Surfers Paradise e Fraser Island - diario di viaggio

località: surfers paradise, fraser island
regione: queensland
stato: australia (au)

Data inizio viaggio: giovedì 3 marzo 2005
Data fine viaggio: domenica 13 marzo 2005

Surfers Paradise e Fraser Island - diario di viaggio in Australia

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giovedì 3 marzo 2005

Con nemmeno due ore di bus abbiamo raggiunto la nuova meta. In realtà eravamo già stati a Surfer Paradise con il signor D'Ambrosi (ve lo ricordate il presidente del club dei trevigiani di Brisbane?), ma solo per poche ore, insufficienti a farci un'idea completa della cittadina. Siamo arrivati alla stazione centrale poco dopo l'ora di pranzo e come al solito è iniziata la caccia all'ostello. Anche questa città, essendo una rinomata meta turistica, conserva dei prezzi abbastanza al di sopra della media e non è stato facile trovare una sistemazione economica. Visto che bene o male i prezzi degli ostelli erano tutti uguali, abbiamo optato per quello più centrale e più vicino all'oceano. Come al solito abbiamo posato gli zaini e siamo andati a dare un'occhiata al centro anche perché avevamo bisogno urgente di fare la spesa e mangiare qualcosina.

Già il nome, Surfer Paradise, dovrebbe dirla lunga sulle abitudini di questo posto... qui tutto ruota attorno al surf: ci sono scuole di surf a destra e a manca, negozi che vendono materiale tecnico o meno e persino le panchine e tutti gli arredi urbani sono a forma di tavola da surf. L'impressione che salta facilmente agli occhi è che questo luogo ha perso il vecchio fascino di una volta e si è trasformato in una sorta di grande evento commerciale per pubblicizzare non tanto lo sport del surf ma soprattutto gli interessi economici che ci stanno dietro.
Ciò non toglie che la cittadina nel complesso sia assolutamente godibile, con un piacevole centro pedonale attorniato da negozietti e ristorantini che verso sera vengono prese d'assalto da migliaia di persone. È forse proprio questa la cosa più bella di Surfer Paradise: la vita notturna. Sembra quasi che tutti i backpacker d'Australia si diano appuntamento in questa località per vivere la notte... ci sono innumerevoli club che spuntano ad ogni angolo della strada e la cosa bella è che il più delle volte l'ingresso è gratuito e magari ti regalano pure un drink... sarebbe un delitto non approfittarne!

Ma a questo punto vorrei aprire una parentesi su una persona speciale che abbiamo conosciuto a Surfer Paradise. Vi ricordate che vi avevamo detto di essere capitati a dormire in una camerata da otto persone... beh, tra queste c'era anche un ragazzo olandese con un nome impronunciabile e tanto meno scrivibile... vi basti sapere che tutti lo chiamavano "L". Un ragazzo che era in Australia ormai da tre mesi e che aveva lavorato per la maggior parte del tempo verso nord, nella raccolta della frutta.... Proprio quello che volevamo fare noi! E per fortuna che non lo abbiamo fatto perché secondo i racconti di "L" si tratta di un lavoro da schiavi, un lavoro faticoso ed ingrato. Abbiamo subito legato con "L" e passato con lui quasi tutte le serate a nostra disposizione a trascinarci nei diversi club della città. Dobbiamo anche fargli un particolare ringraziamento perché ci ha dato una super dritta su dove andare a mangiare gratis... avete proprio capito bene, gratis! All'inizio non ci credevamo neanche noi, ma invece era proprio vero. Bastava imbucarsi nelle sale da pranzo di un sciccosissimo ostello che era non molto lontano dal nostro ed il gioco era fatto! Nessuno ti chiedeva nulla, bastava acquistare un drink (che costava pure poco!) ed automaticamente ottenevamo i buoni pasto... favoloso!

