Palenque, diario di viaggio

località: palenque
stato: messico (mx)

Data inizio viaggio: mercoledì 4 maggio 2005
Data fine viaggio: giovedì 5 maggio 2005

Palenque, un centro strappato alla folta giungla, con una piazza degna di poca nota, che trova la sua unica ragion d'essere nelle rovine Maya che sorgono a pochi chilometri di distanza.

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mercoledì 4 maggio 2005

Con poco più di quattro ore di viaggio il bus ci ha condotto sino alla cittadina di Palenque. Forse non merita nemmeno l'appellativo di città ma piuttosto quello di "paesotto". Si tratta in effetti di un centro strappato alla folta giungla, con una piazza degna di poca nota, che trova la sua unica ragion d'essere nelle rovine Maya che sorgono a pochi chilometri di distanza.
Arrivati alla stazione del bus e recuperati i bagagli siamo andati direttamente a contrattare il prezzo del taxi che ci sarebbe servito per andare a visionare alcune pensioni economiche di cui ci eravamo procurati precedentemente l'indirizzo. In realtà le alternative si limitavano a due pensioni, situate l'una di fronte all'altra. La scelta come al solito è caduta sulla più "economica", parola che raramente si accompagna a termini come confortevole, elegante e pulita. Era una stanza tristissima con l'intonaco che cadeva per terra, sulla quale erano posizionati alla meglio tre letti dai quali usciva un acre odore di muffa. Il bagno era privo di una struttura propria, ma consisteva in un divisorio posticcio con la camera da letto... la doccia funzionava a stento ed il lavandino sembrava doversi staccare da un momento all'altro dal muro. Proprio non ci voleva, soprattutto se considerato che il breve viaggio in bus, probabilmente con la complicità della precedente cena, aveva messo in serio pericolo la salute di gran parte dell'equipaggio "Ritorno al Parallelo Zero".
Senza voler far nomi, vi basti sapere che i due terzi della nostra combricoletta era costretto a fare un continuo capolino tra il letto e il bagno, a causa di un improvviso ed arrogante attacco di diarrea.

Il giorno seguente, grazie all'aiuto di due piccole "pastigliette" eravamo di nuovo in piedi per affrontare la giornata. A dire il vero abbiamo preferito prenderci una giornata di riposo a titolo precauzionale. Abbiamo quindi oziato sul letto, uscendo di tanto in tanto per andare a prendere qualche bibita refrigerante per combattere un caldo assassino. Nel tardo pomeriggio abbiamo raggiunto la più vicina agenzia turistica per informarci sulle tempistiche e sui prezzi di una visita alle rovine Maya e alle mitiche cascate di agua azul di cui tutti ci avevano parlato.
Recuperate tutte le informazioni del caso abbiamo optato per una visita che concentrasse tutto in un'unica giornata, anche perché questo ci permetteva di risparmiare qualche soldino. Prenotato il biglietto ci siamo diretti verso la pensione per farci una doccia e per poi uscire a mangiucchiare qualcosa.

