Rio de Janeiro
località: rio de janeiro
regione: rio de janeiro
stato: brasile (br)
Data inizio viaggio:
giovedì 1 settembre 2005
Data fine viaggio:
lunedì 5 settembre 2005
Condividi questo articolo se ti è piaciuto...
Rio de Janeiro
giovedì 1 settembre 2005
Siamo giunti alla stazione di Rio alle quattro del mattino di un cupo giovedì di settembre, ancora assonnati e consapevoli di non poterci muovere di lì per almeno tre ore; non ci restava altro che parcheggiarci sul pavimento e aspettare le prime luci dell'alba per iniziare la ricerca di un alloggio. Dopo tre interminabili ore ci siamo imbarcati in un taxi per raggiungere un ostello che avevamo scelto pochi giorni prima smanettando in internet. In venti minuti abbiamo raggiunto Botafogo, il quartiere dove era localizzata la nostra futura residenza. Al suo esterno l'ostello non presentava nessuna insegna e non è stato semplice individuarlo ma alla fine, anche grazie ad una buon'anima che passava lì di fronte, siamo riusciti a trovare il portone d'ingresso ed il relativo campanello. Siamo stati accolti da un tiepido ed insolito "welcome" rivoltoci da una ragazza che tutto sembrava tranne una brasiliana. Gli unici letti disponibili erano in un dormitorio da venticinque persone ma visto le nostre condizioni fisiche non ce la sentivamo di certo di andare alla ricerca di un nuovo ostello; abbiamo accettato nostro malgrado l'offerta e siamo crollati nei materassi. Nel primo pomeriggio, riposati e recuperate le energie, ci siamo diretti verso Copacabana per visitarne la mitica spiaggia e per cercare un altro ostello. Tutto sommato quello che ci offriva il mercato non si discostava molto da quello che già avevamo, ragion per cui abbiamo deciso di non cambiare ostello. Un cielo cupo e nuvoloso non è riuscito a frenare il nostro entusiasmo alla vista di Copacabana ed in particolare della sua immensa spiaggia, una lunga fascia di sabbia battuta dalle onde oceaniche e piena zeppa di artisti del pallone. La giornata era ormai finita e ripresa la metropolitana siamo tornati in ostello per prepararci alla cena, l'intenzione era quella di dirigerci nuovamente a Copacabana per sgranocchiare qualcosa ma soprattutto per vedere il quartiere di notte, i suoi famosi locali e piccoli bar lungo la spiaggia. Ci siamo diretti verso il lungomare ed abbiamo iniziato un'interminabile passeggiata per soffermarci tra i mercatini in cerca di qualche souvenir.
venerdì 2 settembre 2005
Anche il giorno successivo le condizioni meteorologiche continuavano a voltarci le spalle e le nuvole persistevano a soggiornare sopra la baia, ma non è bastato per scoraggiarci: l'obiettivo di giornata era quello di procurarci tutte le informazioni necessarie per acquistare un "passeio por Rio", uno di quei tour turistici che ti permettono in una sola giornata di visitare le maggiori attrazioni della città. Detto fatto siamo stati fermati in spiaggia da un simpatico signore che volantino alla mano ci proponeva proprio quello che stavamo cercando ed in men che non si dica eravamo seduti al tavolo della sua agenzia per discutere i dettagli. L'offerta era decisamente allettante: otto ore gironzolando per Rio, tra il Pao de Açucar e il Corcovado, il Maracanà e il Sambodromo, tra Flamengo e Botafogo e molto, molto altro. Accordatoci su prezzi ed orari ci siamo congedati: il giorno successivo alle ore nove sarebbe cominciato il nostro tour per Rio.