Tutto sommato, nonostante ci trovassimo in una delle città più costose d'Australia, come al solito, ne eravamo venuti a capo... ed ora, muniti del solito entusiasmo che ci contraddistingue ci accingiamo ad abbandonare la caotica vita cittadina per tuffarci in quella che dovrebbe essere un'avventura indimenticabile: Fraser Island.

mercoledì 9 marzo 2005

Ed eccoci nuovamente alla volta dell'ennesimo tragitto in autobus verso Rainbow Beach, l'avamposto che avevamo scelto per approdare a Fraser Island, l'ultima meta della nostra permanenza in Australia. Arrivati alla stazione centrale di Surfer Paradise ci aspettava il primo bus per Brisbane, poco più di un'oretta di viaggio ma il grosso doveva ancora venire. Arrivati a Brisbane ci siamo diretti a sgranocchiare qualcosa in un self-service specializzato nella cucina asiatica; giusto il tempo di lavarci i denti e dalla corsia numero due era in partenza il nostro mezzo per Rainbow beach. Dopo una lunghissima cavalcata di cinque ore a picco sulla costa del Queensland abbiamo raggiunto quella che difficilmente può essere definita una città: in realtà trattasi di uno sparuto gruppo di case con l'unico scopo di soddisfare le esigenze di rifornimento viveri per gli esploratori che si accingono a visitare Fraser Island. Sbrigate le pratiche per l'ostello ci aspettava nel pomeriggio quello che doveva essere un briefing in vista del tour. Alla fine però il tutto si limitava alla visione di un filmato intimidatorio sulle insidie legate alla guida sulla sabbia visto che l'esplorazione si sarebbe svolta con un fuoristrada. Era giunto il momento di conoscere i nostri compagni di avventura e con nostro stupore non eravamo la nazione dominante, come spesso succede, ma c'erano ben quattro tedeschi, una canadese, un israeliano e una finlandese. Abbiamo cercato da subito di entrare in confidenza con i nostri colleghi di viaggio, visto che non si trattava del classico tour "tutto organizzato" ma di una spedizione in solitaria: noi, la jeep e la sabbia. La serata è terminata tra un piatto di lasagne e una chiacchierata su quello che ci stava aspettando per il giorno successivo.

giovedì 10 marzo 2005

In mattinata, svegliatici di buon ora dopo aver usufruito della la colazione gratuita ci siamo precipitati a caricare il mezzo: due tende, una griglia, una bombola del gas, stoviglie, due termo-frigo per conservare i viveri, i nostri effetti personali e tanta voglia di avventura. Dopo un'ora la spedizione si stava dirigendo verso il traghetto che ci avrebbe condotto verso l'isola di sabbia più grande al mondo. In un baleno avevamo già attraversato la lingua di mare che separava Fraser Island dalla terra ferma. Neanche il tempo di sbarcare ed abbiamo ricevuto il più inaspettato dei benvenuti: si trattava di un vero dingo, animale caratteristico dell'Australia che proprio in quest'isola gode di una particolare notorietà.
Finalmente il sogno si stava trasformando in realtà... stavamo guidando tra sabbia e oceano, in una natura selvaggia magnificamente preservata. C'è voluto un po' di tempo per prendere confidenza con la guida sulla sabbia, ma come al solito alla fine ne siamo venuti a capo e ci siamo diretti verso il primo obiettivo della giornata: Gorge beach. Da li abbiamo imboccato un sentiero che penetrava all'interno dell'isola in un immenso mare di sabbia. Sembrava quasi di essere entrati improvvisamente nel cuore di un deserto: un sole devastante che rimbalzava sulla sabbia e accecava gli occhi, un caldo torrido che rendeva complicato ogni singolo passo e la sete che faceva capolino. Arrivati alla fine del sentiero ci siamo d'improvviso voltati indietro e alla nostra vista si è presentato un paesaggio da togliere il fiato, risultante dal contrasto cromatico tra sabbia e mare. Tornati alla jeep abbiamo continuato la risalita del litorale verso uno dei tanti laghi presenti nell'isola dove avevamo deciso di pranzare. Il giorno volgeva al termine e le cose da vedere erano ancora tante e dunque dopo un pasto fugace, ci siamo subito rimessi in marcia. Il nostro obiettivo giornaliero era quello di arrivare fino ad Indian Head, il punto più a nord dell'isola che ci era consentito raggiungere. Secondo voci insistenti proprio da qui era possibile scorgere le balene e gli squali di cui Fraser Island era infestata e non potevamo certo perdere l'occasione di incrociare due dei più noti signori dei mari. Come già detto la giornata era agli sgoccioli e noi dovevamo ancora trovare un posto dove accamparci. E' stata una corsa contro il tempo, o meglio una corsa contro la marea che saliva saliva e saliva, rischiando di lasciarci intrappolati in una delle zone più remote dell'isola. Quando ormai ogni speranza era perduta abbiamo fortunatamente incontrato un ranger che ci ha consigliato di accamparci lungo la spiaggia. Nel frattempo erano già calate le tenebre e non è stato per niente facile montare le tende, ma grazie ad un buon lavoro di squadra il campo base era pronto ed abbiamo così approntato i fornelli per la cena.

