Caracas e Los Roques
località: caracas, los roques
regione: distretto federale e dipedenze federali
stato: venezuela (ve)
Data inizio viaggio:
martedì 5 luglio 2005
Data fine viaggio:
mercoledì 13 luglio 2005
Caracas e Los Roques, un camping in paradiso
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Caracas
martedì 5 luglio 2005
Una giornata quasi completamente spesa tra i vari autobus: da Mochima ci siamo spostati fino a Cumanà, prima stazione utile per imbarcarci alla volta di Caracas.Siamo arrivati a destinazione nel tardissimo pomeriggio sotto una pioggia incessante e con l'incubo delle tenebre che a detta di tutti avrebbero potuto mettere a repentaglio la nostra incolumità, una sorta di coprifuoco che inizia quando il sole se ne và. Anche la stazione d'arrivo non era certo promettente ed incuteva un pò di timore. Ci siamo affrettati a fermare un taxi per farci condurre sino al centro cittadino ed in men che non si dica, sani e salvi, siamo arrivati in un gradevole hotel consigliatoci dal taxista. Accolti da un receptionista made in Italy, dopo le pratiche di check-in ci siamo diretti nella nostra cameretta. La nostra permanenza nella capitale si sarebbe momentaneamente limitata ad un solo giorno perché eravamo già in possesso di un biglietto A/R per uno degli arcipelaghi più belli del mondo: Los Roques.
Visto che uscire di sera per Caracas era praticamente impossibile, abbiamo optato per confinarci a cenare nel ristorante del nostro stesso albergo: fortunatamente si è dimostrata un'autentica e piacevole sorpresa anche nel prezzo, che considerata anche la schiccheria del posto, era contenuto.
mercoledì 6 luglio 2005
Il giorno seguente, dopo le innumerevoli raccomandazioni sulla pericolosità della città gentilmente offerteci dal nostro amico made in Italy, ci siamo avventurati nell'esplorazione di Caracas. In realtà la città non offre molte attrazioni per il turista, tanto è vero che non siamo nemmeno riusciti a recuperare una cartina e ci siamo mossi esclusivamente grazie all'intuito e alle mille domande rivolte alla gente. Oltre all'immancabile piazza dedicata al Libertador Simon Bolivar e al palazzo del governo, l'unica cosa interessante e caratteristica sono gli innumerevoli mercatini che popolano le vie cittadine, animando una città altrimenti tiepida. Per visitare la zona centrale non ci abbiamo impiegato più di quattro ore e complice anche la nostra stanchezza abbiamo fatto ritorno alla base, consolandoci con il pensiero che da li a poche ore avremmo preso un aereo per Los Roques.
Los Roques
giovedì 7 luglio 2005
La mattina seguente preparati gli zaini e consumata l'ultima colazione comodamente seduti ci siamo diretti verso l'aeroporto nazionale di Caracas: ci aspettavano cinque lunghi giorni da trascorrere isolati con la nostra tenda e poche altre cose.
Aeroporto, pratiche d'imbarco e dopo un pò d'attesa, causa eccessivo traffico aereo, stavamo sorvolando il mar dei carabi. Dal finestrino dell'aeromobile si potevano ammirare le innumerevoli sfumature del mare, la barriera corallina a protezione delle isolette che compongono l'arcipelago di Los Roques e alcune villette di quei pochi fortunati che possono permetterselo: incantevole! Prima tappa l'isola di Gran Roque dotata di aeroporto e innumerevoli posade quasi interamente possedute da italiani. Già, non ve l'avevamo detto prima ma da queste parti l'italiano è una lingua a dir poco conosciuta e diffusamente parlata, la maggior parte dei turisti infatti batte bandiera italiana. Appena appoggiati i piedi a terra siamo stati accolti da un fortissimo vento e da un sole che sin da subito ci è apparso arrogante. L'isola principale non era esattamente il paradiso che ci aspettavamo di incontrare anche se il caratteristico centro cittadino privo di strade asfaltate da l'idea del carattere selvaggio di queste isole. Ci siamo immediatamente diretti verso l'Ente Emparque, che si occupa della gestione del parco nazionale, per ottenere il permesso di piantare la nostra tenda. Detto fatto in pochi minuti abbiamo ottenuto gratuitamente la possibilità di piantare dimora nelle poche isole in cui era permesso; infatti Los Roques è un arcipelago composto da circa 365 isole e la maggior parte di queste sono dichiarate riserva naturale e quindi inaccessibile al turista. Per la nostra prima notte a Gran Roque abbiamo piantato la tenda