Salar de Uyuni e Valle Lunare
località: uyuni, la paz
regione: potosì , la paz
stato: bolivia (bo)
Data inizio viaggio:
martedì 21 giugno 2005
Data fine viaggio:
sabato 25 giugno 2005
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Salar de Uyuni
martedì 21 giugno 2005
La mattina seguente la sveglia è suonata alle sei in punto per dirigerci verso la stazione dei bus. Il viaggio prevedeva uno spostamento in bus sino alla città di Oruru, dalle quale ci saremmo imbarcati in un treno fino ad Uyuni: un totale di più di dodici ore di viaggio, durante il quale più si scendeva verso sud e più scendevano le temperature arrivando davvero a livelli preoccupanti tanto da ghiacciare anche l'umidità presente nei finestrini. Siamo arrivato intorno alle ventitre e scesi a terra ci siamo accorti che faceva davvero molto freddo, abbiamo in fretta recuperato i bagagli e seguito una gentile signorina che ci ha scortati fino all'albergo. Era giunto il momento di farci una doccia e inserirci nel letto ma purtroppo non è stato affatto facile. La stanza non era ovviamente riscaldata e l'acqua della doccia appena tiepida; siamo entrati nei nostri sacchi a pelo e poi sotto le coperte quasi in preda alle convulsioni, cercando di conservarci fino al mattino seguente.
mercoledì 22 giugno 2005
La partenza era prevista alle dieci e per questo ci siamo svegliati con una certa tranquillità e con altrettanta calma abbiamo rifatto gli zaini per poi uscire a fare colazione. E' arrivato il momento di spiegarvi perché ci siamo spinti fino alla città di Uyuni... è proprio da questa città che partono quotidianamente i tour per visitare la più grande salina del mondo per poi spingersi alle coloratissime lagune montane che si trovano ad un'altezza di 4500 metri sul livello del mare. La nostra gita si sarebbe svolta su una jeep 4x4 in compagnia di due belgi e due sloveni senza dimenticare Alejandro il nostro prezioso autista, guida e cuoco. La partenza è stata ritardata di circa un'ora per permettere l'approvvigionamento dei viveri da caricare nella jeep. Caricati anche gli zaini era ora di partire verso nuove avventure: dopo appena mezz'ora di viaggio siamo arrivati all'ingresso della salina... il cielo era terso e il sole picchiava in un sale bianchissimo e rendeva quasi impossibile tenere gli occhi aperti. Indossati gli occhiali da sole e spalmatici una buona dose di protezione solare siamo proceduti verso il cuore della salina fino a raggiungere un albergo interamente costruito con blocchi di sale: la nostra prima meta. Una sosta per ammirare l'interno dell'edificio che conteneva anche gli arredi rigorosamente in sale ed era giunta già l'ora di rimetterci in marcia. Siamo proceduti nell'immensa pianura bianca per un'altra ora: sembrava impossibile come il nostro autista Alejandro potesse orientarsi in quella distesa priva di segnali dove l'orizzonte sembrava non aver mai fine. La nostra prossima tappa è stata la cosiddetta Isola del Pescado, chiamata così per la singolare forma che riproduceva un pesciolino. Giunti nel parcheggio e pagato il biglietto d'ingresso abbiamo iniziato una lenta ascesa verso la sua sommità. Si tratta di una sorta di scoglio in mezzo ad un mare di sale cosparso di giganteschi e spettacolari piante di cactus, la più alta delle quali raggiunge un'altezza di circa dodici metri. Salendo lungo il percorso che ci ha portato a visitare l'Isola del Pescado, ci siamo resi conto, ancor di più se possibile, dell'immensità di questa salina. L'effetto di una prospettiva