un’antica stazione ferroviaria, molto bella e particolare.
Dopo si attraversa il Souq-al-Hamidiye dove troviamo i soliti negozietti e molta sporcizia.
Prima della visita alla Moschea ci fermiamo in un vicolo, dove, in un piccolissimo locale cucinano del kebab. Lo consumiamo seduti su seggiolini in mezzo alla viuzza, lo troviamo molto buono forse perché siamo affamati.
La Moschea fu voluta e creata nel 705 d.C.dal califfo al-Walid ibn Abdul Malik per esaltare la potenza della nuova dinastia e la volle tanto grandiosa e splendente da essere considerata nel Medioevo l’ottava meraviglia del mondo. I lavori durarono circa dieci anni. Entrando nella vastità del cortile attraverso la Porta del Paradiso si nota subito l’eleganza del doppio ordine di archi che il rivestimento marmoreo fa risplendere di un bianco abbacinante. Vi è anche un “minbar”, l’equivalente del nostro pulpito, stupendamente intarsiato.
Si ritorna nel souk e si visita un negozio consigliato dal n° 1. Tina acquista un telo per salvare il divano dalle unghie di Schizzo, che andra a sostituire quello preso in Iran.
Si prosegue per una visita ad una abitazione di un pacha governatore di Damasco: la casa di Al-‘Azem, sontuoso palazzo, con stanze per ogni occasione e per ogni moglie.
Sempre a piedi abbiamo attraversato ormai tutta Damasco. Si doveva visitare anche il quartiere ebraico, ma senza alcuna spiegazione si attraversa solo il quartiere cristiano. Vediamo una serie di vicoli sporchi e senza nessuna attrattiva e mentre siamo in attesa del bus che ci riporterà al campeggio, in un bar lì vicino gustiamo una bevanda fresca.
Con il bus si sale su una collina per vedere la città dall’alto, ed anche se la parte maggiore è moderna, è sempre uno spettacolo bellissimo.
Al ritorno in campeggio, ci vediamo assediati da 21 camper del CC Italia, già trovati in una sosta precedente. Loro sono partiti dopo di noi e rientrano prima ma non riusciranno a vedere tutto quanto abbiamo visto noi perchè fanno delle tappe più lunghe delle nostre e viaggiare così è solo un “tour de force”.

Damasco – New Kaboun Camping – Gps N 33° 31,781 E 36° 21,889

domenica 27 aprile 2008

Oggi dovrebbe essere un giorno di riposo. Purtroppo il camper ha bisogno di una ripulita, non all’esterno perché non ho l’acqua e gli attrezzi necessari (lo farò a casa), ma all’interno. Prima cosa i tappetini, pieni di sabbia e polvere, poi i divani e le poltrone che dovranno essere spazzolati con un piccolo aspirapolvere, poi la sistemazione dei gavoni, quindi un po’ d’ordine generale. Penso che sarò occupato tutta la mattinata.
Molti, con dei taxi, sono tornati a Damasco. A mezzogiorno pranziamo con il n° 1 e il n° 9: una pastasciutta, del formaggio ed il solito Refosco/Coca Cola.
Alla sera, un partecipante dell’altro gruppo, ci presenta un piccolo spettacolo di magia, molto semplice ma divertente che ci fa passare un paio d’ore in allegria.