giusto davanti all'edificio delle guardie di Emparque (unica zona dedicata al camping). Avevamo perso confidenza con la nostra tendina, in realtà non l'avevamo mai acquisita, e ci è voluto più del necessario per metterla in piedi; ad operazioni completate ci siamo tuffati in mare per un rinfrescante bagno, peraltro condiviso con una moltitudine di pellicani come mai prima avevamo visto nella nostra vita. Dovendo pianificare la nostra permanenza nell'arcipelago ci siamo diretti al porto per contattare uno degli innumerevoli scafisti che si occupano di traghettare i turisti da un'isola all'altra. Dopo le normali trattative del caso siamo giunti a strappare un tour che ci avrebbe condotto a visitare altre tre isole oltre a quella in cui ci trovavamo. Abbiamo lasciato il porto con la consapevolezza che all'indomani sarebbe iniziata un'avventura tanto bella quanto dura in isole completamente deserte, quasi prive di vegetazione sotto un sole cocente con l'unico riparo offertoci dalla nostra tendina.
Qui la notte giunge presto e visto che non avevamo la possibilità di lavarci con acqua dolce ci siamo soffermati in spiaggia per goderci il tramonto che è giunto molto velocemente insieme all'oscurità e alle numerose zanzare con cui condividevamo la spiaggia e la tenda. Levatoci il costume e indossata l'uniforme associativa ci siamo diretti verso il centro cittadino per trovare qualcosa da mettere sotto i denti parcheggiandoci in un ristorante fronte spiaggia che però non ci ha offerto un'entusiasmante cenetta (abbiamo ordinato pesce fresco e ci hanno presentato surgelati: indegno!). Dopo cena ci siamo concessi pure un gelato che ha compensato i malumori del pesce surgelato. Consumato anche il gelato non rimaneva molto altro da fare e così dopo quattro chiacchiere in una panchina del centro ci siamo diretti verso la nostra abitazione cercando di addormentarci ascoltando il rumore del mare: non è così facile se sono le dieci di sera.
venerdì 8 luglio 2005
Svegliatici all'alba da un sole che senza fatica si faceva spazio tra le esili tele della nostra tenda, ci siamo alzati e senza pensarci un attimo abbiamo fatto gli zaini ed impacchettato la nostra casa: dovevamo dirigerci verso il vicino supermercato per fare scorte di viveri ed acqua visto che nelle nostre prossime destinazioni c'era solo un piccolo ristorante appartenente ad alcuni pescatori locali che funzionava quando voleva. Fatta la spesa ci siamo diretti al porto ed imbarcati alla volta di Crasqui, una delle isole turistiche più lontane da Gran Roque. Dopo venti minuti di barchino che si impennava su onde sempre più arroganti, bagnati all'inverosimile siamo giunti in una spiaggia fantastica, solcata da onde impercettibili fatte di un acqua senza precedenti: potremmo rimanere qui a descrivere per tutta la vita tanta bellezza ma sarebbe riduttivo. Quasi messa lì apposta una sola palma in tutta l'isola sembrava invitarci a piazzare la tenda ai suoi piedi, cosa che abbiamo fatto di li a poco. Non era la prima volta che ci trovavamo di fronte a spiagge bianche e acqua cristallina ma la bellezza di questi atolli è sorprendente, parzialmente eguagliabile solo da quelle isolette che abbiamo incontrato nel cuore dell'oceano pacifico: senza fiato! In un isola deserta le cose da fare non sono moltissime e così una volta montata la tenda, disposti gli zaini e messi al sicuro i viveri le nostre attività erano esaurite, non ci rimanevano che lunghe passeggiate nella spiaggia, mare sole e una piacevole solitudine. Dopo esserci sdraiati sotto il nostro unico amico sole, ci siamo spinti ad esplorare l'isola raggiungendo il ristorantino di pescatori per accertarci sulla possibilità di una cenetta. Accordatici su orario, menù e prezzo con i proprietari siamo ritornati a terminare la giornata nei pressi della nostra tenda. Nonostante quanto potessimo pensare la giornata è passata più veloce del previsto ed in men che non si dica è giunta la sera e le immancabili zanzare, come al solito affamate ed arroganti. Rifugiatici in tenda per scampare all'attacco di questi simpatici vampiri abbiamo fatto trascorrere il tempo chiacchierando e leggendo un buon libro per poi indossare calzoni lunghi ed avviarci verso la nostra cena. Ritornati con la pancia piena, non ci rimaneva che sederci sulla sabbia e godere di un meraviglioso cielo stellato in rigoroso silenzio.
