Isla Margarita e Parco Nazionale Mochima
località: isla margarita, mochima
regione: nueva esparta e sucre
stato: venezuela (ve)
Data inizio viaggio:
mercoledì 29 giugno 2005
Data fine viaggio:
martedì 5 luglio 2005
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Isla Margherita
mercoledì 29 giugno 2005
Abbiamo abbandonato la Bolivia dalla sua capitale, infreddoliti e con tanta voglia di mare e sole. La nostra prossima meta prometteva di soddisfare le nostre esigenze, mare caraibico, spiagge bianche e temperature invidiabili: stavamo volando verso il paradiso venezuelano. Il viaggio è durato parecchio anche a causa dello scalo tecnico che abbiamo effettuato a Lima. Nel primo pomeriggio siamo giunti all'aeroporto internazionale di Caracas ancora senza una precisa idea su quello che volevamo fare. Tutti ci avevano avvertito in merito all'estrema pericolosità della capitale ed in generale di tutto il paese. Forse anche per questo motivo, complice l'avanzare delle tenebre, abbiamo deciso di trasferirci all'aeroporto nazionale per pigliare un altro aeroveicolo con destinazione sconosciuta. Appena arrivati nel nuovo aeroporto, siamo stati presi d'assalto dai vari tour operator e bombardati di notizie sulle possibili destinazioni. Le alternative valide erano essenzialmente tre: Canayman, Isla Margarita e l'arcipelago di Los Roques. Abbiamo temporeggiato e pensato a lungo alla migliore soluzione economica e geografica, giungendo, con non poche esitazioni, a preferire inizialmente un volo verso Isla Margarita. Detto fatto, il tempo di prelevare (con molta fatica) il denaro ed eravamo in fila per un nuovo check-in: quarantacinque minuti dopo eravamo ancora davanti ad un rullo ritira-bagagli, questa volta per l'appunto a Isla Margarita. Oltre al volo, il nostro tour operator di fiducia, ci ha pure offerto una notte in una sorta di villaggio vacanze, tutto incluso. Anche se il prezzo era un pò altino, le alternative a nostra disposizione erano comunque poche e la voglia di rilassarsi dopo il freddo boliviano ha avuto la meglio.
Arrivati in aeroporto abbiamo acchiappato il taxi più economico sul mercato e ci siamo fatti portare sino a Playa el Agua, una delle migliori spiagge nel nord dell'isola. Per arrivare al resort Porta del Sol ci siamo sparati quarantacinque minuti in macchina con un asso della Formula Uno, che incurante di pedoni e semafori ci ha fatto attraversare tutta l'isola da sud a nord in un tempo record: spericolato! La prima impressione del resort giustificava lo sforzo economico che ci eravamo accollati: piscina, buffet e televisione via cavo sono lussi a cui non eravamo abituati. Non ci è voluto molto per adeguarci alla nuova situazione e una volta sistemati i bagagli eravamo già seduti al ristorante visto che per noi si sarebbe trattato del primo pasto giornaliero. Dimenticavamo di aggiungere che il servizio includeva colazione, pranzo e cena rigorosamente a buffet: goloso!
Sistemato lo stomaco e dopo aver assistito a balli e danze rigorosamente a ritmo di salsa e merengue, era giunta l'ora di posare la testa sul cuscino e schiacciare un meritato riposino.
giovedì 30 giugno 2005
La mattina seguente, freschi come una rosa, ci siamo diretti verso la spiaggia. Ormai era passato un mese e mezzo dall'ultima volta in cui i nostri piedi erano immersi nella sabbia e le nostre narici respiravano quel gradevole odore di mare: decisamente troppo! Il vento o meglio la bora la faceva da padrone rendendo praticamente impossibile posare il nostro asciugamano a terra, anche il mare sembrava infuriato e non ci rimaneva altra scelta se non quella di tornare a sdraiarci in piscina. Come al solito il tempo vola quando ti diverti ed in men che non si dica anche questa prima giornata di sole e caldo era ormai giunta al termine. Dopo il solito spettacolo danzante ci siamo diretti verso la nostra stanzina per una dose di cinema e letto.
venerdì 1 luglio 2005
Per la giornata seguente ci eravamo prefissati di abbandonare l'isola visto che, nonostante il piacevolissimo soggiorno nel resort, le cose da fare non erano poi molte. E così dopo la solita abbondante colazione siamo andati verso la spiaggia per raccogliere informazioni sui traghetti. Le nostre idee per le prossime mete si erano discretamente chiarite: dopo Isla Margarita, grazie ad un traghetto saremmo giunti sino a Puerto La Cruz, base di partenza per il rinomatissimo Parco Nazionale Muchima. Giusto in fronte all'ingresso principale del resort una baldo ragazzone, che organizzava tour nell'isola, ci ha fornito le informazioni riguardo i traghetti per raggiungere la terra ferma. Purtroppo per le nostre tasche, per fortuna per il nostro benessere fisico eravamo costretti a soggiornare un giorno in più presso il costosissimo Porta del Sol. Il resto della giornata l'abbiamo passato in completo relax tra sole, cocktails e piscina.
