Arequipa, diario di viaggio

località: arequipa
stato: peru' (pe)

Data inizio viaggio: domenica 5 giugno 2005
Data fine viaggio: mercoledì 8 giugno 2005


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Arequipa

domenica 5 giugno 2005

Abbiamo lasciato la stazione di Lima in serata per imbarcarci in un bus notturno che in circa dodici ore ci avrebbe condotto alla "Città Bianca", Arequipa. Il viaggio che si preannunciava confortevole, è stato turbato da un episodio di vandalismo che abbiamo subito all'incirca dopo tre ore dalla nostra partenza. Qualche delinquente ha ben pensato di tirare un masso sul finestrino del bus, mandandolo in frantumi e disseminando schegge di vetro in tutto il veicolo. Il viaggio si è improvvisamente trasformato in un inferno. L'autista non si poteva certo fermare in mezzo al nulla, con il rischio di essere attaccati nuovamente. La soluzione è stata quella di proseguire fino alla città di Nazca, dotata di una buona stazione "fortificata". La cosa drammatica è che durante la notte faceva un freddo cane e l'aria gelida continuava ad entrare dal finestrino rotto. A dire il vero anche dopo la fermata alla stazione di Nazca, le cose non sono migliorate moltissimo: l'autista ha sistemato alla bene e meglio un pezzo di compensato per tappare la falla... tentativo disperato!

Nonostante questa disavventura siamo arrivati sani e salvi (un po' infreddoliti) a destinazione. Accolti alla stazione, siamo stati trasportati fino all'albergo dove abbiamo sistemato i bagagli per dirigerci poi verso il centro cittadino e fare colazione. L'albergo era sopra ogni aspettativa, con un servizio di prim'ordine, almeno rispetto a quello cui eravamo abituati. Anche la città di Arequipa si è rivelata molto piacevole, con un centro storico costruito interamente con una tipica pietra bianca, scavata da dei giacimenti circostanti. Dopo un breve giro nella piazza principale siamo ritornati a goderci il lusso inatteso della nostra abitazione, dove c'era persino la tv via cavo!
Presi dall'entusiasmo ci siamo persino dimenticati della cena ma in compenso ci siamo concessi una lunghissima ed interminabile doccia bollente per riscaldarci dal clima che soprattutto nella notte si faceva particolarmente rigido.

Per il giorno seguente avevamo pensato di recuperare le forze spese durante il lungo viaggio e così, svegliatici non troppo presto, ci siamo diretti al piano inferiore del nostro albergo per fare una lauda colazione. Cominciavamo davvero a pensare che questa volta i nostri soldi li avevamo spesi davvero bene, acquistando un tour con i contro fiocchi.
Dopo la colazione ci siamo nuovamente diretti verso Plaza de Armas (la piazza centrale), ma senza prenderci troppo sul serio, girovagando senza meta per le vie del centro, consapevoli che stavamo vivendo un giorno di assoluto relax. Andati a cenare in un localino nel centro città siamo rincasati presto in quanto per il giorno successivo avevamo in programma un'escursione di due giorni al canyon del Colca.

Monastero di Santa Catalina

domenica 5 giugno 2005

Il giorno seguente ci siamo svegliati con comodo, riposati e pronti per l'ultimo obiettivo che ci rimaneva in città: il monastero di Santa Catalina. Più che di un monastero si tratta di una piccola cittadina autonoma, costruita ancor prima della città stessa di Arequipa per ospitare delle monache di clausura. Come già detto il monastero è davvero immenso e la visita si è rivelata molto interessante. E' stato possibile ammirare le antiche celle in cui le monache trascorrevano la loro vita, gli antichi bagni e le antiche cucine. Ma la cosa davvero sorprendente del monastero sono i colori: si tratta di colori a pastello molto vivaci che spaziano dal giallo coloniale all'azzurro terso dando all'austerità dell'ambiente un tocco di vita.
Siamo usciti dal monastero che già calavano le tenebre e con loro terminava anche la nostra permanenza ad Arequipa.

Dopo la solita doccia bollente e un ottima cenetta siamo ritornati in hotel per preparare gli zaini: l'indomani saremmo partiti alle dieci del mattino in vista di Cuzco.