sabato 9 luglio 2005
Il giorno seguente è stata la fotocopia del precedente con l'unica eccezione che questa volta ci siamo spinti ad esplorare la zona nord dell'isola. Siamo partiti a metà pomeriggio sotto un sole devastante percorrendo la bianchissima spiaggia e immergendo di tanto in tanto i piedi nel mare per raffreddarceli. Il nord dell'isola è la parte in cui si concentrano tutti i turisti giornalieri e dove si trova una stupenda piscina naturale. Si tratta di una sorta di stretto tra due isole in cui si sono accumulati sabbia, coralli e detriti vari creando un fondale poco profondo che permette di camminare tra isola ed isola per centinaia di metri. Se possibile in questo punto l'acqua era ancora più cristallina e non ci siamo fatti scappare l'occasione per fare un tuffo e un sacco di foto. Ritornando alla base ci siamo fermati al solito ristorante per prenotare la cena e per curiosare tra i vari animali presenti in questo posto: un cane albino, due pappagalli di cui uno completamente senza piume e, cosa più sorprendente, una tinozza piena zeppa di piccole tartarughine d'acqua appena uscite dal loro uovo. Di nuovo nei pressi della tenda ci siamo goduti l'ennesimo tramonto, forse il momento più bello di tutta la giornata, quando il sole smette di bruciare, il vento scende e le acque si fanno ancora più calme.
domenica 10 luglio 2005
Il mattino seguente era giorno di trasferimenti: smontata e rimontata la tenda, fatti gli zaini e consumata una colazione a base di pane e tonno (pesante!) ci siamo seduti nella spiaggia per aspettare il nostro scafista che ci avrebbe dovuto condurre nella nuova isola: Noronqui. Intorno alle dieci del mattino, con un pò di ritardo dall'orizzonte è spuntato il nostro traghettatore ed in circa dieci minuti eravamo già arrivati nella nuova isola. Si trattava di un nuovo paradiso sempre a base di spiaggia bianca, acqua invidiabile e una costruzione in legno sotto la quale abbiamo potuto trovare riparo da un sole che non lasciava scampo. Approfittando di questa struttura abbiamo concesso un giorno di riposo alle nostre pelli ustionate, condividendo l'ombra con un innumerevole numero di lucertolone nere che si arrampicavano in ogni dove. La pace e la tranquillita regnavano sovrane, un bagno rinfrescante e una passeggiatina sull'isola non potevano di certo mancare. Ci eravamo accordati con lo scafista sull'ora del nostro recupero infatti la permanenza a Noronqui era limitata ad una sola giornata, la sera l'avremmo trascorsa in una nuova destinazione. Tra un impegno e l'altro è giunta sera... il rumore del barchino che veniva a recuperarci ha interrotto il silenzio del tramonto. Caricati gli zaini ci siamo diretti a Gran Roque per rifornimento viveri e da li ad una mezz'oretta siamo ripartiti alla volta di Francesqui, l'isola in assoluto più visitata dai turisti anche perchè la più vicina all'isola principale. Al nostro arrivo i turisti se ne erano già andati e l'isola era praticamente deserta fatta eccezione per un quadrupede nero, un simpatico cagnolone che si è guadagnato un posto nelle cronache della Lonely Planet. Il nostro primo pensiero è stato quello di individuare un posto dove piantare la tenda e da classici turisti inesperti avevamo cominciato a montare la nostra casetta sotto ad un albero di mangrovie. Ci sembrava buono, all'ombra e al fresco, ma non avevamo fatto i conti con le zanzare residenti nell'isola che non si sono di certo lesinate nell'organizzarci un comitato di benvenuto. Grazie al consiglio di due turisti che dovevano ancora abbandonare l'isola, ci siamo resi conto che era il caso di spostarci visto che gli alberi delle mangrovie costituiscono la naturale casa delle zanzare. Nel corso delle operazioni di montaggio della tenda abbiamo fatto la conoscenza di una coppia italiana in viaggio di nozze che aveva scelto di farsi una vacanza a Los Roques visitando le numerose isole e vivendo in barca. Francesqui ci ha regalato uno dei più bei tramonti della nostra vita: un cielo leggermente annuvolato in cui si rispecchiavano i deboli raggi del sole mentre esso si spegneva nelle tiepide acque della baia. Giunta la sera, questa volta non avevamo nemmeno l';impegno della cena visto che avevamo già azzannato un panino mentre facevamo rifornimento viveri. Alle otto eravamo già pronti per andare a letto anche se assolutamente privi di sonno; abbiamo approfittato dell'unico essere vivente dell'isola, il cagnone nero, per distrarci e far passare un pò di tempo.