vista dall'alto rende ancora più spettacolare il panorama di questi luoghi. Discesi fino alla macchina, Alejandro aveva già allestito il nostro pranzo e consumatolo rapidamente ci siamo messi in marcia per la nostra prossima meta: la galaxia. Per raggiungere questo nuovo obiettivo abbiamo macinato ancora parecchi chilometri spingendoci fuori dalla salina in un luogo desertico. La Galaxia è una grotta che è stata recente scoperta e ancor più recentemente aperta al turismo. Al suo interno si possono ammirare una sorta di stalattiti e stalagmiti dalle forme non certo comuni. Più che le solite formazioni calcaree affusolate, questa caverna presenta un soffitto molto più articolato che per certi versi assomiglia a formazioni coralline. Accanto a questa grotta ce ne era un'altra chiamata "Cueva del Diablo", una sorta di cimitero Inca in cui giacevano numerose tombe scavate nella roccia e riportate alla luce dall'instancabile lavoro di sole tre persone che hanno deciso di farne un'attrazione turistica. La visita è stata molto breve, perchè ci aspettavano altre due ore e mezza per raggiungere il paesino dove avremmo passato la notte. In un attimo sono scese le tenebre e ci siamo addentrati nel deserto con la sola luce dei nostri fari e la sapiente guida del nostro autista. Come in ogni deserto che si rispetti tra la luce del giorno e l'oscurità delle tenebre, c'é stata una notevole escursione termica, ma tutto sommato le nostre preoccupazioni sono state in parte placate: il nostro alloggio era costruito ovviamente in blocchi di fango e paglia, che hanno svolto a pieno la loro funzione isolante e hanno permesso di mantenere all'interno dell'abitazione una temperatura accettabile. Dopo aver preso posto nella nostra cameretta, ci siamo riuniti tutti insieme in un salone, dove mani esperte ci avevano preparato una buona cenetta. La serata è trascorsa tra due chiacchiere e qualche bicchiere di cioccolato caldo, in compagnia dei nostri compagni di viaggio. Siamo andati a coricarci molto presto perché la mattina seguente ci saremmo dovuti alzare altrettanto presto.
giovedì 23 giugno 2005
La sveglia è suonata alle 06:00 per andare a visitare un luogo a pochi passi dalla nostra casetta, nel quale erano conservati i resti di alcune tombe e persino di alcune persone mummificate e ancora conservate in ottimo stato, forse merito del clima freddo e secco. Ritornati dalla passeggiata mattutina, ci siamo ritrovati nuovamente tutti insieme per una calda colazione per poi caricare la jeep e partire in direzione della "Laguna Colorada", la nostra prossima stazione di accampamento. Il viaggio si è dimostrato molto lungo e pure accidentato, passando attraverso paesaggi lunari. Durante il percorso abbiamo anche trovato un'altra macchina di turisti in panne: complice l'asprezza del territorio ed il rigido clima, la jeep su cui viaggiavano questi sfortunati colleghi, non ne voleva sapere di ripartire. Per fortuna il nostro autista Alejandro ha risolto anche questo problema, rimettendo in sesto la vettura danneggiata e permettendoci di riprendere il viaggio. Poco dopo ci siamo fermati ad osservare le caratteristiche fumarole di un vulcano ancora attivo, per poi proseguire verso la prima di una serie di lagune dai colori più svariati. Nella prima ci siamo fermati per due ragioni: la prima per la presenza di alcuni fenicotteri che non ostante il clima ingrato persistevano nelle loro attività di pesca; secondo motivo, non certo meno importante, per mettere qualcosa sotto i denti.