sabato 3 settembre 2005
La mattina seguente siamo stati accolti dalle solite nuvole che ci hanno fatto dubitare sulla possibilità di posticipare il tour ad un altro giorno ma chiamata l'agenzia, la nostra guida ci ha assicurato che il tempo sarebbe migliorato e noi come farlocchi ci abbiamo creduto. Saliti in pulmino abbiamo conosciuto i nostri compagni di viaggio: due colombiani, un'allegra famigliola equadoregna e un'altra coppia sudamericana di cui noi siamo riusciti ad identificarne la nazionalità. Giusto il tempo di salire a bordo ed eravamo già in viaggio per lo stadio Maracanà, il tempio del calcio brasiliano purtroppo visitabile solo in parte in quanto chiuso per restauri. Dopo le foto di rito a fianco alle impronte dei campioni della Seleçao ci siamo diretti verso il Sambodromo, una struttura maestosa fatta di grandi gradinate che sovrastano una via principale sulla quale nel periodo del carnevale si scatena la follia brasiliana; certo vederlo vuoto è un'altra cosa ma con un pò di immaginazione non difficile credere alle immagini che ogni anno ci propone la televisione su questo luogo. Dal Sambodromo, passando per Botafogo e Flamengo, ci siamo diretti poi verso il centro economico per visitare l'immensa cattedrale metropolitana una struttura di recente costruzione e di discutibile fascino. Abbiamo lasciato il centro accompagnati da un insistente pioggerellina per dirigerci nuovamente verso Copacabana dove avremmo pranzato in una classica churrascaria. Il pranzo è stato particolarmente buono ed abbondante soprattutto se consideriamo che era incluso nel prezzo. A pancia piena siamo risaliti nel furgoncino per raggiungere uno dei luoghi più caratteristici di Rio de Janeiro: il Pao de Açucar. Per tutti quelli che non lo sapessero il Pao de Açucar è un monte dalla forma molto particolare che domina la baia di Rio e nel quale è possibile salire in cima attraverso una funicolare. Dopo pochi minuti la nostra guida ci aveva procurato il biglietto e dopo qualche minuto d'attesa abbiamo iniziato l'ascesa al monte con una tappa intermedia in una piccola collina che precede il Pao de Açucar. Ripigliata la funicolare in cinque minuti eravamo a destinazione: Rio dall'alto è uno spettacolo che ti entra dentro e non ti lascia più. Nonostante la giornata tutt'altro che soleggiata, è stata un'esperienza indimenticabile; dando le spalle all'oceano era possibile vedere alla nostra sinistra Ipanema e Copacabana, di fronte a noi la spiaggetta di Botafogo e spostandoci ancora più a sinistra il lungomare di Flamengo. Purtroppo il tempo a nostra disposizione non è stato molto ed in un attimo era già ora di scendere e ripigliare il furgoncino per salire questa volta fino al Cristo Redentor. Nel tragitto abbiamo attraversato e ci siamo anche fermati nella rigogliosa foresta di Tijuca per una foto di rito. Era tempo di giungere al Cristo Redentor, cosa che si è dimostrata più lunga del previsto, attraversando strette stradine che sembravano inghiottite dalla foresta ed immerse tra le nuvole, con una pendenza da far impallidire il migliore dei ciclisti. Alla fine però il nostro furgoncino ci ha portato a destinazione: messi i piedi a terra ci siamo accorti immediatamente di come la temperatura si fosse bruscamente abbassata e complice il forte vento ci siamo stretti le braccia intorno al corpo nel tentativo di scaldarci. Tre rampe di scale ed un ascensore ci separavano dall'immensa opera in marmo posizionata proprio nella cima estrema del monte Corcovado a protezione della città. Finalmente in cima siamo rimasti nuovamente senza parole non tanto per la statua, che certamente è immensa, quanto piuttosto per il colpo d'occhio che si poteva godere da lì in cima. Forse ancora più spettacolare del panorama che avevamo goduto dal Pao de Açucar perché da qui la baia era percepibile nella sua interezza ed immensità: stavamo ammirando una delle più belle città incontrate nel nostro viaggio... senza parole! Anche in questo luogo non abbiamo potuto soffermarci molto tempo complice il freddo ma soprattutto le tenebre che stavano scendendo nella città. Il nostro tour era finito e risaliti nel pulmino siamo stati ricondotti sin davanti a casa nostra, dove tutto era iniziato.