lunedì 11 luglio 2005
Solita sveglia all'alba con il sole che faceva il suo lavoro al meglio e noi accampati nel centro della spiaggia avevamo nella tenda l'unico riparo naturale. Ci siamo goduti un pò di quel paradiso in pace visto che intorno alle dieci i turisti avrebbero invaso la spiaggia e così è stato. A metà mattinata il traffico di barchini era a dir poco congestionato, arrivavano scaricavano i turisti e ripartivano per un nuovo carico. Nonostante l'estremo affollamento Francesqui non perdeva di certo il suo fascino, ci siamo spinti a visitare la piscina naturale che si trovava alle nostre spalle senza tralasciare l'altra punta dell'isola. Anche da queste nuove visuali si può capire perché il flusso di turisti sia così devastante. La laguna regala colori pastello, le barche parcheggiate arricchiscono il quadretto e la natura selvaggia fa il resto; una nuotata tra gli innumerevoli coralli e le coloratissime specie di pesci che abitano la piscina naturale è un'esperienza da non farsi scappare assolutamente: andateci! Il nostro piano era quello di trascorrere anche la nottata accampati nella spiaggia ma le informazioni che avevamo ricevuto in merito al funzionamento del ristorante dell'isola erano errate. Nessun ristorante, niente cibo e solo pochi bicchieri d'acqua ci hanno fatto scegliere ciò che era ovvio: non ci rimaneva che rientrare nell'isola principale. Un pò delusi da questo cambiamento di rotta abbiamo contattato lo scafista perché venisse a recuperarci nel tardo pomeriggio e ci siamo goduti quelle poche ore che rimanevano prima della calata del sole. Solite procedure di smontaggio della tenda e seduti con il culetto sulla sabbia dovevamo solo aspettare il barchino. Abbiamo abbandonato Francesqui, una delle più belle isole che abbiamo visitato a Los Roques ed in pochi minuti siamo arrivati nell'isola principale dove abbiamo dovuto ricominciare tutto da capo con la tenda. Per l'ultima serata nell'arcipelago ci siamo concessi una cenetta con i controfiocchi fatta di pesce, questa volta freschissimo e un'ultima passeggiata nel paesino.
martedì 12 luglio 2005
La mattina seguente neanche il tempo di fare i bagagli che eravamo già all'aeroporto pronti a ritornare a Caracas. Ci aspettavano una doccia rinfrescante e un letto vero, cose a cui avevamo rinunciato da qualche giorno ma che di certo non ci sarebbero mancate quanto le isolette caraibiche.
La nostra permanenza nella capitale venezuelana non si sarebbe protratta a lungo visto che il mattino seguente avevamo in programma di pigliare il buon vecchio autobus in direzione Las Trinceras. Il ritorno ad una vita "civile" non ha certo cancellato la nostra abitudine ad andare a dormire presto, dopo una cenetta consumata nel ristorante privi del nostro immancabile costume e con i piedi ingabbiati nelle scarpe, ci siamo infilati a letto senza nemmeno accendere la televisione (molto grave!). Sveglia alle prime luci dell'alba, colazione abbondante, taxi, stazione dell'autobus e via verso Las Trinceras: era ricominciato il nostro viaggio!