Canyon del Colca

lunedì 6 giugno 2005

Il giorno successivo di mattina buon ora ci siamo imbarcati in un furgoncino che insieme ad altre persone, tra cui una coppia di italiani, ci avrebbe portato a visitare il canyon più alto del mondo. Abbiamo iniziato ad allontanarci dalla città di Arequipa attraverso tortuose stradine che si arrampicavano sulla deserta Cordigliera Andina. Per raggiungere la fertile valle del Colca avevamo di fronte a noi quattro ore di viaggio e soprattutto un ostacolo naturale non indifferente: un passo montano che svettava fino ad un'altezza di 4910 metri sul livello del mare. Grazie ai suggerimenti della nostra guida Bernarda ci eravamo attrezzati per combattere il mal d'altura: caramelle al limone contenenti grosse quantità di zucchero e le famosissime "foglie di coca" che costituiscono un rimedio naturale per la regolazione della pressione arteriosa. Dopo una prima parte di percorso sviluppatosi su strada asfaltata, una volta superato il passo, a 4910 metri di altezza, la strada si è trasformata in una sorta di sentiero sterrato pieno di buche dossi e altre asperità. Ci siamo concessi una tappa nel momento più critico della nostra ascesa per gustare un caldo tè, rigorosamente di foglie di coca, il quale ci ha dato la forza per risalire in furgoncino e proseguire verso la meta. Per tutta la lunghezza del percorso siamo stati accompagnati dalla presenza di una serie di animali tipici di queste zone: soprattutto lama e alpaca ma anche vicuna e i rarissimi e quasi estinti guanaco... uno spettacolo!
Finalmente dopo quattro ore di viaggio abbiamo iniziato ad intravedere la verde valle del Colca ed in un attimo eravamo già a Chivay, la cittadina che la nostra guida aveva scelto per trascorrere la notte. In particolare ci siamo diretti in un hotel appena fuori dal centro, situato ai piedi di una montagna e costruito interamente in mattoni di "adobe". L'adobe, per chi non lo sapesse, è una mescola di fango e paglia caratteristica di tutte le costruzioni andine con l'importante pregio e caratteristica di accumulare il calore del sole durante il giorno e di rilasciarlo lentamente durante la notte, per combattere le rigide temperature di questa valle. In effetti la nostra guida Bernarda, ci aveva avvertito che in questa zona le temperature notturne potevano scendere fino a -15° C: agghiacciante! Avevamo a disposizione il resto del pomeriggio per fare la conoscenza con il resto della cittadina e per prepararci psicologicamente alla fredda nottata considerando che nella nostra stanza non c'era nessun tipo di riscaldamento. Per scaldarci l'anima e soprattutto il corpo ci siamo concessi un'oretta da spendere nelle calde sorgenti termali in vicinanza del paese. Il tempo di asciugarci e siamo andati a cenare in un posticino caratteristico, allietati dalla presenza di alcuni ragazzi che si esibivano in canti e balli tradizionali: che bellezza! Con la pancia piena abbiamo fatto ritorno verso la nostra gelida stanza allietati da una sorpresa: il personale dell'hotel ci aveva preparato una "bossa" dell'acqua calda da infilare dentro il letto. Giunti in camera siamo entrati nel nostro sacco a pelo e successivamente pure sotto le spesse coperte: abbiamo chiusogli occhi sperando di poterli riaprire.

Mirador del Condor

martedì 7 giugno 2005

A dire il vero il nostro sonno si è protratto per molto poco... alle cinque eravamo gia in piedi e dopo una tiepida colazione siamo ripartiti seguendo il percorso del canyon fino a giungere in un luogo chiamato "Mirador del Condor". Da qui era possibile fare la conoscenza ravvicinata del più grande volatile del mondo: il condor andino, una specie in via d'estinzione che in questa zona è particolarmente prospera. Ci siamo fermati al mirador per un'ora abbondante per poi ritornare indietro facendo tappa in alcuni punti caratteristici da cui si poteva ammirare il paesaggio. Un panorama mozzafiato fatto di meticolosi terrazzamenti a perdita d'occhio, pascoli verdi intervallati da qualche lago di colore turchese e da greggi di animali che pascolano liberamente sotto il vigile sguardo delle campesinas. Rientrati a Chivay abbiamo consumato in fretta il pranzo per poi iniziare il viaggio di ritorno verso Arequipa. Altre quattro ore che si sono rivelate ancor più interminabili scomode e impolverate dell'andata. Fortunatamente giunti ad Arequipa abbiamo potuto godere di una doccia bollente e di un ottima cenetta che hanno cancellato ogni nostra fatica.