giovedì 5 maggio 2005

Schiacciato un pisolino e recuperate al meglio le nostre forze al suono della sveglia eravamo pronti ad affrontare una nuova giornata da turisti. Il pulmino che avevamo prenotato ci aspettava davanti alla pensione, saliti a bordo abbiamo conosciuto i nostri compagni di avventura, due olandesi ai quali si era successivamente aggiunta una famigliola messicana. Un breve tragitto ripercorrendo la strada che ci aveva condotti a Palenque ed eccoci alle porte del sito archeologico situato nel mezzo della giungla. L'autista ci aveva fornito alcune informazioni sul percorso all'interno delle rovine preoccupandosi principalmente del fatto che fossimo puntuali nel ritrovarci al parcheggio all'ora di pranzo. Avevamo la bellezza di quattro ore da spendere tra piramidi, templi e piazze che i Maya avevano abilmente costruito e il tempo altrettanto abilmente conservato rendendoci ancora oggi partecipi della straordinaria cultura di questo popolo.
Pagato il biglietto d'ingresso all'unanimità abbiamo deciso di non fare uso delle guide ma di proseguire nella visita in solitaria anche perché il servizio di guide messo a disposizione non poteva di certo considerarsi economico.
Lo spettacolo che si può ammirare camminando tra questi edifici è di quelli che non si dimenticano facilmente, dettato anche dall'ambientazione in cui si ergono queste costruzioni. Ci trovavamo nel mezzo della giungla più lussureggiante fatta di altissimi alberi e caratterizzata da un tasso di umidità a dir poco soffocante. Certo che tra tutti i posti che c'erano proprio nella giungla dovevano decidere di stabilizzarsi questi Maya!?!
L'arrampicata nei ripidissimi e altissimi scalini ci sottraeva man mano anni di vita e litri di sudore, sotto il solito sol leone che già alle nove del mattino era a dir poco rovente. Purtroppo a causa della scarsità di fondi circa duemila templi restano ancora nascosti nella giungla in attesa di essere portati alla luce; il sito si è comunque rivelato di dimensioni notevoli, il che ci ha costretto a correre per rispettare i tempi e gli accordi con l'autista. Dopo esserci aggirati tra i corridoi di un palazzo che si trovava all'ingresso dell'antica cittadina ci siamo inerpicati su una collina fino a raggiungerne la vetta dove era situato un tempio ancora parzialmente avvolto dalla foltissima vegetazione. Seguendo fedelmente le indicazioni situate lungo il percorso ci siamo ritrovati poi nella piazza principale della città caratterizzata da tre enormi edifici uno di fronte all'altro. Trattasi di immancabili templi e residenze riservate ad ospitare sacerdoti e persone di alto rango. Sarà proprio per il fatto che erano destinati a persone "importanti" sta di fatto che abbiamo rinunciato a scalarli uno per uno limitandoci al più alto dei tre, quello che offriva una visuale migliore sull'intera cittadina.
Esausti e assetati era giunta l'ora di incontrare l'autista non prima di una rapida visita al museo situato all'uscita del sito e un'immancabile tappa alla caffetteria per una salutare e sempre benvenuta pausa caffè. L'autista ci aspettava nel parcheggio puntuale come un orologio svizzero, caricati i suoi passeggeri ha ripreso la corsa per raggiungere il secondo obiettivo di giornata.

In soli quaranta minuti avevamo raggiunto le cascate di Mi Sol Ha (o qualcosa del genere), anche qui l'autista si è immediatamente preoccupato in merito all'ora del ritrovo. Ci erano concessi solo una quindicina di minuti, giusto il tempo di smontare dal furgoncino e raggiungere il centro delle cascate. Era infatti possibile scivolare tra le rocce umide fino al punto in cui l'acqua, assecondando la forza di gravità, formava una rigogliosa e altrettanto affascinante interminabile scia destinata poi a gettarsi con tutta la sua irruenza nel laghetto sottostante. Il tempo è tiranno ma sapevamo che il meglio doveva ancora venire quindi ripreso posto nel nostro veicolo e chiuse le porte eravamo di nuovo in strada verso le cascate di Agua Azul. Questa volta il percorso è stato più lungo ma decisamente incantevole visto che dal finestrino era possibile ammirare verdi colline e vallate a perdita d'occhio dove una vegetazione incontrastata e le mucche la facevano da padrone. Era giunto il momento che aspettavamo dal mattino: un tuffo rigeneratore nelle famosissime e limpidissime cascate di Agua Azul; nemmeno il tempo di parcheggiare che eravamo già con i piedi in acqua. Purtroppo come ogni posto turistico che si rispetti era affollato da una marea di gente ma su consiglio dell'autista, ci siamo spinti più a nord in un punto in cui la maggior parte dei turisti non si spingeva. Aveva proprio ragione l'uomo del pulmino, in quel punto l'acqua era più calma ed era più agevole immergersi, non ce lo siamo fatti ripetere due volte anche perché, dopo una giornata spesa a camminare sotto il sole, non profumavamo certo di acqua di rose. Sono bastati pochi minuti in acqua ed eravamo come nuovi, risaliti ci siamo asciugati e comodamente adagiati su una panchina per goderci il fresco e l'ombra offerta dai maestosi alberi che costeggiavano le cascate. Con nostro grande dispiacere, visto che avevamo trovato la pace dei sensi, ci siamo accorti che era ormai l'ora di incamminarci e abbandonate le panchine; abbiamo ridisceso le cascate fino al parcheggio non prima di una tappa per il consueto refresco. Di nuovo tutti in pulmino anche se la partenza non è stata immediata a causa del ritardo di alcuni componenti della comitiva che, strano a dirsi, non eravamo noi. Con un po' di ritardo è incominciata la discesa verso Palenque, giusto il tempo di arrivare nella pensione e scoprire che la promessa fattaci dalla signora di una doccia al nostro ritorno era a dir poco inattuabile (viste le condizioni del bagno). Inforcati gli zaini ci siamo nuovamente diretti in stazione perché, di lì a qualche minuto, era in partenza l'autobus che ci avrebbe condotti questa volta a Merida.