Oaxaca, diario di viaggio
località: oaxaca
stato: messico (mx)
Data inizio viaggio:
venerdì 29 aprile 2005
Data fine viaggio:
sabato 30 aprile 2005
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venerdì 29 aprile 2005
Abbiamo lasciato la capitale del Messico con un bus notturno intorno alle 23:30 con il solito intento di risparmiare i soldi della notte in ostello. Avevamo deciso di viaggiare in prima classe ed il bus a prima vista sembrava non tradire le aspettative di comfort e sicurezza. In realtà si sono dimostrate sei ore di autentica sofferenza, sballottati a destra e sinistra in dei sedili quantomeno scomodi.
Siamo arrivati a Oaxaca alle prime luci dell'alba e scaricati gli zaini ci siamo diretti verso la sala d'attesa per riordinare le idee e capire in quale ostello andare a deporre le nostre stanche membra.
Avevamo recuperato qualche nominativo prima di lasciare Città del Messico ma appena usciti dalla stazione del bus, non abbiamo avuto nemmeno il tempo di respirare che ci hanno abbordato per proporci una sistemazione. Il prezzo era buono e visto la nostra pesante stanchezza, non ci siamo fatti pregare molto per accettare l'invito. L'ostello era abbastanza carino, un edificio di nuova fattura, suddiviso in piccole camere con bagno privato. Depositati gli zaini siamo caduti in un sonno profondo. Al nostro risveglio siamo andati dal proprietario dell'ostello (che non era un tipo appostissimo!) per chiedere informazioni su cosa la città di Oaxaca aveva da offrire a dei giovani turisti come noi.
In realtà la città non è poi così grande, anche se molto carina, ricca di edifici di origine coloniale, con l'immancabile "Zocalo" (la piazza centrale) in cui sorge l'immancabile mega chiesa, nel caso specifico una basilica. Ci sono anche due interessantissimi e pittoreschi mercati in cui è piacevole perdersi ed in cui è possibile trovare praticamente di tutto. Ed è proprio questo che abbiamo fatto il primo giorno, svegliatici nel primo pomeriggio siamo andati a fare una ricca colazione al mercato e lo abbiamo visitato in ogni suo angolo.
Ci siamo diretti poi verso il Zocalo dove si stava svolgendo una sorta di gara musicale: c'erano radunate le bande musicali in rappresentanza di tutte le scuole della zona, per darsi battaglia a suon di tamburi e trombe. Siamo rimasti lì per una buona mezz'ora, all'ombra di un grosso albero, ad ammirare tutta quella interessante confusione. Poi la stanchezza è nuovamente prevalsa e ci siamo diretti verso l'ostello per fare un altro fugace pisolino e per lavarci. La sera siamo usciti a cena e visto le scarse risorse economiche abbiamo optato per un pasto spartano, una bancarella lungo la strada che non prometteva di certo delle condizioni igieniche esaltanti, ma dei prezzi sicuramente economici.
sabato 30 aprile 2005
Visto che oramai avevamo constatato che la città non era poi così grande, il mattino seguente ce la siamo presi con calma ed alzatici in tarda mattinata ci siamo diretti a vedere ciò che ci mancava. Prima di tutto però una sana colazione a base di frullato di frutta e dolcetti appena sfornati, consumata al solito mercato cittadino. Ci siamo poi diretti verso la cattedrale, un edificio decisamente enorme se proporzionato alla piccola Oaxaca. La strada che ci conduceva verso la grande chiesa era un continuo susseguirsi di edifici coloniali, quasi tutti in buono stato di conservazione e dai colori forti e vivaci. Ci siamo soffermati lì nei dintorni per quasi n paio d'ore ammirando le bancarelle e i numerosi localini sui quali avevamo messo in programma di passare la nostra serata. La città ormai non poteva offrirci più nulla di nuovo e così abbiamo fatto retro-front e siamo andati ad acquistare i biglietti del bus per il giorno seguente: ovviamente l'ennesimo bus notturno. Tornati in ostello giusto il tempo di lavarci ed eravamo nuovamente in strada per trovare un'altra "bettola" dove consumare una dignitosa cenetta.
Dopo una passeggiatina digestiva siamo andati verso la così detta "zona viva", dove per l'appunto si concentra la vita notturna, per passare qualche ora in qualche localino tipico. Il nostro intento era quello, tra gli altri, di provare una bevanda caratteristica di Oaxaca, fatta con un'erba tipica che cresce da quelle parti. La serata è andata decisamente bene, il locale era piccolino ma affollatissimo e tutta la gente era impegnata a cantare a squarcia gola delle canzoni che noi non avevamo mai sentito prima.
Il giorno seguente ci siamo svegliati abbastanza presto (con non poca fatica!) perché dovevamo fare il check out visto che in serata avremmo dovuto prendere il bus verso la nostra nuova destinazione. Ben detto, in serata! Ciò significava avere un'altra intera giornata da passare in città. Un breve consulto e l'associazione Ritorno al Parallelo Zero aveva già deciso come trascorrere il pomeriggio... eravamo venuti a sapere che a una decina di chilometri da Oaxaca si poteva ammirare l'albero più vecchio e più grande del mondo, un albero che addirittura aveva un suo proprio nome e che aveva dato il suo nome ad un'intera città. Era un'occasione troppo ghiotta da farsela sfuggire, un altro primato da annoverare nella nostra cartellina dei record.
Detto fatto ci siamo infilati nel primo bus per Santa Maria del Tule, il paese dove per l'appunto si erge il maestoso albero del Tule. Non sappiamo dire con esattezza se si tratta dell'albero più vecchio e più grande del mondo, di certo non lascia indifferenti: un'età stimata di più di duemila anni, un diametro di 14,05 metri, un'altezza di 42 metri e una circonferenza di 58 metri. Purtroppo o per fortuna per il povero e vecchio Tule, il tronco era completamente recintato e non ci è stato possibile venire al vivo contatto con questa potenza della natura. Siamo rimasti parecchio ad ammirare tanta bellezza, rifugiandoci sotto le sue fronde per sfuggire al sole cocente e per trovare un po' di pace. Nel tardo pomeriggio abbiamo ripigliato il bus che ci ha portato in ostello (più o meno!!!) dove siamo pure riusciti a scroccare una doccia. Appena calate le tenebre abbiamo caricato gli zaini in spalla e afferrato un taxi al volo, ci siamo diretti alla stazione del bus con destinazione San Cristobal das Casas.