La foresta Amazzonica
località: manaus
regione: amazzonia
stato: brasile (br)
Data inizio viaggio:
domenica 14 agosto 2005
Data fine viaggio:
venerdì 19 agosto 2005
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Manaus
domenica 14 agosto 2005
Lasciato Bogotà la nostra prossima destinazione era Manaus, una grande metropoli nel mezzo della foresta amazzonica. Causa l'assenza di un volo diretto siamo dovuti dirigerci prima a São Paulo e da lì prendere un altro volo per ritornare indietro fino a Manaus: un tragitto assurdo che ci è costato quasi un giorno d'aereo. Finalmente arrivati a destinazione, appena scesi dal veivolo siamo stati travolti da un caldo umido che ci è entrato fin nelle ossa; come se non bastasse appena usciti dalla dogana siamo stati travolti anche da un miliardo di tour operator che ci offrivano emozionanti avventure nella giungla. Dopo averne dribblati alcuni siamo stati catturati da Sandro, un minuscolo brasiliano che parlava italiano e che, da buon venditore, continuava incessantemente a proporci un sacco di alternative per visitare la selva. Alla fine, sempre in compagnia del nuovo nostro amico, ci siamo fatti scortare in città e più precisamente in un albergo che naturalmente Sandro conosceva bene con la promessa di incontrarci nel suo ufficio il giorno seguente. Manaus la possiamo definire a tutti gli effetti una cattedrale nella giungla visto che dopo di lei, per incontrare un'altra città degna di questo nome, bisognava raggiungere Belem nella costa. Ci trovavamo in uno dei più grandi centri industriali dell'intero Brasile sorto lungo le rive del Rio delle Amazzoni, città portuale per eccellenza in cui hanno le sede le maggiori multinazionali. Era già tardo pomeriggio e così disfatti i bagagli siamo andati a bere qualcosa nel primo bar dietro l'angolo. Vista l'ora ormai tarda abbiamo pensato di anticipare l'incontro con Sandro nel giorno stesso in modo da avere l'intera domenica libera. Neanche il tempo di entrare nel fatiscente ufficio di Sandro ed eravamo già immersi di fotografie, cartine geografiche e lettere di raccomandazioni che turisti soddisfatti avevano fatto per il nostro amico. Le trattative sono state serrate prima di tutto perché il tempo a nostra disposizione era poco; secondo, non meno importante, perché i soldi a nostra disposizione erano davvero limitati. L'accordo finale comprendeva un tour di tre giorni in una zona della foresta amazzonica sconosciuta ai turisti per un costo complessivo di sessanta dollari a persona a giorno: prezzo apparentemente spropositato ma che se paragonato all'offerta degli altri tour operator sembrava veramente vantaggioso. Alla fine delle nostre contrattazioni è giunto in ufficio Fernando, un giovane collaboratore di Sandro, il quale ci ha chiesto se volevamo passare il sabato sera con lui in una festa che si sarebbe tenuta poco fuori città. Non ce lo siamo fatti ripetere due volte e abbiamo accettato la proposta: dopo una rapida doccia eravamo già in strada per dirigerci verso il party. Abbiamo raggiunto la destinazione con un autobus; la festa non era in un locale preciso ma si sviluppava in un ampio spazio all'aperto dove c'era un famoso gruppo musicale di Manaus che suonava dal vivo la più classica delle sambe. Il party era affollata di persone e l'atmosfera particolarmente divertente ci ha trattenuti fino al mattino ragion per cui il giorno seguente ci siamo svegliati a pomeriggio inoltrato. Usciti per mettere qualcosa sotto i denti sembrava di essere in una città fantasma: non una persona, non un locale aperto, neppure una macchina, solamente qualche ratto che attraversava la strada. In un'atmosfera desolante dopo una lunga ricerca abbiamo incontrato dei venditori ambulanti di spiedini che per una cifra irrisoria ci hanno permesso di riempirci la pancia. Ritornati al nostro hotel era ora di preparare lo zaino per il giorno seguente: non c'era stato concesso di portare le nostre borse perché troppo grandi così abbiamo raggruppato tutto l'indispensabile per la nostra sopravvivenza in un unico zainetto.