Non ci siamo fermati poi molto, perché il tempo scorreva inesorabile e la strada era ancora molto lunga. Siamo passati attraverso paesaggi incredibili, per raggiungere solo nel tardo pomeriggio la nostra meta. Siamo scesi di fretta e furia dalla jeep per posare gli zaini in stanza e dirigerci ad osservare la Laguna Colorada. Dovevamo raggiungere il punto di osservazione prima che calasse il sole, perché è proprio grazie ai raggi solari che la laguna assume una particolare colorazione rossastra, dovuta alla presenza di particolari alghe contenute nelle sue acque. Qui la temperatura era davvero insopportabile: il vento soffiava rabbioso e il nostro naso cominciava a colare senza tregua; le mani perdevano lentamente di sensibilità e le orecchie erano praticamente inesistenti. Secondo la nostra esperta guida la temperatura durante la notte sarebbe scesa fino a -25 ° C. Ovviamente nella nostra stanzina non esisteva il riscaldamento... l'unica consolazione era che questa volta avremmo dormito insieme a tutti i nostri compagni di sventura, con la speranza di riscaldarci a vicenda. Non sapevamo più che fare per combattere il gelo, fino quando fortunatamente è arrivata la cena che con la solita minestrina e dei bollenti spaghetti ci ha riscaldato lo stomaco. Dopo la cena abbiamo trovato persino la forza di giocare a carte, ma non per molto; il generatore elettrico si è spento poco dopo e noi sotto la luce della nostra torcia elettrica ci siamo infilati diretti dentro il sacco a pelo e poi sotto due coperte, senza neanche toglierci i vestiti che avevamo addosso.
venerdì 24 giugno 2005
La sveglia era prevista alle 05:00, ma l'eccessivo freddo l'ha fatta slittare fino alle 06:30: eravamo ancora vivi! Dopo la solita colazione, questa volta quasi congelata, siamo ripartiti per la nuova giornata. La jeep sembrava arrancare a fatica sotto i colpi del freddo, ma alla fine anche lei si è scaldata ed è riuscita ad arrampicarsi fino cinquemila metri sul livello del mare, dove era prevista la nostra prima tappa, per visitare dei suggestivi geyser. Getti di vapore caldissimi, in una vallata ancora congelata, con potentissimi spruzzi che si innalzavano alti verso il cielo. Dopo una passeggiata in mezzo ai caldi vapori, siamo ripartiti per raggiungere una sorgente di acqua caliente. Sembrava incredibile, ma anche a cinquemila metri, con una temperatura da pinguini, sgorgava dalla roccia una gradevolissima acqua calda, della quale abbiamo approfittato per scongelare i nostri piedi di cui avevamo ormai perso la sensibilità. Anche qui la sosta è stata abbastanza breve perché dovevamo arrivare alla mitica Laguna Verde, la tappa più a sud del nostro viaggio, proprio al confine con Cile ed Argentina. In circa un'ora di jeep siamo arrivati a destinazione: forse giunti alla laguna un pò troppo presto, era ancora completamente congelata e purtroppo non abbiamo potuto apprezzare a pieno il suo caratteristico colore verde smeraldo... poco male, era ugualmente affascinante! Anche questa volta non avevamo a disposizione moltissimo tempo per godere del panorama: dovevamo ritornare ad Uyuni perché i nostri compagni di viaggio dovevano prendere un autobus nel tardo pomeriggio. Ci aspettavano quasi nove ore di rally tra il deserto per ritornare al campo base, intramezzate solamente da una veloce pausa pranzo in un paesino fantasma e da un veloce ristoro in uno sparuto raggruppamento di case vicino ad Uyuni. Arrivati intorno alle 18:00, abbiamo salutato i nostri compagni di avventura e siamo andati a scaldarci lo "stomachino", con una meritata cioccolata calda. Gli accordi del nostro tour prevedevano il ritorno nella salina, dove avremmo dovuto trascorrere l'ultima nottata in un albergo interamente costruito in sale. Avevamo già fissato l'appuntamento con il nostro autista ed alle otto siamo partiti da Uyuni per raggiungere il nostro obiettivo. Dopo un viaggio di mezz'ora nel buio totale siamo arrivati di fronte all'hotel, che però, con nostro grande stupore e disapprovazione, era completamente chiuso. Chiesto al nostro buon autista che fare, siamo tornati in città per trascorrere l'ultima nottata nel freddissimo albergo che ci aveva ospitato al nostro arrivo. Non era il modo migliore per concludere un tour ricchissimo di contenuti, ma purtroppo non c'erano alternative. Consumata una mediocre cena compresa nel tour, ci siamo diretti sconsolati verso la nostra abitazione per cercare di dimenticare l'accaduto.