Parcheggio Hotel Krak dei Cavalieri

lunedì 28 aprile 2008

Alle 7.30 partono gli amici del CC Italia, diretti verso il confine per il ritorno a casa. Noi li seguiamo alle 8.30, ma per continuare il nostro viaggio.
Arriviamo quindi ad Hama per una breve visita. Vediamo le famose “norie” che sono delle enormi ruote utilizzate per portare l’acqua dell’Oronte negli acquedotti per il successivo loro utilizzo d’irrigazione di campi e giardini. Il nome di queste ruote deriva dalla parola araba che indica il suono creato quando varie donne che chiacchierano tra loro, simile appunto al rumore delle “norie” durante la loro rotazione.
Ci avviamo poi verso il Crak dei Cavalieri, presso Homs, uno dei più bei castelli crociati nel mondo. Uno dei tanti castelli e fortezze costruiti dai Crociati tra il XII e XIII secolo come formidabile linea difensiva che dalla Siria si spingeva fino al Golfo di Aqaba e al Mar Rosso. Questa, in particolare, divenne la più potente piazzaforte del Medio Oriente, retta dai Cavalieri di San Giovanni.
Arriviamo alla fortezza mediante una stradina stretta , tortuosa e molto ripida ed è meglio non guardare dal finestrino per vedere quanto poco le ruote del mezzo lo separano dallo strapiombo.
Si è tentato di sostare presso il parcheggio del castello, impedito dai molti bus turistici arrivati prima di noi, ed allora si va direttamente al parcheggio dell’hotel che ci ospiterà per la notte, dove non c’è corrente ma in compenso c’è il tubo per l’acqua.
A piedi torniamo al castello per la visita.
La fortezza è prestigiosa e immensa. Si finisce con il riportare un’impressione magica dal contrasto di quelle abbaglianti immagini di pietra candida che il tempo e il sole hanno brunito e la cupa, spaventosa, nerissima pietra lavica. Da una parte quel senso di ammirazione per quello che rievoca una potente linea di difesa e dall’altra un disagio, un’inquietudine: il senso che quei ciclopici torrioni che si stanno sbriciolando sotto il cielo limpido dell’Oriente e che vengono restaurati per i turisti, siano state opere immense follemente inutili.
Nella parte interna, ben conservata, si possono ammirare i vari locali: stalle, alloggi, cucine, dispense, magazzini utilizzati da coloro che abitavano per la difesa di questa fortezza.
Prima della visita al castello, il n° 1 ci ha avvisato che una cisterna sarebbe giunta per il rifornimento del gasolio. Purtroppo l’autobotte non può arrivare fino al parcheggio, però possiamo recarci ad un distributore giù in paese. Un equipaggio si lamenta e non vorrebbe rifare un’altra volta la strada molto brutta e ripida. Il n° 1, giustamente, li rimprovera e consiglia di fare rifornimento quando ce n’è la possibilità, altrimenti rischiamo di fermarci per mancanza di carburante. Purtroppo, poi, continua con delle parole che hanno infastidito tutti con questo monito: “non si sarebbe più interessato del gasolio per tutti, ma avrebbe pensato solo al suo fabbisogno e noi ci saremmo dovuti mettere in quelle chilometriche code che vedevamo passando presso i distributori aperti”. Questo poi non si è avverato ma era meglio non avesse fatto questa sfuriata fuori luogo.
Alla sera, tornata l’armonia, si è cenato al ristorante dell’hotel a base di pollo arrosto e patatine, buono ed a buon mercato.
Il n° 5 ha bucato di nuovo e quindi ora non ha più gomme di scorta, domani bisognerà sicuramente provvedere.

Ugarit – Parcheggio sito

martedì 29 aprile 2008

Partenza ore 9 verso Ugarit. Lungo la strada in prossimità di Thartous ci fermiamo lungo il mare per dare tempo al n° 5 di riparare una gomma. Gli è stato proposto di acquistarne una coppia nuova al prezzo di € 110, ma gliene serve solo una e non ha accettato. A quel prezzo, io, avrei accettato.
Arrivati ad Ugarit, parcheggiamo nel parcheggio antistante il sito.
Visita a questa città, antica capitale siro-fenicia chiamata Ras Shamrah per via della diffusa presenza di finocchio selvatico. I ritrovamenti dei reperti di straordinaria fattura sono andati ad arricchire i musei siriani e quello del Louvre. Negli archivi politici della città sono state rinvenute migliaia di tavolette con iscrizioni cuneiformi relative ad avvenimenti del XV-XVII secolo a C. La lingua in cui tali testi sono redatti è, allo stato attuale delle nostre conoscenze, la più antica lingua alfabetica del mondo.
Nella zona non ci sono pietre per costruire le città, pertanto parte di esse sono state trasportate da lontano e sono state usate solo per la base delle mura di solo 1 mt o poco più. Oltre il metro è stato usato fango è paglia essiccati al sole, con il tempo questa parte poi si è frantumata, lasciando a noi solo delle rovine molto basse. Abbiamo girato parecchio vedendo poco, e solo con le descrizioni di Aziz si poteva immaginare lo splendore di questa città.
Alla sera cena presso un ristorante situato di fronte al parcheggio dove finalmente abbiamo gustato un grosso pesce alla griglia con le solite cremine e verdure, tutto molto buono e ben cotto. Anche Schizzo ha avuto la sua parte e l’ha molto gradito.
Una notte tranquilla e fresca, abbastanza da accendere il riscaldamento.