La prima giornata ci aveva riservato un grosso carico di emozioni e non poche fatiche, ci aveva anche permesso di conoscere meglio i nostri compagni di viaggio a cui avevamo già affibbiato dei nuovi nomi, visto che i loro erano troppo difficili da ricordare: era nata così la leggenda della donna rutto, del giovane dinamitardo, della donna tenda, la donna fogna e la compagnia dei salsiccia.

venerdì 11 marzo 2005

La giornata successiva è iniziata prestissimo a causa del sole che picchiava sulla tenda e consumata la colazione abbiamo aspettato il ritirarsi della marea. La prima tappa della giornata era Eli creek, un favoloso ruscello di acqua cristallina che sfociava in mare. La cosa davvero bella di questo ruscello era che ci si poteva sguazzare dentro, percorrendolo dalla sua foce (situata in mezzo alla foresta) sino al suo sbocco in mare. La seconda destinazione invece, ci ha portato verso un vecchio relitto di una nave affondata molto tempo fa a causa delle insidiose onde che sbattono la costa di Fraser Island. Il relitto è completamente emerso dalle acque e fa bella mostra di se, nel suo color rosso ruggine, adagiato sonnacchiosamente sulla battigia. Sembrava incredibile ma metà giornata se n'era gia volata via e davanti a noi c'erano ancora mille cose da fare, prima fra tutte raggiungere il lago McKanzie. La cosa si è rivelata assai più ardua di quanto potessimo immaginare: il sentiero per raggiungere il lago consisteva in trenta Km di insidiosissima sabbia che si divincolava verso il cuore dell'isola. Dopo circa quaranta minuti di estenuante guida ci siamo fermati per una brevissima sosta al lago Wobby, dove abbiamo avuto il piacere di incontrare un magnifico esemplare di varano che riposava tra gli alberi. Tempo di una fugace occhiatina al lago e siamo saltati nuovamente in macchina ignari dei pericoli che ci stavano aspettando. La strada sembrava non finire mai e noi eravamo sempre più affamati visto che l'ora di pranzo era ormai passata da parecchio tempo e non avevamo messo ancora niente sotto i denti. Ad aggravare ancora di più questa situazione, nel bel mezzo del nulla siamo stati inghiottiti dal soffice morso della sabbia. Le quattro ruote motrici non ne volevano proprio sapere di proseguire e i minuscoli granelli hanno avuto la meglio. eravamo insabbiati in modo a dir poco preoccupante ma grazie al cielo, e all'aiuto dei ragazzi di un'altra jeep, siamo usciti dall'empasse. Abbiamo guidato ancora per una buona ora fino a raggiungere il cartello che indicava il lago Mckanzie, ma ormai la giornata era finita. Un breve briefing ed abbiamo deciso di accamparci in una stazione vicina per non ripetere l'errore della notte precedente. In un attimo abbiamo montato le tende sotto dei stupendi e maestosi alberi, acceso i fornelli e divorato avidamente dei wurstel saggiamente arrostiti dalle sapienti manine delle nostre amiche alemanne. Le tenebre sono calate in pochissimo tempo e non abbiamo perso un secondo per andare a letto, ma non prima di una incredibile doccia a gettoni (ebbene si, siamo riusciti pure a lavarci!) e di un bicchierino di Lambrusco.