sabato 25 giugno 2005
Il giorno seguente avremmo potuto prendere il treno che ci avrebbe riportato a La Paz solamente in tarda serata... ci rimaneva un intero giorno da trascorrere ad Uyuni. La piccola cittadina non offriva un gran ché e complice la rigida temperatura, abbiamo trascorso quasi l'intera giornata nel minuscolo ufficio dell'agenzia turistica, dove abbiamo approfittato per portare avanti il nostro "duro" lavoro di aggiornamento web page.
Il tempo vola quando ti diverti ed in un attimo è arrivata l'ora di cenare. Per tirarci un pò su il morale, ci siamo diretti in uno dei più carini e caldi locali del paese, che abbiamo poi scoperto essere di proprietà di una ragazza che ha sposato un nostro concittadino: come è piccolo il mondo!
A pancia piena siamo tornati in agenzia e ci siamo spaparanzati sulle poltrone dove siamo pure riusciti a schiacciare un pisolino. Svegliatici giusto in tempo abbiamo pigliato il treno dove abbiamo provato a riprendere il sonno interrotto, ma non con troppo successo.
domenica 26 giugno 2005
Siamo arrivati a Oruru la mattina seguente, dove senza perdere tempo ci siamo imbarcati in un bus che ci ha condotto fino alla Capitale. Arrivati a La Paz sensibilmente provati dal viaggio, siamo ritornati nello stesso hotel israeliano che ci aveva ospitato al nostro arrivo. Stanchi morti abbiamo passato il resto della giornata a riposarci. Il giorno seguente lo abbiamo utilizzato per esplorare la città. Come al solito iniziando dalla piazza principale, ci siamo pian piano allargati alle vie adiacenti fino a circoscrivere un perimetro sufficientemente grande per capire la struttura urbana. Oltre alla piazza principale, in cui sorge l'immancabile cattedrale, siamo rimasti particolarmente colpiti dalla frenetica vita che caratterizza questa città, soprattutto nell'immancabile zona del mercato. Abbiamo trascorso quasi tutta la giornata immersi nella folla, tra bancarelle e piccoli bar fino a quando si è fatta sera. Una consueta cena consumata nel solito ristorante dell'albergo e poi ci siamo diretti verso la nostra stanzina per cercare di addormentarci il prima possibile.
Valle Lunare
martedì 28 giugno 2005
Il piano per il giorno successivo recitava: "Valle della Luna". Si tratta di una zona situata non troppo distante dal centro cittadino, nella quale era possibile ammirare un particolare panorama fatto di enormi formazioni terrose, modellate in maniera spettacolare dall'instancabile lavoro di Madre Natura. Lo scenario non era in effetti molto distante da quello che uno si immagina quando si parla della Luna: è proprio per questo che si chiama "Valle della Luna"! Svegliatici di buon'ora abbiamo pigliato il primo bus utile e ci siamo immersi nell'esplorazione della valle. La visita è durata quasi due ore, sotto un sole cocente, che per la prima volta dal nostro arrivo in Bolivia, ci ha permesso di togliere le felpe. Siamo ritornati in albergo nel tardo pomeriggio, per farci una doccia ed andare a consumare quella che sarebbe stata la nostra ultima cena in Bolivia.
mercoledì 29 giugno 2005
La mattina seguente un aereo (in realtà più d'uno), ci avrebbe portato dal freddo andino al caldo caraibico. E così, svegliatici intorno alle cinque, abbiamo caricato i bagagli e ci siamo diretti verso l'aeroporto per svolgere le solite pratiche d'imbarco... dopo poco eravamo già in volo con destinazione Caracas, Venezuela!