Parco Nazionale Mochima
sabato 2 luglio 2005
Il giorno seguente preparati i bagagli e sbrigate le solite pratiche di check-out ci siamo diretti verso il porto dove ci aspettava il traghetto per la terra ferma.Dopo un'ora di traghetto ecco Puerto La Cruz. Da qui dovevamo raggiungere il parco di Mochima e le soluzioni a nostra disposizione erano ben tre: autobus, taxi o barchette super veloci. Innanzitutto appena sbarcati siamo stati assaliti dai taxisti che ci proponevano svariate mete a svariati prezzi. Anche questa volta dovevamo prendere una decisione e come al solito non avevamo le idee chiare. Una cosa era certa non potevamo rimanere li come mummie altrimenti i taxisti ci avrebbero mangiati vivi. Abbiamo optato per prendere un taxi fino alla stazione degli autobus e arrivati lì avremmo deciso se continuare il nostro tragitto in taxi o pigliare un bus. Saliti sul Generale Lee siamo arrivati in poco più di cinque minuti in quella che doveva essere la stazione degli autobus: è bastato poco tempo all'interno del centro cittadino per capire che aria tirava. Il pericolo si percepiva chiaramente, forse per la prima volta in tutto il nostro lungo peregrinare possiamo dire di aver avuto paura. La decisione si era fatta praticamente obbligatoria e risaliti nel nostro Generale Lee abbiamo proseguito fino al parco. Il tragitto durato all'incirca un'ora si è divincolato tra una lussureggiante vegetazione alla nostra destra e spettacolari baie alla nostra sinistra. La nostra meta finale era un paesino che portava il medesimo nome del parco stesso: Mochima. Per arrivarci bisognava allontanarsi dalla "strada Principale" e addentrarsi per tortuose e malconce viuzze che scendevano verso il mare. Più scendevamo e più ci chiedevamo dove saremmo finiti. Il paesaggio si faceva sempre più desolante e una volta arrivati a destinazione la situazione non era migliorata; il paese era composto da quattro case, due anime, tre barche e un ristorante: mistico! La nostra preoccupazione è stata prima di tutto quella di verificare se tra quelle quattro case a disposizione ce ne era una che poteva ospitarci. Su suggerimento di uno scafista locale ci siamo diretti verso una posada che dava proprio sulla piazza principale. Dopo numerosi squilli di campanello ecco uscire da dietro una porta ferrata e rigorosamente chiusa a doppia mandata, Juan Lemos, un sordo e simpatico vecchietto che sfiorava il secolo di vita. Ci ha mostrato quel buco che lui chiamava camera e visto le scarse alternative abbiamo accettato la sua offerta. Sfatte le valige non rimaneva molto altro da fare: in due minuti e trenta secondi avevamo fatto l'intero giro del paese dirigendoci poi verso gli scafisti per contrattare un possibile tour il giorno seguente. La nostra fiducia, aimè, è ricaduta sulla stessa persona che ci aveva consigliato la residenza Juan Lemos e dopo aver fissato prezzo e destinazioni siamo ritornati alla nostra casuccia. Eravamo ancora a metà pomeriggio ma le nostre attività giornaliere potevano già dirsi concluse; la frenetica vita a cui ci eravamo abituati si era improvvisamente scontrata con la pacifica calma di questo paesino. Abbiamo recuperato le quattro sedie presenti nel corridoio e le abbiamo affiancate a quelle del padrone di casa per cercare di fare quattro chiacchiere con lui. Come ogni buon vecchio che si rispetti ha cominciato a parlarci della sua vita e non accettava interruzioni; alle poche domande che riuscivamo a fare rispondeva sempre: "Tengo 94 anos"!
Grande e forse unico evento giornaliero la cena consumata nell'unico ristorante aperto dopo le otto, un ottimo pesce ed un particolarissimo café ci hanno offerto una botta di vita. Passeggiata digestiva per ingannare l'orologio e alle dieci di sera eravamo già a letto.
domenica 3 luglio 2005
La mattina seguente, confidando che il tour potesse riempire al meglio la nostra giornata, abbiamo raggiunto il nostro fedele scafista ed abbiamo preso il largo verso Playa Blanca. Il tour prevedeva un itinerario tra le baie e le spiagge più "gettonate" del parco per poi stabilirci in quella che più ci piaceva. In realtà lo scafista, da buon scafista, ci ha rifilato una sorta di sola, conducendoci quasi direttamente a Playa Blanca. La spiaggia era affollatissima anche se l'acqua era davvero molto bella e cristallina. Sbarcati abbiamo dovuto noleggiare forzatamente due sdraio per ottenere un angolo di spiaggia. Dopo un paio di ore abbiamo iniziato ad annoiarci, sentendoci imprigionati in quel paradiso. Tra un bagno e l'altro era ormai giunta l'ora concordata per il nostro recupero ma dello scafista nemmeno l'ombra. Il sole cominciava a calare dietro le colline e la gente ad imbarcarsi nei barchini per tornare al porto mentre noi sempre li come tre "pampi" ad aspettare non si sa bene chi, non si sa bene cosa. Dopo un'ora di ritardo abbiamo cominciato ad allarmarci: eravamo rimasti gli unici ospiti della spiaggia! Chiedendo chiarimenti al proprietario dell'unico bar presente (mentre anche lui se ne stava andando), siamo riusciti a rimediare un passaggio da due ragazzi che poi abbiamo scoperto essere amici del nostro scapestrato scafista. Arrivati davvero stanchi a casa Lemos ci siamo fatti una doccia e siamo andati a consumare una meritata cenetta ovviamente a base di pesce nello stesso ristorantino della sera precedente.
lunedì 4 luglio 2005
Il giorno dopo ci siamo svegliati accolti dalla pioggia; data l'impossibilità di andare in spiaggia avevamo la possibilità di lavorare al nostro sito web. Nella placida calma e nello spettrale silenzio di quel piccolo paesino sperduto nel mare abbiamo apprezzato nuovamente il piacere di scrivere e di perderci nei nostri pensieri.
martedì 5 luglio 2005
Il giorno seguente, festa nazionale del Venezuela (5 luglio), abbiamo abbandonato Mochima per dirigerci verso la capitale.