Puno, Lago Titicaca, diario di viaggio
località: puno, lago titicaca, isola di taquile
stato: peru' (pe)
Data inizio viaggio:
mercoledì 15 giugno 2005
Data fine viaggio:
venerdì 17 giugno 2005
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Puno
mercoledì 15 giugno 2005
Pensavamo che il viaggio sarebbe durato non più di sei ore ed invece anche questa volta siamo stati contraddetti dall'evidenza. Per arrivare sino a Puno ci abbiamo impiegato la bellezza di dieci ore, con una breve tappa a La Raya, la stazione più alta raggiunta dal trenino delle Ande (4319 metri s.l.d.m.). Arrivati a destinazione, come al solito c'era un buon uomo incaricato del nostro prelievo, che ci ha condotto sino all'albergo. Anche questa nuova destinazione non era esattamente degna delle precedenti... una stanza molto piccola e fredda adattata per ospitare tre persone, con un bagno pieno di spifferi: abbiamo dovuto noleggiare una stufa (minuscola) dalla proprietaria per cercare di scaldare un poco l'ambiente. Poco male, anche in questo albergo non avremmo dovuto soggiornare molto, visto che già il giorno seguente saremmo partiti di buon mattino per un'escursione di due giorni tra le isole del Lago Titicaca. Siamo dunque scesi a cercare un ristorantino economico dove consumare la nostra cena e poi ci siamo subito diretti verso i nostri giacigli.
Lago Titicaca: isole galleggianti di Uros, Amantanì
giovedì 16 giugno 2005
La mattina seguente, come da consegna, la sveglia è suonata alle sei in punto e dopo un'abbondante colazione, come al solito inclusa nel prezzo, abbiamo aspettato un gentile giovanotto che ci ha fatto salire nel taxi e ci ha scortato sino al molo dove ci siamo imbarcati per la nostra avventura. Ovviamente non eravamo soli... l'equipaggio era complessivamente formato di quindici persone con nazionalità differenti (francesi, canadesi, statunitensi e persino due maltesi). Ovviamente non mancava una guida, Alexander, con una spiccata "vena di dolce" e davvero molto simpatico.
La prima tappa era prevista nelle isole galleggianti di Uros, le più vicine ed anche per questo le più turistiche, ma non per questo meno belle ed interessanti. La particolarità di queste isole è che non sono di terra e roccia, ma costruite dall'uomo, utilizzando un particolare giunco che popola il Lago Titicaca. Sono una sorta di grande piattaforma galleggiante ancorata al fondo del lago e sulla quale la gente ha costruito la propria casa e dove delle piccole comunità trascorrono la loro intera vita. Abbiamo fatto sosta su due isole galleggianti, dove ci è stato mostrato di che cosa vivono queste persone, gli utensili che utilizzano, l'interno delle loro case e gli animali che allevano: davvero caratteristico!
Dopo circa un'ora siamo risaliti nel battello per dirigerci verso un'altra isola (questa volta una vera isola nel senso comune del termine), dove avremmo trascorso la notte in casa di una famiglia locale.
Siamo arrivati ad Amantanì dopo tre ore di lenta navigazione e siamo stati accolti dal presidente del villaggio che ci avrebbe ospitato. Insieme a lui delle simpatiche e coloratissime signore, che per un giorno intero sarebbero state le nostre "mammine" che si sarebbero prese cura di noi. Giunti al centro del paesino è iniziata la suddivisione dei turisti tra le varie mammine: noi tre siamo finiti con una giovanissima Ilda, che ci ha condotto sino in casa sua e ci ha mostrato i nostri alloggi.
Si trattava di una classica abitazione in fango e paglia, in parte costruita su due piani ed a lato di questo edificio c'era un edificio più piccolo ed ancora più spartano adibito a cucina. Fatta la conoscenza con l'intero nucleo famigliare, abbiamo subito approfittato delle abilità culinarie di Ilda che ci ha servito il pranzo in camera, a base di tuberi ed ancora tuberi. Giusto il tempo di digerire ed è arrivata l'ora di radunarci nel centro cittadino, per una lunga passeggiata tutti insieme, fino alla vetta del colle più alto dell'isola da dove si poteva ammirare il tramonto sul Lago Titicaca.