Apamea – Parcheggio del sito

mercoledì 30 aprile 2008

Per una strada bruttissima, stretta, male asfaltata, con curve e controcurve si arriva al parcheggio di un ristorante, dove oltre non si può andare. Tre pulmini ci porteranno al castello del Saladino, su una strada molto più brutta, molto più stretta e molto più ripida e con autisti un po’ folli e scriteriati.
Il castello del Saladino è un castello di origine crociata che si trova a circa 24 km. ad est di Lattakia. Fonti arabe citano per la prima volta una fortezza presso l’attuale cittadina di al-Haffa nel 975, quando l’imperatore bizantino Giovanni I Tzimiskis la strappò agli hamdanidi di Aleppo e ne fece l’avamposto in Siria. Nel 1188 il Saladino mosse da Laodicea e, dopo un bombardamento durato tre giorni, conquistò il castello. Il conte Roberto di Saone, che ne era al momento il proprietario, fu preso prigioniero e portato a Damasco fu giustiziato. E’ sensazionale soprattutto la sua collocazione. Occupa infatti una cresta rocciosa immensa tra boschi con ampia vista sulla costa del Mediterraneo. Si raggiunge percorrendo uno stretto canyon opera dell’uomo. Furono i crociati a scavare il versante della collina a fini difensivi e il luogo venne scelto per la vicinanza con la principale via di comunicazione tra Lattakia ed Aleppo. All’interno del complesso si innalzano edifici bizantini, franchi e islamici. Si riconosce la moschea e l’hamman musulmano, i bagni bizantini e la chiesa dei crociati. Il fossato che lo protegge è profondo 28 mt. e largo 18. A sinistra del fossato esiste ancora la stele che sosteneva il ponte levatoio. Molto bello ed interessante, anche se in parte da ristrutturare, ma la parte visibile è ancora intatta.
Al ritorno ai camper ci viene offerto del gasolio di contrabbando, non più di 20 litri a testa, qualcuno però ne approfitta ed altri resteranno senza.
Ci dirigiamo verso la città di Apamea. Lungo la strada Aziz, ci invita a prendere un the a casa sua, 17 camper in questo paesino creano un certo scompiglio e molta curiosità. Decine di bambini attorniano i nostri mezzi, i genitori e le sorelle di Aziz ci accolgono con grandi sorrisi. La nostra guida ha 11 fratelli (5 maschi e 7 femmine),ed in quella casa tra il verde restano i genitori e due sorelle. Dopo i saluti si riparte.
Lungo il margine orientale della Valle dell’Oronte, circa cinquanta chilometri a nord-ovest dalla città di Hama, ci sorprende una visione di sogno sulla scena di un abbagliante pianoro. Sono le colonne di Apamea, una delle città più nobili e famose del mondo antico. Ci si ferma, si tenta di contarle, ma il calcolo non riesce mai: sono troppe, e non è possibile abbracciarle distintamente con lo sguardo tutte insieme. Sono schierate per due chilometri in due file parallele, perfettamente rettilinee, distanti tra loro poco meno di 40 metri. Poche rovine al mondo sono così grandiose e solenni. Non si può non pensare che quattordici secoli di storia siano passati in un attimo.
Si può ben dire che Apamea sia stata la città dei filosofi. Siamo di fronte a uno dei siti archeologici più importanti del medio-oriente, e, a causa degli scavi ancora in corso, solo una parte della strada colonnata è stata ripristinata. Apamea fu costruita da Seleuco I Nicatore nel 300 a.C. che le diede il nome della moglie di origine persiana. Sulla collina della cittadella, già abitata in epoca preistorica, fu costruita l’acropoli. Alla città fu data una struttura ottagonale tipicamente ellenistica, in seguito mantenuta dai romani e dai bizantini. In breve tempo Apamea divenne uno dei centri più importanti del regno
Parcheggiamo in un piazzale antistante le rovine, Aziz ci accompagna in questa visita assistito inizialmente dal guardiano del sito, che parla perfettamente l’italiano. E’ quasi il tramonto quando riesco a fotografare il sole che discende tra le rovine in uno spettacolo unico.

Park Tir confine turco

giovedì 1 maggio 2008

Alla partenza la polizia ci segnala che in paese c’è un distributore aperto e con la loro presenza ci presentiamo per il rifornimento, ma solo chi non ha avuto i 20 litri la volta precedente, potrà fare il pieno.
Ora si và verso Ebla, ultima città da visitare. Ce ne sarebbe un’altra, chiamata la città morta e qualcuno del gruppo chiede di visitarla, ma il n° 1, pur essendo in anticipo sulla tabella di marcia, rifiuta.
In questo sito di Ebla non ci sono colonnati da ammirare, la città è troppo antica ed era costruita con mattoni crudi che gran parte si sono polverizzati con il tempo, ma fa effetto vedere, anzi, immaginare una città di quelle dimensioni costruita 4500 anni fa. E inoltre, vedendo queste rovine, abbiamo potuto capire l’entusiasmo che provano gli archeologi nella loro ricerca di reperti antichi.
Delusi per aver visto poco e niente di quanto resta di questa grande città, chiudiamo il viaggio in Siria ritornando verso il confine, verso la Turchia.
Lunga trafila al confine siriano, poi ci si avvia per la terra di nessuno verso la Turchia. Sorpassiamo una lunga fila di autotreni fermi senza capirne il perché ma lo capiamo subito quando, dopo una curva, vediamo la strada interrotta da un autoarticolato con il carico di una gru-semovente che si è spostato ed altre tre gru che lo stanno sistemando. Stiamo fermi per circa tre ore perché oltre il mezzo fermo, un’altra colonna in senso inverso è ferma come noi. Vediamo dei camper e poco dopo riceviamo la visita di amici che erano con noi nel viaggio in Egitto l’anno scorso. Scambio di notizie e saluti, regalo a loro le mie taniche vuote, molto utili per i precari rifornimenti in Siria. Durante la sosta forzata ceniamo: tagliatelle al sugo di pesce. Appena terminata si sentono i motori che si rimettono in moto, mi sposto subito al posto di guida e per metà sull’asfalto e l’altra sullo sterrato riusciamo a passare tra i camion in sosta ed i camper dei nostri amici. Raggiungiamo il confine turco dove ci sobbarchiamo le solite lungaggini burocratiche che ci lasceranno liberi solo alle 22.30. Sostiamo al parcheggio Tir dell’andata.

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