lunedì 15 agosto 2005
In mattinata dopo un abbondante colazione abbiamo incontrato Marcelo, colui che sarebbe stata la nostra guida nei prossimi tre giorni. Entrati subito in confidenza con il simpatico Marcelo ci siamo diretti verso il secondo porto di Manaus per salire su una piccola barchetta a motore che ci ha fatto attraversare il grande Rio delle Amazzoni. Nel mezzo del tragitto ci siamo soffermati ad ammirare l'incontro tra i due fiumi; trattasi del rio preto e del rio branco che congiungendosi proprio in questa parte dell'Amazzonia mantengono distinte le loro acque così differenti per temperatura, acidità, altezza, densità e soprattutto (in quanto è l'unica cosa che si nota ad occhio umano) il colore. Dopo le solite foto di rito abbiamo proseguito la navigazione e siamo giunti sino all'altra sponda dove imbarcatoci in un furgoncino abbiamo percorso parte della strada Transamazzonica fino al raggiungimento di un enorme ponte. Lì ci aspettava un'altra barca di dimensioni molto più ridotte, poco più di una piroga, equipaggiata con un minuscolo motore a braccio lungo, ideale per farsi strada tra le insidiose acque di diversa profondità. Sistemati armi e bagagli nella piccola piroga siamo proceduti con il favore della corrente fino alla prima tappa: una casa galleggiante che oltre a fornire amache per trascorrere la notte era anche l'ultimo punto di rifornimento viveri ed acqua. Dopo uno scalo di circa mezz'ora abbiamo intrapreso un lungo percorso di più di due ore, scivolando sempre più nel cuore della foresta ed avvistando per la prima volta nella nostra vita i delfini rosa che insieme a quelli grigi costituiscono le uniche specie di delfino di fiume. Accompagnati per un tratto del tragitto da questi nuovi amici abbiamo finalmente raggiunto la casa della nostra seconda guida: Luis, un nativo che viveva con la sua famiglia allargata (molto allargata) in una capanna di legno e paglia costruita in una piccola insenatura naturale del fiume che stavamo percorrendo. Luis, che in seguito abbiamo soprannominato uomo lupo a causa dei suoi modi rudi e del folto pelo che gli spuntava in tutto il corpo, sarebbe stato la guida della guida, data la sua immensa esperienza maturata in una vita trascorsa nella giungla. Fatti gli onori di casa e conosciuti gli innumerevoli marmocchi che vi abitavano siamo stati invitati a pranzo per assaggiare degli immensi pescioloni pescati nel fiume stesso e cucinati in una specie di griglia sorretta da grandi pietre (unico modo di cucinare a disposizione della famiglia). Subito dopo pranzo ci è stata assegnata un'oretta in cui avremmo dovuto schiacciare un pisolino, cosa rivelatasi impossibile a causa dei fanciulli che come mosche continuavano a ronzarci minacciosamente attorno. Scampati dalle grinfie dei bambini ci siamo nuovamente imbarcati nella piccola piroga caricando insieme a noi delle canne di bambù con appesa una lenza: la nostra missione era quella di procurarci la cena andando a pescare i famigerati piranha. Missione compiuta visto che in poco tempo siamo riusciti a racimolarne più di una dozzina. Girata la piroga ci siamo diretti verso l'incrocio tra tre fiumi, uno dei punti più profondi in cui era nuovamente possibile assistere allo spettacolo offerto dai delfini rosa. Il sole tramontava, la luce calava ed erano in agguato le temutissime zanzare che, nell'ambiente in cui ci trovavamo, andavano a nozze con le nostre caviglie scoperte. Tornati alla casa dell'uomo lupo ci siamo nuovamente intrattenuti con i marmocchietti mentre le donne preparavano la cena: la nostra serata non sarebbe finita lì, ci aspettava una caccia notturna allo jacaré (nome con cui vengono identificati i numerosi coccodrilli che popolano le lagune del fiume). E così è stato, con l'uomo lupo seduto a prua munito di un lunghissimo arpione, siamo partiti scivolando tra le tenebre alla caccia dello sfortunato alligatore. La tecnica per catturare questi fossili viventi è molto semplice: basta fare molto silenzio e con una torcia elettrica illuminare lo specchio d'acqua fino a che non si vedono comparire dei puntini rossi; quei puntini rossi sono gli occhi della preda che quasi ipnotizzata dalla luce non tenta neppure la fuga. Sfortunatamente per noi e fortunatamente per gli alligatori la serata non è stata proficua, solamente un piccolo di alligatore che l'uomo lupo ha catturato a mani nude e prontamente liberato. Stanchi morti e attanagliati dalle zanzare siamo tornati verso casa per montare le amache nella più completa oscurità e schiacciare un meritato pisolino.