La salita non si è dimostrata affatto difficile, forse allietati da uno splendido panorama sul paesetto appena lasciato e pian piano sull'intere isola. La tradizione racconta che una volta raggiunta la cima si deve percorrere per tre volte il perimetro del vecchio edificio (una volta dedicato al culto religioso) posto nella sommità del monte, per poi poter esprimere un desiderio. Così abbiamo fatto pure noi... neppure il tempo di finire il terzo giro che il sole stava già tramontando sul lago. Inutile dire che il tramonto è stato un momento meraviglioso, fatto di infinite sfumature di rosso che si immergevano nelle acque del Titicaca. Erano ormai giunte le tenebre e ci aspettava una lunga discesa verso il nostro paesino. Insieme alle tenebre è scesa anche la temperatura, in maniera consistente. Sarà forse per questo che per la cena la famiglia ci ha invitato a mangiare con lei, nella minuscola cucina riscaldata da un fuoco acceso nel pavimento. Già, perché nell'isola non esiste ne gas ne energia elettrica ne acqua corrente, tutte cose che ormai noi diamo per scontate. La cena è consistita in una zuppa di tuberi e verdure, riso, patate e tuberi. Nel bel mezzo della cena, uno strano cambiamento della direzione del vento, ci ha giocato un brutto scherzo ed ha causato una semi intossicazione dell'Associazione RPZ: un attentato!
Superata anche questa asperità, la serata si preannunciava ballerina: gli abitanti del villaggio avevano organizzato una sorta di festa, per coinvolgere i turisti nelle tipiche danze locali, forse nel tentativo di scaldarli! Per l'occasione, nel tentativo di combattere un freddo pungente, Ilda ci aveva agghindato con un grosso poncho in lana ed un tipico cappello peruviano: scandalosi!
Le danze si sono protratte per circa un'oretta dopo di che il sonno ha avuto la meglio e ci siamo diretti verso la nostra cameretta.
Isola di Taquile, Puno
venerdì 17 giugno 2005
La mattina seguente svegliati al canto del gallo e consumata la colazione nuovamente nella fumosa cucina, ci siamo riportati verso il molo per imbarcarci verso la prossima destinazione: l'isola di Taquile. Dopo mezz'ora di navigazione eravamo già sul posto. L'attività prevedeva una lunga camminata per raggiungere il centro cittadino, passando per un sentierino con uno stupendo panorama sul Lago Titicaca. Raggiunto il centro cittadino ed fatta una breve visita al negozio di artigianato, ci siamo fermati a pranzare in un "ristorante" all'aperto. Terminate le pietanze, neanche il tempo di digerire che già dovevamo rimetterci in marcia per raggiungere l'altro lato dell'isola dove ci aspettava la nostra imbarcazione. Con le gambe che ormai se ne andavano per conto loro, siamo arrivati sino al nostro battello e da lì ci siamo imbarcati per altre quattro ore di viaggio che ci avrebbero riportato fino a Puno. Come al solito il viaggio di ritorno si è rivelato più difficile e pesante di quello dell'andata: interminabile!
Alla fine però abbiamo raggiunto il nostro obiettivo e scesi nel molo di Puno, c'era una camionetta che ci aspettava per riportarci al nostro albergo. Arrivati stanchi morti, giusto il tempo di aprire la porta e siamo crollati nei nostri letti. Abbiamo trovato la forza solo per farci una doccia e trascinarci fino al più vicino ristorante per mangiare qualcosa: questa volta non erano tuberi ma una pizza!
Il giorno seguente non abbiamo nemmeno avuto il tempo di ripigliarci dalle fatiche del tour sul Titicaca perché alle 07:30, dopo una mediocre colazione, un baldo signorotto è venuto a prelevarci per scortarci sino al terminale del bus. La nostra avventura in Perù era giunta al termine... il bus ci avrebbe condotto fino alla frontiera con la Bolivia e da lì ad una ridente cittadina sempre sulle rive del Lago Titicaca: Copacabana (non è in Brasile!!!)