sabato 12 marzo 2005

Svegliatici alle prime luci dell'alba ci accingevamo a trascorrere l'ultima giornata nell'isola. Eravamo tutti curiosi di vedere questo famoso lago Mckanzie di cui tanto avevamo sentito parlare...
Una volta arrivati, non siamo certo rimasti delusi... il lago merita completamente la sua reputazione. È situato in mezzo ad una foresta tropicale, circondato da lembi di sabbia così bianca da sembrare farina con un'acqua spaventosamente cristallina che a pochi passi da riva sprofondava negli abissi.
Come al solito le cose belle sono destinate a finire e così ci siamo rimessi in cammino per raggiungere il punto prestabilito per l'imbarco. Le consegne che ci avevano impartito il primo giorno parlavano chiaro: ore 15:00 tempo limite per imbarcarsi, con una eventuale penale di cento dollari a persona! Fortunatamente la strada del ritorno, sebbene lunga ed impegnativa, non ci ha regalato spiacevoli sorprese ed all'ora prestabilita eravamo nel punto X. Siamo ritornati all'ostello dal quale eravamo partiti tre giorni prima, stanchi ed affamati, ma soddisfatti per l'impresa portata a termine brillantemente. Come se non bastasse, una volta arrivati abbiamo dovuto scaricare il mezzo, pulire le attrezzature e superare un rigoroso controllo di tutto il materiale tecnico avuto in consegna. La serata l'abbiamo trascorsa con i nostri compagni di viaggio, organizzando un'ultima cena con gli avanzi delle nostre provviste. Stanchi morti ci siamo schiaffati a letto, in vista della massacrante levataccia che ci aspettava il giorno seguente.

domenica 13 marzo 2005

Alle 06:45 eravamo già in piedi per fare la solita colazione a "scrocco" e per prendere il bus per Brisbane dove ci aspettava il volo per la Nuova Zelanda. Ma il nemico è sempre alle porte ed incuranti del movimento delle lancette dell'orologio, non ci eravamo resi conto che erano oramai le 07:50, troppo tardi per pigliare il bus che se ne era già andato dieci minuti prima. Proprio non ci voleva!!! Siamo piombati in dieci minuti di profondo sconforto, cercando di scovare soluzioni alternative per recuperare i soldi persi con il bus (ovviamente i biglietti non erano rimborsabili). L'unica soluzione che ci si prospettava davanti era quella di non pagare la notte in ostello a Brisbane ed utilizzare quei soldi per l'acquisto di un nuovo biglietto. Ed è proprio quello che abbiamo fatto: in cinque ore di bus siamo arrivati a Brisbane dove dopo un fugace pranzo, ci siamo diretti all'aeroporto. Erano le quattro del pomeriggio ed il nostro volo sarebbe partito solamente alle 11:30 della mattina seguente. Avevamo decisamente parecchio tempo per conoscere l'aeroporto in ogni suo angolo, ma non avevamo nemmeno un centesimo per comprarci qualcosa da mangiare. Fortunatamente l'aeroporto di Brisbane si è rivelato molto accogliente: c'era l'acqua fresca gratuita, dei soffici divani dove passare la nottata ed addirittura la televisione satellitare... neanche all'Hilton.
E così, alle ore 11:30 AM del 13-03-2005, si concludeva la nostra avventura in terra australiana, un paese immenso al quale abbiamo dedicato forse troppo poco tempo... eravamo pronti a voltare nuovamente pagina ed iniziare un nuovo capitolo: la Nuova Zelanda!