martedì 16 agosto 2005
La mattina seguente siamo stati svegliati alle cinque dai bambini che andavano a scuola e fatta colazione siamo nuovamente risaliti nella piroga per addentrarci ancora di più nel cuore della foresta amazzonica dove avremmo trascorso la prossima nottata. Il percorso si è dimostrato assai tortuoso e difficile, passando tra acque bassissime, tronchi spezzati, erbe taglienti ed una foresta selvaggia più volte abbattuta dall'uomo lupo a suon di machete. Giunti a destinazione è iniziata la costruzione dell'accampamento: utilizzando alcune speciali cortecce le nostre guide hanno ricavato delle resistenti funi con le quali abbiamo legato insieme alcuni pali per costruire un tetto sotto il quale passare la notte. Terminate le operazioni di preparazione dell'accampamento siamo partiti tutti insieme per una escursione nella fitta giungla con la speranza di poter ammirare qualche animale selvatico: si vociferava della presenza di anaconda, giaguari e bradipi oltre alle innumerevoli e variopinte specie di uccelli che dovevano affollare la foresta. In realtà di tutto questo noi non abbiamo visto nulla se si esclude la presenza di qualche tucano e ara giganti sulle cime degli alberi. Una cosa era certa, la foresta era impenetrabile e se non fosse stato per l'abile machete dell'uomo lupo non ci saremmo mossi di un solo passo. Tornati al campo base perché sorpresi da un accenno di pioggia, abbiamo acceso il fuoco per preparare la cena a base di riso, farina di manioca ed un pollo sapientemente infilzato in un bastone e rosolato naturalmente sopra la fiamma viva. Consumata la cena alle cinque del pomeriggio, la giornata non prevedeva altre attività fino alle due della mattina successiva quando l'uomo lupo ci avrebbe nuovamente condotto a caccia di jacaré. Abbiamo trascorso così nove ore distesi nelle nostre amache anch'esse avvolte in un inutile zanzariera aspettando le due del mattino. Questa battuta di caccia si è rivelata ancora meno proficua della precedente dal punto di vista delle catture ma più emozionante per i paesaggi e per la luna piena che si specchiava nelle scure acque del rio.
mercoledì 17 agosto 2005
La mattina seguente, disfatto l'accampamento, eravamo ancora a bordo della nostra piroga per addentrarci in un ramo morto del fiume dove secondo la nostra guida sarebbe stato particolarmente facile avvistare animali selvatici. Anche questa volta nulla di fatto se si escludono i soliti rumorosissimi pappagalli che svolazzavano tra le fronde degli alberi; era giunta l'ora di ritornare all'abitazione dell'uomo lupo in quanto nel tentativo di avvistamento avevamo perso più tempo del previsto. Nella via del ritorno ci siamo soffermati a visitare una scuola che raggruppava tutti i bambini delle vicinanze e dopo qualche foto di rito abbiamo ripreso il nostro viaggio. Non abbiamo nemmeno avuto il tempo di pranzare e salutare adeguatamente tutta la famiglia in quanto alle cinque di pomeriggio dello stesso giorno dovevamo già essere di ritorno al porto di Manaus. Congedato l'uomo lupo siamo risaliti in barca e a motore spiegato abbiamo fatto rotta verso il ritorno. Sarà; forse per l'eccessiva foga con cui la nostra guida conduceva la piroga, sta di fatto che giusto in mezzo all'immenso fiume il motore ha cominciato a fare i capricci e da li a poco si è; spento costringendoci ad una sosta forzata per riparare il danno arrecato e ripartire più veloci di prima. La riparazione purtroppo era solo provvisoria ed arrivati alla stessa casa galleggiante nella quale all'andata avevamo fatto i rifornimenti, ci siamo trasferiti in una nuova barca in compagnia di altri turisti, lasciando la nostra piroga ormeggiata lì. Dopo un'ora di lenta risalita controcorrente abbiamo raggiunto il punto d'attracco, il solito ponte dal quale era cominciato tutto e da lì pigliato un furgoncino siamo arrivati fino al grande Rio delle Amazzoni che abbiamo attraversato fino a raggiungere il porto di Manaus. Ringraziato e congedato la nostra guida Marcelo siamo ritornati in albergo per farci una doccia e curarci le innumerevoli ferite procurateci dalle zanzare assassine. Il giorno seguente abbiamo fatto un giretto per la città, nel suo mercato principale questa volta affollato di persone. Non abbiamo fatto molto altro perchè ancora stavamo scontando la batosta di tre giorni passati nella selvaggia giungla. L'indomani era già ora di abbandonare l'Amazzonia alla volta di São Paulo per iniziare la nostra esplorazione nella costa brasiliana.