Coro e Maracaibo

località: coro, maracaibo
regione: falcòn e zulia
stato: venezuela (ve)

Data inizio viaggio: martedì 19 luglio 2005
Data fine viaggio: martedì 26 luglio 2005


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Coro

martedì 19 luglio 2005

In tre orette di autobus eravamo già nella nuova città e trovato rapidamente alloggio ci siamo diretti a scoprire il perché il Signor UNESCO si fosse scomodato a dichiarare questo luogo patrimonio dell'umanità. Girando per le vie cittadine non riuscivamo a farcene una ragione: oltre a qualche traccia di origine coloniale, mantenuta peraltro in discutibili condizioni, non c'era molto altro che giustificasse questo titolo. Comunque sia, dopo le consuete foto di rito ci siamo informati immediatamente su orario e prezzi degli autobus per Maracaibo. Il programma del giorno seguente prevedeva una mattinata da spendere tra le dune sabbiose del Parco Nazionale Medanos de Coro (nella prima periferia della città) ed un pomeriggio da dedicare al viaggio verso la nuova meta.

Maracaibo

mercoledì 20 luglio 2005

E così è stato, come previsto il tempo che avevamo dedicato a questa cittadina era stato pure troppo e nel tardo pomeriggio del giorno seguente, dopo circa tre ore di viaggio, eravamo nella stazione centrale di Maracaibo, una delle città più pericolose di tutto il Venezuela. Città portuale dedita all'estrazione del costosissimo oro nero, Maracaibo non può certo dirsi una città fatta per il turista ed oltre al caratteristico ponte che attraversa il golfo non c'era davvero altro da vedere. Ci siamo fermati in questa grande città ospiti del nostro zio venezuelano, all'incirca cinque o sei giorni, per organizzare la nostra attraversata del confine fra Venezuela e Colombia (a detta di tutti superpericoloso e dove va parecchio di moda il sequestro del turista) e per definire i dettagli del nostro biglietto aereo nel quale avevamo modificato una tratta.

martedì 26 luglio 2005

Alle ore tre di una buia mattinata ci siamo alzati dal nostro lettuccio diretti verso la stazione dell'autobus per iniziare l'attraversata del confine. Presentatici in perfetto orario, l'autobus ha ben pensato di non fare altrettanto: senza una precisa ragione il mezzo che ci doveva scortare fino alla frontiera non si era presentato all'appuntamento. Dopo una breve consultazione abbiamo deciso che sarebbe stato inutile ritornare a letto e ritentare la mattina successiva (con il rischio che si ripetesse la stessa cosa!), l'unica soluzione che si paventava come possibile era quella di pigliare un taxi collettivo. E così caricati i bagagli ed in compagnia di due colombiane (madre e figlia) ci siamo avviati verso la frontiera. Il viaggio è stato tranquillo fino ad una decina di Chilometri dalla frontiera da dove sono iniziati un interminabile numero di posti di blocco (neanche contrabbandassero cocaina!) che hanno parecchio rallentato il nostro incedere. Alla fine ce l'abbiamo fatta e dopo le solite pratiche e timbri nel passaporto il nostro amico taxista ci ha condotto al di là della frontiera colombiana fino ad una stazione degli autobus dove siamo rimasti giusto il tempo di fare colazione e di pigliare il prossimo veicolo verso Santa Marta.