In serata l'ostello aveva organizzato un'uscita collettiva per un pò di divertimento alla brasiliana e noi abbiamo preso l'occasione al volo; lavati e profumati ci siamo ritrovati con i nostri coinquilini al bar e dopo due chiacchiere ecco arrivare quattro taxi: la serata aveva preso il via. Sotto il costante occhio di Tracy, una delle numerose persone che lavorano all'ostello, abbiamo raggiunto il quartiere di Lapa dove musica assordante e una marea di gente riempivano la strada: coinvolgente! Non è facile descrivere l'atmosfera che si respirava, ci siamo mossi per la via principale cercando di farci strada tra la folla che si dimenava a ritmo di samba e caipirinha per poi arrivare dall'altro lato della strada dove, sotto un ponte, un gruppo improvvisato armato di tamburi, coperchi di pentole, birinbao e qualsiasi altra cosa potesse produrre un suono stava suonando delle samba. Tutti sembravano in preda ad un trans collettivo e continuavano a ballare senza sosta in mezzo alla strada tra le bancarelle che offrivano cocktails di ogni genere; era uno spettacolo senza precedenti un delirio collettivo finalizzato al divertimento ed anche noi, accantonato ogni pensiero relativo alla pericolosità del luogo, siamo entrati a farne parte. Dopo aver girovagato a destra e a manca tra le strade straripanti di persone abbiamo deciso di infilarci in uno dei numerosi locali uscendone solamente alle prime luci dell'alba.
domenica 4 settembre 2005
La mattina seguente ci siamo svegliati in compagnia di un inconsueto sole e non ci siamo fatti scappare l'occasione di andare a trascorrere la giornata in spiaggia, ma non in una spiaggia qualsiasi, eravamo a Copacabana. Messi i piedi nella sabbia ci siamo immediatamente resi conto che la spiaggia era affollata di persone e non sarebbe stato facile trovare uno spazio per appoggiare i nostri asciugamani. Ci siamo crogiolati al sole per un paio d'ore dopodiché presi dai morsi della fame siamo andati verso un "lanchonette", una specie di chiosco, per concederci uno spuntino. A pancia parzialmente piena abbiamo fatto ritorno alla base dove la televisione stava trasmettendo una partita della Seleçao, tutti erano incollati ai teleschermi nonostante il Brasile conducesse per 4 a 0: fedelissimi! Per festeggiare la qualificazione ai mondiali i proprietari dell'ostello avevano ben pensato di organizzare una festa invitato ovviamente tutti gli ospiti, noi compresi. Noi però abbiamo deciso di disertare la festa e di andare insieme ad altri coinquilini a mangiare qualcosa tutti insieme. Con noi c'era anche Alex, un ragazzo di San Francisco che ci ha raccontato una cosa sconvolgente: anche lui la sera precedente era andato a festeggiare a Lapa, nelle stesse strade affollate di gente in cui anche noi ci eravamo immersi ed era stato testimone di una sparatoria in cui era stata uccisa una persona. Nella stessa strada in cui noi stavamo passeggiando poco prima, si era scatenato un inferno: fortunatamente noi eravamo già all'interno in un locale. Alex ha detto che la cosa che più lo ha sconvolto non è stata tanto la visione di una persona morta, quanto l'indifferenza della gente che invece di prestare soccorso continuava a farsi gli affari suoi. Alex si è anche rivolto in prima persona alle forze dell'ordine per sollecitarne l'intervento ma l'unica risposta che ha avuto è stata anche in questo caso indifferenza. Abbiamo deciso di scrivere anche di questo episodio in modo che tutti i lettori intenzionati a recarsi in Brasile siano consapevoli che fatti del genere possono accadere in qualsiasi momento: non è detto che debbano accadere, ma quando meno te lo aspetti tutto può succedere: attenzione!
Un pò sconvolti dall'aneddoto abbiamo concluso in sordina la serata e dopo quattro chiacchiere siamo ritornati in ostello e dritti a letto.
lunedì 5 settembre 2005
Il giorno seguente sarebbe stato l'ultimo che avremmo trascorso nella meravigliosa città di Rio de Janeiro e abbiamo deciso di spenderlo passeggiando per il centro. Accompagnati dalle solite nuvole ci siamo spinti fino ad un deserto centro cittadino attraversando alcune piazze e soffermandoci ad ammirare alcune chiese (di poco rilievo), fino a raggiungere il teatro comunale. L'escursione non è durata molto ma tutta rigorosamente a piedi, cosa che ci ha provato profondamente e ci ha portato alla decisione di rincasare abbastanza presto per una doccia e un pò di sano riposo. La mattina seguente abbiamo fatto gli zaini, pagato i debiti e saliti in un taxi per arrivare fino alla stazione degli autobus: la nostra meta era Buzios un caratteristico paesino di mare, famosa localià turistica frequentata da vip e dagli stessi brasiliani.